Chiose e postille di padre Giocondo / 12
Fatima e la grande città
Caro dottor Valli, questa notte quasi non ho chiuso occhio. Le spiego il perché.
Ieri mattina mi ha chiamato da fuori regione un mio carissimo confratello, padre Mariano da Marianopoli, [1] esperto di mariologia e di apparizioni varie. Mi ha tenuto al telefono per più di un’ora. Era in uno stato d’animo molto agitato: un misto esplosivo di meraviglia, di delusione e di indignazione, nei confronti – immagini un po’ – del famoso vescovo di Astana (Kazakistan), monsignor Athanasius Schneider.
«Ma come!?… – gli ho detto io –, se Schneider è uno dei pochi vescovi che ancora si salva in mezzo a questa apostasia generalizzata della gerarchia cattolica!?».
«Sì, anch’io la pensavo così fino a ieri sera – mi ha risposto –; adesso però sono costretto a cambiare idea. Una castroneria così grande Schneider non la doveva dire: quasi non credo a quello che ho letto! Non è possibile, non è possibile…!».
Che cosa era successo?
Era successo che padre Mariano si era imbattuto in una bella riflessione di monsignor Schneider sull’attuale crisi del coronavirus, riflessione apparsa il 19 marzo scorso su un sito americano, poi ripresa da altri siti e tradotta anche in italiano.
In essa il presule parla di una “dittatura sanitaria” che rischia di trasformarsi in una “dittatura politica”, la quale sta privando nazioni intere delle più elementari libertà civili e, soprattutto, dei più importanti diritti religiosi (come l’accesso alle chiese e ai sacramenti, Messa in primis). Ma – a suo dire – una situazione del genere può costituire una prova salutare per la fede dei singoli, delle famiglie e della Chiesa intera.
E fin qui, nulla da eccepire…
Ma proprio nel bel mezzo dell’esposizione, ecco il passaggio che aveva irritato tremendamente il mio confratello:
«Papa Francesco, che il 15 marzo [2020], con passi solitari ed esitanti, ha vagato per le strade deserte di Roma nel suo pellegrinaggio dall’immagine della “Salus populi romani” nella basilica di Santa Maria Maggiore alla Croce miracolosa nella chiesa di San Marcello, ha trasmesso un’immagine apocalittica. Ricordava la seguente descrizione della terza parte del segreto di Fatima, rivelato [ai pastorelli] il 13 luglio 1917: “Il Santo Padre attraversò una grande città mezza in rovina; e mezzo tremulo, con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena…”».
«Non è possibile, non è possibile fare un accostamento di questo genere!», gridava al telefono padre Mariano. «Questo è un insulto alle parole della Beata Vergine Maria e all’intelligenza delle persone! E pensare che alcuni già se la sono bevuta, compreso il bravo don Alfredo Morselli! [2] Non posso crederci, non posso crederci…!».
E in effetti le parole esatte della terza parte del messaggio di Fatima, a cui monsignor Schneider intendeva riferirsi, sembrano descrivere un altro tipo di scena: «[…] il Santo Padre, prima di arrivarvi [in cima alla ripida montagna], attraversò una grande città mezza in rovina; e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce, venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce […]» (Suor Lucia di Fatima, Terza parte del segreto, 3 gennaio 1944).
Diciamo che, a questo punto, il sale in zucca di cui ancora disponiamo ci obbliga a domandarci quanto segue: nel pomeriggio di domenica 15 marzo 2020, nel suo vagare solitario tra santa Maria Maggiore e san Carlo al Corso, papa Bergoglio: 1) ha forse attraversato una città “mezza in rovina”?; 2) appariva forse “mezzo tremulo [e] con passo vacillante”, o “afflitto di dolore e di pena”?; 3) e soprattutto: andava forse pregando “per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino”?
Risposta: no, nel modo più assoluto!
Infatti, papa Bergoglio: 1) ha attraversato una città semideserta, sì, ma perfettamente integra; 2) procedeva un po’ ondeggiante, sì, ma spedito e tranquillo (la sua unica preoccupazione era quella di smorzare le polemiche dei giorni precedenti, per la chiusura da lui imposta e poi annullata di tutte le chiese della città); 3) e, soprattutto, non ha incontrato sui suoi passi nessun cadavere, ma strade miracolosamente libere dal traffico e qualche ragazzo in bicicletta che l’ha osservato incredulo e divertito.
Ragion per cui, quelle parole della terza parte del messaggio di Fatima, citate da monsignor Schneider, non possono essere riferite in alcun modo alla passeggiata romana del papa gesuita!
