ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 26 marzo 2020

Speriamo, e chiediamo…

LOREDO: CHE IL COVID 19 SIA UN’OCCASIONE PER CONVERTIRCI.


Carissimi Stilumcuriali, ieri, mercoledì 25 marzo il Cardinale Antonio dos Santos Marto, vescovo di Fatima, insieme al Cardinale Manuel Clemente, Patriarca di Lisbona, ha presieduto la recita del Santo Rosario nel Santuario di Fatima, in conclusione della quale hanno consacrato Portogallo e Spagna al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria. Si sono uniti all’atto i vescovi spagnoli, una secondo specifica comunicazione del Cardinale Juan José Omella, arcivescovo di Barcellona e presidente della Conferenza Episcopale spagnola. Come spiega il prof. Julio Loredo nel testo che segue, e che potete trovare anche sul sito originale di Tradizione, Famiglia e Proprietà Italia, la ragione è semplice. Ma ancora una volta pensiamo che sarebbe bello e giusto se anche i vescovi italiani seguissero quell’esempio. Basterebbe modificare lievemente la consacrazione compiuta nel 1959. Speriamo, e chiediamo…

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Il motivo è implorare l’aiuto divino nell’attuale situazione di pandemia, che colpisce in modo particolarmente forte la penisola iberica.
L’atto si ispira a una precisa richiesta di Nostro Signore Gesù Cristo, fatta nel 1943 attraverso la veggente di Fatima Suor Lucia: “Ho una richiesta di Nostro Signore per i signori vescovi di Spagna e un’altra per quelli del Portogallo. Sentite la voce del buon Dio! Nostro Signore desidera che i vescovi si riuniscano in ritiro e promuovano una riforma nel popolo, nel clero e negli ordini religiosi. Se i signori vescovi spagnoli non ascolteranno questa richiesta, la Russia sarà di nuovo la frusta con cui Dio li castigherà”.
La richiesta si inseriva appieno nella logica delle apparizioni di Fatima, avvenute nel 1917. La Madonna aveva allora duramente rimproverato la situazione di peccato in cui sprofondava l’umanità. Lei, Madre di misericordia, era venuta per offrire agli uomini una via di salvezza: la recita del Santo Rosario, la comunione riparatrice, la penitenza, la conversione del cuore. Era venuta a chiedere la consacrazione della Russia, allora focolaio del peggiore male dell’epoca, il comunismo, al suo Cuore Immacolato. La Madre di Dio ammonì a Santa Giacinta di Fatima: “Se gli uomini non si convertono verrà un castigo quale non si vide mai”. Oggi, la parola “castigo” sembra intimorire molti spiriti, eppure è quella impiegata dalla Madre di Dio in quella che Benedetto XVI definì nel 2007 “la più profetica delle apparizioni moderne”.
La Madonna si riferiva alla serie di sciagure che avrebbero funestato il secolo scorso, e che si protraggono fino al nostro: due guerre mondiali, il flagello del comunismo e, poi, del post-comunismo culturale e morale. Il terzo segreto di Fatima sembra pure accennare a un altro castigo, ancora da venire.
Oggi siamo flagellati da un “nemico” che col comunismo ha in comune l’essersi originato in un Paese dominato proprio da questa ideologia. I termini della questione sono alquanto simili.
La situazione di peccato denunciata nel 1917 si è sostanzialmente mantenuta fino ad oggi. Anzi, è peggiorata di parecchio. La conversione richiesta dalla Madonna non è avvenuta.
Molto si è discusso se la pandemia di Covid-19 sia da considerarsi un castigo divino. Se lo fosse, sarebbe sulla scia degli ammonimenti di Fatima?
Qualcuno nega che questa pandemia possa avere il carattere di castigo divino, poiché è frutto di circostanze umane contingenti. Non manca chi la attribuisca addirittura a una mera “cospirazione”. Mancherebbe, quindi, l’aspetto soprannaturale. Tale critica misconosce il modo di procedere della Provvidenza divina.
Anche i fatti definiti dalla Madonna di Fatima come “castighi” – le due guerre mondiali e il comunismo – avevano cause perfettamente naturali, di natura politica, ideologica, culturale e via dicendo. Non mancavano loro nemmeno elementi cospiratori. In cosa consisteva, allora, il loro carattere di “castigo” divino?
