Lo scherzo geniale a Mattia Santori. Se il finto Francesco sembra proprio Francesco
Il povero Mattia ha raccontato, ancora emozionato: «Quando ha detto “Mattia, sono io, sono Francesco”, solo a quel punto mi sono reso conto che non era uno scherzo». E invece era proprio uno scherzo crudele.
Avrebbero anche dovuto vedersi, Mattia e il papa, come ha spiegato l’ignaro Santori: «Eravamo rimasti d’accordo per incontrarci, ma poi tutto è saltato» per l’emergenza coronavirus.
Quando lo scherzo non era stato ancora svelato, Mattia ha spiegato che tra le Sardine c’è stato dibattito sull’opportunità o meno di rendere nota la telefonata: «In campagna elettorale, secondo alcuni, avrebbe potuto esserci utile renderlo pubblico, ma noi abbiamo deciso di no».
Ma che cosa disse «Francesco» a Mattia? Racconta lo stesso Santori: «Io penso di non aver detto neanche una parola. Ho ascoltato. Papa Francesco è rimasto molto super partes, ma noi ci siamo sentiti apprezzati. Il messaggio che mi è arrivato è questo: “Vi osservo, vi seguo, ho capito le vostre parole e quello che state chiedendo”. Noi alla politica abbiamo chiesto di rispettare la dignità delle persone. È molto bello sapere che il pontefice osserva quello che accade nella società. In campagna elettorale siamo stati attaccati molto a livello mediatico e siamo stati bersaglio della macchina del fango. Dal papa abbiamo ricevuto ascolto e comprensione. Ho avvertito una grande emozione mentre Francesco mi diceva che aveva visto le piazze piene di noi giovani e che aveva provato una grande gioia. Mi ha detto: “Continuate così, perché la gentilezza che emana dalle vostre piazze è fondamentale”».
Ora, non mi sembra il caso di infierire contro il leaderino sardinesco, né di indignarsi per lo scherzo dei ragazzacci della Zanzara. Lo spunto di riflessione mi sembra un altro, e cioè che, se i ragazzacci non avessero svelato tutto quanto, la faccenda della telefonata ci sarebbe sembrata plausibile.
Capite il punto a cui siamo arrivati? È del tutto plausibile che il papa (il papa!) prenda il telefono, chiami il leaderino delle Sardine e gli dica quelle cose. È del tutto plausibile che il povero leaderino ritenga che dall’altra parte del telefono ci sia proprio il papa. È del tutto plausibile che il leaderino pensi che il papa possa aver usato parole di approvazione e riconoscenza per le Sardine. È del tutto plausibile che il finto Francesco abbia fissato con il leaderino un appuntamento a Santa Marta per parlare di migranti e accoglienza. Ed è del tutto plausibile che un leaderino come Santori possa sentirsi così importante da meritare l’attenzione del papa.
Nella telefonata il finto papa (e qui sta la genialità degli ideatori dello scherzo) ha detto cose che il vero papa avrebbe potuto dire davvero. E la conferma sta nel fatto che il povero Mattia c’è cascato con tutte le scarpe.
Ecco il dramma. Per cui, tanto di cappello a quelli della Zanzara, ma in realtà c’è poco da ridere.
A.M.V.
Riprendo da Il Giornale:
“Non l’ho mai detto a nessuno, ma a gennaio mi chiamò il Papa“. Così Mattia Santori, leader delle sardine, ha raccontato un aneddoto del passato, mai disvelato sino ad oggi, nel corso di un’intervista via Skype con Roberta Benvenuto di Alanews.
Stando a quanto racconta, Papa Francesco lo avrebbe contattato personalmente per complimentarsi “dell’ondata di gentilezza e di educazione che avevamo riportato – si riferisce al movimento delle sardine – nel panorama politico nel momento ‘caldo’ delle piazze“. La telefonata, a suo dire del tutto inattesa, sarebbe avvenuta durante il periodo dei comizi-show nelle piazze italiane, approssimativamente agli inizi del 2020. “Mi chiamò per esprimere apprezzamento – rivela – ed eravamo rimasti d’accordo per incontraci perché quando il Papa ti chiama, se hai la possibilità di chiedergli un incontro, male non fa. Poi, ovviamente, tutto è saltato a causa del coronavirus. Però, il fatto che ci sia una Papa che ti chiama al telefono e ti saluta, credo sia tanta roba“.
