ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 12 febbraio 2020

“Due passi avanti e uno indietro”?

Querida Amazonia: le conseguenze di una svolta che non c’è stata



(Roberto de Mattei) Colpo di freno sui “viri probati”; fallimento del Sinodo sull’Amazzonia; aperto contrasto con i vescovi germanico-amazzonici. In questi tre punti può racchiudersi la dinamica avviata dalla Esortazione post-sinodale di papa Francesco Querida Amazonia, presentata il 12 febbraio 2020.

Attorno all’Esortazione pontificia, che ha messo l’ultimo sigillo al Sinodo sull’Amazzonia, svoltosi a Roma dal 6 al 27 ottobre 2019, si era creata una grande attesa.  Sia l’Instrumentum laboris del 17 giugno che il documento finale del 26 ottobre proponevano una nuova cosmologia panteista, di cui era espressione la statuetta del Pachamama venerata nei Giardini Vaticani e portata in processione in San Pietro, prima di essere gettata a Tevere da Alexander Tschugguel. Questa visione cosmologica rimane l’aspetto più scandaloso del Sinodo panamazzonico, che però si proponeva altri ambiziosi obiettivi, a cominciare dall’introduzione dei viri probati: ossia l’accesso al sacerdozio di uomini sposati, dopo che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI avevano categoricamente escluso questa ipotesi, avanzata dai settori più progressisti della Chiesa fin dall’epoca del Concilio Vaticano II. Il paragrafo 111 del documento finale approvato dal Sinodo aveva assunto, negli ultimi mesi, un forte valore simbolico. Questo paragrafo proponeva di «ordinare sacerdoti uomini idonei e riconosciuti della comunità, che abbiano un diaconato permanente fecondo e ricevano una formazione adeguata per il presbiterato, potendo avere una famiglia legittimamente costituita e stabile».
Mentre papa Francesco lavorava al testo definitivo della sua Esortazione, il 13 e il 29 gennaio 2020 il cardinale Cláudio Hummes, relatore generale del Sinodo per l’Amazzonia e presidente della Repam, ha inviato a tutti i vescovi due lettere sub secreto, per sensibilizzarli sull’imminente uscita del testo di papa Francesco. Nella seconda di queste lettere il cardinale brasiliano allegava un link al paragrafo 111 del documento finale del Sinodo sull’Amazzonia, lasciando intendere che avrebbe costituito parte dell’Esortazione post-sinodale. L’introduzione dei viri probati avrebbe dovuto iniziare in alcune regioni dell’Amazzonia per poi estendersi alla Chiesa universale. Non sarebbe stata liquidata solo una mutevole “disciplina ecclesiastica”, ma una legge della Chiesa fondata su un precetto di origine divino-apostolica. Però nell’Esortazione post-sinodale Querida Amazonia, è assente il riferimento non solo al paragrafo 111, ma a qualsiasi altro paragrafo del Documento finale del Sinodo, al contrario di quanto era accaduto con la Amoris laetitia, che nelle sue note aveva citato circa ottanta volte la Relatio finalis del Sinodo del 2015. E’ vero che nel paragrafo 3 della sua Esortazione papa Francesco invita a leggere il Documento sinodale, nella speranza che la Chiesa possa essere “arricchita” dai lavori dell’Assemblea”, ma l’assenza di ogni esplicita menzione di passi o paragrafi del Sinodo sull’Amazzonia è la presa di atto del suo fallimento. Il  Sinodo panamazzonico è  ridotto a un sogno evanescente, «un testo – come scrive Andrea Tornielli – scritto come una lettera d’amore». 
