ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 30 aprile 2020

Chiesa indifferente in stato differente

L’equivoco della libertà religiosa





Cercheremo di mantenere una certa moderazione nel trattare questo argomento che, in seguito alla emergenza sanitaria, è diventato oggetto di molteplici controversie, di dichiarazioni e ritrattazioni pubbliche e, soprattutto, ha generato malintesi e conseguenti equivoci.
Parliamo della celebrazione delle Sante Messe nei luoghi di culto cattolici, che il Governo ha di fatto proibito esercitando un diritto che non ha e quindi attuando un arbitrio, con l’aggravante della manifesta inconsapevolezza circa le premesse e le conseguenze della sua decisione.


Per prima cosa chiariamo un punto importante: la proibizione di fatto della celebrazione delle Messe riguarda solo le Messe con la partecipazione dei fedeli, poiché il sacerdote, che è l’unico soggetto che può effettuare la celebrazione, è libero di farlo; cosa che non potrebbe essere altrimenti, come dimostra l’esperienza di secoli e in particolare l’esperienza dei sacerdoti in cattività. Ne consegue che la continuità del culto cattolico non è stata intaccata dalla decisione del Governo e non poteva comunque esserla; nonostante sia palese a tutti che i componenti del Governo stesso non ne avevano e non ne hanno la minima consapevolezza.
D’altronde, per sua stessa natura, la celebrazione della Santa Messa sfugge all’ingerenza di qualsivoglia imposizione esterna, salvo i casi estremi che si sono verificati all’interno dei regimi politici comunisti e/o massonici. L’unico impedimento irrimediabile si determina quando al celebrante non sia possibile avere a disposizione la “materia” per la validità del sacramento.

Quindi, la messa in discussione della detta proibizione riguarda la partecipazione dei fedeli e non la celebrazione in sé.  E’ su questo aspetto che è sorto il primo equivoco.
Secondo la nuova concezione instauratasi nella Chiesa moderna a partire dal Vaticano II, la celebrazione della Santa Messa sarebbe un tutt’uno con la partecipazione dei fedeli, così che in mancanza dei fedeli si avrebbe il venir meno della celebrazione stessa. Tale concezione, sebbene a vario titolo infondata, ha generato nella coscienza dei fedeli, laici e chierici, il convincimento che la celebrazione della Santa Messa sarebbe di competenza degli uomini, al punto che quanti più uomini – e donne – ci sono, tanto più Messa si avrebbe.
Il fatto, ben reale, che l’unico celebrante effettivo è Nostro Signore, che si serve del ministro consacrato, e solo di lui, per rinnovare il Suo Sacrificio sulla Croce atto a realizzare la redenzione dei fedeli ben disposti in tal senso, questo fatto ha finito con l’essere relegato tra le mere teorie da specialisti del sacro. Oggi gran parte dei fedeli sono convinti che senza di loro non si celebra Messa.
Questa constatazione fa nascere un primo problema circa il comportamento dei vescovi soprattutto italiani, realizzato con l’avallo, seppur contraddittorio, di papa Bergoglio. Se non ci sarebbe Messa se non in presenza dei fedeli, i vescovi avrebbero dovuto insorgere indignati e reagire pesantemente di fronte alle arbitrarie decisioni del Governo, fin dal loro primo apparire. Ma questo non si è verificato, con l’aggravante che alcuni di essi, di concerto con altrettanti liturgisti e teologi, hanno improvvisamente riscoperto la vera concezione della Santa Messa, per sessant’anni da loro stessi negletta e spesso stravolta.
E’ del tutto evidente che un comportamento del genere ha una sola conseguenza: la perdita di credibilità dei vescovi e del loro insegnamento; e questo non solo nei confronti dei fedeli, ma anche nei confronti dei non credenti, tra i quali sono da annoverare i componenti dell’attuale Governo e ancor più i componenti del comitato tecnico scientifico chiamato indebitamente a pronunciarsi sulla questione. Tale conseguenza indurrà le autorità civili a non dare una grande importanza alle opinioni dei vescovi, se non in meri termini “diplomatici”.

