La verbosità dei martellanti pronunciamenti ecclesiali nasconde una perniciosa dissimulazione, che introduce – di fatto – la rivoluzione nella teologia. Padre Antonio Spadaro è solo la punta dell’iceberg di una produzione teologica verbosa e autoreferenziale.
Padre Antonio Spadaro, gesuita
Padre Antonio Spadaro, gesuita
Il gesuita Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica, è sempre più preciso circa le vere intenzioni della rivoluzione in corso nella Chiesa. Nell’ultima intervista a Vatican News, Spadaro ha dichiarato: «C’è la necessità di capire come la Chiesa e come il Vangelo, che la Chiesa testimonia, possano cambiare la realtà, possano avere la capacità di incidere anche sulla vita sociale, politica, ecologica dei territori».
La missione del nuovo cristianesimo è, dunque, «cambiare la realtà», come del resto era già del tutto evidente da molti decenni. Cambiare la realtà è il vecchio programma dei rivoluzionari, a cominciare dall’undicesima Tesi su Feuerbach di Karl Marx: «I filosofi hanno soltanto diversamente interpretato il mondo, ora si tratta di trasformarlo».
Al rivoluzionario il mondo, così com’è stato creato, non piace. Non piace il Creatore, che contestano; non piace il creato, che sopportano controvoglia. Da quando poi lo spirito della rivoluzione è penetrato nella Chiesa (e si è sostituito allo Spirito Santo), i chierici rivoltosi cercano di dissimulare la sovversione in corso, cercando di coinvolgere il Vangelo, come sostegno sacro dell’ideologia.
Qua infatti c’è Spadaro, il quale non si limita a dire che è necessario «cambiare la realtà», ma che il cambiamento è conseguenza della «Chiesa» e del «Vangelo». E aggiunge: «Il Vangelo come parola viva, non come parola morta». Secondo Spadaro, quindi, rifiutare il programma pastorale rivoluzionario significa predicare un «Vangelo come parola morta». Viceversa, predicare un «Vangelo come parola viva» equivale «necessariamente» a «cambiare la realtà». La realtà, a parere dei marxisti in clergyman, va trasformata, perché così proprio non va bene.
Questo modo di pensare, oltre che tradire il magistero (da sempre opposto a ogni suggestione rivoluzionaria), porta a tradire la verità rivelata, mediante equivoci. A questo proposito, per fare un esempio, Spadaro afferma che «ecologia integrale significa una visione che è tipicamente cattolica» e «che mette insieme l’uomo, la terra, Dio». Ma nessuna visione cattolica «mette insieme» naturale e soprannaturale.
In Gesù Cristo natura umana e divina sono unite, ma non confuse, non «messe insieme». La distanza tra natura e soprannatura, con la Rivelazione, rimane abissale e non dà modo di sostenere alcun panteismo. Il «mettere insieme» di Spadaro è ambiguo e porta a immaginare la fusione delle nature (divina-umana), del tutto contraria alla verità della Rivelazione. Si può, certamente e in maniera grossolana, anche parlare di nature «messe insieme», ma chiarendo subito dopo che tra le nature non vi può essere nessuna fusione, né confusione.
Il problema della teologia moderna e modernista è tutto qua: genera una grande confusione, di termini, d’idee, di sostanze, di concetti e – infine – di pensiero e di fede. Il teologo non è chiamato a pasticciare, a confondere, ma a chiarire. Spadaro insiste su una questione, riproposta dalla moderna teologia in modo martellante: «Dobbiamo ascoltare. Questo è un altro tema importante del Sinodo: l’ascolto».
Ma è proprio l’ascolto che manca oggi. Soprattutto l’ascolto della grande teologia classica e scolastica. Del tutto assenti (o quasi), dai prolissi pronunciamenti ecclesiali, la patristica, la mariologia, la cristologia, la soteriologia, la teologia morale. Il linguaggio teologico è divenuto stereotipato e autoreferenziale. Non è più in ascolto – come vorrebbe certa presunzione ecclesiastica – ma è malato di una verbosità irrefrenabile, egocentrica. E, a lungo termine, ridicola.
di Silvio Brachetta

Anagrafi in rivolta: in giro un losco figuro, che non si sa da dove venga e dove vada. Correre ai ripari!