La lettera ai vescovi del cardinale Hummes, di cui il Papa non era certamente all’oscuro, conferma come lo stesso papa Francesco abbia rinviato fino all’ultimo la sua scelta, sotto la spinta di due opposte pressioni: da una parte quella dei vescovi germanico-amazzonici, dall’altra quella dei cattolici ortodossi, che hanno salutato come un “manifesto” il libro a quattro mani del cardinale Sarah e di Benedetto XVI Dal profondo dei nostri cuori, pubblicato nel mese di gennaio. Questa seconda spinta ha prevalso e l’assenza del cardinale Hummes dalla conferenza stampa di presentazione, si rivela significativa. Il cardinale si trova a San Paolo del Brasile, dove la protesta contro l’Esortazione post-sinodale è destinata a manifestarsi. Eppure, nell’incontro con i giornalisti del 28 gennaio 2019, sull’aereo di ritorno da Panama, Papa Francesco aveva fatto una distinzione tra le sue personali convinzioni favorevoli al celibato e ciò che – aveva detto  potrebbe essere necessario alla Chiesa, dal punto di vista pastorale. In quell’occasione il Papa aveva citato un libro del vescovo emerito di Aliwal (Sud Africa) Fritz Lobinger, Teams of EldersMoving Beyond Viri Probati, che suggeriva l’introduzione di due tipi di preti nella Chiesa: i primi celibi, a tempo pieno; i secondi sposati, con famiglia. LOsservatore Romano del 6 febbraio 2019 aveva rilanciato la «proposta per i preti di domani» formulata dal vescovo Lobinger, lasciando intendere che il Sinodo sull’Amazzonia l’avrebbe fatta propria.
Ciò non è accaduto e l’insoddisfazione degli ambienti progressisti è destinata ad esplodere. La Querida Amazonia, a differenza della Amoris laetitia, non segna la “svolta” dirompente annunciata da mons. Franz-Josef Overbeck, vescovo di Essen, secondo cui, dopo il Sinodo dei vescovi sull’Amazzonia, «niente sarebbe stato più come prima». Ma ciò che soprattutto non va dimenticato è che l’Esortazione di papa Francesco è pressoché simultanea all’inizio del percorso sinodale dei vescovi tedeschi che nella loro assemblea di Francoforte, hanno insistito nella richiesta delle due forme di presbiterato, quella celibataria e quella “uxorata. La Querida Amazonia appare, sotto questo aspetto, come uno schiaffo alla Conferenza episcopale tedesca.
Qualcuno ricorderà a questo punto la strategia dei “due passi avanti e uno indietro” di papa Francesco, ma quando un treno viaggia ad alta velocità, una brusca frenata può farlo deragliare, ponendo fine alla corsa in modo drammatico. Il processo rivoluzionario è una macchina sociale che spesso diviene incontrollabile e travolge i macchinisti. «La Rivoluzione divora i suoi figli». Questa celebre frase che il girondino Pierre Victurnien Vergniaud (1753-1793) pronunciò davanti al tribunale giacobino che lo condannava a morte, costituisce una chiave per comprendere l’eterogenesi dei fini di ogni azione che si allontani dalla verità e dall’ordine.
Anche la manifestazione dei cattolici di Acies ordinata a Monaco di Baviera, rivela tutta la sua importanza dopo l’Esortazione post-sinodale del 12 febbraio. In concomitanza con la Querida Amazonia, il cardinale Reinhold Marx ha annunciato che a marzo abbandonerà la carica di presidente della Conferenza episcopale tedesca. Gli osservatori collegano questo gesto alle forti pressioni contro il processo sinodale che l’arcivescovo di Monaco ha ricevuto negli ultimi mesi, tra cui vengono citate l’opposizione del cardinale di Colonia Rainer Maria Woelki, la “correzione fraterna” subita da parte dei vescovi ucraini di rito latino e le accuse di Acies ordinata, nella conferenza stampa svoltasi il 18 gennaio nella sua diocesi. Al percorso sinodale dei vescovi tedeschi, che li conduce verso una nuova chiesa, separata da quella cattolica, apostolica e romana, Acies ordinata ha opposto a Monaco la pubblica professione di fede del Credo. Oggi Acies ordinata è il simbolo di tutti coloro che nella Chiesa combattono le forze del caos in maniera ordinata, stando in piedi con il rosario in mano e lo sguardo rivolto al nemico, come esorta sant’Ambrogio: «Il soldato sta in assetto di guerra, non sta seduto; il soldato in armi non sta reclinato, ma sta in piedi ben eretto. Per questo è detto ai soldati di Cristo: “Ecco ora, benedite il Signore, voi tutti servi del Signore, che state in piedi nella casa del Signore”» (Commento a dodici Salmi, Città Nuova, Roma 1980, Salmo I, n. 27, p. 69). (Roberto de Mattei).

