Ecco cosa c'è davvero dietro il "congedo" di Gaenswein
Mons. Georg Gaenswein è stato congedato da Papa Francesco. Ma quello che per il Vaticano è "ordinaria amministrazione" nasconde diversi scontri, tra cui il cosiddetto "Librogate"
Mons. Georg Gaenswein è stato congedato da Papa Francesco. Ma quello che per il Vaticano è "ordinaria amministrazione" nasconde diversi scontri, tra cui il cosiddetto "Librogate"
Monsignor Georg Gaenswein è ancora non è più il prefetto della Casa Pontificia? La domanda, per ora, non ha una risposta certa. La notizia sul "congedo" disposto da Papa Francesco è stata data dal Die Tagespost, il quotidiano che Benedetto XVI ha scelto tra tanti per coadiuvare la nascita di una fondazione di tutela del giornalismo cattolico.
C'è un filo diretto che lega quella testata teutonica agli ambienti ratzingeriani. Difficile, insomma, che il Die Tagespost abbia riportato un terremoto mai avvenuto.
Il diretto interessato dal presunto provvedimento papale non ha commentato. L'unico a rilasciare dichiarazioni è stato il Direttore della Sala Stampa Matteo Bruni. Non si è trattato di una vera e propria smentita: Bruni ha parlato di "ordinaria redistribuzione" sì, ma ha pure aggiunto di non possedere "alcuna informazione in tal senso". Dove per "senso" si può intendere il possibile "siluro" scagliato dall'ex arcivescovo di Buenos Aires in direzione "ratzingeriana". In queste ore, il quadro viene ricomposto dalla stampa di settore. E c'è chi, come La Nuova Bussola Quotidiana, racconta addirittura di un virgolettato che Jorge Mario Bergoglio avrebbe pronunciato in direzione del segretario particolare di Benedetto XVI: "Non tornare mai più".
Qualche fonte, come il Sismografo, ipotizza che Joseph Ratzinger abbia bisogno di maggiore vicinanza per vie delle sue condizioni di salute, che sarebbero peggiorate. Ipotesi che, sino ad ulteriori conferme ufficiali, vale la pena considerare tali. Papa Francesco, nonostante Gaenswein appartenesse alla "squadra" del suo predecessore, non ha mai messo in discussione la centralità in Santa Sede del vescovo tedesco. Almeno fino a questo momento. Più di qualche commentatore interpreta la mossa del Santo Padre alla stregua di una contromossa: "Francesco contrattacca i suoi "nemici" e congeda il segretario di Ratzinger poco dopo la controversia sul suo falso libro". Questo è il titolo di un articolo pubblicato da Eldiario.es.
Il "libro" cui si fa riferimento è "Dal profondo del nostro cuore". Quello scritto da Joseph Ratzinger e Robert Sarah. Quello in cui il duo conservatore, prima della pubblicazione dell'esortazione apostolica post-sinodale che può aprire ai "viri probati", ha preso posizione contro l'abolizione del celibato sacerdotale. Lo stesso per cui, ad un certo punto mons. Georg Gaenswein aveva chiesto la rimozione della firma di Benedetto XVI. Perché il prefetto della Casa Pontifica, nonostante le "prove" sulla collaborazione tra il papa emerito e il cardinale africano per la stesura del libro - le "prove" che ha mostrato via social l'alto ecclesiastico africano - aveva in qualche modo domandato che Ratzinger non risultasse come autore? Per Aldo Maria Valli la spiegazione è una: "pressioni da parte di Santa Marta".
Se l'allontanamento di Gaeswein dalla Casa pontificia fosse vero, allora l'interpretazione di una contromossa papale potrebbe avere senso. Il Papa potrebbe non aver gradito la gestione di una vicenda che ha riportato in auge il tema della "cooabitazione" tra il pontefice regnante e quello emerito. Ma il racconto di un'eventuale acredine può partire da lontano. Torniamo al 21 maggio del 2016: "Dall’elezione del suo successore, Papa Francesco – il 13 marzo 2013 – non ci sono due Papi, ma di fatto un ministero allargato con un membro attivo e uno contemplativo. Per questo, Benedetto non ha rinunciato né al suo nome né alla talare bianca. Per questo, l’appellativo corretto con il quale bisogna rivolgersi a lui è ancora ‘Santità’”. Ad esprimersi mediante queste considerazioni era stato lo stesso Gaenswein. L'espressione "ministero allargato" non è mai stata digerita dai "guardiani della rivoluzione". Il Papa, del resto, non può che essere uno. Andiamo avanti. Perché di vicende di difficile interpretazione, in questi anni, ne abbiamo narrate.