La più antica icona del Volto di Cristo Pantocratore, su legno, risalente sec. VI.Monastero di S. Caterina del Sinai.
Repubblica del 10 Ottobre 2019: “Radio Maria pubblica la carta di identità di Gesù: fedeli in rivolta sui social” (qui).

Aleteia del 12 ottobre 2019: “Radio Maria e la “carta d’identità” di Gesù. I social si scatenano” (qui).
Prima di colazione, un’amara lettura: gli articoli di Repubblica e di Aleteia. Repubblica, in stile di relazione concisa, sobria, dei fatti -dopo la tirata di orecchie della Sala Stampa Vaticana- porta in scena la “rivolta” dei fedeli della pagina “fb” di Radio Maria. Aleteia, con pacatezza, riflette e in qualche modo scusa Padre Livio, forse ignaro. Lodevole l’intento di Aleteia.
Repubblica utilizza sconnessi commenti di alcuni lettori della pagina “fb” di Radio Maria.
Non avrei mai pubblicato questo pseudo sussidio che Radio Maria ha diffuso, sia per i buoni motivi addotti da Aletea che per molti altri.
                                            La C. I. diffusa da Radio Maria
Ma il fatto è successo. Se, però, si volesse avere un sincero occhio culturale, non si dovrebbero dimenticare molti altri scempi, realizzati dalla stampa o dalla cinematografia, cristiane o no, anche da frange, inquietantemente ampie della stessa chiesa.
Chi si lamentò, nel 2012, della CEI per l’immagine pubblicata su Famiglia Cristiana per il Convegno della Chiesa Italiana?


“Aperto a Roma il convegno del Progetto culturale Cei. Molti studiosi con i cardinali Bagnasco, Ruini, Scola e Ravasi. Il dossier di Jesus nel 2003 (art. del 10/02/2012) qui
Eppure era già stata utilizzata da Jesus nel 2003!
Chi mai si lamentò, sulla stampa “laica”, per i complessi rockettari nelle chiese, protrattisi per decenni, o per le chiese trasformate in sale concerto con tanto di biglietto e SIAE, le liturgie in spettacoli teatrali per prime donne?
Chi si lamentò, del film “Jesus Christ superstar”? Se ne fecero invece ampie lodi. Chi criticava era considerato tradizionalista! Non erano tentativi giustificati per parlare alla gente contemporanea?
E nell’anno del Giubileo della Misericordia, quale stampa “laica” si lamentò per lo scempio della facciata di San Pietro in versione pseudo ecologica?
“FIAT LUX” GIUBILEO A SAN PIETRO: GLI ANIMALI video




Un vero “peccato”, questo evento? Perché barriti e ruggiti richiamavano più l’avanzare di simboli diabolici e mostruosi, nella Chiesa, che voler ispirare una custodia sapiente del Creato!
Eppure, andava bene così!, pare. Forse per banalità e ignoranza che non sanno rispettare il senso della liturgia, la grandezza dell’arte rinascimentale. Oppure, fu un modo architettato da qualcuno per dissacrare?
Ora, Radio Maria ha pubblicato una “carta di identità”, -modo di dire ampiamente presente nella lingua italiana-. Ovviamente, tradotto in immagine, -perché pensato per una pagina “fb”-, è di maggior impatto e può apparire banale e blasfemo. E meno male che è stato riproposto il Gesù Misericordioso e non quello in camicia e cravatta di Jesus!
Ma ciò che addolora chi crede, sono le reazioni scomposte di lettori che da anni, forse, ascoltano le trasmissioni di alto livello di Radio Maria in molti campi: dalla teologia all’esegesi, dalla catechesi alla storia, dalla medicina alle problematiche sociali ed educative.
In un minuto, questi presunti “ascoltatori”, hanno dimenticato tutto? pretendono spiegazioni??
Ma se Radio Maria avesse sbagliato, -e può aver sbagliato, ma forse intendeva solo dare l’idea che Gesù è tra di noi con un indirizzo celeste ed un modo di pensare diverso-, e avessimo cercato di cogliere la buona intenzione, ci saremmo risparmiati livore inutile e dannoso e anche del tempo prezioso.
Piace, invece, al Cielo che la Chiesa, ed enti ad essa collegati, -come anche Radio Maria ampiamente dimostra quotidianamente da decenni- sanno fare anche cose molto belle, per esempio questa.
Lustratevi gli occhi e tenete il cuore nella pace del Signore.