La vera interpretazione
Arrivato a questa svolta della sua appassionata argomentazione, padre Mariano mi ha scandito al telefono alcune frasi che mi hanno scosso nell’intimo, e che devo riferire parola per parola. Mi ha detto: «Padre Giocondo, tu che hai la possibilità di scrivere sul blog di Aldo Maria Valli, grida a tutti i lettori, anzi, grida al mondo intero che “il Santo Padre” di cui si parla nel terzo segreto di Fatima, svelato dalla Santa Sede nell’anno 2000, è precisamente Benedetto XVI: è lui che dovrà attraversare “una grande città mezza in rovina”, disseminata di cadaveri; è lui che realizzerà questa operazione “mezzo tremulo [e] con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena”; ed è lui che lo farà, pregando “per le anime dei cadaveri che [incontrerà] nel suo cammino”. E questa “grande città” è precisamente Roma, la quale sarà invasa e devastata da un esercito straniero (composto con ogni probabilità da russi e turchi, così come ci ha fatto intravedere l’attentato a Giovanni Paolo II del 13 maggio 1981, realizzato appunto da un terrorista turco su mandato dei sovietici). Dopo di che, “il Santo Padre” Benedetto XVI raggiungerà la cima del suo calvario terreno, conseguendo la palma del martirio».
Ciò detto, padre Mariano ha rifiatato un attimo, e poi, con il tono di chi ha scovato nel più profondo del suo cuore le parole migliori da consegnare alla storia, ha dichiarato: «Sarà l’effusione del sangue, e non le chiacchiere, a stabilire chi tra questi due è il vero papa! L’effusione del sangue, e non una passeggiata romana in favore di telecamera! L’effusione del sangue!… Padre Giocondo, gridalo a tutti, gridalo al mondo intero!».
Gli ho risposto che avrei tentato di farlo. E solo così la telefonata ha avuto termine.
Caro Valli, ho trascorso il resto della giornata di ieri cercando di ordinare queste idee apocalittiche, e di trovarne eventuali conferme o smentite nei messaggi di Anguera: ed è qui che ho incontrato quel colpo di grazia, che poi – come le dicevo in apertura – mi ha quasi impedito di chiudere occhio per tutta la notte.
Ecco alcuni dei numerosi passaggi che ho incontrato, relativi alla tematica:
«Arriverà il giorno in cui ci saranno due troni [papali], ma solo su di uno siederà il vero successore di Pietro. Sarà questo il tempo della grande confusione spirituale per la Chiesa» (messaggio n. 3098, del 23 dicembre 2008).
«Cari figli, Pietro incontrerà Giuda sul suo cammino. Pietra su pietra» (messaggio n. 3836, del 22 giugno 2013).
«Un esercito partirà furioso in direzione di Roma. Le chiese saranno incendiate e molti luoghi sacri saranno distrutti» (messaggio n. 3007, del 7 giugno 2008).
«Cari figli, la guerra esploderà su Roma e saranno pochi i sopravvissuti» (messaggio n. 2939, del 5 gennaio 2008).
«Arriverà il giorno in cui l’Europa stenderà la mano al mondo come un mendico che ha bisogno di aiuto. La Russia sarà una pietra per molte nazioni e Roma sarà distrutta col fuoco» (messaggio n. 3207, del 29 agosto 2009).
Vergine santa, corredentrice e mediatrice di grazia, la Città Eterna sta certamente tradendo, al cospetto del cielo e della terra, la sua altissima missione spirituale; da sette anni a questa parte, il suo pastore visibile, più che Pietro, ci ricorda Giuda; è giusto pertanto che essa venga purificata con il fuoco. Siamo certi tuttavia che si arriverà a questo esito finale come per gradi, cioè attraverso avvertimenti graduali e progressivi: e l’epidemia attuale già deve essere considerata come un primo richiamo.
Madre di Gesù e Madre nostra, ti preghiamo supplici: ottienici un cuore docile e uno sguardo illuminato, per saper riconoscere la mano sapiente e poderosa del tuo Figlio divino che, come Pastore supremo delle nostre anime, ci conduce per le strade del tempo verso la patria del cielo, anche attraverso le correzioni più severe. Amen.
Padre Giocondo da Mirabilandia
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[1] Marianopoli è un comune in provincia di Caltanissetta.
[2] A meno che la breve risposta di don Morselli alla prima domanda di Aldo Maria Valli non abbia come finalità quella di premunirsi da possibili ritorsioni gerarchiche. Il che sarebbe ancora più grave.
FATIMA, CONSACRAZIONE: VESCOVI ITALIA NON PERVENUTI. DON STRUMIA.
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, riceviamo e pubblichiamo molto volentieri un breve commento di don Alberto Strumia alla Consacrazione avvenuta ieri a Fatima da parte dei vescovi portoghesi e spagnoli dei loro Paesi alla Vergine, in un momento così drammatico per il mondo e per l’Europa. E ancora una volta ci rendiamo partecipi del desiderio di molti fedeli italiani che un gesto analogo venga compiuto anche dai nostri vescovi. Buona lettura.
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La recita del santo Rosario che si è tenuta nel giorno della festa dell’Annunciazione della Beata Vergine Maria, a Fatima, conclusasi con il triplice atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, del Portogallo, pronunciato dal Card. Marto – visibilmente commosso – in unione con i Vescovi di altre Chiese sparse nel mondo, è stata di un’intensità religiosa assolutamente toccante.
