Il messaggio del Papa: "Migranti vittime di ingiustizia. I mari diventano i loro cimiteri"
Prima della benedizione Urbi et Orbi, Bergoglio legge il messaggio di Natale. Il fulcro del suo discorso? I migranti
Prima della benedizione Urbi et Orbi, Bergoglio legge il messaggio di Natale. Il fulcro del suo discorso? I migranti
Prima di impartire la benedizione Urbi et Orbi, papa Francesco ha rivolto il tradizionale messaggio natalizio ai fedeli presenti in Piazza San Pietro e a quanti lo hanno ascoltato attraverso la radio e la televisione.
Bergoglio ha speso diverse parole per i luoghi di guerra, per la "Siria che non vede fine delle ostilità", per il Sud America che sta affrontano una forte crisi e, infine, si è dedicato al tanto discusso tema dell'immigrazione. Ma le parole utilizzate sono state inaspettate.
Nel messaggio caritatevole, papa Francesco spiega che da oggi la parola di Dio è "più luminosa del sole, incarnata in un piccolo figlio di uomo, Gesù, luce del mondo". "Il popolo - continua rivolgendosi a migliaia di fedeli - che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce. Sì, ci sono tenebre nei cuori umani, ma più grande è la luce di Cristo. Ci sono tenebre nelle relazioni personali, familiari, sociali, ma più grande è la luce di Cristo".
"Cristo - prosegue nel suo breve messaggio - sia luce per i tanti bambini che patiscono la guerra e i conflitti in Medio Oriente e in vari Paesi del mondo. Sia conforto per l'amato popolo siriano che ancora non vede la fine delle ostilità che hanno lacerato il Paese in questo decennio. Scuota le coscienze degli uomini di buona volontà. Ispiri i governanti e la comunità internazionale a trovare soluzioni che garantiscano la sicurezza e la convivenza pacifica dei popoli della Regione e ponga fine alle loro sofferenze. Sia sostegno per il popolo libanese, perché possa uscire dall'attuale crisi e riscopra la sua vocazione ad essere un messaggio di libertà e di armoniosa coesistenza per tutti".
Dopo il messaggio di pace e speranza, Bergoglio fa un riferimento al "piccolo Bambino di Betlemme", agli "schiavi dell'oggi" (secondo lui i migranti) nel giorno di Natale per dire loro che la Parola di Dio li chiama "ad uscire dalle prigioni". Così cita le vittime della mancanza di pace in Medioriente, America Latina e Africa, i cristiani perseguitati, i sacerdoti rapiti e finisce con i migranti. Proprio questo è il fulcro del suo discorso e le sue parole hanno catalizzato l'attenzione dei più. Sia per i termini utilizzati che per le pause e i toni spesi per la lettura del testo.
Papa Francesco, infatti, oltre a definire i migranti come "i prigionieri di oggi" ha iniziato a racontare che i migranti sono "vittime dell'ingiustizia che li costringe ad attraversare mari trasformati in cimiteri e a subire torture e abusi di ogni tipo in campi di transito" che in realtà sono lager "nella speranza di una vita sicura". E questo "di fronte a muri di indifferenza". Dopo un lungo elenco di ingiustizie che i migranti subirebbero, quindi, Bergoglio punta alla pancia dei fedeli parlando dei morti in mare e dell'indifferenza con la quale gli immigrati verrebbero accolti nei Paesi giudicati sicuri. Perciò, tira in ballo anche l'Italia.
Dopo queste parole pronunciate davanti a migliaia di persone, Bergoglio ha chiuso il suo messaggio invitando tutti alla preghiera e all'acoglienza "per la nostra fragile compagnia, sia vicino alle persone anziane e a quelle sole, ai migranti e agli emarginati. In questo giorno di festa, Gesù doni a tutti la sua tenerezza e rischiari le tenebre di questo mondo".
Serena Pizzi
Prima di impartire la benedizione Urbi et Orbi, papa Francesco ha rivolto il tradizionale messaggio natalizio ai fedeli presenti in Piazza San Pietro e a quanti lo hanno ascoltato attraverso la radio e la televisione.
Bergoglio ha speso diverse parole per i luoghi di guerra, per la "Siria che non vede fine delle ostilità", per il Sud America che sta affrontano una forte crisi e, infine, si è dedicato al tanto discusso tema dell'immigrazione. Ma le parole utilizzate sono state inaspettate.
