ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 26 settembre 2019

Si salvi chi può!

Il Sinodo che vuole salvare l’Amazzonia e la Chiesa





Il Sinodo per l’Amazzonia si terrà a Roma dal 6 al 27 ottobre 2019, sul tema «Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per un’ecologia integrale».
Questo Sinodo riunirà in Vaticano più di 200 vescovi provenienti da nove paesi (Brasile, Bolivia, Colombia, Equador, Guyana, Perù Suriname, Venezuela e Guayana francese).

Promosso da Papa Francesco perché «l’Amazzonia costituisce un test decisivo per la Chiesa», esso si svolge poco più di quattro anni dopo la pubblicazione dell’enciclica “Laudato si’”, in vista della «salvaguardia della casa comune».

Ma dietro questi temi ecologici si nascondono dei temi ecclesiologici, come hanno dichiarato senza remore i responsabili del Sinodo, con in testa il cardinale brasiliano Claudio Hummes, Presidente della Rete Ecclesiale Pan Amazzonica (REPAM) e relatore generale del Sinodo: «Noi abbiamo un gran bisogno di nuovi cammini, di non temere le novità, né di impedirle né di resistervi».
In termini chiari, questo significa che bisogna considerare delle soluzioni inedite per alleviare la Chiesa in Amazzonia, in cui si fa sentire una pesante mancanza di preti e di religiosi ed in cui ogni giorno dei fedeli aderiscono alle sette evangeliche che ivi pullulano.

Le dichiarazioni del cardinale Hummes si appoggiano sull’Istrumentum laboris (il documento di lavoro del Sinodo), reso pubblico il 17 giugno 2019, in cui i vescovi sono invitati a riflettere su questi «nuovi cammini» da scoprire: tra gli altri, l’ordinazione sacerdotale di «uomini sposati dalla provata virtù (viri probati)».
In questa prospettiva, il Sinodo potrebbe proporre di «procedere all’ordinazione sacerdotale di persone anziane, preferibilmente autoctone, rispettate ed accettate dalla loro comunità, anche se hanno una famiglia costituita e stabile, allo scopo di offrire i sacramenti che accompagnano e sanciscono la vita cristiana».

All’espressione “ordinazione di uomini”, Mons. Etwin Kraütler preferisce quella di “persone sposate”. Ex vescovo di Xingu, nello Stato del Parà (Brasile), che è stato designato da Papa Francesco a preparare il Sinodo, egli afferma senza mezzi termini che: «numerose donne sposate presiedono le comunità cattoliche indigene nel territorio della diocesi. Queste donne non si limitano a celebrare le Domeniche la liturgia della Parola; esse battezzano anche, preparano le persone per il battesimo e la comunione e visitano i malati». Quindi, si chiede Mons. Kraütler, «perché non sarebbe possibile ordinare queste donne? E non solo in caso d’assenza di preti o di uomini sposati da ordinare?».

Questa è la posta ecclesiologica che sta dietro il Sinodo ecologico: i vescovi saranno chiamati a salvare l’Amazzonia, ma con questo pretesto a salvare anche la Chiesa.
Questo fanno capire le critiche di cui è stato oggetto l’Instrumentum laboris da parte dei cardinali Gerhard Müller, Walter Brandmüller et Raymond Burke, ma i partigiani di una riforma radicale della Chiesa non se ne curano.
E’ il caso di Rodrigo Coppe Caldeira, professore di Scienze della religione e storico all’Università di Belo Horizonte, nel centro del Brasile, il quale ritiene che «le critiche espresse su questo Sinodo sono in realtà un nuovo capitolo del conflitto che ha avuto inizio con l’elezione a Papa di Bergoglio. Secondo lui, esistono realmente «due correnti in lotta, entrambe eredi del concilio Vaticano II».
Ed egli ha ragione su questo punto specifico: è proprio questo che rende deboli le critiche rivolte al Sinodo.
Di queste due correnti, egli continua «La prima, in accordo con le posizioni del Santo Padre, si considera l’erede legittima del Concilio. Essa cerca di fare avanzare la Chiesa nella direzione di nuove prospettive, come l’ordinazione di uomini sposati o l’apertura al diaconato femminile».
La seconda corrente invece: «è molto reticente al pontificato di Francesco e percepisce il Sinodo per l’Amazzonia come un tentativo di profondo cambiamento della Chiesa».

Sul piano politico, i deputati brasiliani conservatori, favorevoli al governo di Jaïr Bolsonaro, si sono anch’essi mobilitati contro il Sinodo. Questi eletti sono decisi ad organizzare il 4 e il 5 ottobre a Roma un incontro per contestare il modo in cui il Vaticano potrebbe affrontare la questione ecologica. In particolare essi rigettano d’ufficio le «politiche ambientali che impedirebbero lo sviluppo della popolazione della regione amazzonica».

