ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 15 gennaio 2020

Una stradina di imminente costruzione..

Castel Gandolfo, sradicata la vigna voluta da Papa Benedetto La citazione evangelica

CITTÀ DEL VATICANO Si trattava un delizioso vigneto di appena pochi filari, poetico e simbolico al tempo stesso. In un angolo di giardino molto caro a Papa Benedetto XVI, in cui amava passeggiare e pregare tra le piante, facendo due passi nelle afose sere d’estate alla ricerca di aria buona, durante i soggiorni nella villa pontificia di Castel Gandolfo. Proprio in queste settimane quell’area dei giardini è stata stravolta e a farne le spese è stato il povero vitigno di Ratzinger che è stato divelto, sradicato e spianato. In Vaticano nessuno vuole parlarne. 


C’è chi ipotizza che quello spazio servirà per farvi transitare una stradina di imminente costruzione. Di fatto la decisione è stata presa dalla nuova dirigenza delle ville pontificie che ha dato l’ordine di abbattere uno dei luoghi più simbolici del pontificato precedente. Molto probabilmente i lavori sono stati avviati senza tenere conto che quello non era un vitigno comune, un pezzo di campagna come un’altra, ma rappresentava emblematicamente la Chiesa di Benedetto XVI. Quando la Coldiretti lo donò a Benedetto XVI, Ratzinger volle fare sistemare le piante proprio in quel preciso luogo, in parallelo alla statua di marmo del Buon Pastore, a sottolinearne la portata simbolica. Quando arrivava a Castelgandolfo in elicottero per trascorrere qualche giorno in compagnia del fratello, il pontefice bavarese prediligeva quel pezzetto di giardino appartato pieno di verde, dove sullo sfondo si stagliava Gesù.

Ratzinger sul celibato spiazza il Vaticano e la Chiesa si spacca

MUSEO
Dietro questo vitigno c’è però una storia. I coltivatori diretti scelsero con grande cura queste piante per festeggiare la giornata mondiale della salvaguardia del creato e per ricordare proprio le prime parole che l’ex prefetto della congregazione della Fede pronunciò alla folla dopo la sua elezione, nell’aprile del 2005. «Sono un umile lavoratore della vigna del Signore». Un brano del Vangelo al quale il Papa emerito è da sempre legato.

La vigna impiantata in onore di Ratzinger occupava circa 1000 metri quadrati. Era composta da vitigni di “Trebbiano” (bianco) e di “Cesanese di Affile” (rosso), un vino autoctono, molto antico, la cui memoria si perde negli annali della storia. 


Gli agricoltori arrivando a Castel Gandolfo per un Angelus domenicale, gli spiegarono anche che avrebbero provveduto ad ammodernare la piccola cantina con le attrezzature per fare il vino, con le botti di castagno e rovere necessarie per l’invecchiamento. Al Papa affidarono poi le loro speranza, parlando delle loro paure per un settore in crisi e penalizzato. Gli confidarono che le parole pronunciate dalla Loggia delle Benedizioni erano di conforto per tutti loro, visto il forte collegamento esistente tra terra, cibo, cultura, valori religiosi e salvaguardia del territorio. Poco tempo fa sono state smantellate nel Palazzo di Castel Gandolfo anche alcune stanze un tempo utilizzate da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI. 


LA CITAZIONE EVANGELICA
« Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna (...)  Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. 
Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero un denaro per ciascuno. (...) Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi » 
(Matteo 20,1-16)

di Franca Giansoldati
estratto da

Libro sul celibato, Ratzinger toglie la firma ma evita lo strappo
Celibato, Ratzinger chiede di togliere la doppia firma dal libro del cardinale Sarah
«Preti, celibato indispensabile». Ratzinger incalza Bergoglio

https://www.ilmessaggero.it/vaticano/castel_gandolfo_vigna_vigneto_sradicata_papa_benedetto-4984662.html

Analisi: sul celibato, ciò che Benedetto non può dire e Francesco non deve sentire

