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martedì 28 gennaio 2020

La Chiesa di Papa Francesco si sta spaccando?

La Chiesa adesso è a rischio: uno scisma minaccia l'Europa

Dal "concilio" dei vescovi tedeschi alle accuse dei tradizionalisti. La Chiesa di Papa Francesco si sta spaccando

"Scisma" per la Chiesa cattolica rimane una parola impronunciabile. Eppure, da qualche tempo a questa parte, di "scisma" si parla e si scrive con continuità. Mentre si avvicina una delle fasi più complesse di questo pontificato, ossia la rivoluzione delle logiche curiali mediante la pubblicazione della nuova Costituzione Apostolica, con cui Jorge Mario Bergoglio intende rivoluzionare l'assetto romano, i vescovi tedeschi hanno indetto un "concilio interno" della durata di due anni. La parola d'ordine è una sola: riforma. Gli effetti potenziali, invece, sono molteplici. I presuli teutonici hanno deciso di percorrere una strada che può avere come meta delle "decisioni vincolanti".
Quello, almeno, è l'obiettivo dichiarato. Poi bisognerà attendere la reazione di Roma.
Il Vaticano, sin da principio, ha sollevato più di una perplessità. Il cardinale canadese Marc Ouellet, conservatore e prefetto della Congregazione dei vescovi, lo ha messo nero su bianco: decisioni di così grossa portata non possono essere prese senza tenere in considerazione i pareri - quelli sì "vincolanti" - della Santa Sede. Altrimenti si tornerebbe alle Chiese nazionali, con tanto di autogestione. Un vescovo italiano, Filippo Iannone, lo ha ribadito: "È facile vedere che questi temi non riguardano la Chiesa in Germania ma la Chiesa universale e – con poche eccezioni – non possono essere oggetto di deliberazioni o decisioni di una Chiesa particolare senza contravvenire quel che è espresso dal Santo Padre nella sua lettera". Le dichiarazioni del cardinal Marc Ouellet e di monsignor Filippo Iannone sono approfondibili su AskanewsPapa Francesco stesso, nel mentre Marx era già certo di procedere con il "concilio", ha scritto una missiva al "Popolo di Dio in cammino". La stessa lettera cui si è riferito Iannone. Le gerarchie della Santa Sede sembrano aver interpretato lo scritto del pontefice argentino alla stregua di un monito, per quanto fraterno, diretto al cardinale Rehinard Marx, che è il vero protagonista di questi sviluppi. I tradizionalisti, stando alla loro visione delle cose, evidenziano come episcopato tedesco e vescovo di Roma siano stati spesso d'accordo sulle svolte dottrinali da adottare. Quasi come se tra alcune realtà progressiste presenti nella Compagnia di Gesù, cui pure Bergoglio sarebbe ascrivibile, e le frange teologico progressiste - quelle nate e sedimentatesi in Germania - fosse esistita ed esistesse un'armonia d'intenti. E questo è un aspetto su cui converrà tornare dopo.

Di cosa stanno discutendo i vescovi in Germania

Per capire i perché dietro la palese esitazione del Vaticano, bisogna comprendere quali siano gli oggetti di discussione dell'episcopato tedesco. Il primo punto sollevato nel "cammino sinodale", da un punto di vista cronologico, riguarda il rapporto tra dottrina cristiano-cattolica ed omosessualità, che nel corso delle fasi preliminari del "concilio interno" è già stata dichiarata, in maniera diversa da quanto si trova scritto sul Catechismo, una "forma normale di predisposizione sessuale".
Il cardinale Reinhard Marx, nel corso di questi anni, ha per esempio aperto a delle eccezioni sulla benedizione delle coppie gay. Altri vescovi teutonici hanno persino considerato la chance teorica di arrivare all'ordinazione di preti omosessuali. La morale sessuale tutta, a ben vedere, rischia di essere sottoposta a modifica complessiva. In Germania sembra esistere terreno fertile per l'abolizione del celibato sacerdotale, per l'istituzione di un diaconato femminile e per la laicizzazione della gestione parrocchiale. I tedeschi sono partiti dal dramma degli abusi commessi negli ambienti ecclesiastici. I conservatori pensano - come Ratzinger - che le violenze siano dovute alla contaminazione con l'ideologia sessantottina. I progressisti danno la colpa al rigidismo clericalista. Sconvolgere tutto può essere la strada buona per mettere la parola "fine" al "collasso morale". Questa è la tesi di fondo di chi persegue l'ammodernamento a tutti i costi. Perché una Chiesa meno rigida, più aperta al mondo e meno ancorata alla prassi costituita, sarebbe in grado di uscire dall'oscurantismo, che produce clericalismo, dunque abusi.
Com'è deducibile con facilità, le questioni di base non possono essere circoscritte alla vita di una chiesa particolare, ma dovrebbero essere sottoposte quantomeno ad un Sinodo universale. La preoccupazione di piazza San Pietro e limitrofi sembra essere più che giustificata. Le risultanti, da qui a due anni, potrebbero essere le seguenti: preti sposati e/o viri probati, diaconesse, parificazione degli incarichi tra uomini e donne, benedizione delle coppie omosessuali e, magari, anche celebrazione dei matrimoni tra persone omosessuali. C'è una possibilità che le vellietà progressiste dei tedeschi restino soltanto delle volontà inefficaci? Sì, ma il fronte tradizionale sventola comunque lo spauracchio dello "scisma".

