La nuova Chiesa 3.0 si è data al paganesimo.
E’ il nuovo trend. Avendo deciso di darsi al paganesimo, la nuova Chiesa 3.0 avrebbe potuto rivolgersi a Giunone, che era già sul posto, ma evidentemente i santi padri non amano le donne a forma di donna, preferiscono forme più androgine e si sono rivolti all’ossuta Pachamama. La Pachamama è diventata un must.
Perché durante tutto l’autunno si è sentito parlare dai media di “Pachamama”?
Il termine Pachamama nel 2019 è infatti come la parola “spread” nel 2011: tutti i giornaloni, quelli che devi leggere se non vuoi essere definito un bifolco, ne parlano come se tutti sapessero cos’è, ma in realtà le idee sono confuse.
Pachamama è il nome di una divinità non amazzonica che vuol dire “Madre Terra”, e sembra un simbolo di fertilità, essendo rappresentata come una donna nuda e incinta. In realtà non rappresenta la fertilità, ma la fertilità intristita dalla carestia, talmente rinsecchita che per completare la sua gravidanza e sputare un po’ di raccolto ha bisogno di sacrifici umani, come lo spread appunto, e come lo spread è francamente bruttina, ossuta e legnosa, col seno floscio e vuoto, non in grado di dare nulla.
La strana guerra della sempre più incredibile nuova Chiesa 3.0 a banalizzare Maria, così da desacralizzare sempre più Cristo, ha portato a una specie di noia per tutte le Madonne dalla natività di Giotto alla Madonna di Vladimir, è ci si è rivolti agli Incas, popolo celebre per mitezza e bontà di cuore, che aveva questo vizietto dei sacrifici umani, ma chi siamo noi per giudicare?
La Pachamama è stata importata durante il cosiddetto Sinodo dell’Amazzonia ma la Pachamama con l’Amazzonia non c’entra un fico, è una divinità degli Incas, che erano dei tizi che stavano sulle Ande, mentre l’Amazzonia sta in Brasile, e sono due posti diversi.
Quindi le alternative sono tre: 1) le sempre più pirotecniche e incredibili gerarchie della nuova Chiesa 3.0 non sanno leggere un atlante, 2) l’atlante non ce l’hanno proprio, perché se lo sono venduto, probabilmente insieme ai Vangeli, di cui anche sembrano sprovvisti, 3) e questa è la più inquietante: è stata scelta Amazzonia perché è l’ultima zona con ancora all’età della pietra che pratica l’infanticidio ed è stata scelta una divinità Incas venerata con l’infanticidio. Una madre terra stitica e miserabile, come quella di cui ci parla Greta o i maltusiani in genere, che ha bisogno di sacrifici di bambini, per esempio non mettendoli al mondo per non crollare.
La parola Provvidenza cacciata dalla Pachamama.
Le rappresentazioni della Madonna sono ognuna diversa, e tutte commoventi, le Pahammana sono tutte ottusamente identiche, perché sono la rappresentazione di una divinità astiosa che deve essere sempre rappresentata identica a se stessa, perché modificare il target può portare sciagura.
La Pachamana è brutta come la fame.
Quest’ultima affermazione non è un giudizio estetico, ma un’informazione antropologica. La Pachamama rappresenta la Madre Terra in carestia. Una donna incinta ha il seno florido, la Pachamama ce l’ha vuoto e cadente, come succede alle donne quando subiscono la fame: ha urgenza di sangue, ha urgenza di un sacrificio o non porterà a termine la gravidanza e la terra sarà vuota di messi.
Era il simbolo della madre terra senza salvezza e senza provvidenza, arcigna, miserabile, affamata, cui bisogna fare sacrifici perché torni a dare qualcosa. I sacrifici erano creature umane, spesso bambini, a volte feti e qualcuno immagini come erano ottenuti. I sacrifici umani erano chiamati Capacocha. Digitate su google le parole Pachamama e Capacocha e avrete tutte le informazioni sui sacrifici umani di bambini a questa divinità atroce.
Ora la situazione grazie al Cristianesimo si è ingentilita, la Pachamama è ormai una specie di superstizione e come sacrifici ci si limita solo a feti di lama, ma i sacrifici di sangue continuano a toccarle.
Nel Vangelo è scritto Chi non è con me è contro di me. Tutto quello che non è cristianesimo è contro Cristo.
Le parole tolleranza e discernimento non sono contenute nel Vangelo e non fanno parte del cristianesimo.
Non si tollera il male, non si tollera che alcuni non abbiano Cristo: il cristiano porta Cristo, evangelizza. Se non evangelizza non è più un cristiano. Io sono la verità e la via e al di fuori di me non c’è né verità né via è una frase che non lascia margini al dialogo interreligioso che nel cristianesimo non esiste.