Le situazioni difficili, tanto in campo individuale (malattie, incidenti, rovesci di fortuna) come in campo sociale (guerre, disastri naturali, crisi economiche) scuotono le nostre coscienze facendoci capire, anzi toccare con mano, la fragilità della nostra natura umana, della nostra società, del nostro mondo. Tutto può svanire in un istante. Sono prove misericordiosamente permesse dalla Provvidenza che ci invitano a scrollarci di dosso l’orgoglio e l’autosufficienza, affidandoci invece alla misericordia di Dio. Ed ecco che in queste circostanze è più facile rivolgersi a Dio attraverso la Madonna. Sono occasioni per battersi sul petto chiedendo perdono per i nostri peccati e implorando la grazia divina per risanare le nostre colpe. In altre parole: sono occasioni di purificazione e di conversione. Quante conversioni di santi sono avvenute dopo un duro colpo! Dalla conversione di S. Ignazio di Loyola durante la convalescenza per una ferita di guerra, a quella di S. Alfonso Maria de Liguori in conseguenza dello shock per aver perso una causa giudiziaria importante.
Ecco perché all’indomani di ogni grande sciagura c’è stato sempre un movimento di conversione spirituale. Fu così dopo la prima Guerra mondiale, quando Pio XI affermò che il mondo era pronto per il Regno sociale di Cristo, lanciando quindi l’enciclica Quas Primas. Fu così dopo la seconda Guerra mondiale quando in diversi Paesi soffiarono venti di conversione, come in Francia col movimento del Grand Retour e in Spagna con le Santas Misiones.
Purtroppo, non fu così dopo la caduta del Muro di Berlino. Anzi. Dopo il 1989 il mondo fu divorato da un’ondata di consumismo sfrenato e di voglia di godersi la vita in modo peccaminoso che contagiò perfino i paesi che avevano sofferto le durezze del regime comunista. Perfino le grazie del Giubileo del 2000, quando fu rivelato il messaggio di Fatima nella sua integrità, furono presto dimenticate. La decadenza morale ebbe una fortissima accelerazione col diffondersi dell’aborto, dell’omosessualità, dell’ideologia di genere e altre nefandezze.
Non sono mancate le occasioni per ravvederci. Possiamo menzionare l’attentato dell’11 settembre 2001, con la conseguente logica di guerra non più placatasi; e la crisi economica del 2008 che scosse l’economia mondiale fino alle fondamenta. Ma la voglia di vivere nel peccato è stata più forte, e il mondo è andato avanti imperterrito, inabissandosi sempre di più nel fango dei vizi.
Sarà l’attuale pandemia un nuovo segno della Provvidenza per offrirci l’occasione per riflettere sulla nostra situazione, chiedendo a Dio la grazia della conversione? Citiamo in merito le parole di mons. Ramón Castro, vescovo di Cuernavaca, Messico. Dopo aver denunciato duramente i peccati del mondo moderno, specialmente l’ideologia di genere, il prelato ammonisce:
“Dio ci sta gridando attraverso questa pandemia di coronavirus. Dio ci sta dicendo: sentite figli, fermativi e pensate dove state andando! Dio ci sta colpendo amorevolmente per svegliarci. Siete miei figli e io vi amo. Io sono misericordioso. Vedete, però, come state andando verso l’abisso. Questa pandemia di coronavirus è come se Dio ci dicesse: quanto sei fragile mondo moderno! Il tuo potere, i tuoi soldi, la tua spavalderia non possono niente contro di me! Hai voluto atteggiarti a Dio? Ebbene, vedi come cadi in un attimo!”.
A nostro parere, la pandemia di Covid-19 può e deve essere vista alla luce delle apparizioni della Madonna di Fatima. Un messaggio di tragedia, ma anche di tanta speranza. Tragedia perché gli uomini si ostinano a non convertirsi. Ma soprattutto di speranza perché nel 1917 la Madonna promise che, alla fine, il suo Cuore Immacolato trionferà. Scrisse Plinio Corrêa de Oliveira:
“È bene che, al termine di queste riflessioni, il nostro spirito indugi nella considerazione delle prospettive ultime del messaggio di Fatima. Oltre la tristezza e le punizioni sommamente probabili, verso le quali avanziamo, abbiamo davanti a noi le luci sacrali dell’alba del Regno di Maria: Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà. È una prospettiva grandiosa di universale vittoria del Cuore regale e materno della santissima Vergine. È una promessa pacificante, attraente e soprattutto maestosa ed entusiasmante”.
(di Julio Loredo)
Marco Tosatti

CHIESE CHIUSE. UNA DONNA: CI MANCA IL TUTTO, L’EUCARESTIA.