In relazione alla "lettera tagliata", quella per cui mons. Dario Edoardo Viganò si è dimesso da prefetto della Segreteria per la Comunicazione, vale la pena riportare un retroscena svelato in "Giudizio Universale, l'ultimo libro di Gianlugi Nuzzi: Gaenswein e Viganò all'epoca dei fatti si sono scambiati alcuni messaggi. In quella circostanza, come in altre, è apparso evidente come le linee di pensiero fossero diverse. Un "fronte" avrebbe voluto che l'emerito approvasse la collana teologica su Bergoglio senza colpo ferire. L'altro, con Ratzinger in testa, ha annotato come tra gli autori selezionati per l'opera libraria fossero presenti oppositori del pontificato dello stesso teologo tedesco. E Gaenswein ha dovuto gestire pure quelle fasi, con tutta la portata mediatica del caso.
Il "ministero allargato", la "lettera tagliata", e "Dal profondo del nostro cuore": tre bufere dipendenti in qualche modo da Benedetto XVI, ma per cui potrebbe aver "pagato" mons. Georg Gaenswein.
SCONTRO TRA PONTEFICI
Papa Francesco, retroscena: Padre Georg segregato perché troppo vicino a Ratzinger nella battaglia in Vaticano
Che succede in Vaticano? A voler dar retta al "diavolo", dietro al «congedo» di monsignor Georg Gaenswein, 63 anni, più noto come Padre Georg o come il «bel Giorgio» (perché tale è il suo fascino che ancora ci si chiede perché abbia sposato Dio), ci sarebbe una sorta di "vendetta" per il modo "maldestro" in cui è stata gestita la questione della firma di Benedetto XVI al libro del cardinale conservatore Robert Sarah, Dal profondo del nostro cuore. Un testo che ha fatto troppo rumore, in cui viene respinto qualsiasi "ammodernamento" della Chiesa, compresa la delicatissima questione dei "viri probati", ossia la possibilità di concedere il sacerdozio alle persone laiche, tema affrontato nel corso del Sinodo sull'Amazzonia. La tesi del libro, e quindi del Papa emerito, è che il celibato non si tocca. In contrasto, dunque, con quanto emerso dal Sinodo di fine 2019 che "apriva" all'ordinazione dei laici anziani almeno nelle aree più remote dell' Amazzonia.
In molti hanno voluto leggere in questo intervento una contrapposizione alle idee del Sinodo, alla quale padre Georg, per stemperare le polemiche, avrebbe messo una toppa, parlando di «equivoco» e spiegando che quello di Ratzinger altro non era che un contributo al libro e non una stesura a quattro mani. Pare, però, che dalle parti del Vaticano non l'abbiano presa molto bene. Da qui, volendo sposare la tesi del "diavolo", l' allontanamento, punta dell' iceberg di una serie di strappi all' interno delle mura sacre dove, si vocifera, i rapporti tra Francesco e monsignor Gaenswein non sono mai stati idilliaci.
C'è poi la versione ufficiale. Che è limpida come acqua di sorgente: «Nessun congedo», ma soltanto «una ordinaria ridistribuzione dei vari impegni e funzioni del Prefetto della Casa Pontificia che ricopre anche il ruolo di segretario particolare del Papa emerito», fa sapere Matteo Bruni, direttore della sala stampa vaticana. Troppo, infatti, il carico di lavoro per il monsignore, che è stato allo stesso tempo segretario particolare di Benedetto XVI al Monastero Mater Ecclesiae e prefetto della casa pontificia al Palazzo Apostolico. In pratica, significa gestire tutta l' agenda del Papa. Non un lavoretto da poco.