Di fronte a questa situazione, più che mai ingarbugliata, molti fedeli hanno reagito con più o meno decisione, a seconda delle circostanze. Alcuni sono ricorsi perfino allo strumento giuridico, ravvisando nelle decisioni del Governo tutta una serie di violazioni del Codice e dei trattati tra lo Stato e la Chiesa; ed hanno chiesto alla magistratura di indagare, illudendosi che i magistrati siano davvero imparziali e soprattutto competenti.
Ora, una delle argomentazioni avanzate dai detti fedeli è stata quella della violazione della libertà religiosa, e nel caso in specie della violazione della libertà di culto.
Questa argomentazione, che tra l’atro ha fatto appello alla Costituzione, come se questa avesse lumi da offrire sul culto da rendere a Dio e su Dio stesso, questa argomentazione genera un altro grosso equivoco.
Se è vero che in termini laici la libertà di professare la propria religione trova conforto nella moderna concezione affermatasi nella Chiesa col Vaticano II, secondo la quale ognuno deve essere libero di professare la religione che vuole e quindi anche nessuna religione; è altrettanto vero che in termini religiosi, e non solo cattolici, professare una religione significa essere convinti che essa è l’unica degna di essere professata, perché l’unica vera. E questo vale a maggior ragione sia per coloro che abbracciano ex novo questa o quella religione, sia per coloro che non ne professano alcuna, i quali in definitiva non fanno altro che professare un “credo”, che sarà quello dei miscredenti, ma è pur sempre un credo.
Non è difficile rendersi conto che in questo groviglio di parole e di pensieri, una cosa appare evidente: parlare di libertà religiosa equivale a parlare di una manifesta contraddizione. Non si può professare “una” religione, che per ognuno è “la” religione, se non in termini assoluti: così che la professione della propria religione, l’unica vera, esclude la professione di ogni altra religione, per definizione falsa. E questo perché l’uomo non vive in splendido isolamento, ma in comunione con altri uomini, con i quali condivide usi, abitudini, costumi e credo. Diversamente si avrebbe non una comunità di uomini, ma un caotico stare gli uni vicini agli altri con i quali non si ha alcunché in comune.
Questo semplice concetto lo si può cogliere nella sua concretezza se si guarda alla convivenza in una famiglia; impensabile senza la comunanza di intenti, comportamenti, sentimenti e finalità.

La possibile obiezione che la vita che si svolge oggi nella società moderna sarebbe possibile proprio in presenza di pluralità di concezioni anche religiose, è facilmente confutabile con la semplice constatazione che non si tratta di una vita comunitaria, ma di una sorta di caos di diritti, di istanze e di comportamenti che trovano la loro relativa compensazione nell’esercizio di un’autorità pubblica che per un verso alimenta le spinte centrifughe dei singoli e dei gruppi e per l’altro impone una normativa comportamentale uniformante, obbligante e ricca più di divieti che di concessioni. Tutto questo può definirsi in un solo modo: tirannia. La quale, partita dalla concezione della libertà, e della libertà religiosa in particolare, sfocia nel suo esatto contrario.
La prova pratica che di questo si tratta, la si ha quando si pensi che la società moderna non è diretta neanche dai Governi che sono manifesti, ma da una sorta di governo mondiale non manifesto eppure onnipresente e altamente condizionante: si pensi al mito della libertà che viene messo avanti non appena uno dichiara a parole o con i fatti che intende essere libero di pensare e di agire a proprio piacimento: in nome della libertà universale costui viene condannato e costretto ad uniformarsi ai dettati dell’invisibile governo mondiale, che si serve dei Governi visibili dei vari Stati.
E perfino molte delle guerre che ha innescato tale governo mondiale sono state condotte in nome della libertà: per affermare la libertà universale – è stato detto - è necessario sacrificare la libertà individuale o di gruppo.
E così il giuoco è fatto: siamo tutti liberi di pensare e di fare ciò che ci viene detto debba essere pensato e fatto.