Le polemiche di queste ore sul libro che contiene le riflessioni del Card. Sarah e di Benedetto sul celibato sacerdotale sembrano concentrarsi soprattutto su questioni riguardanti il diritto o meno del cardinale di aggiungere il nome del Papa Emerito alla pubblicazione. Questioni che sembrano voler distogliere dal tema che i due prelati hanno voluto affrontare: il celibato sacerdotale. Questo articolo di Ed Condon apparso oggi su Catholic National Agency prova ad analizzare le reazioni in questa luce.
Ecco l’articolo nella mia traduzione.
 Annarosa Rossetto
Papa Francesco ed il Papa emerito Benedetto XVI
Papa Francesco ed il Papa emerito Benedetto XVI

Questa settimana, il Papa Emerito e il cardinale Robert Sarah pubblicheranno un nuovo libro in difesa del celibato sacerdotale.
Le reazioni al libro hanno aperto una profonda spaccatura tra i commentatori cattolici: alcuni sembrano opporsi per principio all’esistenza del libro, mentre altri sostengono che l’ex Papa e il cardinale stiano offrendo supporto alla linea di pensiero dello stesso Papa Francesco.
Pubblicato evidentemente come risposta diretta alla raccomandazione del documento finale del Sinodo sulla regione pan-amazzonica, che chiedeva l’ordinazione di alcuni uomini sposati per il servizio pastorale in aree remote, il libro è stato condannato furiosamente da alcuni commentatori, chiaramente ancor prima di averlo potuto leggere.
Lo storico e professore della Villanova University, Massimo Faggioli, hanno dato il via a una serie di risposte, suggerendo che per Benedetto scrivere un libro su una questione che è attualmente sulla scrivania del Papa “interferisce con un processo sinodale ancora in corso” e “minaccia di limitare la libertà dell’unico Papa. ”
Accanto a questa e ad altre reazioni simili, che dipingono il contributo del Papa Emerito come una implicita ribellione nei confronti dell’autorità del Papa, altri hanno insistito sul fatto che il Papa Emerito non è in grado di scrivere nulla a causa della sua età.
Contrariamente al racconto di coloro che lo vedono ogni giorno, commentatori come Austen Ivereigh hanno affermato che Benedetto è “cosciente per appena mezz’ora alla volta” e ha definito la pubblicazione del libro con il suo nome un “abuso sugli anziani “.
La gravità delle loro risposte alla stessa esistenza del libro, anche lasciando da parte il suo contenuto, sembra suggerire che qualsiasi cosa proposta da Benedetto verrà, di fatto, considerata da alcuni come una minaccia per l’autorità del suo successore e diventerà, come afferma Faggioli, una “forma illegittima di pressione” su Francesco.
Altri commentatori pontifici più ufficiali hanno offerto una prospettiva più cattolica sulla questione.
Il direttore dell’ufficio stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ha rilasciato una dichiarazione in cui mette in risalto il pensiero di Papa Francesco sul celibato sacerdotale, rilevando che il Papa l’ha definita “un dono per la Chiesa” e che “non è d’accordo con il consentire il celibato come opzionale”.
Bruni ha anche osservato che il Papa ha parlato di spazi per considerare le eccezioni per il clero sposato nel rito latino “quando c’è una necessità pastorale”, come suggerito durante il sinodo amazzonico, ma ha anche ribadito l’impegno del Papa per il celibato clericale come norma nella Chiesa Latina.
Il responsabile ufficiale delle relazioni pubbliche pontificie, Andrea Tornielli, lunedì ha ripreso molti degli stessi punti in un editoriale.
“Ratzinger e Sarah – che si definiscono due vescovi in «filiale obbedienza a Papa Francesco» che «cercano la verità» in uno «spirito di amore per l’unità della Chiesa» – difendono la disciplina del celibato e adducono le motivazioni che a loro parere consiglierebbero di non cambiarla”, ha scritto Tornielli.
Non appare quindi, almeno dai canali ufficiali, nessuna indicazione di preoccupazione per una sovversione dell’autorità di Francesco – il libro, invece, sembra essere stato accolto per quello che gli autori sostengono che sia: semplicemente un contributo ad un dibattito in corso nella Chiesa.
Forse ciò a cui puntano le due reazioni è una spaccatura, non a favore o contro Papa Francesco, ma sui termini reali del dibattito che ora egli sta soppesando.
Il documento finale del Sinodo sull’Amazzonia – un testo che di per sé non ha alcun peso magisteriale – richiama notoriamente l’ordinazione sacerdotale di diaconi permanenti di provata fede per il servizio in regioni remote. C’è un dibattito sulla prudenza e l’efficacia di una tale eccezione pastorale in una regione sui generis come l’Amazzonia. Quelli con un più ampio quadro di riferimento hanno voluto far notare che lo stesso Benedetto ha sostenuto un allentamento della disciplina del celibato in alcuni casi limitati, come il clero ex-anglicano.