QUERIDA AMAZONIA: QUALCHE PARAGRAFO CHIAVE PER CAPIRE…

12 Febbraio 2020 Pubblicato da  27 Commenti --


Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, mi sembra interessante pubblicare alcuni articoli di Querida Amazonia, l’esortazione apostolica che è stata pubblicata oggi. Mi pare interessante la parte – i primi due articoli del testo che pubblico – che sembrano una difesa della ormai famosa Pachamama. E poi naturalmente, alcuni articoli della parte che riguarda il ruolo sacramentale dei sacerdoti, l’eucarestia, e il ruolo dei laici. Non dimentichiamo che il card. Claudio Hummes – e la Chiesa tedesca dietro di lui – da anni stanno lavorando per ottenere la realizzazione del progetto dei Viri Probati; in Amazzonia prima e poi ovunque altrove. Esagerando, forse, ma neanche troppo, credo che questo Sinodo sia stato pensato, e realizzato a Roma, invece che in Amazzonia, proprio perché l’obiettivo era quello che giungere ai Viri Probati. Come suggerisce il Documento Finale. Che però non è recepito dall’Esortazione Apostolica: il che, di per sé, rappresenta un segnale interessante, una presa di distanza, anche se ne viene consigliata la lettura. Che però resta quella di un documento episcopale, senza un “imprimatur” pontificio. E, di conseguenza, senza una sponsorizzazione del progetto Viri Probati; che costituiva, o avrebbe costituito, la novità principale dell’operazione.

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  1. Un processo di inculturazione, che implica percorsi non solo individuali ma anche comunitari, richiede per la gente un amore pieno di rispetto e comprensione. In gran parte dell’Amazzonia questo processo è già stato avviato. Più di quarant’anni fa i Vescovi dell’Amazzonia del Perù hanno rilevato che in molti dei gruppi sociali presenti in quella regione «il soggetto evangelizzatore, modellato da una propria cultura multiforme e mutevole, è inizialmente evangelizzato», poiché possiede «alcuni tratti di cattolicesimo popolare che, sebbene forse in un primo tempo siano stati promossi da operatori pastorali, attualmente sono una realtà che la gente ha fatto propria e persino ne ha mutato il significato e li trasmette di generazione in generazione».[110] Non abbiamo fretta di qualificare come superstizione o paganesimo alcune espressioni religiose che nascono spontaneamente dalla vita della gente. Piuttosto, bisogna saper riconoscere il grano che cresce in mezzo alla zizzania, perché «nella pietà popolare si può cogliere la modalità in cui la fede ricevuta si è incarnata in una cultura e continua a trasmettersi».[111]
  2. È possibile recepire in qualche modo un simbolo indigeno senza necessariamente qualificarlo come idolatrico. Un mito carico di senso spirituale può essere valorizzato e non sempre considerato un errore pagano. Alcune feste religiose contengono un significato sacro e sono spazi di riunione e di fraternità, sebbene si richieda un lento processo di purificazione e maturazione. Un vero missionario cerca di scoprire quali legittime aspirazioni passano attraverso le manifestazioni religiose a volte imperfette, parziali o sbagliate, e cerca di rispondere a partire da una spiritualità inculturata.

