ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 4 gennaio 2020

Tempesta perfetta in arrivo, solo un miracolo la può evitare.

UN VERO FESSO – QUALCUNO LO CONTROLLI



Salvini esulta per la morte del ‘terrorista’ Soleimani: ma nel 2015 sosteneva Assad (e il generale)

Il capo della Lega è ora a tappetino verso Trump e Netanyahu. Ma quando stava a tappetino per Putin difendeva il regime di Damasco tenuto in piedi proprio dalle milizie iraniane di Soleimani

Oggi Salvini, che è steso a tappetino sulle posizioni di Trump e di Netanyahu, ha detto: “Donne e uomini liberi devono ringraziare il presidente Trump e la democrazia americana per aver eliminato #Soleimani, uno degli uomini più pericolosi e spietati al mondo, un terrorista islamico, un nemico dell’Occidente, di Israele, dei diritti e delle libertà”.
Dichiarazioni un tanto al chilo che dimostrano la rozzezza politica di un personaggio che tra una Madonna, un rosario, e un attacco (rimangiato) alla Nutella ambisce ai ‘pieni poteri’.
Ma si tratta dell’ennesima capriola. Perché fin a poco tempo ordino Salvini insieme con i suoi camerati fascisti di CasaPound e altri fascisti era schierato a tappetino con Assad che, diceva, preferiva all’Isis.
Tanto che Lega Salvini premier scriveva: “Sì, diciamolo: Assad aveva ragione, l’Occidente torto. Assad era nel giusto, l’Occidente si sbagliava. Assad è il buono, l’Occidente è quanto meno complice dei cattivi. Quindi se vogliamo salvare il salvabile, cominciamo a sostenere la Siria sovrana in modo serio, magari trovando anche il tempo di scrivere due righe di scuse da far recapitare in ambasciata. Questo è quello che c’è da fare. Ma la crociata per difendere l’Occidente no, vi prego. Quella fatevela da soli”.
Ma in quel momento Salvini era steso a tappetino verso Putin e difendeva Assad il suo regime è stato salvato dall’Isis e dai cosiddetti ‘ribelli’ siriani grazie alla Russia ma soprattutto grazie alla presenza sul campo delle  Milizie della mobilitazione popolare (Hashd Shaabi), create nel 2014 per combattere l’Isis e organizzate proprio dal generale Qassem Soleimani.
Ossia oggi Qassem Soleimani è il terrorista islamico che è stato giusto uccidere. Ieri Qassem Soleimani difendeva Assad (che secondo la Lega aveva ragione) a sconfiggere il terrorismo dall’Isis.
Quante cose sono cambiate dal Metropol a oggi…
https://globalist.it/intelligence/2020/01/03/salvini-esulta-per-la-morte-del-terrorista-suleimani-ma-nel-2015-sosteneva-assad-e-il-generale-2051162.html

Salvini esulta per la morte dell’eroe antiterrorismo Soleimani. Il leghista è solo un servo sciocco di Washington

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-salvini_esulta_per_la_morte_delleroe_antiterrorismo_soleimani_il_leghista__solo_un_servo_sciocco_di_washington/82_32416/

Commenta con entusiasmo l’omicidio del generale Soleimani per ordine di Donald Trump: è l’ennesima presa in giro di Matteo Salvini.


Mi rivolgo ai leghisti.
Il vostro Capitano ha appena commentato con entusiasmo l’assassinio di questa notte del generale iraniano Soleimani ordinato da Trump. E ha definito “pavide l’Unione Europea e l’Italia” che a differenza di Trump preferiscono la diplomazia alle bombe.