Ma potrebbe essere che la vera sostanza dell’opposizione a Benedetto e al nuovo libro di Sarah non sia rivolta all’eccezione ma alla regola stessa?
Molti all’interno e intorno al sinodo dell’Amazzonia hanno da tempo segnalato il loro desiderio di vedere una rivisitazione generale, se non addirittura l’abbandono, della disciplina universale del celibato sacerdotale nella Chiesa latina.
Ivereigh, per esempio, ha ammesso nel periodo precedente al sinodo amazzonico che mentre una possibile eccezione al celibato clericale nella regione potrebbe essere importante, “la faccenda più grossa è la reinvenzione ecclesiologica che consente di considerare tale possibilità”. Ha poi proseguito facendo notare che l’approvazione papale di questa idea dipenderà da una mancanza di evidenti controversie nella sua presentazione.
“Non vi è dubbio che se il Sinodo raggiungesse un tranquillo consenso sulla proposta di ordinare gli anziani per permettere un accesso continuativo ai sacramenti – il che è molto probabile – Francesco non rifiuterà”, ha scritto Ivereigh nel giugno dello scorso anno.
Ivereigh sembrava aspettarsi che i cambiamenti nel sinodo potessero portare a cambiamenti ovunque. Ha scritto che “Il sinodo si concentrerà risolutamente sull’Amazzonia, ma se la sua visione della riforma non avrà ripercussioni per il resto della Chiesa allora, dice  López [Mauricio, il segretario esecutivo del REPAM], un’importante opportunità sarebbe stata sprecata: un’occasione per mostrare come le periferie della Chiesa possano modellare il suo centro. ”
“Ma”, ha osservato Ivereigh, “sembra improbabile che Papa Francesco lascerà che ciò accada”.
Inoltre, la questione del celibato sacerdotale è già stata discussa durante il “percorso sinodale vincolante” della Chiesa in Germania, un processo salutato da Faggioli come una nuova importante fase dello sviluppo postconciliare della Chiesa.
E il desiderio presente in alcuni settori di utilizzare l’eccezione amazzonica per porre fine alla norma universale sul celibato era stato già espresso pubblicamente.
Nel 2018, prima del sinodo amazzonico, il vescovo Franz-Josef Bode, vicepresidente della conferenza episcopale tedesca, affermava che se l’ordinazione di uomini sposati fosse stata autorizzata per l’Amazzonia, i vescovi tedeschi avrebbero insistito sulla stessa autorizzazione. Bode ha definito “ovvia” la necessità di estendere ovunque la stessa deroga.
L’opposizione al celibato e il desiderio di vederne la fine non si è limitato ad argomenti pratici o disciplinari.
Durante lo stesso sinodo amazzonico, il vescovo emerito Erwin Krautler ha ribadito il fatto che “gli indigeni non capiscono il celibato”. Krautler ha sostenuto essenzialmente che la disciplina della Chiesa – che per secoli è stata ribadita come testimonianza della vita eterna – non ha valore evangelico ed è qualcosa che “essi non possono capire.”
È l’attacco su più fronti alla disciplina universale della Chiesa che ha spinto cardinali curiali come Sarah, Ouellet, Filoni e Turkson, tutti noti per la loro forte lealtà personale a Papa Francesco, a intervenire a favore del valore del celibato sacerdotale al momento del Sinodo.
Collocate in questo contesto, le reazioni preventive più scandalizzate al libro di Sarah e Benedetto iniziano ad apparire sotto una luce diversa.
Mettere in discussione la capacità morale e fisica del Papa Emerito di partecipare ad una discussione nella Chiesa è un notevole cambio di registro delle reazioni rispetto ai precedenti interventi di Benedetto. L’anno scorso, quando il Papa Emerito pubblicò una lunga lettera sulla crisi degli abusi sessuali in vista del vertice di febbraio di Papa Francesco, Ivereigh lo definì “un contributo utile”.
“Sia il Papa che il Papa Emerito sono uniti nel difendere la libertà della Chiesa di essere redenta dalla misericordia di Dio e nell’opporsi a qualsiasi tentativo di riforma neo-donatista”, scriveva allora per la rivista America.
“Sono uomini molto diversi e papi molto diversi. Ma sui fondamentali, sembra che ci sia poca distanza tra loro.”
Alla luce di ciò, sembra probabile che non sia proprio l’idea di un contributo filiale da parte di Benedetto ciò cui si oppongono in linea di principio, ma che non riescano a tollerare che lui – o chiunque altro – sollevi un argomento serio a favore del celibato sacerdotale nei suoi propri termini.
Il desiderio, a quanto pare, non è quello di proteggere la libertà di Papa Francesco di prendere una decisione, ma di proteggerlo da coloro che – come il Papa Emerito – potrebbero aiutarlo a difendersi da chi voglia fargli prendere una certa decisione.
Il vero tentativo di limitare la libertà di Papa Francesco potrebbe in effetti provenire da coloro che vorrebbero fargli ascoltare solo alcuni aspetti di eventuali argomentazioni.
Nota del redattore (originale, n.d.t.): questo articolo è stato aggiornato per correggere l’ortografia di Austen Ivereigh. Ci dispiace per l’errore.