Quanto detto fin qui aiuta a comprendere il senso vero dell’istanza che ha mosso tanti cattolici ad appellarsi alla libertà religiosa per difendere la celebrazione della Messa in presenza dei fedeli. Istanza legittima – dice il Governo – ma a patto che venga praticata secondo le regole da noi dettate: prima la salute pubblica.
Ed è curioso come al nascere della nuova organizzazione sociale oggi imperante nel mondo, ci fosse proprio un autodefinito “comitato di salute pubblica”. Era il 1793 e questo comitato, in nome della libertà, soppresse le Messe pubbliche e procurò in vario modo l’eliminazione di un numero incalcolabile di persone, sul quale ancora oggi si discute su una cifra che varia per centinaia di migliaia, fino ad un milione.  E da allora, per oltre due secoli, il fenomeno si è ripetuto, sempre in nome della libertà, con l’eliminazione di milioni di persone realizzata dai vari totalitarismi dalle diverse  etichettature, del tutto paragonabili agli attuali “comitati tecnico-scientifici”.

I cattolici, con un minimo di coerenza, oggi dovrebbero chiedere la pratica del dovere di rendere culto a Dio, non in nome della libertà, ma in nome di Dio e delle sue leggi, senza i quali non si può neanche parlare di umanità, ma solo di animalità e di bestialità.
Se c’è un fattore rilevante che è emerso dal diffondersi di questa epidemia, che non si sa bene da dove e come e perché sia venuta, tale fattore è che i cattolici dovrebbero appellarsi innanzi tutto a Dio, ritornare in tutto e per tutto a Lui, e in nome di Dio esigere che tutto si faccia nel Suo nome; ed esortare tutti alla conversione e alla pratica della penitenza consistente nell’abbandono dell’attuale stile di vita.
Dovrebbero chiedere finalmente, dopo sessant’anni di Chiesa compromessa col mondo, il ritorno alla vera Chiesa che predichi e pratichi il rifiuto del mondo e il rigetto delle opere e delle suggestioni del demonio.
Dovrebbero chiedere la sottomissione del potere temporale all’autorità spirituale.
Dovrebbero chiedere l’allontanamento dalla Chiesa di Cristo di tutti i falsi chierici che si sono votati al servizio dell’Avversario, che imperversa con la copertura di ogni tipo di etichettatura.

E se questo appare loro come un’impresa umanamente impossibile, i cattolici dovrebbero affidarsi alla onnipotenza di Dio, pregandoLo e supplicandoLo di provvedere quanto prima, secondo i Suoi divini disegni, alla loro liberazione e alla liberazione del mondo.
Allora sì che verranno tradotte in pratica le divine parole di Nostro Signore Gesù Cristo:
«Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv. VIII, 31-32).

di
 Giovanni Servodio

Lo Stato non era indifferente
 



A causa dell'attuale emergenza, il numero di Radicati nella Fede di aprile non è stato possibile stamparlo, quindi non ne possiamo pubblicare l'editoriale.
In sostituzione pubblichiamo il contenuto dei video che sono stati messi in linea e che contengono gli interventi di Don Alberto Secci.

In questa pagina quello del 29 aprile 2020.
Il video può essere visto su YouTube
https://www.youtube.com/watch?time_
continue=1&v=WfM-eH4yJyI&feature=emb_logo

E' stato mantenuto lo stile parlato.


 Radicati nella Fedefoglio di collegamento della chiesa di Vocogno e della cappella dell’Ospedale di Domodossola (
dove si celebra la S. Messa tradizionale)