26 Marzo 2020 Pubblicato da  7 Commenti --

Marco Tosatti

Cari Stilumcuriali, mi giungono messaggi e segnalazioni e appelli da più parti, in relazione all’interdizione della presenza di fedeli alla messa; e alla chiusura di chiese; e alla proibizione in alcune località anche dell’adorazione eucaristica. E se penso a questo, e agli eroici sacerdoti che si sono ammalati, e hanno perso la vita per continuare nella loro missione nelle zone più colpite dal contagio mi sento veramente disorientato. 
Comincio con la lettera di una donna, che esprime il sentimento di moltissimi fedeli cattolici in questo momento. E che credo che farà risuonare echi anche in chi legge:
Buonasera a tutti,
Sono una cittadina, donna, sposa, madre, lavoratrice, cristiana. Sto subendo, come tutti, questo periodo di costrizione, a fin di bene, per evitare il contagio da Coronavirus.
Vado al lavoro con le dovute cautele, vado a fare la spesa, con le dovute cautele, vado in farmacia con le dovute cautele, vado ad assistere mia madre 86enne, con le dovute cautele…solo ad ascoltare la Messa non posso andare con le dovute cautele
Da dove verrà la forza a tutti per affrontare questo periodo buio? Dove l’energia, la speranza e la capacità di non abbattersi? Nella preghiera, nella fede, nel Sacramento della S Comunione, durante il Sacrificio Eucaristico offerto nella S. Messa.
Perché Si è messo mano alla possibilità di ascoltare la Messa, forza vitale per i cristiani, perché restrizioni anche in questo campo, senza la possibilità di organizzazione con dovute cautele!?!?
Sacerdoti denunziati, nonostante un numero esiguo di persone e distanziate, irruzione di poliziotti durante la celebrazione di un battesimo, ecc. ecc.
 Ci manca tutto, ma ci manca IL TUTTO! Gesù Eucarestia
Aiutateci e non ci negate l’ascolto delle funzioni religiose, con direttive specifiche, per questa Santa Pasqua che non possiamo noi cristiani, vivere dal PC di casa… Messe brevi, con piccoli gruppi, distanziando le persone, accettando solo prenotazioni, ma dando la possibilità di concelebrare e vivere La Messa soprattutto in vicinanza della S. Pasqua
Alziamo tutti gli occhi al Cielo, e il Cielo ci ricompenserà.
Grazie e distinti saluti                                                                                                
In fede
Foglianise BN 23/ 03/2020                                                                                    
Catillo Filomena

