ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 14 dicembre 2019

A ciascuno il suo porcile

"Crocifisso con legno dei barconi": la nuova predica sull'accoglienza

Don Valentino Porcile, parroco di Sturla, ha esposto un crocifisso ricavato dal legno dei barconi usati dai migranti. E su Facebook predica l'accoglienza

Quando i gesti che dovrebbero rappresentare una provocazione diventano ordinari e quotidiani, ecco che si è davanti ad un qualcosa che non fa più nemmeno notizia.
Ed all’interno del mondo della Chiesa, così impegnata in questi anni a “ristrutturare” la sua immagine ed a presentarsi sempre al fianco di cause un tempo definite “progressiste”, come quelle riguardanti i migranti, di gesti passati dall’essere provocatori a consuetudinari ne sono apparsi parecchi ultimamente.

Lì dove c’è un parroco, un prelato od un vescovo che ha deciso di sposare la linea dettata dal Vaticano, ecco che per Natale appaiono presepi “politicamente corretti” o dove il colore scelto per raffigurare il bambinello viene strumentalizzato politicamente.
Sono lontani dunque i tempi in cui gesti del genere erano realmente provocatori. Uno dei primi ad attuarlo fu l’arcivescovo di Agrigento, don Francesco Montenegro, in tempi non sospetti: nel giorno dell’Epifania del 2010 infatti, non ha fatto piazzare nel presepe i Re Magi in polemica con le leggi sull’immigrazione del governo Berlusconi.
“I Re Magi – sottolineava l’arcivescovo, nel 2015 ordinato cardinale da Papa Francesco – Sono rimasti fermi alle frontiere”. C’è da ammettere, a prescindere se si è o meno d’accordo con il gesto, che quella mossa è stata attuata quando la linea della Chiesa sul tema non era così netta come adesso ed ha anticipato i tempi di oggi.
Adesso, per l’appunto, gesti del genere appaiono fin troppo consuetudinari per essere inseriti nel novero delle provocazioni. L’ultimi episodio, in ordine di tempo, è arrivato da Genova: qui don Valentino Porcile, parroco della chiesa Santissima Annunziata di Sturla, ha deciso di esporre sull’altare un crocifisso ricavato dal legno di barconi usati dai migranti.
“Ogni giorno su questo altare questo segno vuole portare al buon Dio le sofferenze, le speranze, la vita di ognuno. Di tutti e di ognuno, senza nessuna distinzione”, ha scritto su Facebook il parroco per spiegare il senso della sua azione.
“Sull'altare della nostra chiesa – continua la nota affidata ai social di don Valentino Porcile – ho messo questo crocifisso. Questa croce è stata realizzata con il legno dei barconi utilizzati dai migranti per attraversare il Mediterraneo e scappare da guerra e povertà”.
Dunque, nessun intento polemico di natura politica e né espliciti riferimenti politici a prima vista: nelle parole di don Porcile, non emergono richiami a partiti od a provvedimenti recenti. Tuttavia, è impossibile non intravedere, oltre all’intento dichiarato volto a far ricordare ai fedeli le sofferenze umane, un riferimento nemmeno così velato alle posizioni politiche assunte di recente dalla Chiesa.
Un gesto che assomiglia molto a quello attuato nei giorni scorsi in provincia di Pordenonedove in un presepe è stato collocato un bambinello Gesù di colore. Anche in questo caso ufficialmente si è parlato della necessità di far ricordare i drammi e le sofferenze attuali, ma non sono mancate successivamente polemiche di natura politica.
Don Valentino Porcile, dal canto suo, ha assicurato che non ci sono intenti di altro tipo e nel suo messaggio di Facebook si legge anche che “Il legno è grezzo e vero, e porta i segni della sofferenza ma anche della speranza”. “È legno bagnato dalle onde del mare, da settimane di navigazione – conclude il messaggio – e anche dalla forza impietosa della morte”.

