ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 17 gennaio 2020

Serpi e capitoni

San Pio X contro il sionismo




Fui condotto dal Papa passando per un gran numero di piccoli saloni. Egli mi ricevette in piedi e mi tese la mano, che io non baciai… […] Io gli sottoposi brevemente il mio problema. Egli rispose con tono severo e categorico:
«Noi non possiamo sostenere questo movimento [sionista]. Non potremo impedire agli Ebrei di andare a Gerusalemme, ma in nessun caso possiamo sostenere la cosa. Anche se non è sempre stata santa, la terra di Gerusalemme è stata santificata dalla vita di Gesù Cristo. Come capo della Chiesa io non posso dirvi altro. Gli Ebrei non hanno riconosciuto Nostro Signore, e per questo noi non possiamo riconoscere il popolo ebraico». […]

Ecco, pensai, ricomincia il vecchio conflitto fra Roma e Gerusalemme; lui rappresenta Roma, io Gerusalemme […].

«Ma che dice, Santo Padre, della situazione attuale?» – gli chiesi –
Ed egli mi rispose: «Io so che è spiacevole vedere i Turchi in possesso dei nostri luoghi santi. Siamo costretti a sopportalo. Ma sostenere gli Ebrei perché ottengano essi i luoghi santi è una cosa che non possiamo fare».

Io feci notare che la nostra motivazione era il disagio degli Ebrei, e che intendevamo lasciare da parte le questioni religiose.

«Sì» - mi disse - «ma noi, e in particolare io, come capo della Chiesa, non possiamo farlo». Due sono i casi che possono presentarsi: o gli Ebrei rimangono fedeli alla loro credenza e continuano ad attendere il Messia, che per noi è già venuto; e in questo caso essi negano la divinità di Gesù e noi non possiamo fare alcunché per loro; o essi vanno in quelle terre senza alcuna religione, e in questo caso noi possiamo sostenerli ancora meno. La religione ebraica è stata la base della nostra, ma essa è stata rimpiazzata dalla dottrina di Cristo e da allora noi non possiamo più riconoscere la sua esistenza. Gli Ebrei, che avrebbero dovuto essere i primi a riconoscere Gesù Cristo, fino ad oggi non l’hanno fatto

Io stavo per dirgli: «E’ quello che accade in tutte le famiglie. Nessuno è profeta nella sua famiglia», e invece gli dissi: «Il terrore e le persecuzioni non erano certo i mezzi migliori per illuminare gli Ebrei.»

E questa volta egli replicò con una semplicità disarmante: «Nostro Signore è giunto senza disporre di alcuna potenza. Era povero. E’ venuto in pace. Egli non ha perseguitato alcuno, ma è stato perseguitato. Anche gli Apostoli lo hanno abbandonato. E’ solo dopo che Egli è cresciuto: è solo dopo tre secoli che la Chiesa è stata stabilita. Quindi gli Ebrei hanno avuto tutto il tempo per riconoscere la divinità di Gesù Cristo senza alcuna pressione esterna. Ma non l’hanno fatto e continuano a non farlo fino ad oggi.

«Ma Santo Padre» - gli dissi - «la situazione degli Ebrei è spaventosa. Io non so se Vostra Santità si rende conto di tutta l’ampiezza di questo dramma. Noi abbiamo bisogno di un paese per i perseguitati».
Ed egli ha replicato: «E questo dev’essere Gerusalemme?»
«Noi non chiediamo Gerusalemme» - ho replicato - «ma la Palestina, solo il paese profano»
Ed egli mi ha risposto: «Noi non possiamo sostenere questa cosa».
«Santo Padre, lei conosce la situazione degli Ebrei?» gli chiesi.
«Sì, l’ho conosciuta a Mantova» - mi ha risposto - «dove vi sono degli Ebrei, D’altronde, io ho sempre avuto delle buone relazioni con gli Ebrei. Recentemente, una sera, sono venuti in visita da me due Ebrei. E’ vero che esistono dei rapporti che si collocano al di fuori della religione: dei rapporti di cortesia e di carità; noi non rifiutiamo agli Ebrei né gli uni né gli altri. Del resto, noi preghiamo per loro, affinché si illumini il loro spirito. Proprio oggi noi celebriamo la festa di un miscredente che, sulla via di Damasco si è convertito in maniera miracolosa al vero credo [San Paolo]. Così, se voi andate in Palestina e lì stabilite il vostro popolo, noi prepareremo delle chiese e dei sacerdoti per battezzarvi tutti».

Theodore Herzl – Journal 1895-1904. Le fondateur du sionisme parle. Citato nella rivista « Le sel de la Terre ».


Incontro fra il Papa San Pio X e il fondatore del sionismo: Theodor Herzl

Riportato da Herzl nel suo giornale del 25 gennaio 1904


I grassetti sono nostri


http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV3325_San_Pio_X_contro_il_sionismo.html

Complimenti a Salvini per la vittoria

Come abbiamo constatato, il segretario  della Lega ha debellato gli antisemiti e   distrutto l’antisionismo in favore  di Netanyahu , compito della cui urgenza tutti noi siamo convinti. Una bellissima vittoria politica nel momento giusto.  Purtroppo ha coinciso con l’affondamento della riforma elettorale maggioritaria da parte della Corte Costituzionale:  la quale  ha eccepito “l’eccessiva manipolatività del quesito referendario nella parte che riguarda la delega al Governo, ovvero proprio nella parte che, secondo le intenzioni dei promotori, avrebbe consentito l’autoapplicatività della ‘normativa di risulta».
Il che vuol dire che mentre il  nostro capitone voleva far passare il maggioritario puro, avremo il proporzionale purissimo e  assoluto, anche perché il quesito referendario – invenzione di Roberto Calderoli, il   solo “costituzionalista”  disponibile alla  Lega  –  è stato concepito concettualmente coi piedi.
Complimenti al Capitone per il fiuto politico e la tempestività della sua vittoria  immaginaria. Sulla sconfitta  reale e concreta concomitante,  ci  complimentiamo della sincronicità.  (Chi gli vuole bene, cominci a raccogliere i fondi per  la villetta di Hammamet)