(commento Blondet):
Evidentemente non ha seguito  il consiglio  di  Giorgetti:  tenersi  sulla scrivania la foto di Renzi, per ricordare come si passa  dal  40% al 4.
Non riesce nemmeno  a capire quanti voti ha perso a favore della Meloni e persino di Casa Pound. Ha regalato a Simone Di Stefano, leader di Casapound, il rango di uno  statista: “In politica estera un sovranista deve guardare al solo esclusivo interesse nazionale. Applaudire a comando gli Stati Uniti anche di fronte ad un assassinio sconsiderato, non fa dell’Italia una potenza, ma la ridicolizza al rango di scimmietta ammaestrata”.
Il  peggio è che anche la scimmietta ammaestrata riceve un compenso per aver eseguito il suo numero ridicolo; e lo chiede pure. Anche una scimmietta ammaestrata dunque è più “politica” di costui: che ha eseguito il numero gratis, senza ottenere nulla da padrone, per giunta – si capisce – per puro sfogo della pancia, la gioia del vigliacco di fronte a una crudeltà, la vile crudeltà gratuita che lo conferma nella sua immagine mediatica diffusa dei suoi nemici: è quello che Diffonde Odio. Si scava la fossa senza nemmeno accorgersene-
Sicché obiettiamo all’articolo di  Globalist Sindication che gli attribuisce un calcolo machiavellico, lo schierarsi verso gli Usa e prendere le distanze da Putin. E’ troppo. E sbagliatissimo, colleghi, la parola categoria sotto cui avete messo la vostra valutazione: “Intelligence”.
Qui, proprio, di intelligence nemmeno l’ombra.




https://www.maurizioblondet.it/un-vero-fesso-qualcuno-lo-controlli/
Qasem Soleimani non era un terrorista. Era un patriota. 
Non era un terrorista il generale Qasem Soleimani. Così come nessun rango militare di nessuna Nazione al mondo lo è. Quello che gli americani chiamano terrorista, imitati imprudentemente da qualche Pierino italiota, colui che è stato assassinato a Bagdad insieme al capo degli sciiti iracheni era non solo un militare coraggioso, uno stratega, ma addirittura un vero eroe per la larga maggioranza degli iraniani. Non era un criminale che si nascondeva e colpiva gli inermi Soleimani, ma un comandante militare al servizio della sua Nazione.
Uno talmente preparato e determinato da sconfiggere quei banditi sanguinari dell’Isis nati coi dollari Usa della psicotica Hillary Clinton e del Nobel per la pace Barak Obama. Uno che ha liberato e restituito al mondo intero, insieme ad un contingente di volontari russi, lo stupendo sito di Palmira che quelle bestie immonde volevano distruggere. Uno che, musulmano sciita, ha riconsegnato al culto di migliaia di cattolici iracheni e siriani le chiese che i tagliagole di al Bagdadi avevano chiuso e devastato. Strano esempio davvero di “terrorista”, questo Qasem Soleimani.



VENTI DI GUERRA, SALVINI FUORI DI TESTA ED IL M5S SI VOLATILIZZA

L'attacco degli Usa che ha portato all'uccisione di otto persone fra i quali il Generale iraniano Soleimani potrebbe innescare un conflitto che potrebbe estendersi in larga scala.
Ricordiamo che l'Iran è il principale fornitore di petrolio alla Cina. L'attacco americano è stato commentato da un tweet di Salvini che non esito a definire ... demente. Non solo inaccettabili, ma assolutamente insensate e folli le parole di Salvini. Intanto in Italia continua la farsa M5S, all'interno del Movimento non si capisce più nulla, regna indisturbato il caos.
Finanza In Chiaro
https://www.youtube.com/watch?v=1cUXWySOMvU