In un momento di emergenza come quello dell’attuale pandemia scatenata dal famigerato Covid-19, il sapersi nuovamente stringere al Cuore della Madre di Dio è la testimonianza che discrimina chi ha ancora la vera fede cattolica da chi è stato sopraffatto dalla rassegnazione. Non ci sono vie di mezzo, strade di compromesso possibili.
E al tempo stesso è stato triste e doloroso dover constatare l’assenza totale di un segnale, almeno di comunione remota, da parte della comunità ecclesiale italiana. I nostri Vescovi, pure sollecitati da moltissime richieste, giunte loro via e-mail, a partire dall’iniziativa promossa da questo blog, a firma del dott. Ettore Gotti Tedeschi, non hanno mostrato la minima sensibilità di fronte alla richiesta di aderire anch’essi, come Chiesa italiana, a quello straordinario atto di rinnovo della consacrazione al Cuore Immacolato di Maria.
Non posso nemmeno lontanamente pensare che ciò sia stato fatto per malizia – nel caso solo Dio potrà giudicare – non potendo dubitare della sincerità e bontà d’animo di diversi tra loro che conosco personalmente. Devo pensare, piuttosto, che si tratti di una prova ulteriore per la nostra ancora fragile fede che il Signore ha voluto richiederci. Il pensiero mi è andato – e ai primi moti del pensiero non si può comandare – a quel passo dell’Antico Testamento che parla di Mosè che non riesce a convincere il faraone d’Egitto a lasciar partire il popolo di Israele, schiavo, in quel paese. In quel passo è Dio stesso che dice: «Io indurirò il cuore del faraone» (Es 7,3). Ma subito dopo è detto anche: «moltiplicherò i miei segni e i miei prodigi».
Attendo con piena fiducia che, proprio e anche attraverso queste e altre prove per la nostra fede, il Signore ottenga per tutto il nostro popolo una vera conversione. Il sistema sta saltando a tutti i livelli e, perfino la Chiesa, che fino a qualche anno fa aveva retto, da noi sta ormai cedendo nella sua visibilità pubblica; non però in quella più nascosta delle menti e dei cuori di molti fedeli laici e chierici.
Volendo c’è ancora tempo per compiere anche in Italia un atto simile a quello che è avvenuto a Fatima, rinnovando così anche quello che fu compiuto da Pio XII nel 1942.
In ogni caso, almeno singolarmente, se i Vescovi italiani taceranno, trincerandosi dietro la sigla della CEI – quasi come se le conferenze episcopali fossero organismi di diritto divino, istituiti da Cristo (!) – i singoli laici potranno compiere, anche ripetutamente, un atto di consacrazione individuale, o comunitario, anche a distanza. E i sacerdoti potranno, nelle loro celebrazioni private a porte chiuse, come quelle del Cenacolo («mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore, dei Giudei, venne Gesù», Gv 20,19) consacrare le loro parrocchie, le loro comunità religiose, i gruppi di fedeli loro affidati. Sono certo che molti lo faranno e faranno bene a farlo sapere sui blog amici, come questo e tanti altri. Sarà un esempio per tutti! Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam!
don Alberto Strumia
Marco Tosatti
26 Marzo 2020 49 Commenti --
Un elenco virtuoso. Ma l’Italia non c’è
Ieri, 25 marzo, nel giorno dell’Annunciazione, per iniziativa degli episcopati locali si sono consacrate al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria, per chiedere la fine della pandemia da coronavirus, le seguenti nazioni:
Portogallo
Spagna
Albania
Bolivia
Colombia
Cuba
Costarica
Ecuador
Guatemala
India
Irlanda
Kenya
Moldavia
Messico
Nicaragua
Panama
Paraguay
Perù
Polonia
Repubblica Dominicana
Romania
Slovacchia
Tanzania
Timor Est
Ungheria
Zimbabwe
Non so se l’elenco sia completo. Comunque, una cosa è certa: non vi figura l’Italia. L’Italia, il paese nel cui territorio c’è il Vaticano. Il paese nella cui capitale c’è lo Stato con la Santa Sede, dove vive il papa. Possiamo dire che se l’obiettivo dei vescovi italiani era quello di distinguersi, l’hanno ampiamente raggiunto.
A.M.V.
Il beato Massimiliano Kolbe profetizzò: "Prima che sventoli la Bandiera della Sant.ma Vergine sul Cremlino, sventolerà sul Vaticano la bandiera russa!" Non affanniamoci poichè nessun Papa fino ad oggi ha avuto il coraggio di Consacrare la Russia al Cuore Immacolato di Maria, come Lei espressamente aveva chiesto tramite la pastorella Lucia de Santos a Fatima nel 1917. Quando il Papa alla fine si deciderà a fare questo Atto di Consacrazione la Madonna ha detto che sarà troppo tardi!...
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