L’unico dialogo è l’evangelizzazione.
La Chiesa di Santa Maria in Traspontina a Roma, vicinissima alla Basilica di San Pietro, è stata profanata mettendo sugli altari le Pachamama, il 21 ottobre qualcuno ha prelevato gli spettacolari manufatti peraltro fabbricati a mano, ma in serie e acquistabili su qualsiasi bancarella in Perù per pochi spiccioli. Secondo il cristianesimo si chiamano idoli e non dovrebbero stare sugli altari e questo qualcuno li ha sistemate sulle acque del Tevere.
A me sembra un’idea carina sotto tutti i punti di vista, era un’idea carina perché i manufatti venivano tolti dalla Chiesa, e i cristiani (veri) possono essere contenti, e venivano messi in acqua così che la madre Terra si incontra con le Acque e anche la nuova religione panteista ecologista e scema potrebbe essere contenta.
Invece tutti scontenti. subito arrivarono le condanne e i commenti negativi dai giornali e da ambienti vaticani. Gli anonimi autori erano stati bollati come “attivisti ultraconservatori” dalla stampa, ci mancava solo “nazi- fascisti” e “odiatori seriali”.
La nuova Chiesa 3.0 ha chiesto perdono a chi si è sentito offeso dal furto delle Pachamana (chi? I peruviani? I brasiliani? I fabbricanti di Pachamama?) mentre schiere di cattolici hanno recitato Rosari di riparazione per chiedere perdono a Dio per la presenza di idoli francamente bruttarelli sugli altari, e questi ultimi mi sembrano più in tinta con l’estetica, ma anche col cristianesimo.
Quando a novembre si è rivelato al pubblico l’autore del gesto di rimozione, lo ha fatto con un video pubblicato la mattina del 04 novembre dal canale YouTube “Corrispondenza Romana”, la sua dichiarazione è preceduta da una breve introduzione di Roberto De Mattei, Presidente della Fondazione Lepanto, storico, uno tra i più attivi intellettuali e studiosi di materie religiose critici nei confronti del Sinodo Amazzonico.
L’autore del gesto si chiama Alexander Tschugguel, è austriaco, di Vienna, e ha 26 anni.
Il ventiseienne austriaco, in qualche articolo uscito nelle testate online dei giornali, a commento della rivelazione della sua identità, è già stato definito “ladro delle Pachamama”, “rapitore misterioso” e “super cattolico”.
La nuova Chiesa 3.0 il primo comandamento lo conosce?
È proprio questo che fa notare Alexander nel suo video, che la presenza di queste statuette in chiesa va contro il Primo Comandamento, che recita: «Io sono il Signore, tuo Dio (…): non avrai altri dei al di fuori di me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai».
Alexander ci dice che dopo essersi informato sulle questioni sinodali ed essersi recato
personalmente a Roma all’inizio del Sinodo per seguire alcune conferenze, visitò la chiesa di Santa Maria in Traspontina dove due cappelle erano state allestite con manufatti amazzonici. I volontari che erano lì spiegavano che «il Sinodo non riguardava tanto la religione quanto la politica» e che le persone in Amazzonia non venivano battezzate dai missionari perché «non fa parte della loro cultura». Ci spiega che, una volta tornati a Vienna e riflettuto sulla bontà o meno della presenza di quei manufatti in chiesa, lui e alcuni amici hanno deciso di tornare a Roma e agire. Dice poi che hanno deciso di non nascondersi perché non vogliono che si pensi sia stata un’azione da codardi e
sono venuti allo scoperto a distanza di una settimana dalla fine del Sinodo, perché le
persone si concentrassero sull’azione e non sull’autore di essa.
Nel frattempo le statuette, di legno e prive di alcun valore intrinseco, sono state ripescate per essere trionfalmente messe sugli altari. Chi le ha ripescate? I carabinieri e i sommozzatori dello Stato Italiano? Con i soldi dei contribuenti italiani? Quegli stessi contribuenti per i quali in caso di furto non si muove mai nessuno?
E ora torniamo al Sinodo dell’Amazzonia, così capiamo la Pachamama che vuol dire.
Ospiti d’onore del Sinodo: l’iper-abortista Jeffrey Sachs, un economista americano e l’iper-abortista Ban Ki-moon, nessuno dei due è cattolico, ed entrambi adorano l’aborto, non perché siano cattivi, ma perché c’è questa povera madre Terra rinsecchita e con le mammelle vuote che ha bisogno di sacrifici umani per riprendersi.
Al Sinodo dell’Amazzonia la nuova Chiesa 3.0 ha cinguettato che dobbiamo obbedire all’ONU e l’ONU ha due parole d’ordine: contraccezione chimica e aborto.
Il Nemico è dentro le porte.
