ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 15 gennaio 2020

“La rabbia dell’inferno”

Mons. Schneider sul libro Ratzinger-Sarah: “Ha provocato la rabbia dell’inferno”



Monsignor Atanasio Schneider, vescovo ausiliare di Santa Maria ad Astana è intervenuto in merito al libro scritto dal cardinale Robert Sarah con l’ausilio del Papa Emerito Benedetto XVI.
Ecco il testo dell’intervento del vescovo Kazako Mons. Schneider.

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Dal profondo del cuore, si deve ringraziare Sua Eminenza il Cardinale Robert Sarah per il suo gesto eroico nell’aver scritto il libro “Des profondeurs de nos coeurs” e, soprattutto, per il suo contenuto teologicamente e pastoralmente estremamente chiaro e appropriato.
Con il suo intervento, il cardinale Robert Sarah ha dato voce a molti vescovi, sacerdoti e semplici fedeli in tutto il mondo, la cui voce era stata soffocata da quelle strutture amministrative e gruppi influenti nella vita della Chiesa, che sono applauditi dalla potente rete mondiale dei nemici della fede cattolica – la fede di tutti i tempi.
Alcuni dei nemici della vera fede cattolica e apostolica hanno lanciato un fulmineo attacco contro il cardinale Sarah mediante calunnie e menzogne. Ciò dimostra che l’intervento del cardinale Sarah è stato sia altamente necessario che tempestivo. Si potrebbe dire che l’intervento del cardinale Sarah abbia provocato, per così dire, la rabbia dell’inferno. Si potrebbe anche confrontare l’annuncio del nuovo volume del Cardinale Sarah (e il suo contenuto specifico) con la reazione di shock che Erode, i sommi sacerdoti, gli scribi e l’intera Gerusalemme hanno mostrato all’annuncio da parte dei Magi della nascita del Nuovo Re di Israele.
Il Signore chiede anche a Sua Eminenza il Cardinale Robert Sarah il sacrificio di essere stato purtroppo ed enigmaticamente abbandonato anche da quelle persone che senza ambiguità e senza rispetto umano avrebbero dovuto sostenere lui e il suo intervento.
Si può dire con profonda convinzione che Nostro Signore, la Chiesa di tutti i tempi, i Papi di tutti i tempi e tutti i veri cattolici del nostro tempo, specialmente i “piccoli” nella Chiesa, sono grati a Sua Eminenza e sono vicini a lui!
Si può desiderare che il nostro Santo Padre Papa Francesco sia grato per l’intervento del cardinale Robert Sarah, che ha fatto per amore autentico per la Chiesa. Si potrebbe anche desiderare che Papa Francesco consideri in modo efficace e fruttuoso il contributo del cardinale Sarah, poiché ha spesso incoraggiato la libertà di parola e la pratica di una parresia apostolica .
Con il suo intervento, il cardinale Robert Sarah ha adempiuto solo al suo grave dovere e ha dimostrato di essere stato un vero aiuto per il Papa e, in questo modo, per l’intera Chiesa. Si può credere che, così facendo, non sia stato commosso né dalle lodi né dalle minacce (nec laudibus, nec timore), testimoniando così il simbolismo del colore rosso delle vesti dei cardinali e del loro titolo “Eminenza”.
I “piccoli” nella Chiesa sono sicuramente grati e pregano per Sua Eminenza il Cardinale Robert Sarah.
14 gennaio 2020
+ Atanasio Schneider, vescovo ausiliare di Santa Maria ad Astana
Michele M. Ippolito

IL CLAMOROSO CASO DEL LIBRO DI BENEDETTO XVI E DEL CARD. SARAH SUL CELIBATO ECCLESIASTICO. BERGOGLIO E’ INFEROCITO PERCHE’…



L’assurdo pasticcio che è stato fatto, dopo l’anticipazione del libro di Benedetto XVI e del card. Sarah, è spiegato benissimo in QUESTO articolo di Riccardo Cascioli


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Il libro scritto da Benedetto XVI e dal card. Robert Sarah, intitolato “Dal profondo dei nostri cuori”, ancor prima di uscire ha suscitato un terremoto e il fuoco di sbarramento sgangherato e rabbioso di certi bergogliani. Quasi che Benedetto XVI non avesse diritto di parola (lo stesso Bergoglio, in passato, lo aveva invitato a intervenire).