Iran, ucciso Soleimani: solo un miracolo può evitare la guerra

Gli Stati Uniti hanno aperto il vaso di Pandora. L’assassinio del generale Qassem Soleimani, comandante delle Guardie rivoluzionarie iraniane, ucciso stamane in un raid aereo all’aeroporto di Baghdad, costerà caro al Medio oriente e al mondo intero.
L’azione supera tutte le linee rosse che appartengono al non detto ma sono rispettate da anni nella regione, tracciate per evitare di precipitare il Medio oriente in un precipizio catastrofico per tutti.
Soleimani, considerato un terrorista dall’amministrazione Usa, in Iran era più di un capo militare, era una leggenda. E le autorità di Teheran non possono accettare il suo omicidio con remissione. Arriveranno delle risposte, annunciano, né possono fare altrimenti.
Tante le cose da scrivere in un momento tanto drammatico. In attesa degli sviluppi ci limitiamo a riportare la dichiarazione di un esponente del partito democratico americano, Richard Blumenthal: “L’amministratore Trump deve una spiegazione completa – e dettagliata – sugli attacchi aerei, al Congresso e al popolo americano”.
“Le attuali autorizzazioni all’uso della forza militare non coprono in alcun modo l’inizio di una nuova guerra. L’azione potrebbe portare allo scontro militare più esteso degli ultimi decenni” (Axios).
Già, se guerra sarà, quella in Iraq sembrerà uno scherzo. Tempesta perfetta in arrivo, solo un miracolo la può evitare.
Soleimani: un indebito omicidio per un nuovo 11 settembre
Washington afferma che l’assassinio del generale Qassem Suleimani è giustificato dal fatto che il capo delle Guardie della rivoluzione iraniane stava preparando attacchi contro gli Usa in risposta ai raid contro Hezbollah in Siria e Iraq avvenuti a fine dicembre.
Un attacco legittimo, dunque. Eppure le circostanze dell’omicidio dicono tutt’altro.

Il nemico necessario

Per capire cosa è avvenuto occorre tener presente chi è Suleimani. Per accennarne usiamo la penna di un suo detrattore, Anshel Pfeffer, che su Haaretz ne fa un ritratto al vetriolo; ritratto di parte, parte israeliana ovviamente, il Paese che da tempo aveva identificato il generale iraniano come il suo più acerrimo e temibile nemico.
“Nessuno poteva tenere in mano tutti i fili scollegati del mutevole gioco di potere regionale e maneggiarli come fili di marionette, come faceva lui”, scrive Pfeffer.
Era stato Soleimani a ideare la strategia di contrasto alle legioni jihadiste sostenute dai Paesi del Golfo e dall’Occidente – e collegate con l’Isis e al Qaeda – scatenate in Siria e Iraq per destabilizzare la regione (obiettivo finale: Teheran).
E a impedire che il magma ribollente tracimasse. Ma evitando escalation. Così, “senza Soleimani a guidare la campagna, l’Iran potrebbe ora, per la prima volta, decidere per una risposta drastica e condurre una guerra totale”, scrive Pfeffer. Che poi è l’obiettivo che si è proposto chi l’ha assassinato.
“Negli ultimi 22 anni – aggiunge -, Soleimani è stato un nemico stabile anche se ruvido; senza di lui, le cose diventano molto meno prevedibili“.

L’insostenibile leggerezza di Soleimani

Ma davvero egli stava progettando azioni contro gli Stati Uniti? Soleimani, come accennato, era in cima alla lista dei target israeliani e americani.
Le intelligence di mezzo mondo l’hanno braccato per decenni, senza riuscire a scovarlo: per anni ha eluso sorveglianza e trappole, oltre a diversi tentativi di omicidio.
I suoi spostamenti erano tutelati dal segreto più stretto. Nascosto in sicurezza, “appariva” dove doveva arrivare, invisibile a tutti.
L’uomo più ricercato del mondo aveva anche ricevuto una minaccia diretta dagli Stati Uniti il giorno prima del suo assassinio. Il generale Mark Esper, a Capo del Pentagono, aveva dichiarato che gli Stati Uniti si riservavano il diritto di agire in via preventiva per evitare rappresaglie contro obiettivi americani.
Così l’uomo più ricercato del mondo, progetta piani che gli attirano le bombe americane, prende un aereo e sbarca nell’aeroporto internazionale di Baghdad…
Una leggerezza che stride con l’acuta intelligenza del personaggio, riconosciuta anche dai suoi nemici. Se davvero progettava qualcosa, l’avrebbe fatto da luogo sicuro, in Iran.
Miliziani dell’Isis

Luce verde?