LO STATO NON ERA INDIFFERENTE



Madonna del Sangue, di Re, in Val Vigezzo


Carissimi, oggi è il giorno del miracolo di Re. Per quelli che non fossero di questa terra [questa valle], riassumo brevemente. 29 aprile 1494: un’immagine dipinta, sopra la piccola chiesa di San Maurizio, di Re, un piccolo villaggio di questa valle, fu colpita da una sassata, e quest’immagine, per venti giorni circa, effuse sangue, uscì del sangue. Questo sangue venne raccolto in alcuni lini che ancora si conservano.
Ed è lì che è nata la devozione alla Madonna di Re, la Madonna del Sangue, fornendolo del primo Santuario: oggi esiste una grande Basilica, Basilica minore. E questo miracolo si è rinnovato, poi, su un’immagine portata dagli emigranti in Boemia, nel XVII secolo.
Da quest’immagine in Boemia si rinnovò il miracolo.
Ma la cosa che vorrei sottolinearvi, mentre vi invito oggi a pregare particolarmente la Madonna, perché ci mantenga e ci accresca una mente e un cuore, un’anima cattolica, e ottenga dal Signore la misericordia di essere liberati da questa pandemia, e che le chiese siano riaperte.
Mentre vi invito a pregare per questo, voglio ricordarvi che il miracolo fu attestato, comprovato, da documenti storici. Famosa soprattutto la pergamena del notaio di questa valle, controsegnata da altri, ci sono i segni convenzionali sopra, Daniele de Crispis, Daniele Crespi. E sì, all’epoca era l’autorità civile che comprovava il miracolo. Certo, dopo interveniva la Chiesa, faceva le sue indagini, per sapere se questi segni venivano da Dio, erano soprannaturali o no.
Ma l’autorità civile dell’epoca non stava a guardare, perché riconosceva che Dio è tutto. Allora, colui che aveva la responsabilità degli attestati, dei documenti pubblici, intervenne e scrisse quella dettagliata relazione sul miracolo, che ancora si possiede.
L’autorità civile, lo Stato, se si può dire così, non era indifferente. Anzi, riconosceva che Dio è tutto.
Che tristezza, ed è quello che vorrei dirvi oggi, rispetto allo Stato, alla società civile, alle autorità civili di oggi. Oggi lo Stato si mostra indifferente. Come se Dio fosse un opzional, un fatto privato, una cosa della tua coscienza e basta. E’ la distruzione compiuta del cristianesimo, ma è anche lo sfiguramento e la falsificazione della realtà.
Dio è tutto, ed è tutto, non solo per l’autorità religiosa, lo è anche per l’autorità civile.
Che differenza, eh, con i giorni di oggi, dove l’autorità civile non si decide ancora a riguardo delle chiese. Dove non si decide a dire cosa occorrerà fare con i fedeli. Dove l’autorità civile si mostra indifferente. Giudicando indifferente il peso del cristianesimo nella nostra terra.
E’ certo che in questi anni, abbiamo permesso anche noi cattolici che l’autorità civile si eclissasse così. Non è più possibile accettare che lo Stato non prenda posizione di fronte a Dio.…
Pensiamoci, preghiamo, in questo giorno della festa della Madonna del Sangue, di Re, ricordiamoci, che all’epoca del miracolo fu l’autorità civile a riconoscere la verità. Perché non era indifferente, perché il cristianesimo ha insegnato ad essere realisti, e nessun uomo, nessuna autorità può essere indifferente di fronte al fatto di Dio.
Buona preghiera e buona festa della Madonna di Re.

Sia lodato Gesù Cristo.


Trans senza clienti per colpa del Covid: le aiuta l'elemosiniere del Papa


Un gruppo di transessuali di Torvaianica, in provincia di Roma, scrive a Papa Francesco. Il parroco della chiesa della Beata Maria Immacolata: "Sono rimaste senza soldi per colpa del Covid, l'elemosiniere ci ha inviato un bonifico"

Si è presentata con la mascherina e un paio di grossi occhiali da sole, forse per farsi coraggio e sconfiggere timore e vergogna. Quando don Andrea Conocchia si è trovato davanti alla porta della chiesa della Beata Maria Immacolata di Torvaianica, una donna transessuale che chiedeva qualcosa da mangiare la prima reazione è stata la "sorpresa".