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Da Siena abbiamo questa testimonianza surreale.
MENO DI UNA SIGARETTA
È quanto vale Nostro Signore Gesù Cristo al tempo del coronavirus. Leggere per credere
Non fumo. La sigaretta non mi ha mai attirato, forse perché mio padre è morto per il troppo fumo. Ma da quando lo Stato ha dettato restrizioni alla libertà di culto, con l’accettazione ultrarestrittiva della Chiesa, comincio a riconsiderare la cosa.
Accade, infatti, che, domenica mattina, nel mentre mi reco nella chiesa vicino casa mia, venga fermato per il controllo da due agenti di polizia. Avevo il foglio del permesso debitamente compilato e alla voce «lo spostamento è determinato da» avevo scritto: «Accesso a luogo di culto». Lo consegno all’agente, il quale strabuzza gli occhi e mi fa: «Sono basito. Che significa?». Rispondo: «Che sto andando in Chiesa». E lui, di rimando: «Ma le Messe sono proibite». E qui il primo colpo al cuore. E la sensazione di essere osservato quasi fossi un pericoloso criminale; peggio, uno che non si rende conto della gravità del momento.
Riprendo: «Non si possono celebrare le Messe con la partecipazione dei fedeli, ma le Chiese possono rimanere aperte per chi vuole accedervi». Il nostro, poco convinto, mi fa: «Verificheremo». Ecco, penso fra me e me, cosa significa avere considerato le celebrazioni religiose al pari di qualsiasi altra «manifestazione ludica, sportiva o fieristica». Pazienza, mi dico.
Ma è proprio la pazienza a essere messa a dura prova, quando, al cospetto della carta di identità, lo zelante poliziotto, mi fa, non nascondendo la sorpresa: «Ah, lei è un magistrato!». Eh lo so, nessuno è perfetto, mi viene quasi da dire. Ma preferisco evitare lo humour: potrebbe essere frainteso. E allora opto per la modalità seria. «Mi rendo conto che le può sembrar strano che un magistrato senta la necessità di recarsi in Chiesa. Ma, veda, è proprio in questi momenti che, soprattutto chi ricopre incarichi istituzionali, cerca il conforto di Dio, che è l’unico che può davvero tirarci fuori da questa sventura».
E qui la conversazione si fa davvero interessante, perché il nostro obietta: «E non è la stessa cosa pregare a casa? Che bisogno c’è di andare in Chiesa?». Osservazione tutt’altro che peregrina, in effetti, perché la disposizione parla di ragioni che «determinano» lo spostamento. Gli rispondo: «Veda, sono fatto di carne e per sentirmi confortato ho bisogno di mettermi, quando posso, al cospetto di Dio. Ed è per questo che sento la necessità di andare a pregare dinanzi al tabernacolo, dinanzi a Gesù. Tutto qui». «Vabbè, dottò, vada pure», mi fa, oramai deposto il piglio inquisitorio iniziale, il bravo poliziotto.
Faccio per andare via, ma lo sguardo si posa su una bella «T» che giganteggia sul tabaccaio poco distante e mi viene spontaneo interpellare ancora il mio “controllore”. «Mi tolga una curiosità. Ma se io le avessi detto che stavo andando al distributore di sigarette, cosa mi avrebbe detto?». «Che era tutto a posto, dottò. E che dubbio c’è». E invece, il dubbio, anzi la certezza, è che per questo nostro mondo malato nel corpo e nello spirito, Nostro Signore Gesù Cristo valga meno di una sigaretta. Ed è davvero messo male se uno come me è chiamato a testimoniare che Ne abbiamo invece un bisogno tremendo.   
Domenico Airoma
Mercoledì, 25 marzo 2020

 Dalla Sardegna invece ci scrivono:
CHIESE CHIUSE E SACERDOTI BARRICATI DENTRO ALLE LORO MURA.