Libro Benedetto XVI-Card. Sarah: i fatti accaduti, inoppugnabili.

Per cercare di capire il vespaio e le fortissime polemiche sorte con la pubblicazione del libro scritto da Benedetto XVI e il cardinale Robert Sarah, riprendo l’intervento di Edward Pentin pubblicato sul National Catholic Register che vi propongo nella mia traduzione. 
Card. Sarah e Benedetto XVI
La polemica sul libro sul sacerdozio e il celibato sacerdotale con parti scritte da Benedetto XVI e dal cardinale Robert Sarah ha prodotto molto calore ma poca luce.
Quali sono i fatti concreti, per quanto ne sappiamo? Forse il primo posto da guardare è proprio quello che il cardinale Sarah e Benedetto avevano concordato in precedenza riguardo al libro intitolato From the Depths of Our Hearts (Dal profondo dei nostri cuori): Il sacerdozio, il celibato e la crisi della Chiesa cattolica.
A partire dalla dichiarazione del Cardinale Sarah, pubblicata il 14 gennaio, lo apprendiamo:
  • Il 5 settembre dello scorso anno, dopo aver visitato Benedetto XVI nella sua residenza Mater Ecclesiae, il Cardinale Sarah ha scritto al Papa emerito per chiedergli di scrivere un testo sul sacerdozio, in particolare sul celibato.
  • Gli disse che non si aspettava che Benedetto fosse d’accordo a causa delle “polemiche” che tali riflessioni potevano “potenzialmente suscitare nei media”, ma che era “convinto che tutta la Chiesa ha bisogno di questo dono” che potrebbe essere pubblicato intorno a Natale.
  • Il 20 settembre Benedetto rispose, dicendo che aveva effettivamente iniziato a scrivere un testo sull’argomento e che la lettera del cardinale Sarah lo aveva incoraggiato a portare a termine il compito.
  • Il 12 ottobre, Benedetto gli dette un “testo lungo” e il Cardinale Sarah lo ritenne troppo profondo e lungo per un giornale. Egli quindi “propose al papa la pubblicazione di un libro, integrando i suoi testi con i miei”.
  • Dopo “diversi scambi per sviluppare il libro”, il 19 novembre ha inviato a Benedetto un “manoscritto completo”, “come avevamo deciso insieme, la copertina, una comune introduzione e conclusione, il testo di Benedetto XVI e il mio testo”.
  • Il 25 novembre il Papa emerito ha espresso “grande soddisfazione per le sezioni preparate in comune” e ha scritto una frase chiave: “Da parte mia, il testo può essere pubblicato nella forma da voi prevista”.
  • Il 3 dicembre, ha visitato Benedetto per spiegare che “il nostro libro” sarebbe stato stampato durante le vacanze di Natale e pubblicato il 15 gennaio e che gli avrebbe “portato l’opera all’inizio di gennaio dopo il ritorno da un viaggio nella mia patria”.
Dopo l’annuncio del libro apparso per la prima volta sul quotidiano francese Le Figaro il 12 gennaio, si è scatenata una tempesta di critiche contro il cardinale e il papa emerito, ritraendoli entrambi in contrasto con papa Francesco e criticando il cardinale per aver “usato” Benedetto per la sua età avanzata. Il cardinale Sarah, ampiamente considerato un uomo onesto e integro, ha detto nella sua dichiarazione: “La polemica che ha voluto offuscarmi per diverse ore facendo intendere che Benedetto non sia stato informato dell’apparizione del libro Dal profondo dei nostri cuori è del tutto spregevole”. Ha anche detto che “perdona sinceramente coloro che mi calunniano o che vogliono mettermi in opposizione a Papa Francesco”.