Il terremoto è stato provocato dall’anticipazione ai giornali della loro difesa del celibato sacerdotale (che definiscono “indispensabile”). Ma anche dal loro tono generale che prova la gravità della situazione, perché i due uomini di Dio – pur con rispetto verso il papa argentino – sembrano dire a Bergoglio: fermati, stai portando la Chiesa fuori strada, nel burrone.

Essi, citando S. Agostino, affermano: “ora non possiamo più tacere”. Dopo aver sopportato a lungo gli spettacoli incresciosi dell’epoca bergogliana (come la Pachamama in San Pietro, al sinodo amazzonico), dopo aver tentato a lungo, per vie riservate e fraterne, di sconsigliare a Bergoglio i suoi strappi rivoluzionari, adesso avvertono un dovere di coscienza davanti a Dio e alla Chiesa: “Era nostro sacro dovere ricordare la verità del sacerdozio cattolico. In questi tempi difficili ciascuno deve avere paura che un giorno Dio gli rivolga questo acerbo rimprovero: ‘Maledetto sei tu, che non hai detto nulla’”.

Citando queste parole di S. Caterina da Siena, grande fustigatrice di papi, vogliono richiamare tutti gli ecclesiastici (Bergoglio compreso) a pensare all’unico giudizio che conta, che non è quello dei giornali e delle potenze di questo mondo, ma quello di Dio.

Sbagliato dunque rincorrere gli applausi dei media, degli intellettuali e dei politici mainstream: bisogna piacere a Dio, cosa che – di solito (come avverte Gesù nel Vangelo) – catalizza su di sé l’odio e il dileggio del potere mondano, non i suoi applausi.

Pare, fra l’altro, che il libro non si limiti a dare un altolà preventivo sul tema del celibato ecclesiastico a papa Bergoglio, che si appresta a pubblicare le sue conclusioni sul Sinodo amazzonico, e ai vescovi tedeschi che hanno varato il loro sinodo “rivoluzionario (in entrambi i casi è nel mirino il celibato).

Benedetto XVI e il card. Sarah affrontano anche altre questioni scottanti – dall’eucaristia alla liturgia – che sono egualmente sotto il tiro dei “rivoluzionari”.

Infatti l’attuale potere clericale sta cercando di omologarsi alle confessioni protestanti del Nord Europa, per questo la controversia è sui sacramenti che sono i pilastri della Chiesa Cattolica. Non a caso il sacerdozio, il celibato e l’eucaristia segnarono le grandi rotture di Lutero.

Ma seguire questa strada è il suicidio della Chiesa. Oltretutto il fallimento totale del modello protestante (come il “pastore sposato”), è clamoroso nel Nord Europa che ormai è decristianizzato. L’offerta a saldo – tonaca e moglie, due al prezzo di uno – non funziona.

Lo stesso si può dire della vecchia idea “progressista”, che ha fatto fallimento in Sudamerica, del prete-come-uno –di-noi”, politicante e agitatore sociale. Il crollo verticale delle vocazioni e dell’appartenenza alla Chiesa in America Latina mostra che quel modello porta alla fine della Chiesa.

Un autorevole sociologo americano, Rodney Stark, analizzando le diverse confessioni negli Stati Uniti, nel Novecento, ha dimostrato, che una proposta religiosa è tanto più attrattiva – sia per le adesioni che per le vocazioni – quanto più è “altra” rispetto al mondo, quanto più è esigente e radicale la vita che propone.

Infatti nella Chiesa la fioritura di vocazioni non avviene per nulla negli ambienti progressisti che predicano l’abbraccio con il mondo e con le ideologie mondane, ma in quelle realtà che invece – seguendo il carisma dei santi – offrono l’esperienza del cielo sulla terra, quindi una fortissima carica ideale (sono quelle realtà che Bergoglio accusa di fondamentalismo e cerca di demolire).

Ecco perché Benedetto XVI e il card. Sarah – che pure sottolineano l’immensa dignità del matrimonio, elevato a sacramento da Gesù Cristo – affermano che il sacerdozio deve essere una donazione totale a Dio e non parziale, per essere come Cristo e vivere come lui: è “una rinuncia alla vita familiare terrena” che annuncia “nuovi cieli e nuova terra”. Mentre “la possibilità di ordinare uomini sposati rappresenterebbe una catastrofe pastorale, una confusione ecclesiologica e un oscuramento della comprensione del sacerdozio”.