Vaticano, un altro scandalo: "Solo 10% delle offerte ai poveri"

Soltanto il 10% dell'Obolo di San Pietro verrebbe declinato in "opere di carità". E il resto? L'inchiesta del Wall Street Journal che sta facendo discutere



Ancora voci di scandalo in Vaticano. Questa volta, ad essere chiamate in causa, sono le modalità tramite cui viene gestito l'Obolo di San Pietro.
Si tratta delle donazioni che i fedeli inviano al Santo Padre. Vale la pena sottolineare sin da subito come il pontefice possa non influire sulle scelte operate attraverso quel fondo. Può dipendere da altri, insomma. Ma il presunto scandalo del palazzo di Londra ha sollevato un polverone: è giusto che una parte delle offerte venga declinata in acquisizioni immobiliari? Perché è di questo che si sta ragionando. Ed è su questo che la Santa Sede, con Jorge Mario Bergoglio in primis, intende fare chiarezza. In specie in relazione agli eventuali casi di corruzione, su cui si sta indagando.
L'Obolo di San Pietro, stando a quanto si trova scritto sul sito ufficiale"è un gesto di fraternità con il quale ogni fedele può partecipare all’azione del Papa a sostegno dei più bisognosi e delle comunità ecclesiali in difficoltà, che si rivolgono alla Sede Apostolica". Attenzione: non è affatto detto che i poveri siano gli unici a poterne usufruire. Per consuetudine, al massimo, è previsto che gli ultimi - quelli che abitano le "periferie economiche ed esistenziali" - siano destinatari privilegati. Ma è la distribuzione tra "opere di carità" e tutto il resto a far discutere in queste ore.
Le ultime pubblicazioni, poi, su tutte quella di Gianlugi Nuzzi, ossia "Giudizio Universale", hanno svelato come la situazione delle casse del Vaticano non sia proprio rosea. Si è iniziato a parlare di "deficit". Questi due elementi, quello riguardante l'Obolo di San Pietro e questo sullo stato delle finanze, sono necessari per comprendere quanto emerso da un'inchiesta del Wall Street Journal. Il quotidiano statunitense ha avuto modo d'interloquire con chi ne sa di più. La tesi è questa: soltanto il 10% dell'Obolo di San Pietro, stando a quanto raccontato da fonti che hanno preferito rimanere anonime, avrebbe come fine le cosiddette "opere di carità". Vorrebbe dire, in parole povere, che il restante 90% viene utilizzato per altri scopi. E tra questi, sempre secondo la versione riportata dalla fonte sopracitata, ci sarebbe pure il risanamento del deficit. La Santa Sede, quindi, coprirebbe l'ammanco mediante le offerte dei fedeli. Non è detto che sia un illecito, anzi, ma quanto scritto sul WSJ sta balzando agli onori delle cronache internazionali. Tutto ruota attorno all'opportunità che questo possa essere approvato moralmente o meno.
Papa Francesco sta combattendo una battaglia per la trasparenza in Vaticano. Vedremo se questa indagine giornalistica del Wall Street Journal coadiuverà l'azione del Santo Padre.

Ora il sito del Vaticano retrocede la Vergine a "leggenda"

"La leggenda della Morenita", a scriverlo è stato Vatican News. Ma l'apparizione della Vergine in Messico nel 1531 è da tempo riconosciuta come reale

Due giorni fa si è celebrata la Vergine di Guadalupe - protettrice del continente sudamericano -, ma Vatican News - il portale ufficiale del Vaticano - ha utilizzato l'aggettivo "leggenda" per descrivere la Nostra Signora, che per la Chiesa cattolica è apparsa in Messico, a San Juan Diego, nel 1531.
L'evento è riconosciuto in via ufficiale. Un dettaglio, quello inerente alla definizione, che non è sfuggito a La Verità, che ne ha parlato nell'edizione odierna. L'espressione completa - quella usata sul sito sopracitato - è "la leggenda della Morenita". In molti, in specie tra i commentatori e gli analisti cattolici, hanno segnalato scandalizzati quello che potrebbe essere stato un vero e proprio svarione.
La Vergine di Guadalupe non è altri che la Madre di Dio. Anche per questo motivo le parole pronunciate dal Santo Padre durante la ricorrenza hanno fatto discutere. Jorge Mario Bergoglio ha preso posizione sul dogma di "Maria corredentrice". Un dogma che alcuni, tra cattolici e teologi, vorrebbe adottare. Se ne discute da anni. La posizione dell'ex arcivescovo di Buenos Aires è chiara: nuovi dogmi sulla Vergine non servono. Pure Benedetto XVI era dello stesso parere. Ma non è questo il punto focale.
Il Papa, durante l'omelia pronunciata a braccio, ha detto quanto segue, suscitando delle polemiche a mezzo social: "Ha voluto essere meticcia, si è mescolata ma non solo con Juan Diego, è diventata meticcia per essere madre di tutti, si è meticciata con l'umanità. Perché lo ha fatto? Perché lei ha ‘meticciato’ Dio e questo è il grande mistero: Maria madre meticcia, che ha fatto Dio, vero Dio e vero uomo, in suo Figlio Gesù". Una metafora? Un modo di sostenere ancora una volta il multiculturalismo? Le interpretazioni emerse dopo la pubblicazione dei virgolettati differiscono tra di loro. Di sicuro il Papa ha voluto difendere l'uguaglianza dei popoli.
Ma le frasi del Santo Padre, in relazione all'accostamento del termine "leggenda" alla Vergine di Guadalupe, rischiano di passare mediaticamente in secondo piano. Se non altro perché una parte della stampa, in queste ore, si sta occupando del caso della "leggenda della Morenita".
Su Vatican News, nel frattempo, è apparso un articolo intitolato: "Guadalupe: apparizioni vere, non leggenda". In Vaticano è da poco finito il Sinodo panamazzonico, che ha offerto la possibilità di parlare ancora di evangelizzazione nelle terre sudamericane. "Una Chiesa dal volto amazzonico" è uno degli obbietivi individuati dai padri sinodali. E proprio la Madonna di Guadalupe è considerata centrale per la trasmissione della fede cristiana in quella zona di mondo. Ma per qualcuno, e per qualche tempo, l'avvenimento del 1531 è stato equiparabile ad una "leggenda".
LA RICHIESTA DI SORGE&CO
Un sinodo sulla Chiesa italiana? C’è poco da stare allegri