Nel messaggio caritatevole, papa Francesco spiega che da oggi la parola di Dio è "più luminosa del sole, incarnata in un piccolo figlio di uomo, Gesù, luce del mondo". "Il popolo - continua rivolgendosi a migliaia di fedeli - che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce. Sì, ci sono tenebre nei cuori umani, ma più grande è la luce di Cristo. Ci sono tenebre nelle relazioni personali, familiari, sociali, ma più grande è la luce di Cristo".
"Cristo - prosegue nel suo breve messaggio - sia luce per i tanti bambini che patiscono la guerra e i conflitti in Medio Oriente e in vari Paesi del mondo. Sia conforto per l'amato popolo siriano che ancora non vede la fine delle ostilità che hanno lacerato il Paese in questo decennio. Scuota le coscienze degli uomini di buona volontà. Ispiri i governanti e la comunità internazionale a trovare soluzioni che garantiscano la sicurezza e la convivenza pacifica dei popoli della Regione e ponga fine alle loro sofferenze. Sia sostegno per il popolo libanese, perché possa uscire dall'attuale crisi e riscopra la sua vocazione ad essere un messaggio di libertà e di armoniosa coesistenza per tutti".
Dopo il messaggio di pace e speranza, Bergoglio fa un riferimento al "piccolo Bambino di Betlemme", agli "schiavi dell'oggi" (secondo lui i migranti) nel giorno di Natale per dire loro che la Parola di Dio li chiama "ad uscire dalle prigioni". Così cita le vittime della mancanza di pace in Medioriente, America Latina e Africa, i cristiani perseguitati, i sacerdoti rapiti e finisce con i migranti. Proprio questo è il fulcro del suo discorso e le sue parole hanno catalizzato l'attenzione dei più. Sia per i termini utilizzati che per le pause e i toni spesi per la lettura del testo.
Papa Francesco, infatti, oltre a definire i migranti come "i prigionieri di oggi" ha iniziato a racontare che i migranti sono "vittime dell'ingiustizia che li costringe ad attraversare mari trasformati in cimiteri e a subire torture e abusi di ogni tipo in campi di transito" che in realtà sono lager "nella speranza di una vita sicura". E questo "di fronte a muri di indifferenza". Dopo un lungo elenco di ingiustizie che i migranti subirebbero, quindi, Bergoglio punta alla pancia dei fedeli parlando dei morti in mare e dell'indifferenza con la quale gli immigrati verrebbero accolti nei Paesi giudicati sicuri. Perciò, tira in ballo anche l'Italia.
Dopo queste parole pronunciate davanti a migliaia di persone, Bergoglio ha chiuso il suo messaggio invitando tutti alla preghiera e all'acoglienza "per la nostra fragile compagnia, sia vicino alle persone anziane e a quelle sole, ai migranti e agli emarginati. In questo giorno di festa, Gesù doni a tutti la sua tenerezza e rischiari le tenebre di questo mondo".
Serena Pizzi
Il don fa politica anche in chiesa: invita ad accogliere con Gesù nero
Nel corso della Santa Messa di Natale celebrata dall'arcivecovo, don Corrado Lorefice, è stato mostrato ai fedeli un Bambino Gesù di colore
Nel corso della Santa Messa di Natale celebrata dall'arcivecovo, don Corrado Lorefice, è stato mostrato ai fedeli un Bambino Gesù di colore
A Natale si è tutti più buoni. Dicono. Ci si scambia i regali, ci si fa gli auguri e si va ad ascoltare la Santa Messa.
Negli ultimi anni, però, è più volte capitato che un sacerdote o un vescovo facessero più una predica politica che cristiana. Con il tempo, infatti, nella casa del Signore si è passati dal parlare dell'amore per il prossimo al creare ad hoc invettive contro Matteo Salvini.
C'è anche chi non passa alle parole forti o agli inviti ad accogliere, ma si limita a rompere con la tradizione introducendo qualche "novità". Ed esattamente questo è successo ieri sera a Palermo. Nel corso della Santa Messa di Natale celebrata dall'arcivecovo, don Corrado Lorefice, nel duomo arabo-normanno della città dove sono ospitate le spoglie di don Pino Puglisi, i fedeli hanno ricevuto una bella sorpresa. Allo scoccare della mezzanotte si sono visti adagiare sulla mangiatoia un Gesù Bambino di colore.