I VOLTI DI CRISTO NELL’ARTE





Tibi sit Gloria, Domine!

"Fuga di notizie" per influenzare il pubblico: "Prova fumetto"

Foto: © gloria.tv, CC BY-ND#newsFibanaeoxm

it.cartoon
https://gloria.tv/photo/uVTA64uLkk8G3jNF2VmE4UZWH
La controtradizione da Sant’Ignazio di Loyola a Bergoglio.(
Prima parte)

Chi sta de-cattolicizzando la Chiesa cattolica? Si tratta proprio del glorioso ordine fondato da Sant’Ignazio di Loyola. In questo studio, cercheremo di capire il come e il perché di questa diabolica deriva.
(Dal sito: Cooperatores Veritatis)

Bergoglio - Lasciate che i metallari vengano a me.(Seconda parte)
  

Chi sta de-cattolicizzando la Chiesa cattolica? Si tratta proprio del glorioso ordine fondato da Sant’Ignazio di Loyola. In questo studio, cercheremo di capire il come e il perché di questa diabolica deriva.

https://www.youtube.com/watch?v=POj8EdbUsBo

Strano dunque vero / 4

Il vescovo di Mitù (Colombia), Medardo de Jesús Henao del Río, ha riferito di aver conferito il diaconato a un indio con “due riti”, il rito romano e il “rito indigeno”.
Strano, dunque vero.
Come dite? Che non esiste alcun “rito indigeno”?
Suvvia, non siate pedanti. Come avete ben visto il 4 ottobre nei giardini vaticani, basta poco per organizzare un rito indigeno. Prendete una tovaglia (meglio se multicolore), stendetela sopra un prato come per un pic-nic, metteteci sopra alcuni idoli, chiamate un frate con i capelli lunghi, prostratevi insieme a lui davanti alla tovaglia, fate un girotondo, lanciate invocazioni imprecisate et voilà, il rito indigeno è fatto. Facoltativo: ripetere tre volte Hocus Pocus e brandire un giavellotto gridando Pachamama!
Nella conferenza stampa amazzonica del 10 ottobre monsignor Henao ha spiegato che durante il “rito”, a ogni buon conto, alcuni capi indigeni mettono “una corona sulla testa del diacono”. Meno male. Temevamo per l’ortodossia del rito.
Secondo sua eccellenza Henao, la corona è simbolo della saggezza del popolo, da condividere con la comunità.
Non avete capito? Non importa.
Dopo qualche danza, ha aggiunto il vescovo, c’è stata l’ordinazione cattolica. Più sbrigativa. D’altra parte, ciò che è veramente “essenziale”, ha detto il monsignore, è assimilare alcuni dei valori dei nativi e incorporare gli elementi dei loro riti.
Strano, dunque vero.
E ora eccoci nella chiesa di Santa Maria in Traspontina, a due passi dal Vaticano, dove, apprendiamo, non solo sarà celebrata una messa amazzonica già vietata in passato dalla Santa Sede, ma oggetti amazzonici sono stati deposti sopra gli altari in marmo. Da segnalare, in particolare, alcuni idoli riguardanti la solita Pachamama (la Madre Terra), sonagli, ciotole, reti e una canoa. Sulla canoa a un certo punto è stata issata una giovane donna e poi la medesima canoa, con donna incorporata, è stata portata come in processione.
Strano, dunque vero.
Apprendiamo altresì che all’interno della chiesa un manifesto mostra un’indigena che tiene in braccio un bimbo e allatta al seno un animale. La scritta sopra il manifesto dice: Todo está connectado. Resta il dubbio che non sia tanto connectado il cervello di chi ha portato in chiesa  tutta quella roba.
Ma forse non è il caso di sottilizzare. Lo spirito amazzonico è tra noi.
Pare che dentro la basilica vaticana i chierichetti d’ora in poi si sposteranno utilizzando vere liane, specie per incensare. E, ovviamente, dopo aver assunto infusi psichedelici a base di erbe amazzoniche.
Strano dunque vero?
Per ora solo strano. Ma vedrete che prima o poi…
A.M.V.