Diversi segnali indicano come possibile la convocazione di un sinodo della Chiesa italiana nel 2020. Padre Spadaro lo chiede da tempo, papa Francesco dice che “il rumore è arrivato fino a Santa Marta” e loda padre Sorge per un articolo sulla Civiltà Cattolica. Dove il novantenne gesuita immagina un sinodo in funzione anti-Salvini. E lo stesso Sorge, in un’intervista, se la prende con san Giovanni Paolo II.


Il 2020 sarà l’anno della convocazione di un sinodo nazionale della Chiesa italiana? Molti indizi sembrano andare verso questa direzione. Della necessità di un simile appuntamento parla da tempo padre Antonio Spadaro, supportato dalle penne di punta della ‘sua’ Civiltà Cattolica. Papa Francesco non ha nascosto di guardare con favore a un simile scenario e già lo scorso maggio, nel discorso per l’apertura dell’Assemblea Generale della Cei, aveva definito “probabile” un sinodo per la Chiesa italiana, scherzando sul fatto che “il rumore è arrivato fino a Santa Marta”.

Un altro segnale il pontefice lo ha dato la scorsa settimana ricevendo in udienza i collaboratori della rivista Aggiornamenti Sociali e lodando pubblicamente un articolo comparso il 21 settembre sulla Civiltà Cattolica e scritto da padre Bartolomeo Sorge, il gesuita che fu uno degli ispiratori della Rete di Leoluca Orlando e che recentemente ha riconquistato la ribalta mediatica paragonando il movimento delle cosiddette Sardine ai primi cristiani, e Matteo Salvini a Benito Mussolini. Bergoglio, nel discorso a braccio pronunciato il 6 dicembre nel Palazzo Apostolico, dopo aver ricordato la comune esperienza nella XXXII Congregazione Generale della Compagnia di Gesù (1974), ha ringraziato padre Sorge e lo ha invitato a non perdere coraggio “perché poco tempo fa ho letto qualcosa di una chiarezza che ha fatto tremare, non dico la politica italiana, ma sicuramente almeno la Chiesa italiana!”.

Come successivamente spiegato da padre Spadaro su Twitter, quel “qualcosa” era proprio l’articolo-manifesto con cui il suo predecessore nella direzione della Civiltà Cattolica aveva dettato le sue linee guida del “probabile Sinodo della Chiesa italiana”. L’indirizzo auspicato per quest’eventuale assise ecclesiale appare piuttosto chiaro: padre Sorge vi individua l’occasione per un “intervento autorevole” della Chiesa italiana “sul fatto che milioni di fedeli - non esclusi sacerdoti e consacrati - condividano, o quanto meno appoggino, concezioni antropologiche e politiche inconciliabili con la visione evangelica dell’uomo e della società”.

