ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 9 aprile 2020

Gerusalemme, Gerusalemme, convertiti al Signore Dio tuo.

Feria Quinta in Cena Domini Ad Matutinum



Incomincia la Lamentazione del Profeta Geremia

Lam 1:1-5
1 Alef. Come mai siede solitaria la città già piena di popolo: è diventata come vedova la signora delle Genti: la regina delle Provincie è obbligata al tributo.
2 Bet. Ella piange inconsolabilmente durante la notte, e le sue lacrime scorrono sulle sue guancie: non c'è più chi la consoli tra tutti i suoi cari: tutti gli amici suoi l'han disprezzata, e le son diventati nemici.
3 Ghimel. Giuda emigrò per (fuggir) l'afflizione e la molteplice servitù: abitò fra le Genti, e non trovò riposo: tutti i suoi persecutori la strinsero d'ogni parte.
4 Dalet. Le vie di Sion sono in lutto perché nessuno accorre più alle solennità: le sue porte son tutte distrutte: i suoi sacerdoti gementi: le sue vergini squallide, ed ella oppressa dall'amarezza.
5 E. I suoi avversari la signoreggiano, i suoi nemici si sono arricchiti: perché il Signore s'è pronunziato contro di lei per la moltitudine delle sue iniquità: i suoi fanciulli sono stati condotti in ischiavitù, sotto la faccia dell'oppressore.
Gerusalemme, Gerusalemme, convertiti al Signore Dio tuo.

Lam 1:6-9
6 Vau. È sparito dalla figlia di Sion tutto il suo splendore: i suoi principi son diventati simili ad arieti che non trovano pascoli: e sono fuggiti privi di forza davanti alla faccia del persecutore.
7 Zain. Gerusalemme s'è ricordata dei giorni della sua afflizione e della sua prevaricazione, e di tutte le sue cose più care ch'ebbe fin dai tempi antichi, ora che il suo popolo è caduto in mano nemica, senza chi l'aiutasse: la videro i nemici, e si risero dei suoi sabbati.
8 Et. Grandemente ha peccato Gerusalemme, onde non trova più fermezza: tutti coloro che la glorificarono, l'han disprezzata, perché han visto la sua ignominia: ella perciò geme, e si torce indietro (nascondendo la faccia).
9 Tet. Le sue immondezze son fin nei suoi piedi, né s'è ricordata del suo fine: è altamente depressa, e non ha chi la consoli: mira, Signore, la mia afflizione, perché il nemico è diventato insolente.
Gerusalemme, Gerusalemme, convertiti al Signore Dio tuo.
Lam 1:10-14
10 Jod. L'avversario ha steso la mano su tutte le sue cose più care: perché ella ha visto entrare nel suo santuario i Gentili, cui tu avevi ordinato che non entrassero nella tua adunanza.
11 Caf. Tutto il tuo popolo geme e domanda pane: han dato le cose più preziose per aver cibo da ristorar le forze. Mira, o Signore, e considera in quale avvilimento son ridotta.
12 Lamed. O voi tutti che passate per la via, guardate e vedete se c'è dolore simile al mio dolore: perché il Signore m'ha vendemmiata, come aveva detto, nel dì della sua ira furibonda.
13 Mem. Dall'alto mandò un fuoco nelle mie ossa e mi castigò: tese una rete ai miei piedi e mi rovesciò all'indietro: m'ha ridotto desolata, a disfarmi tutto il giorno nel dolore.
14 Nun. S'è svegliato il giogo delle mie iniquità: egli l'ha ravvolte in sua mano ed ora imposte sul mio collo: è venuta meno la mia forza: il Signore m'ha abbandonata a tale mano da cui non potrò risollevarmi.
Gerusalemme, Gerusalemme, convertiti al Signore Dio tuo.

Dal Trattato di sant'Agostino Vescovo sui Salmi
Sul Salmo 54, al 1 verso
«Esaudisci, o Dio, la mia preghiera, e non disprezzare la mia supplica: dammi retta, ed esaudiscimi» Ps. 54,2. Son queste le parole d'un (uomo) turbato, angustiato, immerso nella tribolazione. Egli soffre molto e prega, desideroso d'essere liberato dal male (che l'opprime). Vediamo ora in che consista questo male: e, appena avrà incominciato a parlarne, riconosceremo che anche noi siamo nello stesso stato : affinché come partecipiamo alla sua tribolazione, così ci uniamo alla sua orazione. «Mi sono rattristato, egli dice, nella mia prova, e son rimasto conturbato». Dove rattristato? dove conturbato? «Nella mia prova», dice. Egli parla dei cattivi uomini che lo fan soffrire: e dichiara che la persecuzione di questi cattivi uomini è la sua prova. Non crediate che i cattivi ci siano per niente in questo mondo, e che Dio non ritragga alcun bene da essi. Ogni cattivo vive o perché si corregga, o perché per esso il buono sia esercitato.