Dunque, prima ancora della gita alla Fabrica di Treviso e dello scatto ‘galeotto’ con Benetton, Santori avrebbe ricevuto la chiamata di Sua Santità Papa Bergoglio: “L’ha assistente mi ha detto ‘Signor Santori, il Santo Padre vorrebbe conferire con lei’. – continua il racconto – Io sono sbiancato ovviamente i primi 10 secondi e ho esclamato ‘Vabbè, sarà uno scherzo, non è possibile’. E invece, poi, effettivamente ero vero. Ho ascoltato tanto, ma era più il gesto di qualcuno che dice ‘vi ho visto, mi sono accorto di voi“. Parole di encomio che rafforzano la già acclarata simpatia dei Papaboys per le sardine. Non è un mistero infatti che Daniele Venturi, presidente del movimento nato sotto il pontificato di San Giovanni Paolo II, in occasione dell XV Giornata Mondiale della Gioventù, apprezzasse l’operato profano di Mattia Santori&Co. “Crescano sempre più, diventino sempre più numerose e facciano cose sempre più alte“, aveva dichiarato in una intervista ad Adnkronos lo scorso 7 dicembre 2019.
Fin qui stralci dall’articolo del Giornale. Così riportano anche altri giornali.
Però il sito di Dagospia riporta:
“Il punto è che questa telefonata è una formidabile burla organizzata da La Zanzara, su Radio 24, e mai rivelata. Fu un finto Papa a chiamare Santori per organizzare un incontro, attraverso la segreteria di Stato Vaticana. Lo scherzo non è mai stato reso noto, ma adesso è lo stesso Santori a “chiamare” la smentita: no, il Papa, non ha mai chiamato il capo delle Sardine.”
Allora, qual’è la verità? Si attendono conferme o smentite da La Zanzara di Radio 24 o dal Vaticano.
AGGIORNAMENTO delle ore 23.00 del 24.04.2020
Da ulteriori notizie sembra si sia trattato proprio di uno scherzo. Infatti, il presunto autore, Andro Merkù, su un tweet rilancia l’articolo che parla proprio di questo scherzo, e qui trovate l’audio. Giudicate voi.
Audace colpo del solito Merkù al leader delle Sardine via ilgiornaleoff.ilgiornale.it/2020/04/24/sch …@Il Giornale OFF
E qui l’ammissione:
Di Sabino Paciolla
https://www.sabinopaciolla.com/sardine-mattia-santori-rivela-a-gennaio-mi-chiamo-il-papa-ma-e-scherzo/
DON VIOLA, IL VESCOVO E DUE CARDINALI - REPORT E DUE TURIFERARI
DON VIOLA, IL VESCOVO E DUE CARDINALI - REPORT E DUE TURIFERARI
Torniamo sul grave episodio di Gallignano, nella cui chiesa di San Pietro Apostolo il 19 aprile hanno fatto irruzione i carabinieri, interrompendo più volte la messa celebrata da don Lino Viola: la reazione del vescovo Antonio Napolioni e dei cardinali Krajewski e Becciu. Lunedì 20 aprile la trasmissione ‘Report’ di Rai 3 si è occupata dei ‘nemici’ di papa Bergoglio: il commento delirante dei turiferari di ‘Avvenire’ e di ‘Repubblica’.