Nelle intenzioni del religioso e politologo novantenne, un sinodo nazionale dovrebbe servire in funzione anti-Salvini, come ha più chiaramente spiegato nel corso di un’intervista concessa a Marco Damilano, non a caso una delle penne più famose provenienti dal mondo del cattolicesimo democratico. Al direttore dell’Espresso, padre Sorge ha spiegato che la convocazione di un sinodo sarebbe l’occasione per la Chiesa di alzare la voce contro la “natura anti-evangelica dell’antropologia politica, oggi dominante, fondata sull’egoismo, sull’odio e sul razzismo, che chiude i porti ai naufraghi”, non mancando di fare menzione di quella che ha definito “assurda strumentalizzazione politica dei simboli religiosi, usati per coprire l’immoralità di leggi che giungono addirittura a punire chi fa il bene e salva vite umane”.

Nulla di nuovo, dunque, rispetto alle prese di posizione pubbliche di tanti prelati, con un particolare in più, però: padre Sorge - e chi la pensa come lui - vorrebbe che questa linea sia sancita dalle conclusioni di un sinodo, con la pretesa che queste siano poi considerate “vincolanti”. Un’intenzione non ridotta soltanto al campo dell’antropologia politica: l’altro grande argomento da mettere in agenda, infatti, sarebbe quello dei presunti attacchi al pontefice regnante. Secondo padre Sorge, la Chiesa italiana, per riprendere il cammino di rinnovamento tracciato dal Concilio Vaticano II, dovrebbe porsi il problema di “cosa fare dinanzi agli attacchi, violenti e frequenti, contro papa Francesco, provenienti in gran parte dal suo stesso interno, che giungono persino all’assurda richiesta delle sue dimissioni”. Il sinodo dovrebbe servire a produrre “un atto ufficiale e solenne” per far fronte a quelle che vengono bollate come le “reazioni violente” dei presunti critici di Bergoglio.

La necessità di legittimare il più possibile queste indicazioni da dare alla Chiesa italiana ha spinto padre Sorge e i sostenitori della sua tesi a preferire la convocazione di un sinodo - che “ha una sua propria autorità teologica e disciplinare” - a quella di un semplice convegno ecclesiale con “valore consultivo”. Con la richiesta di “tradurre il Concilio in italiano” e l’invito a “riprendere il cammino del rinnovamento”, inoltre, viene esplicitata la convinzione che l’appuntamento sia chiamato a far voltare pagina alla comunità ecclesiale nazionale rispetto a quanto fatto e visto fino ad oggi.

Non a caso, nell’intervista a Damilano, padre Sorge, si è anche speso in un sorta di ricostruzione storica sull’attuazione del Vaticano II dal suo punto di vista. In essa, il gesuita non ha fatto mistero di credere che con l’elezione di san Giovanni Paolo II “nella Chiesa italiana il clima cambiò visibilmente” e “la visione wojtyliana di una Chiesa ‘forza sociale’, apertamente schierata in difesa dei ‘valori non negoziabili’, prese il sopravvento”.

Nel porre la questione in questi termini, non pochi avvertono il rischio che un sinodo così pensato e impostato possa diventare lo strumento con cui archiviare definitivamente quell’eredità ancora viva lasciata alla Chiesa italiana dal grande papa polacco. Padre Sorge, nel colloquio con il direttore dell’Espresso, se l’è presa con il cardinale Ruini, colpevole di aver ‘aperto’ anche al dialogo con Salvini e la Lega, definendolo “l’ultimo epigono autorevole della stagione di papa Wojtyla” e lasciando quindi intendere che di quella stagione non dà un giudizio benevolo. Sarebbe veramente “salutare” per la Chiesa italiana uno scossone che la privi di quell’impronta wojtyliana che uomini come l’ex presidente della Cei hanno contribuito a darle?

Nico Spuntoni


Una classe dirigente cattolica che non ci fa dormire tranquilli


I cattolici possono dormire tranquilli? Cattolico è il presidente Sergio Mattarella, cattolico è il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, e ora abbiamo anche una presidente cattolica della Corte Costituzionale, Marta Cartabia. Ma sul serio? Le premesse non suggeriscono nulla di buono. Sempre più dietro l'etichetta si cela di tutto

I cattolici possono dunque dormire tranquilli: cattolico è il presidente Sergio Mattarella, cattolico uscito dalla scuola del cardinale Silvestrini è il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, e ora abbiamo anche una Presidente cattolica della Corte Costituzionale, Marta Cartabia. Il cardinale Bassetti ripete che serve una nuova classe dirigente per il nostro Paese e una nuova classe politica cattolica. Perché lo continui a dire non si capisce, dato che c’è già.