L'antico scontro teologico tra Joseph Ratzinger e Walter Kasper

Quando il Papa emerito Benedetto XVI ha deciso di condividere con il cardinale Robert Sarah la stesura di "Dal Profondo del Nostro Cuore", con buone probabilità, ha pensato alla "sua" Germania, dove l'abolizione del celibato sacerdotale può divenire una realtà concreta. La mossa di Joseph Ratzinger - un'opera libraria in cui vengono spiegate le ragioni di fondo del celibato, che Sarah chiama "mistero di Dio", e attraverso cui il duo conservatore si è opposto a qualunque progetto di abolizione - è la seconda in poco tempo: l'ex pontefice era già sceso in campo alla fine del 2019, decidendo di coadiuvare la nascita di una fondazione a tutela del giornalismo cattolico. L'iniziativa nascerà attorno al Die Tagespost. Benedetto XVI è preoccupato per le sorti del cattolicesimo tedesco? È molto più di una eventualità. Il teologo bavarese è sempre stato il vertice di una corrente teologica conservatrice, che è poi convogliata nel cosiddetto "ratzingerismo".
Dall'altra parte della barricata si è spesso seduto il cardinal Walter Kasper, cui Papa Francesco avrebbe persino affidato lo studio di una commissione per la "messa ecumenica", ossia per un rito valido tanto per i cattolici quanto per i protestanti. Ma di quella commissione, adesso, si è persa ogni traccia. Il "fronte tradizionale" ne è certo: i cardinali Walter Kasper e Reinhard Marx hanno sostenuto l'ex arcivescovo di Buenos Aires nell'ultimo Conclave. E per questa ragione, tra i vertici progressisti tedeschi ed il Papa, non può che esistere un clima di concordia. Anche perché - sostengono sempre da parte tradizionalista - le battaglie del cardinale Marx sono molto simili a quelle portate avanti da alcuni gesuiti nordamericani. James Martin, consultore statunitense della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, oltre ad essere un gesuita, combatte da tempo per una riforma in senso progressista della parte della dottrina che si interessa di morale sessuale. L'espressione più esemplificativa è la seguente: per Martin bisogna edificare un "ponte" la Chiesa cattolica e l'universo Lgbt.
Lo schematismo - dicono coloro che correlano la strategia di Marx a quella di Bergoglio - è anche sin troppo semplice da individuare. E basta una rapida ricerca per comprendere in quali parti di mondo abbiano attecchito certe sincronie teologiche, che si sono radicate a partire dal 68' e che vengono associate pure alla teologia della liberazione. E poi c'è l'epico scontro teologico tra Ratzinger e Kasper, che starebbe culminando nel "concilio interno" della Chiesa tedesca. Il secondo, nel lontano 1992, aveva domandato a Giovanni Paolo II di liberalizzare, per così dire, la comunione per i divorziati risposati. All'epoca ha vinto la linea Wojtyla-Ratzinger. Con l'elezione al soglio di Pietro di Jorge Mario Bergoglio, è nato lo spazio per "Amoris Laetitia, cioè l'esortazione in cui l'istanza kasperiana è stata in parte recepita. Le sfumature nella Chiesa cattolica sono all'ordine del giorno: il cardinale Walter Kasper non risulta favorevole né all'abolizione del celibato né a "decisioni vincolanti" in grado di destrutturare quella che è sempre stata la linea del cattolicesimo sulla morale sessuale. Ma che la parte sinistra delle istituzioni ecclesiastiche stia spingendo per travalicare le resistenze conservatrici è un fatto evidente.