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  1. Il modo di configurare la vita e l’esercizio del ministero dei sacerdoti non è monolitico e acquista varie sfumature in luoghi diversi della terra. Perciò è importante determinare ciò che è più specifico del sacerdote, ciò che non può essere delegato. La risposta consiste nel sacramento dell’Ordine sacro, che lo configura a Cristo sacerdote. E la prima conclusione è che tale carattere esclusivo ricevuto nell’Ordine abilita lui solo a presiedere l’Eucaristia.[125] Questa è la sua funzione specifica, principale e non delegabile. Alcuni pensano che ciò che distingue il sacerdote è il potere, il fatto di essere la massima autorità della comunità. Ma San Giovanni Paolo II ha spiegato che, sebbene il sacerdozio sia considerato “gerarchico”, questa funzione non equivale a stare al di sopra degli altri, ma «è totalmente ordinata alla santità delle membra di Cristo».[126] Quando si afferma che il sacerdote è segno di “Cristo capo”, il significato principale è che Cristo è la fonte della grazia: Egli è il capo della Chiesa «perché ha il potere di comunicare la grazia a tutte le membra della Chiesa».[127]
  2. Il sacerdote è segno di questo Capo che effonde la grazia anzitutto quando celebra l’Eucaristia, fonte e culmine di tutta la vita cristiana.[128] Questa è la sua grande potestà, che può essere ricevuta soltanto nel sacramento dell’Ordine sacerdotale. Per questo lui solo può dire: «Questo è il mio corpo». Ci sono altre parole che solo lui può pronunciare: «Io ti assolvo dai tuoi peccati». Perché il perdono sacramentale è al servizio di una degna celebrazione eucaristica. In questi due Sacramenti c’è il cuore della sua identità esclusiva.[129]
  3. Nelle circostanze specifiche dell’Amazzonia, specialmente nelle sue foreste e luoghi più remoti, occorre trovare un modo per assicurare il ministero sacerdotale. I laici potranno annunciare la Parola, insegnare, organizzare le loro comunità, celebrare alcuni Sacramenti, cercare varie espressioni per la pietà popolare e sviluppare i molteplici doni che lo Spirito riversa su di loro. Ma hanno bisogno della celebrazione dell’Eucaristia, perché essa «fa la Chiesa»[130], e arriviamo a dire che «non è possibile che si formi una comunità cristiana se non assumendo come radice e come cardine la celebrazione della sacra Eucaristia».[131] Se crediamo veramente che è così, è urgente fare in modo che i popoli amazzonici non siano privati del Cibo di nuova vita e del Sacramento del perdono.
  4. Questa pressante necessità mi porta ad esortare tutti i Vescovi, in particolare quelli dell’America Latina, non solo a promuovere la preghiera per le vocazioni sacerdotali, ma anche a essere più generosi, orientando coloro che mostrano una vocazione missionaria affinché scelgano l’Amazzonia.[132] Nello stesso tempo, è opportuno rivedere a fondo la struttura e il contenuto sia della formazione iniziale sia della formazione permanente dei presbiteri, in modo che acquisiscano gli atteggiamenti e le capacità necessari per dialogare con le culture amazzoniche. Questa formazione dev’essere eminentemente pastorale e favorire la crescita della misericordia sacerdotale.[133]
Comunità piene di vita
  1. L’Eucaristia, al tempo stesso, è il grande Sacramento che significa e realizza l’unità della Chiesa,[134] e si celebra «perché da estranei, dispersi e indifferenti gli uni agli altri, noi diventiamo uniti, eguali ed amici».[135] Chi presiede l’Eucaristia deve curare la comunione, che non è un’unità impoverita, ma che accoglie la molteplice ricchezza dei doni e dei carismi che lo Spirito riversa nella Comunità.
  2. Pertanto, l’Eucaristia, come fonte e culmine, richiede che si sviluppi questa multiforme ricchezza. C’è necessità di sacerdoti, ma ciò non esclude che ordinariamente i diaconi permanenti – che dovrebbero essere molti di più in Amazzonia –, le religiose e i laici stessi assumano responsabilità importanti per la crescita delle comunità e che maturino nell’esercizio di tali funzioni grazie ad un adeguato accompagnamento.
  3. Dunque, non si tratta solo di favorire una maggiore presenza di ministri ordinati che possano celebrare l’Eucaristia. Questo sarebbe un obiettivo molto limitato se non cercassimo anche di suscitare una nuova vita nelle comunità. Abbiamo bisogno di promuovere l’incontro con la Parola e la maturazione nella santità attraverso vari servizi laicali, che presuppongono un processo di maturazione – biblica, dottrinale, spirituale e pratica – e vari percorsi di formazione permanente.
  4. Una Chiesa con volti amazzonici richiede la presenza stabile di responsabili laici maturi e dotati di autorità,[136] che conoscano le lingue, le culture, l’esperienza spirituale e il modo di vivere in comunità dei diversi luoghi, mentre lasciano spazio alla molteplicità di doni che lo Spirito Santo semina in tutti. Infatti, lì dove c’è una necessità particolare, lo Spirito ha già effuso carismi che permettano di rispondervi. Ciò richiede nella Chiesa una capacità di aprire strade all’audacia dello Spirito, di avere fiducia e concretamente di permettere lo sviluppo di una cultura ecclesiale propria, marcatamente laicale. Le sfide dell’Amazzonia esigono dalla Chiesa uno sforzo speciale per realizzare una presenza capillare che è possibile solo attraverso un incisivo protagonismo dei laici.