Voglia Dio dunque che quanti ora ci tengono in esercizio, si convertano e siano esercitati insieme con noi: tuttavia finché restano tali e ci esercitano, guardiamoci dall'odiarli: perché noi non sappiamo chi di essi persevererà nel male sino alla fine. E spesso avviene che mentre ti sembrava di odiare un nemico, odii un fratello senza saperlo. Dalle sacre Scritture è manifesto che solo il diavolo e gli angeli suoi sono condannati al fuoco eterno. Dell'emenda solo di costoro si deve disperare, contro cui sosteniamo una lotta occulta: lotta alla quale l'Apostolo ci arma dicendo: «Non abbiam noi da lottare contro la carne e il sangue» Epf. 6,12i, cioè non contro gli uomini che vediamo, ma contro i prìncipi e le potestà e i dominatori di questo mondo di tenebre. E perché, dicendo «del mondo» tu non intendessi i demoni essere i reggitori del cielo e della terra, disse: «Di questo mondo di tenebre», cioè, degli amatori del mondo: «del mondo», cioè degli empi ed iniqui: di questo mondo di cui dice il Vangelo: «E il mondo non lo conobbe» Joann. 1,10.

Ché ho visto l'iniquità e la discordia nella città» Ps. 54,10. Considera però la gloria della croce di lui. Quella croce, cui insultavano i nemici, ora brilla sulla fronte dei re. L'effetto ne ha provata la virtù: egli ha conquistato il mondo non col ferro, ma col legno. Il legno della croce sembrò degno di disprezzo ai nemici, e mentre stavano davanti a questo stesso legno scrollavano la testa e dicevano: «S'egli è il Figlio di Dio, discenda dalla croce» Matth. 27,40. Egli intanto stendeva le sue mani verso il popolo incredulo e ribelle. Se infatti «il giusto» è chi «vive di fede» Rom. 1,17; l'iniquo è chi non ha fede. Onde ciò che qui chiamasi iniquità, devesi intendere infedeltà. Vedeva dunque il Signore nella città l'iniquità e la discordia, e «stendeva le sue mani verso il popolo incredulo e ribelle» Rom. 10,21: e nonostante, aspettandoli, diceva: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che si fanno» Luc. 23,34.

Dalla prima Lettera dell'Apostolo san Paolo ai Corinti
1 Cor 11:17-22
17 Di questo poi vi avverto, e non per lodarvi, che cioè vi radunate non per il meglio, ma per far peggio.
18 Prima di tutto sento dire che quando vi radunate in Chiesa vi sono tra voi delle scissioni, e in parte lo credo.
19 Perché è necessario che vi siano anche delle eresie, affinché si palesino quelli che sono tra voi di buona fede.
20 Quando dunque vi radunate insieme, non è più la cena del Signore quella che voi celebrate.
21 Perché ognuno comincia a mangiare la cena che s'è portata. Così che uno patisce la fame, e l'altro si ubbriaca.
22 Ma non avete delle case per mangiare e bere? o volete fare un disprezzo alla Chiesa di Dio e un affronto a quelli che non han nulla? Che vi dirò? Vi loderò? In questo non vi lodo.

1 Cor 11:23-26
23 Infatti io ho appreso dal Signore, e ve l'ho anche trasmesso, che il Signore Gesù, la notte che fu tradito, prese del pane,
24 E, dopo aver fatto il ringraziamento, lo spezzò e disse: Prendete e mangiate: questo è il mio corpo che sarà immolato per voi: fate questo in memoria di me.
25 Similmente, dopo d'aver cenato, prese anche il calice, dicendo: Questo calice è la nuova alleanza fatta col mio sangue: fate questo, tutte le volte che lo berrete, in memoria di me.
26 Poiché tutte le volte che mangerete questo pane e berrete questo calice, annunzierete la morte del Signore finché egli venga.

1 Cor 11:27-34
27 Perciò chiunque mangerà questo pane o berrà il calice del Signore indegnamente, si rende colpevole del corpo e del sangue del Signore.
28 Perciò ciascuno esamini se stesso: e poi mangi di questo pane e beva di questo calice.
29 Perché chi ne mangia e ne beve indegnamente, mangia e beve la propria condanna perché non distingue il corpo del Signore.
30 Ecco perché tra voi sono molti gli infermi e i deboli, e numerosi i morti.
31 Or, se giudicassimo noi stessi, non saremmo certo giudicati.
32 Ma per noi il giudizio del Signore è un monito, per non essere condannati insieme con questo mondo.
33 Onde, fratelli miei, allorché vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri.
34 Se uno ha fame, mangi a casa, onde non vi raduniate per esser condannati. Le altre cose poi le regolerò quando verrò.

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