“Il mio attaccamento a Benedetto rimane intatto, e la mia obbedienza filiale a Papa Francesco assoluto”, scriveva.
Nelle lettere di Benedetto al cardinale Sarah, anch’esse pubblicate dal cardinale il 13 gennaio, abbiamo la conferma da parte di Benedetto che prima della sua lettera, aveva già iniziato “alcune riflessioni sul sacerdozio” ma che la sua forza fisica non gli permetteva più di redigere un testo teologico.
Notando la “particolare attenzione del cardinale al celibato” ha poi detto che la lettera del cardinale lo ha spinto a “riprendere il mio lavoro” sulle riflessioni e poi a “trasmettervi il testo” una volta tradotto dal tedesco all’italiano. “Lascio a voi [determinare] se queste note, di cui sento fortemente l’insufficienza, possono essere di qualche utilità”, ha scritto.
Benedetto ripeteva un sentimento simile nella lettera del 12 ottobre al cardinale che accompagnava il suo testo, dicendo: “Lascio a voi se trovate qualche utilità nei miei poveri pensieri”.
In una terza lettera al cardinale, il 25 novembre, Benedetto ha espresso il suo sentito ringraziamento per “tutto il lavoro che avete fatto” per quanto riguarda le sezioni scritte in comune, l’introduzione e la conclusione.
“Mi ha commosso profondamente che abbiate compreso le mie ultime intenzioni: In realtà avevo scritto 7 pagine che chiarivano la metodologia del mio testo e sono veramente felice di dire che avete potuto dire l’essenziale in mezza pagina. Quindi, non vedo la necessità di inviarvi le 7 pagine, dato che avete espresso l’essenziale in mezza pagina”, scriveva Benedetto.
Poi, ha aggiunto: “Da parte mia, il testo può essere pubblicato nella forma da voi prevista”.
In un tweet che accompagna le lettere, il cardinale Sarah ha commentato che gli attacchi contro di lui, che lui e Benedetto non fossero coautori, “sembrano implicare una menzogna da parte mia”, aggiungendo che queste “diffamazioni sono di eccezionale gravità”.
In un altro tweet del 14 gennaio ha scritto: “Affermo solennemente che Benedetto XVI sapeva che il nostro progetto avrebbe preso la forma di un libro. Posso dire che ci siamo scambiati diverse bozze per apportare le correzioni. Questa mattina rilascerò una dichiarazione più dettagliata per mettere le cose in chiaro. +RS”
Un ulteriore elemento di questa storia è il commento di Andrea Tornielli, direttore editoriale di Vatican News, che ha scritto il 13 gennaio che il libro “porta le firme” sia di Benedetto XVI che del cardinale Sarah, anche per l’introduzione e la conclusione. In un pezzo neutro, Tornielli ha osservato che è stato scritto “in obbedienza filiale a papa Francesco” e che gli autori “cercano la verità” in “spirito di amore per l’unità della Chiesa”. Ha poi ribadito le dichiarazioni di papa Francesco sul celibato sacerdotale.  