Questo «contro-Sinodo» non inquieta minimamente le autorità romane. Il cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario generale del Sinodo, si è limitato ad dichiarare: «Sapevamo che il Sinodo per l’Amazzonia avrebbe provocato delle dure reazioni. Ma la posta in giuoco è molto importante per sottrarvisi». «L’amazzonia riguarda tutti», ha rincarato il cardinale Claudio Hummes su Avvenire, a margine di un incontro tenutosi dal 19 al 21 marzo all’Università di Georgertowmn, a Washington (Stati Uniti). «E’ là che è in giuoco il futuro del pianeta e dell’umanità. Poiché senza l’Amazzonia il mondo non sopravviverà », ha aggiunto.

Così che non si tratta più di salvare solo l’Amazzonia e la Chiesa, ma anche il pianeta e l’umanità! Approfittandone per ordinare uomini sposati e donne.


In vista del Sinodo, i progressisti si preparano

Dal 28 al 31 agosto, nel convento di Belém, nello Stato di Parà, in Brasile, si è tenuta una riunione in vista del prossimo Sinodo sull’Amazzonia. Si sono ritrovati quasi sessanta vescovi brasiliani e altrettanti preti, religiosi e laici, per studiare un’ultima volta l’Istrumentum laboris, che servirà di base di riflessione alla riunione dei prelati a Roma.

«Noi difendiamo l’Amazzonia in maniera intransigente» hanno ribadito i vescovi all’uscita di quest’incontro «Noi esigiamo che i governi prendano delle misure urgenti di fronte all’aggressione violenta e irrazionale della natura, alla distruzione senza scrupolo della foresta, che uccide la flora e la fauna millenarie attraverso degli incendii provocati in maniera criminale». Ed hanno concluso dicendo: «Noi vescovi dell’Amazzonia consideriamo che questo Sinodo arriva in un momento cruciale della nostra storia».

Sullo sfondo di queste declamazioni retoriche, bisogna leggere il documento intitolato «Verso il Sinodo pan amazzonico: sfide e contributi dell’America latina e dei Caraibi», redatto lo scorso aprile alla fine di un incontro a Bogotà (Columbia) tenuto da 28 teologi e da due organizzazioni che promuovo la teologia della liberazione: Amerindia e REPAM.

Questo documento è stato diffuso dal sito LifeSiteNews il 3 settembre. Vi si può leggere: «Non è giusto che noi pensiamo e diciamo che una sola specie dovrebbe prevalere sulla altre, al contrario, tutte le specie hanno valore ed insieme rivelano le virtù del mistero della vita. Del pari, non è giusto dire che una sola religione è vera e che tutte le altre sono decadenti, poiché esse rivelano tutte il mistero di Dio e le numerose maniere con cui noi marciamo nella fedeltà e nell’amore per Dio» (p. 86).

Il documento afferma anche che la Chiesa cattolica deve passare «da un’attitudine di esclusivismo intollerante ad un’attitudine di rispetto che accetti che il cristianesimo non ha il monopolio della storia della salvezza» (p. 84), e che «il pluralismo e la diversità delle religioni sono le espressioni di una saggia volontà divina» (p. 53), riprendendo l’espressione di Papa Francesco e del grande imam di Al-Azhar nel documento del 4 febbraio 2019 sulla fraternità umana per la pace mondiale e la coesistenza comune.

Secondo questo documento, una «Chiesa incarnata in Amazzonia» implica la possibilità di «assicurare la celebrazione dell’Eucarestia domenicale nelle comunità ecclesiali con l’ordinazione di preti sposati… accogliere e sostenere… la teologia femminista ed ecologica come supporto per la configurazione di una Chiesa col suo proprio volto… Discernere l’opportunità dell’ordinazione delle donne al diaconato e la creazione di altri ministeri propri, secondo il bisogno della Chiesa locale» (p. 81).

A proposito del dogma cattolico sul sacerdozio esclusivamente maschile, il documento di Bogotà lo considera come una semplice «posizione» modificabile, sulla quale i teologi dovranno poter «riflettere» per discernere i «segni dei tempi».
Ecco ciò che scrivono i 28 teologi progressisti: «Noi siamo pienamente coscienti della posizione della Chiesa cattolica su questa questione. Tuttavia, raccomandiamo che i teologi, rispettando i dati della fede e in profonda comunione col Magistero, possano proseguire in tutta libertà la riflessione sull’ordinazione sacerdotale delle donne, arricchendo la loro analisi con le risorse offerte dalla psicologia, dalla sociologia, dall’antropologia, dalla storia, dalla filosofia e dall’ermeneutica, al fine di poter discernere la presenza dello Spirito in questo “segno dei tempi”, secondo Giovanni XXIII, che è la presenza della donna nella vita pubblica» (p. 105).

Inoltre, il documento invoca «la comprensione e il riconoscimento delle virtù, dei saperi e delle cosmovisioni esistenti tra le etnie ancestrali, che conservano ancora la capacità di leggere e concepire la natura come la vera madre» (p. 34).