Poi si è rimboccato le maniche e le ha confezionato un pacco alimentare come fa con tutti quelli che dallo scorso marzo si rivolgono alla parrocchia.
Finora ne ha distribuiti a decine a chi dopo il lockdown si è ritrovato senza più un’entrata fissa. "Abbiamo aiutato almeno 150 persone, gente che lavorava in nero o che faceva le pulizie a domicilio, che ora ha perso il lavoro e non sa più come sostentarsi", ci racconta al telefono il sacerdote. E tra i "settori" in crisi per colpa della pandemia c’è anche quello della prostituzione"Dopo la prima trans che abbiamo aiutato, ne sono arrivate diverse altre – ci racconta don Andrea - all’inizio ero stupito e meravigliato, in 24 anni di sacerdozio non mi era mai capitata una cosa del genere, ma penso che siano state mandate da Dio".
"Se non ci fosse stato il coronavirus – si spiega meglio – probabilmente in chiesa non ci sarebbero mai entrate". E invece dopo aver ricevuto pacchi di pasta, latte, biscotti e passata di pomodoro, il parroco ne ha vista qualcuna sgranare il rosario davanti all’immagine della Madonna. "Mi hanno raccontato che da quando, lo scorso marzo, le strade si sono svuotate per effetto delle misure restrittive, i loro incassi si sono azzerati – continua il sacerdote – e ora non riescono più a pagarsi l’affitto o a fare la spesa".
Le risorse della parrocchia, però, sono limitate. E così a don Andrea viene l’idea di scrivere direttamente al Papa"Ci ho pensato perché la maggior parte di loro sono argentine o sudamericane", va avanti il sacerdote. Le "amiche" allora, come le chiama il parroco, hanno preso carta e penna e in spagnolo, tra disegni e cuori, hanno raccontato a Francesco la loro storia. Una richiesta di aiuto, la loro, non solo pratica ma anche spirituale. "Gli hanno chiesto di pregare per loro e gli hanno assicurato le loro preghiere", ci racconta il sacerdote. "Per alcune di loro – aggiunge – è stato un viaggio a ritroso nei meandri della propria esistenza: una donna malata di Hiv non riusciva a smettere di piangere mentre cercava le parole per descrivere la sua condizione, altre non se la sentivano neppure di prendere la penna in mano, per la vergogna".
Alla fine le lettere sono state tutte imbucate, accompagnate da una missiva del parroco. "Nel giro di pochi giorni l’elemosiniere del Papa, il cardinale Konrad Krajewski, ci ha risposto e ci ha inviato un’offerta in denaro", ci spiega al telefono il sacerdote. Non ci svela a quanto ammonta il contributo ma, ci assicura, sull’Iban della parrocchia è arrivato denaro a sufficienza per coprire "l’affitto e le spese vive di ognuna". I soldi sono stati distribuiti dal sacerdote alle trans. "Non se lo aspettavano, per loro è stata una sorpresa", spiega don Andrea.
Dietro il trucco marcato e i modi affettati, rimarca il sacerdote, ci sono storie piene di dolore e solitudine"Per le loro famiglie di origine sono fantasmi, nessuno sa che lavoro fanno e che fine hanno fatto, non hanno amici oltre la loro comunità e nessun rapporto umano, a parte quello con i clienti", riflette il prete. "Pensare di togliere dalla strada? La vedo come una cosa più grande di me, tra loro c’è chi fa questo mestiere da oltre trent’anni, convincerle a cambiare vita è un’impresa ardua", ci confessa. Per ora cerca di aiutarle e accoglierle come fa con gli altri parrocchiani in difficoltà economica a causa della pandemia. "Sono le 9.30 – ci dice dall'altro capo della cornetta - e stamattina già si sono presentati in sei a chiedere aiuto".

Francesco "aiuta" prostituti travestiti...ma non è tutta la storia



Due settimane fa, un travestito a elemosinato soldi nella parrocchia di Torvaianica, vicino a Roma.

Don Andrea Conocchia "ovviamente" l'ha aiutato, pur ammettendo che il travestito era "sulla cattiva strada" [prostituzione, droga, alcol]. Ma "non ho fatto troppe domande", ha detto a IlFattoQuotidiano.it (29 aprile). A causa del coronavirus, la prostituzione dei travestiti, di solito molto fruttuosa, ora stagna.

Improvvisamente e stranamente, altri travestiti, circa 20, si sono presentati, erano tutti di provenienza latino-americana [e tutti attivi nel business della prostituzione].

La storia prosegue come una fiaba: don Conocchia avrebbe contattato l'elemosiniere papale, il cardinale Krajewski, che ha portato personalmente tutti gli aiuti necessari. Ecco le parole di Conocchia: "La risposta di Francesco è stata immediata.”

Questa non è una coincidenza, perché Torvaianica fa parte della diocesi di Albano, il cui vescovo anticattolico Marcello Semeraro è il segretario del Consiglio dei Cardinali di Francesco e quindi evidentemente ha facile accesso ai soldi del Vaticano.

Durante un incontro dell'ottobre 2018 con attivisti omosessuali ad Albano, ecco cos'ha detto loro Semeraro: "Vi riconosco come fratelli".

Foto: © Mazur, CC BY-SA#newsRatprgsnhy

it.news


Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.