DON LINO VIOLA, IL VESCOVO DI CREMONA, IL CARDINAL KRAJEWSKI, IL CARDINALE BECCIU
Come è ben noto il 19 aprile 2020 don Lino Viola ha celebrato la santa messa domenicale nella chiesa di San Pietro Apostolo a Gallignano (frazione di Soncino, diocesi di Cremona) insieme con sei ‘accoliti’ (come previsto dalla Nota del Ministero dell’Interno del 27 marzo) e sei fedeli presenti (familiari di morti di coronavirus), tutti con mascherine e ben distanziati. Intervenuti grazie a una soffiata di delatori (vera ‘vil razza dannata’ riemersa in questi tempi difficili), i carabinieri hanno fatto irruzione nella chiesa e hanno interrotto più volte la messa, finendo per essere cacciati dal parroco. Se don Lino non ha voluto far uscire – per ragioni di comprensibile umanità - i sei familiari (già privati del funerale dei loro congiunti) e dunque ha trasgredito le norme eccezionali vigenti, i carabinieri con la loro azione hanno violato Costituzione e Concordato. Tra le reazioni, molte (non solo di fedeli cattolici) sono state a sostegno di don Lino.
Qui diamo conto di tre reazioni particolari. Quella del suo vescovo, Antonio Napolioni (che è stato colpito dal coronavirus ed è guarito), quella dell’Elemosiniere pontificio, l’imprevedibile cardinale Konrad Krajewski (vicinissimo nel sentire a papa Francesco) e quella del cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, già Sostituto Segretario di Stato.
DAL COMUNICATO DELLA CURIA DI CREMONA (20 aprile 2020)
“La Diocesi di Cremona, pur consapevole dell’intima sofferenza e del profondo disagio di tanti presbiteri e fedeli per la forzata e prolungata privazione dell’Eucaristia, non può non sottolineare con dispiacere che il comportamento del parroco è in contraddizione con le norme civili e le indicazioni canoniche che ormai da diverse settimane condizionano la vita liturgica e sacramentale della Chiesa in Italia e della nostra Chiesa cremonese”.
LE DICHIARAZIONI DEL CARDINALE KRAJEWSKI
Il cinquantasettenne porporato polacco - già cerimoniere pontificio dal 1999 all’agosto 2013, elemosiniere pontificio da allora e dal 2018 cardinale – è conosciuto per il suo costante, concreto prodigarsi per i poveri e per i rifugiati (cui ha lasciato il suo appartamento) e per alcune iniziative a dir poco inusuali. La più clamorosa è stata la riattivazione dell’energia elettrica l’11 maggio 2019 (staccata per enorme morosità il 6 maggio) in un palazzo occupato da circa 450 persone a via di Santa Croce di Gerusalemme a Roma. Da notare che dentro l’immobile di sette piani si svolgevano attività come serate di rave party, trattoria, mescita, falegnameria e ogni inquilino doveva sostenere finanziariamente il centro sociale Action. Nell’immobile si è svolto anche – ciliegina sulla torta - l’incontro nazionale delle derelitte sardine dopo la manifestazione di piazza San Giovanni.
Recentemente il cardinale ha invitato i confratelli a devolvere una mensilità all’obolo di San Pietro e ha tra l’altro staccato un assegno di ventimila euro per il noto prete immigrazionista don Massimo Biancalani di Vicofaro (https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/720-sulla-messa-comizio-di-don-biancalani-a-vicofaro-pistoia.html ).
Il 13 marzo di buon mattino, dopo aver fatto gli auguri a papa Francesco per l’anniversario del Pontificato, è andato all’Esquilino per spalancare il portone della ‘sua’ chiesa di Santa Maria Immacolata (“E’ mio diritto assicurare ai poveri una chiesa aperta”, ha detto a Vatican News), contravvenendo al decreto restrittivo della sera precedente a firma del cardinale vicario (stimolato dal Papa), che di lì a poche ore sarebbe stato però modificato dallo stesso cardinale vicario (sempre stimolato dal Papa, che intanto aveva cambiato opinione).