Nello specifico, dal corridoio centrale del duomo si è fatta avanti una piccola processione di otto bambini e bambine vestiti di bianco e di blu, sei italiani e due stranieri. Come descrive nel dettaglio Repubblica, dietro ai bimbi sono comparsi un uomo italiano e una donna di colore che reggevano e mostravano ai fedeli un Bambino Gesù nero.
Dopo la passerella, i due hanno consegnato all'arcivescovo il pargolo. Don Corrado Lorefice lo ha preso in braccio, lo ha mostrato (di nuovo) ai fedeli che riempivano la cattedrale, lo ha baciato e poi lo ha consegnato a un membro del clero che lo ha deposto nella mangiatoia.
I bambini, quindi, hanno posizionato le luci e le corone natalizie intorno al piccolo Gesù appena venuto al mondo che, in questo caso specifico, è di colore. Una provocazione? Un invito ad accogliere? Un modo per farsi pubblicità? Di certo, mostrando Gesù Bambino di colore ha solo creato del chiacchiericcio e non ha cambiato nulla. Il problema dell'immigrazione e dell'accoglienza non si risolve di certo in un questo modo.
Serena Pizzi
A Natale si è tutti più buoni. Dicono. Ci si scambia i regali, ci si fa gli auguri e si va ad ascoltare la Santa Messa.
Negli ultimi anni, però, è più volte capitato che un sacerdote o un vescovo facessero più una predica politica che cristiana. Con il tempo, infatti, nella casa del Signore si è passati dal parlare dell'amore per il prossimo al creare ad hoc invettive contro Matteo Salvini.
C'è anche chi non passa alle parole forti o agli inviti ad accogliere, ma si limita a rompere con la tradizione introducendo qualche "novità". Ed esattamente questo è successo ieri sera a Palermo. Nel corso della Santa Messa di Natale celebrata dall'arcivecovo, don Corrado Lorefice, nel duomo arabo-normanno della città dove sono ospitate le spoglie di don Pino Puglisi, i fedeli hanno ricevuto una bella sorpresa. Allo scoccare della mezzanotte si sono visti adagiare sulla mangiatoia un Gesù Bambino di colore.
Nello specifico, dal corridoio centrale del duomo si è fatta avanti una piccola processione di otto bambini e bambine vestiti di bianco e di blu, sei italiani e due stranieri. Come descrive nel dettaglio Repubblica, dietro ai bimbi sono comparsi un uomo italiano e una donna di colore che reggevano e mostravano ai fedeli un Bambino Gesù nero.
Dopo la passerella, i due hanno consegnato all'arcivescovo il pargolo. Don Corrado Lorefice lo ha preso in braccio, lo ha mostrato (di nuovo) ai fedeli che riempivano la cattedrale, lo ha baciato e poi lo ha consegnato a un membro del clero che lo ha deposto nella mangiatoia.
I bambini, quindi, hanno posizionato le luci e le corone natalizie intorno al piccolo Gesù appena venuto al mondo che, in questo caso specifico, è di colore. Una provocazione? Un invito ad accogliere? Un modo per farsi pubblicità? Di certo, mostrando Gesù Bambino di colore ha solo creato del chiacchiericcio e non ha cambiato nulla. Il problema dell'immigrazione e dell'accoglienza non si risolve di certo in un questo modo.
Serena Pizzi
Per i "buonisti" anche Gesù Bambino era un migrante
Si riaccende il dibattito sul presepe sì/presepe no che divide laici e cattolici, con i preti progressisti pronti a riscrivere la storia rappresentando Gesù come un migrante dei nostri giorni pur di polemizzare con Matteo Salvini
Si riaccende il dibattito sul presepe sì/presepe no che divide laici e cattolici, con i preti progressisti pronti a riscrivere la storia rappresentando Gesù come un migrante dei nostri giorni pur di polemizzare con Matteo Salvini
Gesù bambino in gabbia o pronto a nascere su un barcone. Come ogni anno anche stavolta in Italia si riaccende il dibattito sul presepe sì/presepe no che divide laici e cattolici, con i preti progressisti pronti a riscrivere la storia rappresentando Gesù come un migrante dei nostri giorni pur di polemizzare con Matteo Salvini.