Gli studi storici hanno ormai dimostrato che non è affatto vero che il celibato sia stato introdotto in epoche successive a quelle apostoliche, ma è vero l’esatto contrario: fu fin dall’inizio l’ideale di vita apostolica sulle orme di Gesù (mentre nei secoli successivi gli orientali hanno poi introdotto i preti sposati, ma non la Chiesa Cattolica).

Il card. Sarah ha detto che Benedetto XVI con questo intervento “ha voluto rassicurare milioni di cristiani che si sentono disorientati” e ha voluto confortare tanti sacerdoti smarriti. Questa in effetti è la funzione di Pietro. Non a caso firma il libro col suo nome da papa: Benedetto XVI.

Antonio Socci
Da “Libero”, 14 gennaio 2020

Il vero pasticcio è la coabitazione dei due Papi
(Roberto de Mattei) L’ultima polemica, esplosa dopo la pubblicazione del libro sul sacerdozio del cardinale Sarah e di Benedetto XVI, conferma la situazione di penosa confusione in cui oggi versa la Chiesa.
La notizia di un testo scritto a quattro mani dal Papa emerito e dal cardinale Robert Sarah è scoppiata come una bomba il 12 gennaio. Il libro, curato da Nicolas Diat, uomo di fiducia del cardinale Sarah, è stato pubblicato dall’editore Fayard con il titolo, Des profondeurs des nos coeurs (Dal profondo dei nostri cuori) e contiene una ferma difesa del celibato ecclesiastico. La lobby mediatica progressista è subito partita all’attacco, negando che il Papa emerito avesse mai scritto un libro con il cardinale Sarah e accusando quest’ultimo di avere intrapreso un’ “operazione editoriale” contro papa Francesco. Il cardinale Sarah ha reagito da parte sua con estrema fermezza: «Dichiaro solennemente che Benedetto XVI sapeva che il nostro progetto avrebbe preso la forma di un libro. (…) Alcuni attacchi sembrano insinuare una menzogna da parte mia. Queste diffamazioni sono di una gravità eccezionale».
Il 14 gennaio però monsignor Georg Gänswein, segretario di Joseph Ratzinger e prefetto della Casa Pontificia, ha parzialmente smentito il cardinale Sarah, chiedendo di togliere la firma del Papa emerito come coautore del libro: «Il Papa emerito sapeva che il cardinale stava preparando un libro e aveva inviato un suo testo sul sacerdozio autorizzandolo a farne l’uso che voleva. Ma non aveva approvato alcun progetto per un libro a doppia firma né aveva visto e autorizzato la copertina. Si è trattato di un malinteso senza mettere in dubbio la buona fede del cardinale Sarah».
Il cardinale guineano non ha accettato di essere indicato come il responsabile del malinteso e ha pubblicato tre lettere, con le date del 20 settembre, 12 ottobre e 25 novembre 2019, da cui emerge la piena sintonia tra lui e Benedetto XVI, che dà il via libera alla pubblicazione con queste parole: «Da parte mia il testo può essere pubblicato nella forma da lei prevista». Però la richiesta di mons. Gänswein è stata accettata e nelle prossime edizioni sarà tolta la doppia firma dal volume, il cui autore risulterà il «Card. Sarah con il contributo di Benedetto XVI». D’altro canto «il testo completo resta assolutamente immutato», ha precisato il cardinale Sarah in un tweet. Un vero “pasticcio”, la cui responsabilità sembra essere del collaboratore del Cardinale, Nicolas Diat, che ha probabilmente enfatizzato l’iniziativa più del dovuto, e soprattutto di mons. Gänswein, che ha certamente ceduto alle pressioni di chi ha voluto depotenziare il contenuto del libro, anche con l’obiettivo di squalificare il cardinale guineano, impropriamente presentato come “ultraconservatore”.
Dalla vicenda emerge però un ben più grave pasticcio, che è quello della innaturale coabitazione in Vaticano dei due Papi, soprattutto quando uno di loro, Benedetto XVI, dopo aver rinunciato al pontificato conserva il nome, mantiene la veste bianca, impartisce la Benedizione Apostolica, che spetta solo al Sommo Pontefice e rompe ancora una volta il silenzio a cui si era votato dimettendosi. In una parola si considera Papa, sia pure “emerito”.
Questa situazione è la conseguenza di un grave errore teologico del cardinale Ratzinger. Conservando il titolo di Papa emerito, come avviene per i vescovi, egli sembra ritenere che l’ascesa al Pontificato imprima sull’eletto un carattere indelebile analogo a quello sacerdotale. In realtà i gradi sacramentali del sacerdozio sono solo tre: diaconato, presbiterato ed episcopato. Il pontificato appartiene ad un’altra gerarchia della Chiesa, quella di giurisdizione, o di governo, di cui costituisce l’apice. Quando viene eletto, il Papa riceve l’ufficio della suprema giurisdizione, non un sacramento dal carattere indelebile. Il sacerdozio non si perde neanche con la morte, perché sussiste “in aternum”. Si può invece “perdere” il pontificato, non solo con la morte, ma anche in caso di volontaria rinuncia o di manifesta e notoria eresia. Se rinuncia ad essere pontefice, il Papa cessa di essere tale: non ha diritto a indossare la veste bianca né ad impartire la benedizione apostolica. Egli, dal punto di vista canonico, non è neanche più un cardinale, ma torna ad essere un semplice vescovo. A meno che la sua rinuncia non sia invalida: ma questo, nel caso di Benedetto XVI, dovrebbe essere provato. Di fatto il titolo di Papa oggi viene attribuito sia a Francesco che a Benedetto, ma certamente uno di essi è abusivo, perché uno solo può essere il Papa nella Chiesa.
La storia della Chiesa ha conosciuto Papi e antipapi che si sono combattuti, ma ognuno di essi scomunicava l’altro e la chiarezza imponeva delle scelte, come avvenne nel Grande Scisma d’Occidente, in cui tutta la Cristianità si trovò scomunicata, dall’uno o dall’altro Papa e i fedeli furono costretta a prendere posizione Ciò che non è mai accaduto è che due Papi si riconoscano entrambi come legittimi e manifestino reciprocamente rispetto e riverenza, salvo combattersi dietro le quinte per interposta persona. Cercare di metterli pubblicamente uno contro l’altro, è un’impresa improba, smentita dai fatti e destinata al fallimento. Non c’è un Papa “buono”, e un “papa “cattivo”. Non ci sono due Papi. C’è solo una grande confusione, destinata ad aumentare.
Che cosa accadrà infatti quando il processo di liquidazione del celibato ecclesiastico, avviato ufficialmente dal Sinodo sull’Amazzonia, sarà portato avanti dal “percorso sinodale” della Conferenza episcopale tedesca? Lascerà papa Francesco via libera ai vescovi tedeschi? E cosa dirà Benedetto XVI di fronte al “percorso” dei suoi confratelli tedeschi, che annunciano di voler dare «valore obbligatorio» alle loro decisioni in Germania? Da parte sua il cardinale Sarah confermerà la «filiale obbedienza a papa Francesco» che manifesta nel suo comunicato stampa del 14 gennaio o unirà la sua voce a quella dei cardinali che intendono resistere al processo di autodemolizione della Chiesa, seguendo l’insegnamento apostolico: «si deve obbedire più a Dio che agli uomini» (At 5, 29)? E’ l’ora della chiarezza, non della confusione. 