I cattolici possono dire di occupare tutte le principali posizioni della politica italiana. Già perché non solo la Presidenza del Consiglio ma anche il Quirinale e la Presidenza della Consulta sono ormai cariche politiche. Basti pensare come il Quirinale intervenga  in modo significativo sulla composizione dei governi e come le linee di politica europea siano ormai nelle sue mani, con tutto il peso che i rapporti con l’Unione Europea oggi hanno per la politica italiana. Per quanto riguarda la Corte Costituzionale, basti pensare ad alcune sue sentenze in campo bioetico, da quelle sulla fecondazione artificiale alle recenti sull’assistenza al suicidio, che hanno avuto conseguenze politiche di rilievo non solo per i loro riflessi sull’attività del Parlamento, non solo perché rispondevano di fatto alle esigenze culturali di una parte politica, ma anche perché destrutturavano e ristrutturavano importanti settori della vita pubblica: dalla procreazione alla famiglia.

Quando fu eletto Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica non avevamo fatto salti di gioia, prevedendo che egli – dossettianamente – avrebbe dato più importanza alla Costituzione che non al diritto naturale o all’essere cattolico. Nessun fatto personale, era la coerenza con la sua ideologia politica. Dopo anni ci sembra onestamente di non esserci sbagliati. Quando la Consulta emise la sentenza conclusiva sul tema dell’aiuto al suicidio, su questo quotidiano avevamo fatto notare che era stata approvata all’unanimità, quindi anche con il voto di Marta Cartabia. Secondo il nostro parere, il riconoscimento in alcuni casi della liceità dell’aiuto al suicidio, che quella sentenza consentiva, poneva seri problemi etici e, per un cattolico, religiosi. A nostro parere lo sviluppo delle tecniche di mantenimento in vita non autorizza la sospensione dei sostentamenti vitali, che non possono essere considerati accanimento terapeutico, dato che non sono terapie. Ora Marta Cartabia è presidente della Corte: possiamo stare più tranquilli di prima?

Molte volte in passato ci è scappato di dire che forse sarebbe meglio che una nuova classe di politici cattolici non nascesse e che le attese del cardinale Bassetti andassero deluse. Questo perché per sbagliare sono sufficienti gli altri. Se andiamo a ritroso nella vita politica del nostro Paese, possiamo dire che molti cattolici si siano spesi per il bene, ma anche che dietro le scelte politiche più eticamente radicali, dietro le leggi più libertarie, dietro le norme più lesive della vita e della famiglia, dietro le celebrazioni dell’autodeterminazione più scriteriata … ci sono stati dei cattolici, che ci hanno messo la faccia e la firma. Con le motivazioni più diverse, ma tutte ricorrenti su un punto: una cosa è il Vangelo e una cosa è la Costituzione, principio che inevitabilmente si converte nel seguente: in politica la Costituzione viene prima del Vangelo. E qui dico Vangelo in senso religioso, ben sapendo però che esso pone un rapporto di autonomia, ma non di indipendenza, della ragione politica nei suoi confronti. Non ricordo nessuno che abbia detto di non starci perché quel provvedimento o quella legge era contro il diritto naturale e quindi era violenza sulle persone, anche se consenzienti o con la maggioiranza politica dalla loro parte.

Le previsioni sono solo previsioni e quindi ogni tanto è lecito giocare anche con le previsioni. Si può prevedere che se domani l’apertura concessa dalla Corte Costituzionale all’assistenza al suicidio dovesse allargarsi a seguito di una apposita legge parlamentare che vada oltre anche a quella sulle DAT, Il Presidente della Repubblica firmerebbe senza discutere quella legge e la Corte Costituzionale, ove fosse investita da un quesito di incostituzionalità, la dichiarerebbe non solo costituzionale ma costituzionalissima. Le previsioni sono solo previsioni, ma talvolta ci azzeccano.

Della situazione che ho provato a descrivere bisogna preoccuparsi, ma non c’è da meravigliarsi. Oggi dietro all’etichetta di cattolico non è più sicuro cosa ci sia. Il che significa che può esserci di tutto. Per questo la richiesta di una nuova classe di politici cattolici, oltre a suonare male perché c’è già, come Mattarella, Conte e Cartabia dimostrano, è un esercizio retorico o strumentale, almeno fino a che non si faccia un po’ più di chiarezza su cosa significhi essere cattolico, e poi cattolico in politica .