§§§

100. Questo ci invita ad allargare la visione per evitare di ridurre la nostra comprensione della Chiesa a strutture funzionali. Tale riduzionismo ci porterebbe a pensare che si accorderebbe alle donne uno status e una partecipazione maggiore nella Chiesa solo se si desse loro accesso all’Ordine sacro. Ma in realtà questa visione limiterebbe le prospettive, ci orienterebbe a clericalizzare le donne, diminuirebbe il grande valore di quanto esse hanno già dato e sottilmente provocherebbe un impoverimento del loro indispensabile contributo.
101. Gesù si presenta come Sposo della comunità che celebra l’Eucaristia, attraverso la figura di un uomo che la presiede come segno dell’unico Sacerdote. Questo dialogo tra lo Sposo e la sposa che si eleva nell’adorazione e santifica la comunità, non dovrebbe rinchiuderci in concezioni parziali sul potere nella Chiesa. Perché il Signore ha voluto manifestare il suo potere e il suo amore attraverso due volti umani: quello del suo Figlio divino fatto uomo e quello di una creatura che è donna, Maria. Le donne danno il loro contributo alla Chiesa secondo il modo loro proprio e prolungando la forza e la tenerezza di Maria, la Madre. In questo modo non ci limitiamo a una impostazione funzionale, ma entriamo nella struttura intima della Chiesa. Così comprendiamo radicalmente perché senza le donne essa crolla, come sarebbero cadute a pezzi tante comunità dell’Amazzonia se non ci fossero state le donne, a sostenerle, a sorreggerle e a prendersene cura. Ciò mostra quale sia il loro potere caratteristico.
103. In una Chiesa sinodale le donne, che di fatto svolgono un ruolo centrale nelle comunità amazzoniche, dovrebbero poter accedere a funzioni e anche a servizi ecclesiali che non richiedano l’Ordine sacro e permettano di esprimere meglio il posto loro proprio. È bene ricordare che tali servizi comportano una stabilità, un riconoscimento pubblico e il mandato da parte del Vescovo. Questo fa anche sì che le donne abbiano un’incidenza reale ed effettiva nell’organizzazione, nelle decisioni più importanti e nella guida delle comunità, ma senza smettere di farlo con lo stile proprio della loro impronta femminile.
"Cara Amazzonia...", la partita è solo rinviata

Presentata l'Esortazione apostolica post-sinodale "Querida Amazonia": non recepita la richiesta dei preti sposati e delled onne diacono, ma papa Francesco domanda che il Documento finale del Sinodo venga applicato con tutto quanto esso contiene. E seppur la sensazione sia quella di un testo "sgonfiato" dalle critiche, si divaricano eccessivamente Vangelo e cultura mentre si fa un’apologia velata della Pachamama. Nel frattempo gli "interpreti ufficiali" del pontificato dichiarano non chiuse le questioni più spinose e spingono in avanti insieme al sinodo tedesco. 

È stata finalmente pubblicata l’Esortazione Apostolica post-sinodale di Papa Francesco. Querida Amazonia è un documento non troppo lungo: 111 paragrafi, distribuiti in quattro macro sezioni, che hanno l’obiettivo di esprimere le «risonanze» del Pontefice sul cammino sinodale, escludendo la volontà sia di sostituire che di ripetere il Documento finale. Il Documento è al contrario raccomandato all’attenzione dei lettori dell’Esortazione: «Ho preferito non citare tale Documento in questa Esortazione, perché invito a leggerlo integralmente» (§ 3). Anzi, al paragrafo successivo la raccomandazione della lettura diventa un’esortazione a tutta la Chiesa a lasciarsi «arricchire e interpellare da questo lavoro», ed alle persone che vivono in Amazzonia, pastori e laici, ad impegnarsi «nella sua applicazione» (§ 4).

Il tenore di questa apertura dell’Esortazione apostolica comunica già un’indicazione decisamente importante: il Papa domanda che il Documento venga applicato, con tutto quanto esso contiene. La conseguenza è che la presente esortazione dovrà essere letta in parallelo con le conclusione finali del Sinodo. Qui il Papa fornisce risonanze, «un breve quadro di riflessione che incarni nella realtà amazzonica una sintesi di alcune grandi preoccupazioni che ho già manifestato nei miei documenti precedenti» (§ 2); là vi sono indicazioni che dovranno essere applicate. Il detto dice “in cauda venenum”, ma qui il pericolo sembra esser stato trasferito in capite.

Sembra questo l’aspetto più importante di un testo che risulta piuttosto ripetitivo, infarcito di aspetti generici e luoghi comuni, senza stringere mai su nulla. Buona parte del testo si diffonde a mettere in luce la saggezza dei popoli amazzonici, la loro armonia con la creazione, etc., e anche quando si afferma che è fondamentale portare loro il kerygma (§§ 64-66), sembra quasi che si tratti di mettere la famosa ciliegina su una torta, che in fondo, era già gustosa di per sé.   

