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É ormai noto come i disastri in campo religioso abbiano origine dal deragliamento dottrinale e morale, ma anche dai riformatori abili e solidali con le forze eversive. La struttura ecclesiastica, regge, invece, alla pressione dei rivoltosi quando la vigilanza dei vertici e la fedeltà alla Verità la mettono al riparo da pressioni e orientamenti destabilizzanti ed eretici.
La tendenza a riformare, torniamo rapidamente ad un evento molto significativo, spinse Lutero a fulminare la cattolicità con la condanna del Papato romano, del diritto canonico, del monachesimo, delle opere meritorie e del celibato dei preti. Il dramma, condannato e bloccato sulla soglia del portone di bronzo, investirà cinque secoli dopo la cattolicità allineandola agli ideali e agli orientamenti del monaco ribelle. Saranno i tutori della spiritualità contemporanea a sublimare i rapimenti ascetici con il rito e la dialettica liturgica del riformatore sassone. Fu proprio la Sede papale, ripugnante a Lutero, a vanificare la condanna del Magistero dogmatico estraniandosi dal comando di Cristo. La nuova Messa di Paolo VI, infatti, fu creata con la collaborazione di sei teologi protestanti e fu tenacemente censurata dai Card. Ottaviani e Bacci. Il nuovo rito, adeguato al valore dottrinale, alle locuzioni, allo scenario, alle dinamiche e all’architettura luterana, finirà per dissolvere anche l’intima essenza di Cristo, realmente presente in Carne e Sangue nella Santa Eucarestia.
Dicevamo che dalla libera evoluzione, perfezionata dai luterani anche con la istituzione del servizio affidato alle diaconesse, i Papi hanno tratto “mirabile” giovamento con interessi liturgici e dottrinali in odor di eresia. Nel clima di generale follia, l’ateismo ai vertici trasuda oggi di spudorata incoscienza. Il dinamismo del riformatore nostrano, che scorrazza a tutto campo mettendo nero su bianco, consolida la tragica ipoteca luterana posta sulla cattolicità. Con un Decreto dell’ottobre scorso, infatti, è stata abolita la memoria liturgica della Traslazione miracolosa della Casa di Loreto, ridotta, con la soppressione dell’essenza miracolosa consona al significato del termine Traslazione, a semplice festività mariana. I pochi teologi, tendenzialmente fedeli a Cristo, digrignano i denti e rifiutano l’avvolgimento nella bandiera vaticanista-terzomondista-immigratista. Era impensabile che l’esuberanza cavillosa scatenasse, nell’unico maestro che sulla terra ama vestirsi da Dio, l’ansia e la preoccupazione per il pianeta Terra. Capovolgendo la missione apostolica programma interventi per la tutela delle foreste amazzoniche, sogna spazi incontaminati, amplifica le pratiche esteriori (monumento bronzeo del barcone con immigrati in Piazza S. Pietro). Anche i meno favoriti dalla fortuna sanno che la vera Chiesa è quella che sta con lui e lui adora il suo lontano. Non è fuori posto raccomandare al Filantropo lontanista una buona dose di Lexotan e barattoli di Nutella. Da quella sorta di primarie, che precedono i Sinodi, erano già emersi tesi e candidati accovacciati sotto lo stendardo del Padrone vincente. Pertanto il Sinodo (svoltosi lo scorso ottobre), abilmente confezionato, ha offerto passaggi obbligati e consoni al festival della dissacrazione. Sotto gli occhi dei fedeli è stata posta la nuova Chiesa “dal volto amazzonico, con le vocazioni autoctone, col diaconato alle donne, con il conferimento del sacerdozio ai diaconi sposati”. Contro lo sconquasso causato dall’arraffaprete erano intervenuti cardinali (di provata competenza) allergici al virus prodotto in laboratorio. I cattolici si chiedono se il programma del riformatore romano sia compatibile con la dottrina di Cristo e con le normative ecclesiastiche? Sappiamo che l’essenza del Messaggio di Gesù provoca l’orticaria in quanti negano i presupposti dogmatici ed ortodossi della Fede e rinunciano ad operare per la conversione delle anime. Dove c’è il Primato di Cristo le vocazioni nascono e crescono con l’intimità divina e con la vita interiore e sacramentale. Con il vandalismo dottrinale e sacerdotale la vita religiosa non trova né adesione, né risonanza. Il sacerdote è l’uomo della preghiera, dell’adorazione, del culto, della celebrazione. Deve essere credibile. Se assimilato al mondo diviene prete mimetizzato e non più “lievito che fermenta la massa”. Al sacerdozio si accede con la consapevolezza dell’efficacia e dell’importanza del celibato. Pervenendo alla consacrazione, scimmiottando l’uomo con consorte e prole per rimediare alla crisi vocazionale, il male si aggrava con la logica sociologica contraria al Vangelo. Sul sacerdozio unisex va ricordato che, malgrado la bellezza, la sapienza, la grazia della natura femminile, la Chiesa non ha ricevuto da Cristo il potere di consentire al gentil sesso la scalata al sacerdozio.
Nicola Di Carlo
http://www.presenzadivina.it/316-12.pdf
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