1 commento:

  1. Chiunque pensasse veramente che Benedetto XVI si è validamente dimesso da Papa, dovrebbe considerarlo meno importante del Cardinale Sarah che è ancora Prefetto di Congregazione e ha meno di 80 anni. Quindi chiunque si è infuriato perché compariva anche Benedetto XVI come autore del libro e non il solo Cardinale Sarah considera Benedetto XVI ancora come il vero Papa, e di conseguenza considera Jorge Mario Bergoglio come un usurpatore!
    In effetti il vero Papa è ancora Benedetto XVI in quanto non si è dimesso l'11 febbraio 2013 (infatti dopo tale data è rimasto Papa a tutti gli effetti) e poi il 28 febbraio 2013 non ha fatto alcunché che lo potesse far passare da essere Papa a essere ex-Papa. Di conseguenza Jorge Mario Bergoglio è ancora soltanto un Cardinale. Inoltre già da tempo si poteva facilmente inferire che il Cardinale Jorge Mario Bergoglio è caduto in eresia manifesta e molteplice.
    Potete trovare maggiori dettagli in quest'opera:
    Pace C. M., "Il vero Papa è ancora Benedetto XVI", Youcanprint 2017: https://books.google.it/books/about/Il_vero_Papa_%C3%A8_ancora_Benedetto_XVI.html?id=v2EIDgAAQBAJ&redir_esc=y
    oppure:
    https://www.youcanprint.it/religione/religione-cristianit-cattolica/il-vero-papa-ancora-benedetto-xvi-9788892646698.html

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