Duccio di Buoninsegna – Gesù con gli Apostoli
MUNIZIONI PER OGNI EVENIENZA 
terzo tamburo di 6 colpi, per la COLT, nel Far West del Cattolicesimo odierno

Forse anche voi volete andarvene? 

1) Alcuni cristiani credono, implicitamente o esplicitamente, nell’esistenza di due divinità bibliche differenti. Nel senso più moderato credono che la seconda sia “l’evoluzione” della prima. Distinguono, infatti, un Dio dell’Antico Testamento – il Giudice severo che impone la Legge – e un Dio nel Nuovo Testamento – contrapposto al primo, in termini di Misericordia e Perdono. Si tratta di un retaggio gnostico! In effetti lo gnosticismo cristianoaveva interpretato la figura di Gesù come una sorta di “Satana novello”. Per quanto possa sembrare assurdo, Satana nella Gnosi è il portatore di luce, colui che annuncia ad Adamo – schiavo nel mondo prigione creato dal Creatore malvagio (il Dio dell’Antico Testamento) – la conoscenza (Gnosi, appunto) e la libertà. Per lo Gnosticismo il mondo è una prigione cosmica, creata da un Demiurgo cattivo, in cui l’uomo – di origine spirituale e divina – è inconsapevolmente imprigionato. La legge del Dio Creatore è allora espressione di sudditanza, ostacolo alla libertà. Il peccato di disobbedienza è l’inizio dell’autocoscienza e dell’auto-elevazione. È il processo attraverso cui l’uomo può rivendicare la sua divinità contro Dio.
2) La gnosi cristiana deve integrare Gesù in questa dottrina originaria. Nella gnosi cristiana antica si rispettano tutti i caratteri originari; in quella contemporanea si ammette la bontà del Creatore e del creato e si opera maggiormente sul senso del peccato: non è più l’atto di liberazione; in sé sussiste negativamente. Tuttavia è, di fatto, negato, annullato in un processo universale e anonimo di misericordia indifferenziata. Resta la linea oppositiva (aut-aut) tra Giustizia aut Misericordia; Legge aut Si crea così l’abisso tra dottrina e libera interpretazione; tra peccato e salvezza anonima; tra Sacrificio e spiritualità sociale; tra rigore logico e sincretismo; tra giudizio e anarchia. Ed oggi, si aggiunge la linea sostitutiva del culto di Dio con il culto del pianeta.
3) Cristo diviene, in tale maniera, il superamento di ogni legge, dogma, ragione, Sacramento. Fondatore di illimitate possibilità di essere, di religiosità, di identità, di culti. Ma più di tutto, il simbolo della universale divinità di ogni uomo. Un uomo che non ha più bisogno di redenzione, perché peccato e giudizio (e quindi il Sacrificio Eucaristico) sono semplicemente venuti meno. Eppure, Cristo non si sottrae mai alla sua identità. Colui che realizza pienamente e definitivamente Legge e Profeti. Anzi, la Sua legge è ancora più severa: rimanda al principio di Dio quanto alla assoluta indissolubilità del matrimonio; invita a superare la legge farisaica, cioè a renderla ancora più radicale (se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi…). È adulterio anche quello del cuore; è omicidio anche il giudizio di morte. Mai Cristo annuncia misericordia senza giustizia. Parla dell’inferno a chiare lettere. Del purgatorio come luogo senza sconto alcuno, neppure degli spiccioli.
4) Ed è sempre molto chiaro con la sua sequela.
Chiarisce subito che Lui ha scelto i suoi e non viceversa; che il loro compito è portare frutto e “salare”, altrimenti saranno gettati come roba senza senso. Quando la folla lo segue numerosa, Gesù si volta (Lc 14,25). Questo voltarsi è quasi “intimidatorio”. Mai buonista o smielato. Pone condizioni dure: bisogna amare Cristo più di ogni figlio e padre; più della propria vita; abbandonare tutto; prendere la croce. La folla è invitata a calcolare le “spese” per la sequela effettiva. Non ha mezze misure.
5) Infatti molti, anche quelli che hanno ottenuto personalmente miracoli, se ne vanno. E Gesù lo chiede seriamente anche ai discepoli. E a tutti noi. Forse anche voi volete andarvene?
Possiamo indicare tre modi di andare via: il triste, il rabbioso; l’alienato. A) il triste è simile al giovane ricco: colui che, pieno di sé, rispetta la legge a tal punto che onora – attraverso la legge – se stesso e non più Dio. Il triste è concentrato su di sé ed è triste perché non è soddisfatto della esigenza che Cristo impone. Il comando di Cristo va oltre i confini che lui ha prestabilito. Perché il giovane in fondo ha seguito sempre se stesso, la sua esperienza, la sua spiritualità. Non si è mai convertito. B) Il rabbioso, invece, è colui che ha capito di più la Verità che è Cristo. Si è lasciato misurare da Cristo e poiché tale misura impone la condanna del peccato, chi è gelosamente legato ai propri peccati, finisce per continuare a peccare, odiando la luce, odiando chi si ostina alla e nella Verità. Perché anche nel silenzio, la Verità è già una condanna. E il rabbioso lo sa. C) Infine, esiste il modo dell’alienato: colui che formalmente non se ne va, ma fa in modo che sia Cristo ad andarsene. L’alienato è colui che deforma il Cristo vero. Resta con Cristo, ma non lo segue. Lo trasforma in specchio della sua coscienza e lo fa diventare una proiezione di se stesso. Se ha una sensibilità marxista, lo trasformerà in un Che Guevara palestinese; se ha una sensibilità ambientalista, lo trasformerà in un mistico ecologista, con sfumature new age; se ha una sensibilità buonista, lo trasformerà in un Gandhi del sincretismo.
6) Ecco la porta stretta. La porta stretta non indica affatto l’essenziale nel senso della semplicità. E neppure, in questo caso, il farsi piccoli come bambini, al fine che la porta risulti in proporzione grande. La strettoia indica letteralmente la difficoltà del passo, indica la tremenda fatica di salire al Golgota. Indica la solitudine nel farlo e la derisione del mondo. Indica la spada che Cristo pone tra padre e figlio, madre e figlia. Nel cuore di ogni uomo. In ogni cuore diviso e contraddittorio.
La porta è stretta, perché la veglia deve essere costante; perché il giudizio arriverà quando meno lo aspettiamo. Perché pochi sono gli eletti. Perché neppure chi si sforza soltanto per la via stretta, potrà avere il condono solo perché “ci ha provato”. Matteo insiste sul non riuscire a trovare la porta stretta. Luca, addirittura, pone all’accento su chi, pur avendola trovata e pur sforzandosi, non riesce a passarla! I talenti devono essere moltiplicati. La legge di Cristo adempiuta. L’amore di Dio corrisposto. Il verbo è quello di agonia, letteralmente lotta. Indica un cercare assiduamente e con estrema forza e impegno.
Indica che senza meriti, non si accede. Indica che ciò che è essenziale non è la vita frugale e priva di turbamenti come già Epicuro – l’uomo senza Dio – insegnava, esportando l’uomo a non temere né morte né Dio. Perché facili sono le lusinghe del mondo. Perché l’uomo è attratto e sempre più assuefatto dal peccato. Perché Satana ci studia e sa come personalmente ammaliarci. Il male seduce proprio perché è presentato da un angelo di luce oscura.
Di Pierluigi Pavone