E’ il nuovo trend. Avendo deciso di darsi al paganesimo, la nuova Chiesa 3.0 avrebbe potuto rivolgersi a Giunone, che era già sul posto, ma evidentemente i santi padri non amano le donne a forma di donna, preferiscono forme più androgine e si sono rivolti all’ossuta Pachamama. La Pachamama è diventata un must.
Perché durante tutto l’autunno si è sentito parlare dai media di “Pachamama”?
Il termine Pachamama nel 2019 è infatti come la parola “spread” nel 2011: tutti i giornaloni, quelli che devi leggere se non vuoi essere definito un bifolco, ne parlano come se tutti sapessero cos’è, ma in realtà le idee sono confuse.
Pachamama è il nome di una divinità non amazzonica che vuol dire “Madre Terra”, e sembra un simbolo di fertilità, essendo rappresentata come una donna nuda e incinta. In realtà non rappresenta la fertilità, ma la fertilità intristita dalla carestia, talmente rinsecchita che per completare la sua gravidanza e sputare un po’ di raccolto ha bisogno di sacrifici umani, come lo spread appunto, e come lo spread è francamente bruttina, ossuta e legnosa, col seno floscio e vuoto, non in grado di dare nulla.
La strana guerra della sempre più incredibile nuova Chiesa 3.0 a banalizzare Maria, così da desacralizzare sempre più Cristo, ha portato a una specie di noia per tutte le Madonne dalla natività di Giotto alla Madonna di Vladimir, è ci si è rivolti agli Incas, popolo celebre per mitezza e bontà di cuore, che aveva questo vizietto dei sacrifici umani, ma chi siamo noi per giudicare?
La Pachamama è stata importata durante il cosiddetto Sinodo dell’Amazzonia ma la Pachamama con l’Amazzonia non c’entra un fico, è una divinità degli Incas, che erano dei tizi che stavano sulle Ande, mentre l’Amazzonia sta in Brasile, e sono due posti diversi.
Quindi le alternative sono tre: 1) le sempre più pirotecniche e incredibili gerarchie della nuova Chiesa 3.0 non sanno leggere un atlante, 2) l’atlante non ce l’hanno proprio, perché se lo sono venduto, probabilmente insieme ai Vangeli, di cui anche sembrano sprovvisti, 3) e questa è la più inquietante: è stata scelta Amazzonia perché è l’ultima zona con ancora all’età della pietra che pratica l’infanticidio ed è stata scelta una divinità Incas venerata con l’infanticidio. Una madre terra stitica e miserabile, come quella di cui ci parla Greta o i maltusiani in genere, che ha bisogno di sacrifici di bambini, per esempio non mettendoli al mondo per non crollare.
La parola Provvidenza cacciata dalla Pachamama.
Le rappresentazioni della Madonna sono ognuna diversa, e tutte commoventi, le Pahammana sono tutte ottusamente identiche, perché sono la rappresentazione di una divinità astiosa che deve essere sempre rappresentata identica a se stessa, perché modificare il target può portare sciagura.
La Pachamana è brutta come la fame.
Quest’ultima affermazione non è un giudizio estetico, ma un’informazione antropologica. La Pachamama rappresenta la Madre Terra in carestia. Una donna incinta ha il seno florido, la Pachamama ce l’ha vuoto e cadente, come succede alle donne quando subiscono la fame: ha urgenza di sangue, ha urgenza di un sacrificio o non porterà a termine la gravidanza e la terra sarà vuota di messi.
Era il simbolo della madre terra senza salvezza e senza provvidenza, arcigna, miserabile, affamata, cui bisogna fare sacrifici perché torni a dare qualcosa. I sacrifici erano creature umane, spesso bambini, a volte feti e qualcuno immagini come erano ottenuti. I sacrifici umani erano chiamati Capacocha. Digitate su google le parole Pachamama e Capacocha e avrete tutte le informazioni sui sacrifici umani di bambini a questa divinità atroce.
Ora la situazione grazie al Cristianesimo si è ingentilita, la Pachamama è ormai una specie di superstizione e come sacrifici ci si limita solo a feti di lama, ma i sacrifici di sangue continuano a toccarle.
Nel Vangelo è scritto Chi non è con me è contro di me. Tutto quello che non è cristianesimo è contro Cristo.
Le parole tolleranza e discernimento non sono contenute nel Vangelo e non fanno parte del cristianesimo.
Non si tollera il male, non si tollera che alcuni non abbiano Cristo: il cristiano porta Cristo, evangelizza. Se non evangelizza non è più un cristiano. Io sono la verità e la via e al di fuori di me non c’è né verità né via è una frase che non lascia margini al dialogo interreligioso che nel cristianesimo non esiste.
L’unico dialogo è l’evangelizzazione.