SALVINI SI GIOCA LA CARTA DELLA IDENTIFICAZIONE CON ISRAELE COME “POLIZZA DI ASSICURAZIONE”


di Luciano Lago
Che nel panorama politico italiano si sentisse la necessità di avere un partito totalmente schierato sulle posizioni di Israele, era un fatto di cui Matteo Salvini si è fatto interprete e, primo fra tutti, si è autoproclamato “difensore del diritto ad esistere” di Israele e nemico di qualunque forma di antisemitismo.
Nel corso di un convegno ufficiale, tenutosi a Roma a Palazzo Giustiniani, dal titolo ‘Le nuove forme dell’antisemitismo‘, in presenza di diplomatici, studiosi, agenti dei servizi, massoni e dell’ambasciatore israeliano, Salvini ha sostenuto che “L’antisemitismo è una malattia che va curata e prevenuta con l’educazione ma anche con la legge”, perciò dopo la “messa fuori legge del movimento anti-Israele in Austria lo faremo anche noi”.
In questo modo Salvini ha fatto intendere che si farà promotore di un disegno di legge per combattere l’antisemitismo e che considera un reato negare l’autodeterminazione del popolo ebraico mentre, ha sottinteso, che le richieste dei palestinesi di un proprio stato devono essere rigettate.
Non per caso Salvini ha dichiarato di ispirarsi anche alle politiche messe in atto ultimamente dal presidente Usa, Donald Trump. Fra queste Salvini ha indicato il riconoscimento di Gerusalemme capitale, in contrasto con le norme internazionali che avevano stabilito la città di Gerusalemme con uno status speciale in quanto città sacra alle tre grandi religioni.
Per Salvini, analogamente a quanto ritiene Trump, le risoluzioni dell’ONU non contano, tanto meno le norme internazionali, l’importante è favorire il diritto di Israele anche a scapito della popolazione palestinese residente che, con le buone o con le cattive, deve sloggiare a fare posto ai coloni israeliani.
Questo il sottinteso delle dichiarazioni di Salvini che non ha mai neppure nominato i palestinesi e tanto meno gli accordi precedenti quelli di Oslo, del 1993, che prevedevano la soluzione dei due stati, uno israeliano ed uno palestinese, accordi disattesi da Israele che ha proceduto alla realizzazione di centinaia di colonie illegali sui territori di quello che doveva essere uno stato palestinese.
Un problema complesso che Salvini semplifica con il principio della “lotta all’antisemitismo”, che non chiarisce quale debba essere la critica lecita e quella non lecita nei confronti di Israele. Non è lecita per Salvini la campagna di “Boicotta Israele” per le produzioni che vengono fatte nei territori occupati da Israele e di conseguenza, secondo Salvini, si può presumere che non sia lecita la resistenza all’occupante che è invece un principio sancito dalla stessa carta dell’ONU.
Salvini dimostra quindi una superficialità e pressapochismo disarmante rispetto a problemi complessi che richiederebbero un approccio cauto e rispettoso dei diritti delle varie parti coinvolte in un conflitto che dura da oltre mezzo secolo. In particolare il leader leghista non si accorge neppure di entrare in contraddizione con se stesso, lui che si proclamava difensore del cristianesimo, negando il rispetto e la tutela specifica dei luoghi santi per il Cristianesimo con l’assimilazione di Gerusalemme quale capitale di Israele.
Molti osservatori si chiedono quale fosse la necessità di ricorrere ad un convegno per stabilire linee di politica estera ad uso interno che non erano mai state affrontate in modo così plateale dallo stesso leader della Lega, il quale, in passato aveva avuto posizioni contraddittorie e oscillanti, schierandosi ora in favore di Putin, ora criticando le posizioni statunitensi sulla Siria, come su altri problemi.

Evidentemente qualche cosa è accaduto, Salvini ha fiutato il pericolo di essere messo sotto processo, di essere emarginato politicamente ed ha voluto marcare una linea di demarcazione rispetto alle posizioni di alcune frange dell’estrema destra con cui in passato aveva avuto delle contiguità.
Il leader leghista ha scelto di crearsi una sorta di polizza di assicurazioneschierandosi in modo conforme agli interessi di “quelli che contano” ed ha manifestato le stesse posizioni ultra sioniste che oggi sono proprie dell’evangelismo cristiano a cui appartengono personaggi come Mike Pence, il vice presidente USA e Mike Pompeo, il segretario di Stato .
Neppure è un caso che Salvini sia stato il primo politico italiano entusiasta nel plaudire alla nuova politica di omicidi mirati di Trump, quando è giunta notizia dell’assassinio del tenente generale Soleimani, una manifestazione tipica di chi vuol apparire il “primo della classe” degli adulatori di Trump e Pompeo.
D’altra parte la parabola di Salvini presenta delle inquietanti analogie con quella di Gianfranco Fini il quale, anche lui, a suo tempo, scelse di affratellarsi ai “padroni del discorso” per assicurarsi carriera e prebende. Non gli è andata troppo bene e non è escluso che, anche nel caso di Salvini, il suo conclamato sostegno possa essere considerato ininfluente e poco credibile da parte delle centrali di potere che contano, quelle di Washington e Bruxelles.

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