L’Esortazione poggia su quattro “sogni”, rispettivamente sociale (§§ 8-27), culturale (§§ 28-40), ecologico (§§ 41-60) ed ecclesiale (§§ 61-110). Vengono riprese le problematiche della colonizzazione, dello sradicamento territoriale, della cultura indigena da custodire e del problema ecologico, il tutto condito da testi poetici – ci spiega Tornielli nel suo editoriale - «che aiutano il lettore a entrare in contatto con la stupenda bellezza di quella regione, ma anche con i suoi quotidiani drammi».

Anche la sezione che riguarda l’aspetto più propriamente ecclesiale è una ripresa molto vaga del tema dell’inculturazione, peraltro con affermazioni talmente generiche che si prestano ad essere pericolosamente interpretate in qualsiasi direzione. Come quando si divaricano eccessivamente Vangelo e cultura, esortando i missionari a non voler esportare insieme al Vangelo anche la propria cultura (§§ 67-69). O come quando si mette in guardia dalla troppa fretta nel «qualificare come superstizione o paganesimo alcune espressioni religiose che nascono spontaneamente dalla vita della gente» (§ 78) e che «è possibile recepire in qualche modo un simbolo indigeno senza necessariamente qualificarlo come idolatrico» (§ 79). Praticamente un’apologia della Pachamama. O ancora quando si dichiara inammissibile «di fronte ai poveri e ai dimenticati dell’Amazzonia, una disciplina che escluda e allontani, perché in questo modo essi vengono scartati da una Chiesa trasformata in dogana» (§ 84).

La sensazione è dunque che si tratti di un testo “sgonfiato” per necessità, di fronte alle tante critiche sollevate. Anche la tanto attesa apertura al clero uxorato non è stata recepita nel testo, come neppure l’accesso ad una qualche forma di diaconato femminile. Sicuramente gli eventi delle ultime settimane hanno giocato un peso non indifferente: non solo il libro del Cardinal Sarah e di Benedetto XVI, ma anche le eccessive spinte provenienti dalla Germania devono aver invitato ad una maggiore prudenza.

Come accennato in apertura, il vero pericolo sta proprio nei primi paragrafi, che di fatto investono il Documento finale del Sinodo di un’autorità impropria. È in questa fessura che si infileranno le prossime mosse, come già ha preannunciato Spadaro, nel suo tweet di oggi: «La Civiltà Cattolica fornirà tempestivamente, come tradizione, un mio commento a questa Esortazione apostolica, che è una tappa fondamentale del processo sinodale in atto».

In attesa dell’interpretazione “magisteriale” di Spadaro, va registrato che anche Tornielli già guarda avanti, almeno per quanto riguarda il celibato sacerdotale: «questione discussa da lungo tempo e che potrà esserlo ancora in futuro, perché “la perfetta e perpetua continenza” non è “certamente richiesta dalla natura stessa del sacerdozio”, come ha affermato il Concilio Ecumenico Vaticano II». Nel testo citato da Tornielli, il Concilio ha semplicemente presente che storicamente è sempre esistito un clero uxorato, accanto ad un clero celibe e che dunque il celibato non è strettamente richiesto dal sacerdozio. Peccato però che la natura del sacerdozio, secondo la Tradizione della Chiesa, richieda in ogni caso la continenza anche per le persone sposate, a partire dal momento dell’ordinazione. Questo testo di Presbyterorum Ordinis, n. 16, se non si vuole cozzare frontalmente con tutta la Tradizione della Chiesa - condivisa anche dagli Orientali per sette secoli e rotta solo a partire dal Concilio in Trullo del 691, per la scorretta citazione di testi del Concilio di Cartagine del 390 - dev’essere compreso come il riconoscimento della legittima coesistenza di un clero celibe e di un clero uxorato, ma continente. Si tratta di un testo che poteva – e probabilmente doveva – essere espresso in modo più chiaro, ma che è comunque passibile di un’interpretazione coerente con il dato della Tradizione della Chiesa. Se Tornielli intende interpretare il Concilio in discontinuità con la Tradizione, lo dica apertamente.