Così andiamo al giorno precedente al suo omicidio. Non c’erano state solo le parole di Esper, ma anche quelle di Trump, il quale aveva dichiarato che avrebbe ritenuto responsabile Teheran per i danni provocati dalle proteste anti-americane in Iraq seguite ai raid.
E probabilmente il viaggio quasi-pubblico di Soleimani in Iraq trova una spiegazione proprio in questo monito. Il generale sapeva bene che un’escalation contro gli Usa avrebbe attirato disastri al suo Paese, tanto che l’ha sempre evitata.
È possibile così che volesse sedare gli animi, incanalare il risentimento delle milizie di Hezbollah verso iniziative meno a rischio.
Da qui il viaggio quasi ufficiale in Iraq, che immaginava senza pericoli. Chissà se addirittura avesse informato riservatamente gli americani sullo scopo della visita e se avesse ricevuto una qualche luce verde.
D’altronde è noto che manteneva canali di comunicazione sottotraccia con i suoi nemici, come evidenzia anche l’articolo di Haaretz, che rammenta come gli Stati Uniti “hanno collaborato indirettamente con lui nella speranza che ciò potesse stabilizzare l’Iraq e contribuire a combattere Al Qaida e lo Stato islamico” (cosa avvenuta: Soleimani è stato protagonista assoluto della battaglia vittoriosa contro  l’Isis, vedi Piccolenote). Ma tant’è, ormai è morto.

L’ambiguità di Trump

Inspiegabile la decisione di Trump di avallare il raid, giunto peraltro alla fine delle esercitazioni navali congiunte delle flotte russe, cinesi e iraniane, sanguinario memento anche a Pechino e Mosca per una convergenza indesiderata.
Un voltafaccia della politica condotta finora nei confronti dell’Iran, verso la quale ha esercitato massima pressione, ma evitato interventi. E del suo approccio morbido verso la Cina e soprattutto verso la Russia.
Ambiguo anche il twitt di Trump dopo l’omicidio: “L’Iran non ha mai vinto una guerra, ma non ha mai perso una trattativa!” Come a chiedere di non iniziare un conflitto, aprendo a concessioni.
Richiesta fuori registro, almeno oggi che il sangue è fresco. Trump sembra frastornato. I suoi gli hanno teso una trappola da cui non può più uscire?
È quanto pensa Tucker Carlson, opinionista di Fox News vicino dal presidente che. criticando l’assassinio di Soleimani, ha detto che Trump è stato “manipolato” dallo Stato profondo che da anni cerca la guerra contro l’Iran (The Week).
L’assassinio di Soleimani è stata una vittoria dell’ex Consigliere per la sicurezza nazionale Usa, il neocon John Bolton, ha chiosato, non senza ragione (Dayli Caller).
Quanto avvenuto, infatti, riecheggia i fasti dell’11 settembre, quando i neocon presero il potere in America. Si spera che i danni conseguenti siano limitati.

Omicidio Soleimani: Trump e la svolta neocon
Dopo l’omicidio del generale Qassem Soleimani evitare la terza guerra mondiale sarà forse possibile, a questo serviva la telefonata del Segretario di Stato Usa Mike Pompeo al ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, ma è esercizio arduo evitare un disastroso conflitto in Medio oriente.
Trump ha dato una nefasta svolta alla sua presidenza, difficilmente reversibile. Questi ultimi giorni gli sono stati fatali.

Trump, “momento Sarajevo”

Trump ha preso la sua decisione mentre si trovava nel suo resort a Mar-a-Lago, dove aveva ospitato per alcuni giorni Lindsey Graham (Cnn), influente senatore repubblicano noto per la sua “isteria neocon“.
Graham ha più volte criticato Trump sulla politica estera, uno scontro risultato aperto quando il presidente chiese di ritirare le truppe Usa dalla Siria (Huffington Post).
Secondo un report del Washington Post, Trump si sarebbe confrontato proprio con Graham prima di agire in Iran.
Probabile che Graham abbia esercitato pressioni indebite, in particolare sul procedimento di impeachement che deve essere esaminato al Senato, dove ha molta influenza, per piegare il presidente sulla politica estera.
Significativo a tale proposito il titolo di un articolo del National Interest, che racconta la svolta neocon del presidente: “L’incredibile attacco contro l’Iran di Trump potrebbe essere un ‘momento Sarajevo'”.
Nell’articolo non spiega il titolo, ma è ovvio che rievoca il motivo della tragica avventura balcanica di Bill Clinton, iniziata per salvarsi dallo scandalo Monica Lewinsky e dall’impeachement conseguente.