Ebbene, lo stesso cardinale Krajewski (che, come si evince da quanto scritto, è grandioso nella carità e agisce con un’insolita autonomia di comportamenti in situazioni a dir poco delicate) lunedì 20 aprile ha telefonato a don Lino Viola. Già il fatto di alzare la cornetta del telefono era di per sé significativo, ma in più c’è quanto Krajewski ha detto al parroco come riportato il 23 aprile da La Nuova Bussola Quotidiana che l’aveva contattato: “L'ho chiamato il giorno dopo l'episodio, non appena saputa la notizia, per dirgli che, come Elemosiniere Pontificio, sono solidale con lui, che lo abbraccio e che non è solo. Quando abbiamo parlato al telefono gli ho detto che sono con lui, che lo appoggiamo e l'ho invitato a pregare insieme per tutta questa situazione”.
Domanda ai nostri lettori: nel caso di don Lino Viola, meglio il comunicato del vescovo o la telefonata dell’Elemosiniere Pontificio? Diremmo che non c’è partita o no?
UN’OSSERVAZIONE INECCEPIBILE DEL CARDINALE ANGELO BECCIU
Ancora una notazione interessante sull’argomento. Il cardinale Angelo Becciu, già Sostituto Segretario di Stato e oggi prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha scritto su twitter a proposito della messa interrotta dai carabinieri a Gallignano: “A un sacerdote esterrefatto per quanto accaduto a un confratello nella diocesi di Cremona ho detto: deve essere difeso il principio che a nessuna autorità è consentito di interrompere la messa. Se il celebrante è reo di qualche infrazione sia ripreso dopo, non durante!”. Osservazione ineccepibile.
LA TRASMISSIONE REPORT DI RAI 3 SULL’OPPOSIZIONE A JORGE MARIO BERGOGLIO: FAGIOLI E RODARI, TURIFERARI ULTRA’
Lunedì sera 20 aprile 2020 Rai Tre ha dedicato la serata a una puntata molto particolare della trasmissione di cosiddetto ‘giornalismo investigativo’ Report. Che per una buona metà è stata dedicata al tema “Dio Patria Famiglia Spa”. In sintesi, come si scriveva nella presentazione della puntata, “ con l’esplosione della pandemia il fronte sovranista che si professa ultracattolico è tornato all’attacco di papa Francesco. Sui siti della destra religiosa americana non hanno dubbi: il coronavirus è la punizione divina per il tradimento di Bergoglio. Report racconta chi sono i nemici di Bergoglio e svela in documenti inediti e intercettazioni quali sono i collegamenti , soprattutto finanziari, tra le destre religiose americane e i sovranisti italiani”. E lì naturalmente che si voleva arrivare, inviluppando in qualche modo nelle trame oscure Matteo Salvini (non è vero, come affermato, che presiede il comitato scientifico della Fondazione filantropica Giuseppe Sciacca: ne è uno dei trenta membri!) e Giorgia Meloni, che beneficerebbe di una parte dei 50mila euro (!!!) devoluti da fondazioni conservatrici americane all’eurogruppo dei conservatori e riformisti di cui Fratelli d’Italia fa parte a Bruxelles. Nel bailamme di nomi emersi durante la trasmissione spiccano – ça va sans dire – due figure come l’arcivescovo Carlo Maria Viganò e il “potentissimo” (!!!) cardinale Raymond Burke, oltre agli immancabili Steve Bannon, Benjamin Harnwell, Roberto De Mattei, John-Henry Westen (Life Site News), il russo Alexey Komov per giungere a Roberto Fiore, ecc... Nell’ora di trasmissione (senza contraddittorio, secondo le regole della dacia) una ridda di fatti, di imprecisioni, di cattive traduzioni e di supposizioni, tali magari da travolgere il povero telespettatore, che doveva essere comunque indotto a pensare che la destra internazionale e cattivona (rappresentata in Italia in primo luogo da Salvini e Meloni) trama a suon di soldi nell’oscurità contro Jorge Mario Bergoglio.
Tra i commenti ce ne sono due che non riusciamo proprio ad ignorare. Il primo è di un turiferario di (ma che sorpresa!) Avvenire, l’altro è del turiferario un tempo tremebondo, cioè del vaticanista di Repubblica.