Stefano Fontana
https://lanuovabq.it/it/una-classe-dirigente-cattolica-che-non-ci-fa-dormire-tranquilli

RADIO ROMA LIBERA. CINA VATICANO, SORONDO COLPISCE ANCORA…

14 Dicembre 2019 Pubblicato da  1 Commento --

Marco Tosatti

Cari Stilumcuriali, come è ormai consuetudine ogni due settimane Radio Roma Libera, la maggiore emittente di podcast cattolici, ospita una mia riflessione. Questa volta il tema è stato la Cina, e soprattutto le singolari dichiarazioni di mons. Sorondo, il presidente della Pontificia Accademia delle Scienze. Un prelato argentino di sicura influenza sul Pontefice regnante. Qui avete il link a Radio Roma Libera. E sotto avete il testo dell’intervento. Buon ascolto – date un’occhiata a quanto offre Radio Roma Libera, sono contenuti davvero interessanti. Buon ascolto e buona lettura.

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Cina-Vaticano: mons. Sanchez Sorondo colpisce ancora.
La Ost Politik vaticana verso la Cina continua, a dispetto delle notizie tutt’altro che confortanti che giungono da più parti dell’Impero di Mezzo, e dalle prese di posizione di personalità come il cardinale Joseph Zen, che ammoniscono: c’è il reale rischio che la Santa Sede dia la sua benedizione a una Chiesa scismatica in Cina, sotto l’egida del Partito Comunista. Non a caso negli ultimi giorni hanno creato scalpore le parole di uno dei nuovi vescovi nati dall’accordo segreto fra Cina e Vaticano secondo cui per i credenti cinesi la fedeltà alla Patria deve precedere quella alla Chiesa. Che, se vogliamo, è esattamente il contrario di quanto insegnato dalla Chiesa stessa nel corso dei secoli.
Ma tutto sembra orientato a creare le condizioni perché si realizzi il grande sogno di papa Bergoglio, di un viaggio a Pechino. Una soddisfazione grandissima per il Pontefice regnante, raggiungere un traguardo che sembrava impossibile, arrivare là dove i suoi predecessori non sono riusciti, e che importa se per ottenere questo scopo si deve sacrificare una Chiesa coraggiosa e fedele a Roma…Già è probabile che lo si sia fatto. Il cardinale Joseph Zen nella sua recente intervista a un sito di Taiwan afferma che non è escluso che l’accordo siglato nei mesi passati fra Vaticano e Pechino fosse in buona sostanza eguale o equivalente a quello che Benedetto XVI non ha voluto ratificare, perché non ha voluto sacrificare la Chiesa sotterranea cinese.
Ma sul fronte dei rapporti sino-vaticani dobbiamo registrare adesso una new entry. Il Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze, l’argentino Manuel Sanchez Sorondo, ha partecipato nei giorni scorsi a una Conferenza sulla donazione e sul trapianto di organi a Kunming, nel Sud-Ovest della Cina. E già questa presenza e partecipazione, in un Paese accusato da anni di praticare espianti forzati di organi, potrebbe e dovrebbe fare arricciare il naso, se vogliamo. Ma tant’è. Mons. Sorondo qualche tempo fa si guadagnò l’attenzione dei media affermando che in Cina si pratica la Dottrina Sociale della Chiesa. E questa volta ha continuato nella sua opera di elogi e gentilezze. “Papa Francesco ha amore e fiducia nella Cina e la Cina si fida di Papa Francesco”, ha affermato il vescovo subito dopo la Conferenza. “In questa dinamica, – ha continuato – il prossimo passo è raggiungere [un accordo per stabilire] relazioni diplomatiche”. Nel 2018, in un viaggio in Cina, Sorondo disse di aver trovato la “Cina straordinaria” con un’etica del lavoro eccezionale, e aggiungendo che “in questo momento, i cinesi sono quelli che applicano meglio l’insegnamento sociale cattolico”. Il che, viste le condizioni del lavoro nel Paese, e l’esistenza di campi di lavoro forzato per dissidenti, per la rieducazione, e così via sembra veramente straordinario. E adesso afferma che i prossimi passi sarebbero quelli di stabilire relazioni diplomatiche (sacrificando Taiwan, un gesto mai compiuto in precedenza dalla Santa Sede) con un viaggio del Papa in Cina e un invito ai leader cinesi a visitare il Vaticano. E visto il rifiuto del Pontefice di dire qualche cosa sulle proteste a Hong Kong, durante il viaggio di ritorno dal Giappone, e il gradimento espresso da Pechino il quadro tracciato da Sorondo appare tutt’altro che irreale.

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https://www.marcotosatti.com/2019/12/14/radio-roma-libera-cina-vaticano-sorondo-colpisce-ancora/

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