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Da Cagliari, delle persone mi hanno inviato delle foto di alcune Chiese, e tra le tante immagini ricevute, una Chiesa più di altre ha catturato la mia attenzione.
Nello specifico la Chiesa di Sant’Ignazio da Laconi, o meglio il Santuario del relativo Santo, mi ha veramente trafitto il cuore di tanto dolore.
All’inizio ho pure pensato: forse ci saranno dei lavori in corso in atto, imbrattata di nastri, banconi uno sopra l’altro per sigillare i frati dai fedeli, i frati barricati dentro il convento “intimoriti dalla sorella morte”. Che tristezza.
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In un’altra foto inviatami, si legge un messaggio di un fedele.
Qualcuno deve aver scritto nell’agenda delle presenze del giorno, un importante, giusto e significativo messaggio.
si legge nel relativo:
– Lavori in corso? No mancanza di fede!!!!
Per la chiesa e per i sacerdoti Gesù non c’è più nell’eucarestia.
Vergogna –
Cosi si evince nel messaggio di un fedele veramente arrabbiato, o forse realmente affamato………
Mi chiedo e mi faccio una domanda a riguardo: cosa avrebbe mai fatto San Francesco al loro posto contro il virus?
Si sarebbe barricato all’interno della sua celletta, avrebbe smesso di celebrare il Sacrificio eucaristico, avrebbe forse lasciato morire di fame il popolo di Dio privandoli della eucarestia, del corpo e del sangue di Gesù Cristo?
Dico, e pure questi frati dovrebbero rappresentare più di altri l’accoglienza e gli esempi di San Francesco, considerando il loro Santo ordine Francescano.
San Francesco Avrebbe forse obbedito a gli ordini della conferenza episcopale, CEI, avrebbe forse obbedito a uno stato laico che non ha mai riconosciuto Dio, e la sua Chiesa?
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Tengo a precisare, che il mio non è un attacco personale rivolto solo ai Frati del convento di Cagliari S. Ignazio da Laconi.
Non voglio però giustificare nessuno, neanche loro.
Tuttavia mi duole dirlo, purtroppo questa brutto atteggiamento si è allargato a macchia d’olio in quasi tutte le Chiese.
Sacerdoti forse un po’ troppo impauriti dall’uomo, da una istituzione che li comanda, ma forse non li rappresenta più in nessun modo alcuno.
cosi sono impauriti, e soprattutto disorientati da una dottrina moderna, tiepida, rappresentata da un “Pontefice” abituato a compiere troppi cenacoli di preghiere con altre fedi e filosofie pseudo religiose.
Non abbiamo più attinto da quel calice di vino prezioso e sacro della parola di Dio, immutabile, inalienabile,
anzi qualcuno ha bevuto da una tazza lurida, “ceduta dalla mani della dea dell’Amazonia Pachamama,”
L’idolo di Bergoglio. Pachamama? No, grazie.
La domanda vien spontanea: stanno forse servendo Dio, o hanno deciso di servire la conferenza episcopale, e lo stato italiano?
La chiesa, il papa e i vescovi non dipendono ne dalla CEI, ne dallo Stato italiano.
E pure tanti sacerdoti hanno obbedito alla lettera a gli ordini di uno Stato che non li rappresenta, che non ha nessun potere su di loro.
Lo Stato italiano non può dare ordini al Vescovi, perchè lo stato italiano è laico e non ha mai riconosciuto Dio e la Chiesa.
Questo non lo dico io, tale regola è stabilita dai Patti Lateranensi.
Stiamo parlando degli accordi sottoscritti tra il Regno d’Italia e la Santa Sede l’11 febbraio 1929. Sottoposti a revisione nel 1984, essi regolano ancor oggi i rapporti fra la Repubblica Italiana e la Santa Sede. Ai Patti si deve l’istituzione della Città del Vaticano come “Stato indipendente” e la riapertura dei rapporti fra Italia e Santa Sede dopo la loro interruzione nel 1870.
Quindi non ho ancora ben capito perché l’intera Chiesa debba per forza obbedire a due istituzione, che di fatto non la rappresenta, e per legge non ha nessun potere su di essa.
Cosi la maggior parte dei sacerdoti, non tutti grazie a Dio hanno chiuso le Chiese, hanno lasciato i fedeli morir di fame privandoli del corpo e del sangue di Cristo.
Non è mai successo una cosa di questo tipo, neanche durante la peste a Milano.
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A Roma è conservato il crocifisso miracoloso che fermò la peste nel 1600. Il relativo fu portato in processione con grande fede, in tutti gli angoli della capitale, la peste cessò per sempre. Link clicca:
A tal proposito mi viene in mente un passo del Vangelo, che adoro…….
Gesù disse ai suoi discepoli: “Non si possono servire due padroni”.
In relazione a questa brutta faccenda delle chiese chiuse e della privazione ai fedeli dell’eucarestia, voglio riportare uno scritto inviatomi per messaggio da un mio conoscente.
Ho deciso di riportarvelo, in quanto ritengo sia utile per chiarire maggiormente il brutto momento che i cristiano stanno vivendo oggi in Italia.