Le provocazioni dei 'preti di frontiera' e dei 'partigiani cattolici'
Don Massimo Biancalani, il parroco della chiesa di Vicofaro, a Pistoia, è sicuramente uno dei più attivi nel settore dell’accoglienza tanto da aver trasformato la sua chiesa in un vero e proprio alloggio per migranti.
Dopo aver usato una foto di Carola Rackete come immagine del proprio profilo Facebook e aver cantato “Bella ciao” alla fine della messa (canzone tanto cara anche al coro parrocchiale della chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma), ha deciso di realizzare un nuovo presepe provocatorio. Se un anno fa rappresentò la natività sopra un gommone, quest’anno ha annunciato che metterà il presepe su un materasso colorato come quello in cui dormono i suoi rifugiati, dietro al quale appenderà il permesso di soggiorno di Gesù bambino in versione da immigrato clandestino."Lo realizzeremo tutti insieme con i ragazzi che pur essendo musulmani sentono tantissimo il Natale perché nel Corano si parla del concepimento di Maria e della nascita di Gesù che per loro è un profeta importante", ha spiegato all’Adnkronos il prete, ormai conosciuto per i suoi battibecchi con il leader della Lega che intende querelare per diffamazione per un tweet in cui Salvini criticava il comportamento dei suoi ‘ospiti’.
In una chiesa di Padula, un paesino in provincia di Salerno, invece, il parroco ha allestito una natività col ‘bambinello’ che nasce su un gommone di migranti. Una scelta che ricalca quella di una chiesa metodista della California che ha scelto di dividere la Sacra Famiglia, rinchiudendo Gesù, Giuseppe e Maria in tre gabbie differenti, assimilandoli quindi ai migranti messicani che cercano di superare il confine con gli Stati Uniti.
Ancora più radicale la scelta di don Paolo Farinella, parroco di Santa Maria Immacolata e San Torpete, nel centro di Genova, che sul suo sito ha pubblicato un comunicato in cui annuncia che “per la seconda volta consecutiva, NON CELEBREREMO IL NATALE come atto liturgico per eccellenza”. Il prete, anch’egli tra coloro che odiano Salvini, dopo un’invettiva contro il consumismo, scrive in maiuscolo:“Natale è diventato il contrario di quello che dovrebbe essere. Se Gesù nascesse oggi, diserterebbe le nostre Chiese e contrade per attestarsi esclusivamente in mezzo ai migranti e la sua culla non sarebbe una grotta, ma un barcone in mezzo al mare e i magi non verrebbero su cammelli e dromedari, ma su motovedette e navi Ong di salvataggio con coperte dorate per riscaldare la persona di Dio che viene nei poveri”.
Il Natale negato nelle scuole
Non mancano, poi, le polemiche per le recite scolastiche negate e il Natale ferito dall’assenza del presepe nelle scuole. Nella scuola elementare "Marco Polo" di Zerman, frazione di Mogliano Veneto in provincia di Treviso, le insegnanti hanno deciso di non fare il presepe, sempre in segno rispetto degli studenti di altre religioni.
In Piemonte, infine, l’assessore Elena Chiorino di Fratelli d’Italia si è trovata nel bel mezzo di una bufera mediatica soltanto per aver inviato una lettera ai presidi e ai professori in cui chiedeva di "valorizzare all' interno della propria scuola ogni iniziativa legata al Natale, con l'allestimento di presepi e lo svolgimento di recite o canti legati al tema della Natività". Per la grillina Lucia Azzolina, sottosegretario all'Istruzione, questa iniziativa lede “l’autonomia scolastica”, mentre per lo storico d'arte Tomaso Montanari si è di fronte a una “violenza inaudita” nei confronti delle scuole, della Costituzione, dei cattolici "che credono davvero" e naturalmente anche dei migranti. Per l’esattezza, secondo Montanari, le parole della Chiorino rappresenterebbero “la banalità del razzismo” e sarebbero“così grigie, usurate, burocratiche e dozzinali” da contenere ed esprimere “una violenza inaudita”. Una violenza che, in realtà, il laicismo esasperato dei radical chic e dei ben pensanti di sinistra stanno riversando sul Natale, ferendo simbolicamente Cristo, quasi a voler anticipare la ‘Passione pasquale’. Anche i radicali di Torino si sono inseriti in questa polemica creando una sorta di 'presepe laico' con un Bambin Gesù posto sopra una bagnarola in mezzo al mare come segno di protesta contro il decreto Sicurezza. Nel presepe allestito nei locali del Municipio 4 a Milano è presente, invece, una bottiglietta piena di urina accanto alla Madonna.