Per capire i delicati rapporti tra il prelato tedesco e l'"argentino", va detto che, oltre alla storia del libro, un anno fa all' arcivescovo fu tolta la competenza sulla Cappella Sistina, passata all' Ufficio delle celebrazioni liturgiche. Sulle sue spalle "pesa", inoltre, l' aver sostenuto che in Vaticano «c' è un ministero allargato con un membro attivo e un membro contemplativo. È come se Benedetto XVI avesse fatto un passo "di lato"», e non indietro. Come si ci fossero "quasi" due Papi. Parole pronunciate all' Università Pontificia nel 2016.
Infine, voci di corridoio dicono che padre Georg sia anche alle prese con problemi di salute. Da un "quadro" così dipinto, se ne deduce che continuare a gestire un doppio ruolo sia davvero difficile per il prelato tedesco. La dimostrazione sta nel fatto che da diversi giorni monsignor Georg Gaenswein è sparito dagli impegni pubblici di Papa Francesco e ora avrà più tempo a disposizione da dedicare a Benedetto XVI, di cui è stato segretario particolare durante il suo pontificato e anche dopo la rinuncia al "trono, nel febbraio del 2013. Ruolo che poi ha mantenuto con Francesco.
A parlare di «congedo» dal Vaticano è stato un giornale tedesco, il Tagespost, noto per le sue posizioni conservatrici. La testata, però, potrebbe aver "ricamato" non poco sulla faccenda allo scopo di alimentare le voci secondo cui all' interno delle mura vaticane regnerebbero grandi contrasti.
Da tempo la Chiesa tedesca ha intrapreso una battaglia contro l' ortodossia romana accusandola di essere «retrograda» e di non guardare avanti. Guardare avanti, per i prelati tedeschi, significa dare la Comunione ai divorziati, aprire al sacerdozio femminile e dire addio al celibato. Richieste troppo "avanti" e troppo estreme per poter essere prese in seria considerazione dal Vaticano. Difficile sapere dove sia la verità. L' importante, in questi casi, è avere fede.
di Tiziana Lapelosa e Caterina Maniaci
Ecco perché Francesco ha congedato Padre Georg (c’entra di nuovo il libro di Sarah e Ratzinger)
Il prefetto della Casa Pontificia è stato allontanato da Bergoglio, malgrado la Santa Sede non confermi. Ad aver fatto traboccare il vaso proprio il fatto di non aver “sorvegliato” a dovere l’Emerito, lasciando che si facesse manipolare dagli ultraconservatori
Congedo a tempo indeterminato per l’arcivescovo Georg Gänswein, che, pur mantenendo momentaneamente l’incarico di prefetto della Casa Pontificia, potrà così dedicare più tempo a Benedetto XVI.
A far esplodere l’ennesima bomba al di là del Tevere è stato Die Tagespot. L’autorevole giornale cattolico conservatore, collegato all’Opus Dei, ha anche ricordato come il presule, in ragione del suo ruolo, fosse apparso l’ultima volta accanto a Papa Francesco durante l’udienza generale del 15 gennaio. Poi sempre sostituito da monsignor Leonardo Sapienza, reggente o numero due della Casa Pontificia, come successo all’udienza generale dell’altro ieri o a quelle private al Palazzo Apostolico negli ultimi giorni.
Come da copione è arrivata, nelle ore successive, la smentita (che poi tale non è) del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, e, per giunta, non attraverso un comunicato ufficiale ma con dichiarazioni alle agenzie, rilanciate ufficialmente dal quotidiano della Cei, L’Avvenire.
«Nessuna sospensione – così Bruni – Non ci sono informazioni in tal senso. L’assenza di monsignor Gänswein, durante determinate udienze nelle ultime settimane, è dovuta a una ordinaria ridistribuzione dei vari impegni e funzioni del prefetto della Casa Pontificia, che ricopre anche il ruolo di segretario particolare del Papa emerito».
«Nessuna sospensione – così Bruni – Non ci sono informazioni in tal senso. L’assenza di monsignor Gänswein, durante determinate udienze nelle ultime settimane, è dovuta a una ordinaria ridistribuzione dei vari impegni e funzioni del prefetto della Casa Pontificia, che ricopre anche il ruolo di segretario particolare del Papa emerito».