Eppure, poche ore dopo la sua dichiarazione mattutina del 14 gennaio, l’arcivescovo Georg Gänswein lo ha detto all’agenzia di stampa italiana ANSA: “Posso confermare che questa mattina ho agito su istruzioni del Papa emerito e ho chiesto al cardinale Robert Sarah di contattare gli editori del libro e di chiedere loro di rimuovere il nome di Benedetto XVI come coautore del libro e di togliere la sua firma dall’introduzione e dalle conclusioni”.
“Il Papa emerito sapeva che il cardinale stava preparando un libro e gli ha inviato un testo sul sacerdozio autorizzandolo ad usarlo come voleva. Ma non ha approvato un progetto per un libro a doppia firma e non ha visto o autorizzato la copertina”, ha continuato l’arcivescovo Gänswein. “È un malinteso che non solleva dubbi sulla buona fede del cardinale Sarah”.
Il cardinale Sarah ha poi twittato: “Considerando le polemiche causate dalla pubblicazione del libro From the Depths of Our Hearts, si è deciso che l’autore del libro per le future pubblicazioni sarà: Cardinale Sarah, con il contributo di Benedetto XVI”. Tuttavia, il testo completo rimane assolutamente invariato. +RS”.
A giudicare dalle lettere fornite dal cardinale Sarah negli ultimi giorni, i rapporti tra tutte le parti sembravano relativamente armoniosi fino alla notizia del libro che il papa emerito e il cardinale Sarah erano coautori. Due fonti attendibili hanno riferito al National Catholic Register che Tornielli avrebbe telefonato all’arcivescovo Gänswein il 13 e 14 gennaio per discutere del libro.
E poi cosa è successo? Benedetto è stato forse preso di sorpresa dal furore che il suo nome sul libro sembrava suscitare in alcuni ambienti (del Vaticano, ndr) e si è così allontanato dal progetto? Nicolas Diat, l’editore del libro, è stato forse stato troppo avventato nell’includere Benedetto come coautore, anche se Benedetto aveva visto il titolo e la copertina e non aveva espresso la sua precedente disapprovazione?
O l’arcivescovo Gänswein si è sentito spinto dal contraccolpo che il libro stava ricevendo da parte dei media, dal Vaticano e da Santa Marta (forse via Tornielli), e così abbia convinto Benedetto a ritirare il suo coinvolgimento?
Il National Catholic Register ha chiesto sia all’arcivescovo Gänswein che a Nicolas Diat di aiutare a far luce sulla questione, ma nessuno dei due ha ancora risposto.
Di Sabino Paciolla
https://www.sabinopaciolla.com/libro-benedetto-xvi-card-sarah-i-fatti-accaduti-inoppugnabili/

SAPPIAMO CHE FINIRA’ COSì

Quando Benedetto era solo cardinale, profetizzò
“Avremo presto, preti ridotti al ruolo di assistenti sociali e il messaggio di fede ridotto a visione politica.Tutto sembrerà perduto, ma al momento opportuno, proprio nella fase più drammatica della crisi, la Chiesa rinascerà.
Sarà più piccola, più povera, quasi catacombale, ma anche più santa. Perché non sarà più la Chiesa di chi cerca di piacere al mondo, ma la Chiesa dei fedeli a Dio e alla sua legge eterna.
La rinascita sarà opera di un piccolo resto, apparentemente insignificante eppure indomito, passato attraverso un processo di purificazione. Perché è così che opera Dio. Contro il male, resiste un piccolo gregge”.
Card. Joseph Ratzinger

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