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Il messaggio inizia con questo bel titolo: NON HO PAURA DI MORIRE.
Non ho paura di morire.
Se anche morissi, ma ho vissuto con Dio e per Dio, che paura ho di lasciare questo guscio di carne e ossa? –
In questo frangente di vita nel mondo, inciso dal corona virus, Dio sta mettendo alla prova la fede dell’uomo, e soprattutto quella di coloro che dovrebbero guidare il gregge, “i sacerdoti”…….
Gli stessi che per mancanza di fede annullano le messe nelle chiese, privando i Cristiani dell’eucarestia.
In tale modo dimostrano ampiamente che in realtà loro non credono più alla presenza di Gesù nel Santissimo Sacrificio dell’eucarestia,
non sono più convinti della sua presenza, non credono più che Gesù “salva.”
(Hanno paura della sorella morte) per le loro incongruenze personali di vita, e per quelle che ogni giorno insegnano ai fedeli, hanno paura perché non credono più.
Non credono più al disegno di salvezza, alla resurrezione che Dio ha dimostrato con il suo sacrificio per noi.
Sono Molto Attenti a rispettare le direttive e le imposizioni dello stato, e della CEI, tanto da disperdere il gregge che a loro è stato affidato.
Questa si che sarà morte certa, senza alcun dubbio alcuno.
Tutta la Chiesa obbedisce a una istituzione nata nella piena confusione creata dai vari concili, questa istituzione non dovrebbe avere nessun potere sui Papi e Vescovi, invece piano piano, ne ha assunto il controllo totale…… parlo della CEI.
I Papi e i Vescovi non dovrebbero aderire e obbedire alla CEI, essa non è una istituzione, organo, al di sopra di loro.
I Papi e i Vescovi dovrebbero decidere secondo coscienza, secondo le leggi e i compiti che Dio ha a loro affidato.
Come in precedenza scritto, purtroppo nel tempo e nella confusione creata dai vari concili, la CEI pur non avendo nessun diritto e potere sulla Chiesa,
oggi pare abbia preso le redini e il controllo totale, diventando organo superiore sopra ogni Vescovo.
Ma le istituzioni ecclesiastiche, sanno bene che Vescovi non devono prendere ordini dalla CEI, infatti la scala gerarchica è questa: Papi e Vescovi.
Non esiste nessuna legge che dice il contrario, cioè CEI, Papi e Vescovi, il potere all’interno della Chiesa è dato solo ai Papi e Vescovi.
Quindi quando la chiesa Diffonde, ed emana un comunicato imposto dalla CEI, relativo alla chiusura delle Chiese, e all’annullamento delle messe, stanno prendendo ordini da un organo non istituito da Dio, senza autorità sulla Chiesa.
Il singolo vescovo è infatti l’autorità massima secondo la dottrina cattolica, quindi non può declinate la sua autorità alle conferenze episcopali che non hanno autorità su di lui.
Se sei cattolico e credi in Dio, se credi nella presenza reale di Gesù Cristo nella Santa Eucaristia, se credi che la celebrazione dell’Eucaristia è al centro della vita della Chiesa (come del resto ci dice il Catechismo della Chiesa cattolica, n. 2177), è evidente che non solo non puoi fare a meno della Messa ma, nel momento in cui, per svariati motivi, ti trovi in difficoltà, ne hai ancora più bisogno.
Dovere della Chiesa, in tali frangenti, è dunque quello di assicurare ancora più del solito la possibilità di ricevere Gesù nella Santa Eucaristia. Dovere della Chiesa, nei momenti in cui il popolo di Dio, per i più diversi motivi, si trova in una situazione difficile e dolorosa, è quello di mettersi totalmente a disposizione dei fedeli, spalancando le porte delle chiese e trovando ogni modo per celebrare la Santa Messa più frequentemente e più intensamente del solito. Perché la Messa è incontro con il Signore risorto, è lasciarsi incontrare da Lui, ascoltare la sua parola, nutrirci alla sua mensa, ed è così che siamo Chiesa, Corpo di Gesù Cristo vivente nel mondo.
Evidentemente qualcuno all’interno della Chiesa vorrebbe insegnare cose diverse, pastori ormai ubriachi che vivendo in una perenne ebrezza, servi non più di Dio ma del demonio, hanno il compito di condurre le greggi verso il burrone, verso l’obblio a morte eterna certa.
Cose del tutto assurde.
L’arcivescovo di Milano, a fronte del contagio che ha colpito in particolare la Lombardia, spiega: “La benedizione di Dio non è una assicurazione sulla vita, non è una parola magica che mette al riparo dai problemi e dai pericoli.
A fronte di tali dichiarazioni, credo che gran parte della Chiesa sia abbondantemente uscita fuori dalle cose di Dio.
Matrimoni, funerali, confessioni, messe, sospese nel nome dell’uomo.
Hanno messo Gesù in quarantena stretta, e hanno lasciato in libera uscita satana……..

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