In quell’«ordinaria ridistribuzione dei vari impegni e funzioni» è da leggersi la conferma e l’annuncio della prossima conclusione del mandato di Gänswein come prefetto che, iniziato nel 2012 sotto il pontificato di Benedetto XVI, è poi durato sotto quello di Francesco. Con il doppio ruolo, primo nella storia di Oltretevere, di responsabile del servizio d’anticamera, degli spostamenti a Roma o in Italia, delle udienze del Papa regnante e di segretario particolare di quello emerito.
A decretare la fine di un rapporto non certo idilliaco tra Bergoglio e Gänswein la questione del libro sul celibato ecclesiastico Des profondeurs de nos coeurs, che fino al 14 gennaio recava la doppia firma di Benedetto XVI e del card. Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti. Un’operazione che fin dalle prime anticipazioni de Le Figaro era apparsa come contrappositiva tra Francesco e Benedetto in materia di celibato. Non perché Bergoglio abbia una visione sostanzialmente diversa sul tema. Ma per il semplice fatto che le richieste di una revisione della normativa per motivi pastorali e della conseguente possibilità localistica di ordinare uomini sposati sono venute dal Sinodo panamazzonico. E sulla quale dovrà appunto esprimersi Francesco nella prossima Esortazione post-sinodale.
Nonostante il 14 gennaio Gänswein fosse corso ai ripari annunciando il ritiro della firma del Papa emerito dal libro come co-autore nonché dall’introduzione e dalle conclusioni dello stesso – facendo fra l’altro ricadere la colpa sul cardinale Sarah sia pur sotto forma di malinteso – la frittata oramai era fatta e, per giunta, enorme. Il presule si è rivelato di non essere di fatto – o forse di non esserlo mai volontariamente stato – un filtro efficace tra l’ultranonagenario Ratzinger e una schiera di conservatori nostalgici dello stesso, spesso tirato in ballo, volente o no, in operazioni antagonistiche agli indirizzi magisteriali e pastorali di Francesco.
Il Papa difficilmente avrà dimenticato, anche perché rivelatrici del navigare su due acque del prefetto dal doppio ruolo, le parole che lo stesso pronunciò il 20 maggio 2016 alla Pontificia Università Gregoriana. «Dall’elezione del suo successore, Papa Francesco, il 13 marzo 2013 – disse allora Gänswein – non ci sono due Papi, ma di fatto un ministero allargato con un membro attivo e uno contemplativo. Per questo, Benedetto non ha rinunciato né al suo nome né alla talare bianca. Per questo, l’appellativo corretto con il quale bisogna rivolgersi a lui è ancora Santità».
Parole che, strumentalizzate da gruppi conservatori e da politici di destra, hanno contribuito a ingenerare confusione e a portare alla tesi di un Benedetto XVI quale Papa ancora legittimamente in carica.
D’altra parte, il prefetto della Casa Pontificia ha sempre espresso quanto di più antitetico possa esistere allo stile e all’insegnamento di Francesco. Legato agli ambienti opusdeiani, nostalgico della liturgia tridentina, frequentatore dei salotti del patriziato nero, Gänswein è esponente di quella che è conosciuta come Regensburger Netzwerk (Rete di Ratisbona, ndr) e che annovera il meglio dell’ultraconservatorismo tedesco come la principessa Gloria von Thurn und Taxis, il cardinale Gerhard Ludwig Müller, il sacerdote Wilhelm Imkamp e il fratello del Papa emerito, Georg Ratzinger. Strettamente collegato a questa rete anche il cardinale Sarah, la cui edizione tedesca (Gott oder nichts) del libro Dieu ou rien, scritto con l’inseparabile Nicolas Diat, è stata appunto prefata nel 2015 da Gänswein.
Ma, questa volta, il nuovo volume del porporato guineiano, quello della doppia firma con Benedetto XVI, ha portato male al presule tedesco. Tanto da far ripensare alle parole che Sean Connery, interpretando Guglielmo da Baskerville, dice ne Il nome della rosa: «Un libro che uccide». Nel caso specifico, non la persona ma la carriera.
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