La guerra im-possibile

Trump, secondo il National Interest, ha iniziato una guerra che “non è in grado di condurre”, cedendo a una “camarilla-falco che mette la sua presidenza su una strada disastrosa”.
Il presidente americano ha affermato che non vuole una guerra, ché anzi l’ha fermata, impedendo a Soleimani di ordinare attacchi contro gli americani.
Sul  punto rimandiamo a una nota pregressa, a una smentita dell’ex analista Cia Jon Bateman (WP) e a un articolo della Reuters. Si potrebbe aggiungere, ma è inutile dare ulteriore spazio a una menzogna manifesta.
La giustificazione di Trump non è solo bassa propaganda, ha anche una motivazione politica. Esponenti dell’opposizione democratica, tra cui il potente Chuck Schumer, hanno dichiarato che il presidente non ha il potere di dichiarare una guerra all’Iran, prerogativa del Congresso.
Ancora più interessante l’iniziativa dei senatori Bernie Sanders e Ro Khanna, che hanno proposto leggi per bloccare finanziamenti a un’eventuale guerra in l’Iran.
Mosse, però, che hanno respiro corto se ci sarà una risposta iraniana: di fronte al video di un attacco contro una nave americana o di un missile che uccide soldati americani, il Congresso sarebbe costretto a cedere.

La proposta indecente

Timesofisrael riferisce che gli Usa avrebbero chiesto a Teheran di dare una risposta “proporzionata”. Richiesta ritenuta irricevibile. D’altronde, l’assassinio di Soleimani ha la valenza di un attentato a un Capo di Stato. Quale sarebbe una risposta proporzionata?
Eppure, nonostante tutto, è uno spiraglio di ragionevolezza in tanta pericolosa ambiguità. L’Iran sa che la svolta bellicista degli Usa potrebbe essere reversibile, come sembrano far intendere anche i twitt successivi di Trump, ma anche no, come denota il suo ondivagare.
Un tentennare che, al di là delle volontà di Trump, potrebbe risultare solo un temporeggiamento atto a portare in zona la forza militare necessaria a condurre un conflitto, dato che quella dispiegata oggi è insufficiente.
L’Iran teme tale eventualità e potrebbe esser tentato di iniziare una guerra senza dare a Washington tempo per prepararla.

Menzogne, incendiari e profezie

Russia, Cina e i Paesi europei stanno lavorando per la distensione. Ma l’esercizio è  arduo. Le regole del gioco sono saltate, come indicava il titolo di un articolo profetico del New York Times: “I missili ipersonici cambiano il gioco”.
Apparentemente dedicato ai nuovi sistemi balistici, accennava già il giorno prima, il 2 gennaio, quanto stava avvenendo: “E se l’ex comandante delle guardie rivoluzionarie iraniane, Qassim Suleimani, visitasse Baghdad per un incontro e se ne conoscesse l’indirizzo? Le tentazioni di usare missili ipersonici saranno molte”. Dove significativo appare anche quell”ex”, che equivale a un “fu”.
Tempi terribili, di menzogne e incendiari. Pompeo ha postato un video su una manifestazione di giubilo degli iracheni per l’omicidio del sanguinario Soleimani. Tutto inventato, documenta il New York Times.
Oggi la notizia di un nuovo bombardamento Usa in Iraq contro un convoglio di medici legato alle milizie sciite, per fortuna smentito dall’esercito iracheno (Reuters).
Intanto Lindsey Graham continua a gettare bombe sulle possibilità di pace, dichiarando che gli Stati Uniti dovrebbero colpire le raffinerie iraniane (Washington Examiner).
Il lutto nazionale di tre giorni, dichiarato dall’Iran, dà un po’ di tempo ai negoziati. Arginare menzogne e follia è indispensabile per trovare una via di uscita a questo tunnel dell’orrore. Ma Trump ne ha la forza?
“Arrivederci moderato Donald Trump. Ciao Donald Trump, neocon”, conclude il National Interest. Dove tutto è sospeso a quell’arrivederci… Da vedere, infine, cosa farà Putin, che finora, a parte una battuta, è rimasto silenzioso, ma non per questo inattivo.


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