Dio vi è chiamato «Creatore-Creatrice», maschio-femmina: «Gli Amazzonici hanno le loro storie sacre, le loro lingue, le loro conoscenze, le loro tradizioni, la loro spiritualità e le loro teologie. Tutti cercano di costruire una “buona vita” e la comunione dei popoli tra di loro, con il mondo, con gli esseri viventi e con il Creatore-Creatrice. Essi hanno l’impressione di vivere bene nella “casa” che il Creatore-Creatrice ha dato loro sulla Terra» (p. 54). E il documento si conclude con una preghiera al «Padre e alla Madre della Vita» (p. 129).




Padre Justino Sarmento Rezende


Chi sono gli autori del documento di Bogotà?

Il documento di Bogotà non è l’elucubrazione di alcuni teologi della liberazione, riuniti in privato. L’Instrumentum laboris romano fa riferimento al loro incontro come ad uno dei lavori preparatorii del Sinodo, indicando nella nota 1: «Oltre al processo preparatorio ufficiale, sono stati organizzati numerosi seminari: a Washington DC, Roma e Bogotà, con degli esperti in diversi campi e con dei rappresentanti delle popolazioni amazzoniche, per riflettere sulle questioni qui analizzate».

Inoltre, a questo incontro di Bogotà erano presenti quattro persone implicate (come membri o esperti) nei lavori del consiglio pre-sinodale convocato da Papa Francesco nel marzo 2018: il Padre Paolo Suess (vicino collaboratore di Mons. Kraütler, vescovo membro del consiglio pre-sinodale, già citato), - il Padre Suess partecipa come esperto (peritus) al consiglio pre-sinodale; Mauricio López (segretario esecutivo del REPAM e membro del consiglio); il Padre Justino Sarmento Rezende, prete ed esperto autoctono; e infine il Padre Peter Hughes (anch’egli esperto). Secondo una fonte spagnola, queste quattro persone sono stati i principali autori del documento preparatorio del Sinodo sull’Amazzonia, nel 2018. Si pensa generalmente che Padre Suess abbia giuocato un ruolo di primo piano nell’Instrumentum laboris del 2019.

I due organismi all’origine della riunione di Bogotà militano a favore della teologia della liberazione, in chiave ecologica.
Amerindia è un’organizzazione di teologi progressisti che dal 1978 influenzano i prelati dell’America del Sud, soprattutto in occasione delle riunioni episcopali del Consiglio episcopale latino-americano (CELAM), come ad Aparecida nel 2007, dove la relazione del documento finale fu diretta dal cardinale Jorge Bergoglio, allora arcivescovo di Buenos Aires.
Amerindia promuove le tesi di Leonardo Boff, uno degli ideologi della teologia della liberazione, per la quale è stato condannato a metà degli anni ottanta. Dopo di che, egli ha lasciato il sacerdozio e si è sposato. Lo scorso luglio ha postato sul suo blog, ospitato da Amerindia, un articolo a favore dell’ordinazione delle donne.

La REPAM è una coalizione di organizzazioni a servizio del programma ecologico di Papa Francesco, fondata nel 2014, verosimilmente su richiesta dello stesso Francesco.
Una di queste organizzazioni, Caritas Internationalis, dice di se stessa che «è il progetto delle nove Chiese della regione amazzonica, ispirato da Papa Francesco e sostenuto dal CELAM».

LifeSiteNews, che ha rivelato il documento di Bogotà, ha contattato Amerindia per conoscere i nomi degli autori di questa pubblicazione. Óscar Elizalde Prada, direttore della comunicazione e uno dei partecipanti alla riunione di aprile, ha rifiutato di dare informazioni sull’autore di ciascuno dei capitoli del documento di Bogotà, spiegando che «com’è proprio dello spirito comunitario e collaborativo del nostro lavoro in America Latina, non è possibile attribuire la paternità del contenuto di ogni capitolo della pubblicazione ad uno o a più autori specifici.  In questo abbiamo seguito l’ispirazione dei popoli indigeni, preoccupati più della cura della casa comune che dei loro protagonisti, scegliamo così di fare un cammino sinodale in dialogo e in ascolto delle grida che si alzano nella Chiesa in Amazzonia e dei “gemiti della sorella Terra”, come dice il Santo Padre nella Laudato sì’ (LS 53)».

In questo contesto, non sorprende apprendere della presenza a Roma, appena prima dell’apertura del Sinodo, del peruviano Gustavo Gutiérrez, uno dei fondatori della teologia della liberazione. Infatti, egli sarà la figura centrale di un incontro organizzato dalla Pontificia Commissione per l’America Latina che commemorerà i 40 anni della Conferenza di Puebla (Messico). Questo incontro si svolgerà a Roma, nella Curia generale dei Gesuiti, dal 2 al 4 ottobre, secondo l’agenzia spagnola Religion Digital.
Si ricorderà che la Conferenza di Puebla, III conferenza generale dell’episcopato latino-americano, svoltasi nel 1979 alla presenza di Giovanni Paolo II, ha presentato un documento finale che è in effetti una versione addomesticata della teologia della liberazione.


Articolo pubblicato il 23 settembre 2019 da sito informazioni della Fraternità San Pio X
FSSPX NEWS


Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.