L’insieme del testo e delle prime reazioni portano dunque a pensare che la battaglia non abbia portato ai risultati sperati, ma che non si possano comunque dormire sonni tranquilli. Anzitutto, perché bisognerà capire come verrà realmente attuato il Documento finale in Amazzonia: è infatti improbabile che il Cardinal Hummes e Mons. Kreutler si limitino ad incoraggiare le vocazioni missionarie, come richiesto nell’Esortazione Apostolica (§ 90). Poi, sia Tornielli che Spadaro lasciano intendere che the show must go on: c’è un sinodo tedesco in pieno svolgimento, che già preannuncia di mettere il celibato sacerdotale sotto le scarpe; e poi si prospetta un prossimo sinodo, nel quale si cercherà di mettere sul tavolo l’idea di una Chiesa come sinodo perpetuo.

Luisella Scrosati
https://lanuovabq.it/it/cara-amazzonia-la-partita-e-solo-rinviata
CONFERENZA STAMPA
Una "frenata" mal digerita dai progressisti

La mancanza del via libera ai preti sposati ha spiazzato tra i più accesi sostenitori del Sinodo amazzonico. Il cardinale Hummes non partecipa alla conferenza stampa e il cardinale Czerny rilancia il documento finale del Sinodo.

Il papa lo aveva annunciato pochi giorni fa ai vescovi americani ricevuti in udienza: nessuna svolta sui preti sposati. Così è stato. L'attesissima "Querida Amazonia" rappresenta un brusco stop alle pretese degli ambienti più progressisti della Chiesa e quasi una beffa alla luce delle indiscrezioni sul contenuto del documento che erano rimbalzate a partire dallo scorso mese.
A dare forza a queste previsioni ci si era messa anche la lettera ai vescovi del cardinale Claudio Hummes, relatore generale dell'Assemblea di ottobre e suo grande sponsor, diffusa dal vaticanista Aldo Maria Valli sul suo blog "Duc in Altum". La missiva, datata 13 gennaio, avanzava i "suggerimenti" con cui preparare i fedeli ai "nuovi cammini per la Chiesa" previsti dall'esortazione di imminente uscita. Ma lo scenario che sembrava prospettato da quelle indicazioni, alla fine, non ha trovato riscontro nel documento papale. E forse non è casuale la mancata partecipazione del porporato brasiliano alla conferenza stampa di presentazione di oggi, sintomo di un'amarezza non dissimulata per l'evidente 'passo indietro' rispetto al paragrafo 111 del documento finale del Sinodo.
L'esortazione apostolica è stata presentata in Sala Stampa della Santa Sede con una conferenza a cui hanno partecipo il direttore Matteo Bruni, i cardinali Lorenzo Baldisseri e Michael Czerny,  suor Augusta de Oliveira e padre Adelson Araújo dos Santos. Curioso il modo in cui quest'ultimo, docente di Spiritualità alla Pontificia Università Gregoriana, ha presentato la forma scelta dal pontefice con i quattro "sogni" sull'Amazzonia: "quando si tratta di 'sogni' - ha detto il teologo - il Nuovo Dizionario di Spiritualità della Lev uscito nel 2003 spiega che solo l'autore del sogno può interpretarlo in modo adeguato e autentico. Pertanto, qualsiasi sforzo ermeneutico da parte nostra sarà sempre limitato e approssimativo rispetto a ciò che significano veramente per il suo autore, i sogni condivisi da lui". In realtà, a leggere l'esortazione e specialmente il capitolo sul "sogno ecclesiale" sembra piuttosto chiaro ed univoco l'indirizzo che Francesco ha voluto dare sui temi più discussi dal Sinodo di ottobre.
Lo stesso docente, successivamente, ha addebitato alla "mancata conoscenza dei testi, compreso il Catechismo" le insofferenze di alcuni gruppi cattolici brasiliani per l'attenzione dedicata dal Sinodo sui temi più sociali, ambientali e politici. Dopo di lui è intervenuta suor Augusta de Oliveira, vicaria generale delle Serve di Maria Riparatrici, che ha detto di parlare a nome di "migliaia di religiose che hanno donato e continuano a donare la vita nella regione amazzonica e in tutte le parti del mondo". La suora ci ha tenuto a mettere in evidenza gli aspetti più socialmente impegnati della "Querida Amazonia" che tratteggerebbero un ideale di una terra dove si combatte per i "diritti dei più poveri, degli indigeni, dei popoli del fiume, pescatori, delle donne, dei contadini".
Stessi toni, simili a quelli utilizzati nei briefing quotidiani nei giorni dell'Assemblea di ottobre, hanno caratterizzato anche gli interventi del climatologo Carlos Nobre e di monsignor David Martínez de Aguirre Guinea, Segretario Speciale del Sinodo dei Vescovi per la Regione Panamazzonica che ha inviato un contributo video. Il Cardinal Michael Czerny, Segretario Speciale del Sinodo dei Vescovi per la Regione Panamazzonica, ha voluto 'ancorare' il Documento finale dei padri sinodali all'esortazione di papa Francesco. Questa connessione rivendicata da Czerny potrebbe essere letta anche come un tentativo di dare maggiore legittimazione al Documento finale, preso in considerazione da Francesco ma non incluso nella "Querida Amazonia", come ha dovuto ammettere anche il sottosegretario della Sezione migranti e rifugiati. Czerny, tirando in ballo l'"autorità magisteriale formale" dell'esortazione apostolica, ha cercato di fare appello all'"autorità morale" del Documento di ottobre al punto da affermare che "ignorarla è una mancanza di obbedienza alla legittima autorità del Santo Padre, mentre trovare difficili alcuni punti non sarebbe considerata una mancanza di fede".
Su questo punto, però, il neocardinale - che successivamente ha anche sostenuto che "le proposte particolari rimangono sul tavolo" - è sembrato l'unico a dare questa interpretazione in conferenza stampa. Il Cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, ha infatti puntualizzato subito dopo che il Documento dei padri sinodali "ha una certa autorità morale, ma non è magisteriale". Lo stesso porporato italiano, ad una domanda di un giornalista che chiamava in ballo l'articolo 18 della costituzione apostolica “Episcopalis communio” sul processo sinodale ("Se approvato espressamente dal Romano Pontefice, il documento finale partecipa del magistero ordinario del successore di Pietro"), ha sottolineato nella "Querida Amazonia" non ci sia alcuna approvazione espressa del papa ed ha ricordato anche l'importanza del fatto che non ci sia alcuna citazione tratta dal Documento finale di ottobre. 
Su questo testo è stato netto anche il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, che ha ribadito come non sia da considerare magistero. "Il Sinodo - ha detto Bruni - non era un confronto sul celibato. La posizione del papa era nota e all'esigenza pastorale ha dato una risposta con tre parole contenute nel punto 90: preghiera, generosità e formazione". Anche secondo il Cardinal Baldisseri la posizione del papa sulla questione dei preti sposati non lascia adito a dubbi: "non ha citato questo tema; anzi mi pare che abbia risposto circa i passi da fare e sono quelli di esortare i vescovi a chiedere più vocazioni, più generosità nell'inviare sacerdoti missionari in Amazzonia, e fare una formazione sacerdotale adatta e adattata", ha detto il porporato italiano. In conferenza è stato trattato anche il tema del cosiddetto "rito amazzonico" che diversi padri sinodali avevano chiesto di elaborare durante l'Assemblea di ottobre, ma che Francesco non ha menzionato esplicitamente nella "Querida Amazonia". 

Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede ha precisato come in queste situazioni, come accaduto nel caso del rito congolese, la procedura prevede una richiesta che parte "dal basso", con "la Chiesa locale che avanza delle proposte". In ogni caso, ha chiarito Bruni, "il processo sarà gestito dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti", ovvero dal dicastero attualmente guidato dal cardinale Robert Sarah che a giugno prossimo compirà 75 anni e dovrebbe presentare le dimissioni dal proprio incarico per anzianità. 

Nico Spuntoni
https://lanuovabq.it/it/una-frenata-mal-digerita-dai-progressisti

1 commento:

  1. Questo documento (Querida Amazonia) è enormemente più pericoloso del via libera (scampato) all'ordinazione di viri probati sposati solo per l'amazzonia. Infatti abbiamo già clero sposato cattolico (per esempio nelle chiese cattoliche di rito ortodosso) per cui se ci fosse stata una tale concessione locale non sarebbe stata una grande rivoluzione.
    Invece qui [come si può vedere nei punti n. 87, 89, 92, 93, 94, 103] si vuole sottomettere completamente i sacerdoti ai laici (sia uomini che donne). Infatti, si afferma esplicitamente: «sebbene il sacerdozio sia considerato “gerarchico”, questa funzione non equivale a stare al di sopra degli altri» (n. 87), mentre si invoca autorità per i laici (cfr. n. 94) e le laiche (cfr. n. 103) anche nelle questioni più importanti. In altre parole qui Jorge Mario Bergoglio vuole distruggere completamente la struttura gerarchica della Chiesa Cattolica: ciò, ovviamente, equivale a voler distruggere la stessa Chiesa Cattolica.

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