Incominciamo con Avvenire, per la firma di tale Andrea Fagioli, turiferario non nuovo a prodezze balistiche ‘progressiste’. Al Fagioli (udite! udite!) la puntata non è piaciuta più di quel tanto. Ma perché? Report ha dato la parola a diversi ‘nemici’ del Papa, appartenenti “a sparute minoranze che si pongono da sole al di fuori del cattolicesimo”. Perciò “è un errore definirli, come più volte è stato fatto, ‘ultracattolici’ “. Ehi, Fagioli, non sapevamo che tu fossi la reincarnazione di qualche inflessibile Grande Inquisitore del passato! Che la Misericordia -nel senso nuovo del termine - ti abbia dato alla testa, proprio come è capitato a qualcun altro a piazza dei Carbonari?
Il Fagioli però non è ancora contento dopo la sparata e rileva che “la fronda” anti-Bergoglio “è un nulla di fronte a chi guarda al Papa, anche laicamente, come l’unica autorità morale a livello planetario”. Fagioli, dacci la prova di quest’altra affermazione…. “Ne è prova la moltitudine che ha seguito la diretta del 27 marzo: soltanto in Italia si sono calcolati oltre 17 milioni e 400mila telespettatori “. Ehhh…. questa sì che è una prova seria, scientifica, inoppugnabile: come è noto, infatti, la popolarità di un Papa e l’autorità delle sue parole si valutano dall’ampiezza delle platee televisive. Se Stalin avesse previsto l’avvento dell’era di Fagioli, avrebbe a suo tempo opportunamente modificato quella frase celebre e ironica che gli è attribuita (detta forse a Pierre Laval nel 1935 o a Yalta dieci anni dopo): “Quante divisioni ha il Papa?” in “Quanti ascoltatori radiofonici ha il Papa?”.
La conclusione è tutta per il turiferario già tremebondo e ora accucciato nell’accogliente sacrestia di Repubblica, Paolo Rodari. Il suo commento alla puntata di Report ? L’ha scritto su twitter il 21 aprile alle 10.18: “ che dietro l’antagonismo a bergoglio vi siano i soldi americani si sapeva. quello che tra le righe si è evidenziato ieri grazie al servizio di report però è anche altro, e cioè il fatto che questo stesso antagonismo trova linfa su persone con disagi psicologici evidenti “ E poi: “stiamo parlando di una non-teologia, un pensiero antagonista senza né capo né coda, ridicolo nella sua espressione, eppure reale, avallato anche nella chiesa da esponenti che o ci fanno oppure (e non lo dico con sarcasmo) hanno anch’essi non pochi problemi”.
Mirabolante il turiferario già tremebondo: dissidente diventa sinonimo di squilibrato. Per uno che qualche anno fa era un ammiratore di papa Ratzinger è un bel passo avanti. Non meriterebbe forse un Premio che una volta andava per la maggiore a Mosca e dintorni?
P.S. Questa mattina, 25 aprile, Avvenire svilisce la Festa della Liberazione trasformandosi in succursale dell'Anpi e dei Centri sociali. Il titolone di apertura suona: "25 aprile: resistere resistere resistere", con un occhiello nella cui prima parte si legge: "Oggi la manifestazione su Avvenire.it e altre piattaforme". Una grande foto mostra una via con appese alcune bandiere italiane e molte bandiere arcobaleno.Il piglio barricadero del quotidiano catto-fluido si riscontra poi anche a pagina 22, dove i due noti turiferari Luciano Moia ("Guastalamessa") e Nello Scavo (cantore delle ONG-traghetto) - è proprio vero che Dio li fa e poi li accoppia - commentano la puntata di Report di cui si è detto sopra, sotto il titolo "Trame sovraniste. Il Papa non trema". Che bravo Avvenire! In tempi in cui le palestre sono chiuse, ne apre una in cui quotidianamente i suoi giornalisti si fanno i muscoli...
DON VIOLA, IL VESCOVO E DUE CARDINALI - REPORT E DUE TURIFERARI - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 25 aprile 2020
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