La Chiesa di Santa Maria in Traspontina a Roma, vicinissima alla Basilica di San Pietro, è stata profanata mettendo sugli altari le Pachamama, il 21 ottobre qualcuno ha prelevato gli spettacolari manufatti peraltro fabbricati a mano, ma in serie e acquistabili su qualsiasi bancarella in Perù per pochi spiccioli. Secondo il cristianesimo si chiamano idoli e non dovrebbero stare sugli altari e questo qualcuno li ha sistemate sulle acque del Tevere.
A me sembra un’idea carina sotto tutti i punti di vista, era un’idea carina perché i manufatti venivano tolti dalla Chiesa, e i cristiani (veri) possono essere contenti, e venivano messi in acqua così che la madre Terra si incontra con le Acque e anche la nuova religione panteista ecologista e scema potrebbe essere contenta.
Invece tutti scontenti. subito arrivarono le condanne e i commenti negativi dai giornali e da ambienti vaticani. Gli anonimi autori erano stati bollati come “attivisti ultraconservatori” dalla stampa, ci mancava solo “nazi- fascisti” e “odiatori seriali”.
La nuova Chiesa 3.0 ha chiesto perdono a chi si è sentito offeso dal furto delle Pachamana (chi? I peruviani? I brasiliani? I fabbricanti di Pachamama?) mentre schiere di cattolici hanno recitato Rosari di riparazione per chiedere perdono a Dio per la presenza di idoli francamente bruttarelli sugli altari, e questi ultimi mi sembrano più in tinta con l’estetica, ma anche col cristianesimo.
Quando a novembre si è rivelato al pubblico l’autore del gesto di rimozione, lo ha fatto con un video pubblicato la mattina del 04 novembre dal canale YouTube “Corrispondenza Romana”, la sua dichiarazione è preceduta da una breve introduzione di Roberto De Mattei, Presidente della Fondazione Lepanto, storico, uno tra i più attivi intellettuali e studiosi di materie religiose critici nei confronti del Sinodo Amazzonico.
L’autore del gesto si chiama Alexander Tschugguel, è austriaco, di Vienna, e ha 26 anni.
Il ventiseienne austriaco, in qualche articolo uscito nelle testate online dei giornali, a commento della rivelazione della sua identità, è già stato definito “ladro delle Pachamama”, “rapitore misterioso” e “super cattolico”.
La nuova Chiesa 3.0 il primo comandamento lo conosce?
È proprio questo che fa notare Alexander nel suo video, che la presenza di queste statuette in chiesa va contro il Primo Comandamento, che recita: «Io sono il Signore, tuo Dio (…): non avrai altri dei al di fuori di me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai».
Alexander ci dice che dopo essersi informato sulle questioni sinodali ed essersi recato
personalmente a Roma all’inizio del Sinodo per seguire alcune conferenze, visitò la chiesa di Santa Maria in Traspontina dove due cappelle erano state allestite con manufatti amazzonici. I volontari che erano lì spiegavano che «il Sinodo non riguardava tanto la religione quanto la politica» e che le persone in Amazzonia non venivano battezzate dai missionari perché «non fa parte della loro cultura». Ci spiega che, una volta tornati a Vienna e riflettuto sulla bontà o meno della presenza di quei manufatti in chiesa, lui e alcuni amici hanno deciso di tornare a Roma e agire. Dice poi che hanno deciso di non nascondersi perché non vogliono che si pensi sia stata un’azione da codardi e
sono venuti allo scoperto a distanza di una settimana dalla fine del Sinodo, perché le
persone si concentrassero sull’azione e non sull’autore di essa.
Nel frattempo le statuette, di legno e prive di alcun valore intrinseco, sono state ripescate per essere trionfalmente messe sugli altari. Chi le ha ripescate? I carabinieri e i sommozzatori dello Stato Italiano? Con i soldi dei contribuenti italiani? Quegli stessi contribuenti per i quali in caso di furto non si muove mai nessuno?
E ora torniamo al Sinodo dell’Amazzonia, così capiamo la Pachamama che vuol dire.
Ospiti d’onore del Sinodo: l’iper-abortista Jeffrey Sachs, un economista americano e l’iper-abortista Ban Ki-moon, nessuno dei due è cattolico, ed entrambi adorano l’aborto, non perché siano cattivi, ma perché c’è questa povera madre Terra rinsecchita e con le mammelle vuote che ha bisogno di sacrifici umani per riprendersi.
Al Sinodo dell’Amazzonia la nuova Chiesa 3.0 ha cinguettato che dobbiamo obbedire all’ONU e l’ONU ha due parole d’ordine: contraccezione chimica e aborto.
Il Nemico è dentro le porte.
di Silvana De Mari
Pubblicato il 31 dicembre 2019 sul sito dell'Autrice
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