Il vignettista Vauro Senesi, invece, sul mensile Left ha pubblicato una 'striscia' dove Matteo Salvini ha le fattezze di San Giuseppe e Giorgia Meloni quelle della Madonna. Nel mezzo c'è un bambinello che grida: "Mi sa che quest'anno chiedo asilo politico a Bibbiano". Semplicemente incommentabile.
A Moie, in provincia di Ancona, gli insegnanti hanno deciso di non festeggiare il Natale con i tradizionali canti in segno di rispetto verso quel 10% di bambini stranieri che non sono cristiani e che, quindi, potrebbero vedere urtata la loro sensibilità religiosa. Una decisione che, come riporta il Messaggero, ha lasciato letteralmente interdetti sia il sindaco sia i genitori dei bambini.
Gli studenti della scuola media di Nonantola, paesino in provincia di Modena, hanno realizzato un presepe sul tetto della Ong Mediterranea dove la 'Sacra famiglia' giaceva sopra una specie di zattera. Un'idea proposta dalla loro insegnante, Giusy D'Amico, che all'Adnkronos, ha spiegato: "Come docente di religione di terza media svolgo una programmazione finalizzata al rispetto della dignità umana e, nel corso dell'anno scolastico, vengono toccati temi importanti come quello dell'immigrazione, del diverso. Abbiamo avuto, tra gli altri, l'intervento di Don Mattia Ferrari che ha coinvolto i ragazzi nel progetto di accoglienza e loro hanno sviluppato la loro idea nel presepe. Abbiamo fatto delle indagini sui loro desideri e così abbiamo elaborato il progetto. Lo hanno voluto loro...".
In provincia di Pordenone, in una scuola dell'infanzia di Azzano Decimo, è apparso un Bambinello dalla pelle scura avvolto da una copertina nera, privato della presenza della Madonna e di San Giuseppe, quasi a simboleggiare uno dei tanti minori non accompagnati provenienti dal Nord Africa. Intorno a lui ci sono soltanto le onde del mare, il sole, una stella e un’àncora bianca. Il vescovo Giuseppe Pellegrini ha difeso questa scelta: “Chissà com’era 2 mila anni fa il colore della pelle di chi nasceva in Palestina. Non esiste una disposizione di come debba essere il Bambin Gesù nel presepe: immagino che, se in una scuola si è scelto di rappresentare il Bambinello così, si sia prima affrontato un percorso sull’integrazione. Il presepe è una rappresentazione materiale, ma è il valore che ci interessa".
La risposta della Lega a difesa del Natale
Sul tema è intervenuto anche Matteo Salvini che ha precisato: “Che Gesù Bambino sia di pelle bianca o nera, per me fa lo stesso, l’importante è che asili e scuole abbiano un bel Presepe e festeggino il Santo Natale con tutti i bambini”. Ma poi ha subito aggiunto: “Mi sembra invece strana l’assenza di Maria e Giuseppe, quasi Gesù non avesse madre o padre, quasi che il concetto di “famiglia” desse fastidio a qualche radical chic di sinistra”. Il leader della Lega, infine, ha augurato “Buon Santo Natale a tutti ricordando, come diceva San Giovanni Paolo II, che l’Europa è cristiana!”.
Che Gesù Bambino sia di pelle bianca o nera, per me fa lo stesso, l’importante è che asili e scuole abbiano un bel Presepe e festeggino il Santo Natale con tutti i bambini.
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A tal proposito, gli eurodeputati leghisti, a Strasburgo, hanno esposto una foto del presepio, proprio nell’aula del Parlamento Europeo, durante i lavori della plenaria. Silvia Sardone, invece, ha posizionato un vero presepe in legno nella sua postazione e ha dichiarato:“È il simbolo dei nostri valori, fa parte delle nostre tradizioni e della nostra storia oltre a essere base identitaria dell’Europa. In molti sia in Europa che in Italia vorrebbero nascondere e censurare i simboli del Natale in nome del politicamente corretto e di una vergognosa sottomissione all’Islam".
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