Il ruolo di Jorge Mario Bergoglio

Jorge Mario Bergoglio potrebbe dover gestire, tra meno di due anni, una sorta di unicum della recente storia ecclesiastica: una Chiesa dichiaratasi autocefala o quasi, che comunica al Vaticano di aver deliberato in favore di "decisioni vincolanti". Fino a prova contraria, è il Papa ad avere l'ultima parola in circostanze come queste. Ma la Chiesa tedesca vuole proseguire in maniera autonoma. Torniamo per un attimo a quanto dichiarato da mons. Filippo Iannone qualche mese fa: "È chiaro dall'articolo della bozza degli statuti che la Conferenza episcopale ha in mente di fare un concilio particolare che persegua i canoni 439-446 ma senza usare il termine. Se la Conferenza episcopale tedesca è giunta alla convinzione che è necessario un Concilio particolare - ha aggiunto il vescovo - , dovrebbero seguire le procedure previste dal Codice al fine di arrivare a una deliberazione vincolante". I tedeschi, per semplificare, stanno dunque dando vita ad un concilio nazionale. Se fosse vera la ricostruzione dei tradizionalisti - quella sulla presunta alleanza stipulata tra Papa Francesco e il cardinale Reinhard Marx - il pontefice argentino si troverebbe in una situazione abbastanza spinosa: dire di "no" al cardinale Reinhard Marx romperebbe il fronte progressista; dire di "sì" al cardinale Reinhard Marx, quindi alle "decisioni vincolanti", costituirebbe un precedente niente male. In questo secondo caso, altre realtà episcopali potrebbero sentirsi in diritto di organizzare un loro "concilio interno". E si creerebbe così un problema legato al ritorno delle Chiese nazionali. Con tutto quello che ulteriori "decisioni vincolanti" comporterebbero in termini di confusione dottrinale. Lo scenario più probabile prevede che le parti trovino sul filo del gong una quadra capace di evitare strappi. Una variabile indipendente dai buoni auspici prescrive invece che, al traguardo di questo tortuoso percorso biennale e dinanzi ad un "no" proveniente dal Vaticano, la Chiesa tedesca opti davvero per la corsa in solitaria.

La paura di uno "scisma tradizionalista" (che non sembra essere nei piani)

Dai cinque dubia dei quattro cardinali su Amoris Laetitia alle prese di posizione di Carlo Maria Viganò: da tempo i progressisti vanno raccontando di un imminente "scisma" provocato da quel tradizionalismo che è tanto critico sul papato odierno. Per ora, però, il "fronte tradizionale" ha sempre rimarcato la necessità dell'unità ecclesiastica, pur scatenando più di qualche bufera pubblica in contrasto con l'andazzo. Uno "scisma tradizionalista" è davvero poco probabile. Il cardinale Reinhard Marx, con il suo "cammino sinodale", ha però servito un facile assist ai tradizionalisti, che adesso possono far notare come, a cercare di prendere decisioni autonome, non siano certo loro. E in effetti il "fronte tradizionale" non ha mai organizzato un "Sinodo interno". Il Papa stesso, comunque la si veda, ha ammesso di non aver paura di uno "scisma". Per quanto Jorge Mario Bergoglio abbia anche specificato di pregare affinché un evento scismatico non si palesi mai.
Ma se c'è un lato del campo in cui un processo divisivo pare essere stato avviato, quella è la fascia sinistra. E questa è un'argomentazione che il "fronte tradizionale" non poteva farsi scappare. Un quadro complessivo - questo - in cui, poche ore fa, hanno risuonato con forza le parole pronunciate dal cardinal Gualtiero Bassetti, che è il presidente della Conferenza episcopale italiana: "Se a qualcuno non piace questo Papa lo dica perché è libero di scegliere altre strade. Criticare va bene ma questo distruttismo no", ha tuonato il vertice della Cei. E ancora: "C'è troppa gente - ha argomentato, stando a quanto riportato dall'Adnkronos - che parla del Papa e a qualcuno io ho detto 'fai la scelta di evangelico, se non ti va bene la Chiesa cattolica, se è troppo stretta questa barca. I nostri fratelli protestanti non hanno né il Papa né il vescovo, ognuno faccia le sue scelte. Scusatemi per lo sfogo ma l'obiettivo di tutti deve essere quello di cercare risposte per il bene della Chiesa e dell'umanità". Bassetti, con questa riflessione, non si voleva certo riferire ai tedeschi, cui il Papa piace, ma appunto ai cosiddetti "anti-Bergogliani". Le riflessioni del porporato italiano hanno un peso specifico rilevante. Se non altro perché quei virgolettati segnalano come, all'interno delle alte sfere cattoliche, qualcuno sia disposto a perdere qualcosa in termini numerici, pur di ritrovare l'unità di visione, che sembra essere stata perduta.

Chi si oppone al "cammino sinodale" tedesco

C'è un ultimo elemento da analizzare in maniera certosina: un conto è uno scisma de iure, quello riconosciuto dalle istituzioni, un conto è uno scisma de facto, quello che non ha bisogno di essere battezzato con tutti i crismi dell'ufficialità, in quanto già strisciante per conto suo. Mons. Luigi Negri, in un'intervista rilasciata a La Verità, ha lanciato un allarme, supponendo la presenza di situazioni scismatiche nella Chiesa universale. L'arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio ha parlato del caso in cui un sacerdote non reciti il Credo durante una celebrazione. Qualcosa che, stando a quanto raccontato da Negri, già accade. Rapportando questo discorso al caso germanico, si può immaginare uno spaccato per cui, prescindendo dalle disposizioni che proverranno da Roma, alcuni capisaldi del cattolicesimo vengano comunque riformati.
Ma c'è un fronte che si oppone al "percorso sinodale" di Marx e del suo episcopato. I cardinali tedeschi che sembrano più che perplessi sono tre: Gherard Ludwig Mueller, ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Walter Brandmueller, storico ed amico di Benedetto XVI ed il cardinal Rainer Maria Woelki, che ha proprio votato contro l'istituzione di un "concilio interno". Poi i consueti ambienti tradizionalisti, che hanno organizzato una vera e propria manifestazione di protesta in una piazza bavarese, con tanto di presenza dell'ex nunzio apostolico Carlo Maria Viganò. In quella occasione, è stata avanzata la proposta di uno sciopero fiscale nei confronti dell'apparato ecclesiastico teutonico. La Chiesa tedesca, infatti, può vantare il recepimento di una tassa ecclesiastica obbligatoria che corrisponde a circa l'8% del reddito annuo di una persona che si professa cattolica. Questa è una delle particolarità per cui l'Ecclesia di Germania può essere definita più potente delle altre.
Il professor Roberto De Mattei, presidente della Fondazione Lepanto, è il primo ad essere convinto della bontà di uno sciopero fiscale: "Il criterio di appartenenza alla Chiesa cattolica - ha fatto presente in Baviera, come ripercorso sul blog di Marco Tosatti - si fonda sulla fede che ogni cattolico riceve con il battesimo e non può essere ridotto al pagamento di una tassa. Solo un’istituzione profondamente secolarizzata può stabilire un’equazione tra l’appartenenza alla Chiesa e il pagamento di una quota del proprio reddito. La Chiesa tedesca, economicamente ricca, ma spiritualmente sempre più povera, appare agli occhi del cristiano, come un apparato aziendale e burocratico sottomesso all’opinione pubblica e alle autorità civili. Inoltre chi subordina la vita sacramentale al pagamento di un’imposta cade nel peccato di simonia, quella vendita di beni spirituali che ha caratterizzato tutte le epoche di grave crisi nella Chiesa". Contrastare Marx smettendo di pagare le tasse? L'intento sembra recitare così. Si narra spesso di come (ma sono per lo più affari interni), nel corso del suo pontificato, Benedetto XVI avesse provato, senza riuscirci, ad abolire la tassa ecclesiastica in Germania.

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