ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 11 aprile 2020

Ora tenebrarum

L’Associazione Internazionale Esorcisti contro mons. Viganò


Strano comunicato di replica dell’Associazione Internazionale Esorcisti all’appello di mons. Carlo Maria Viganò ai vescovi e ai presbiteri per la recita dell’esorcismo di Leone XIII il Sabato Santo alle 15:00.

REVERENDI ESORCISTI, DA CHE PARTE STATE QUESTA VOLTA?
Perché volete boicottare Mons. Viganò?
È stata diffusa una lettera dell’Associazione Internazionale degli Esorcisti in cui si afferma che: “…come Associazione Internazionale Esorcisti, poniamo in rilievo che l’utilizzo di questo sacramentale è, fin dall’inizio, riservato ai singoli Vescovi e ai soli sacerdoti che abbiano ricevuto il permesso di usarlo”.
Purtroppo per gli estensori della lettera, le preghiere di esorcismo sono riservate al Vescovo solo quando sono “sugli ossessi”, quindi non quando si vuole ridurre l’azione del demonio sul mondo.
Il Codice parla chiaro:
Can. 1172 – § 1. Nemo exorcismos in obsessos proferre legitime potest, nisi ab Ordinario  loci peculiarem et expressam licentiam obtinuerit.
Per altro è comprensibile che in Vaticano, specialmente dopo il culto alla Pachamama, i demoni abbiano trovato confortevoli alloggi; e che quindi qualche loro servo abbia suggerito questo scherzetto a Viganò
Ma le bugie hanno le gambe corte!
Don Alfredo Maria Morselli

Coronavirus / Usa: vescovi più realisti del re


Come sta reagendo la Chiesa cattolica degli Stati Uniti alla pandemia da coronavirus?
La situazione è diversa da Stato a Stato, ma in generale, osserva LifeSiteNews, da parte dei vescovi si nota la tendenza a essere più realisti del re, cioè ad applicare in modo più restrittivo del dovuto le norme stabilite dalle autorità civili.
Negli Usa diciassette Stati hanno emesso direttive anti-coronavirus che consentono alla Chiesa di mantenere attivi alcuni servizi. Altri sette Stati, pur avendo emesso direttive più rigide, consentono comunque l’amministrazione dei sacramenti se fatta in modo da rispettare le misure contro gli assembramenti.
Nel primo gruppo di Stati le disposizioni delle autorità civili sono piuttosto generose nei confronti della Chiesa. Consentono infatti “servizi di culto con restrizioni ragionevoli”. Ed è sorprendente che spesso tali norme siano state decise da Stati di tendenza liberal, con governatori democratici.
LifeSiteNews fa l’esempio del Connecticut, dove il governatore, il democratico Ned Lamont, ha equiparato le riunioni di natura religiosa e spirituale a quelle riguardanti i servizi essenziali. Vige dunque il divieto di riunioni con la presenza di più di cinquanta persone e c’è la raccomandazione di adottare la distanza di sicurezza, ma non c’è il divieto assoluto di celebrare.
Nel New Jersey gli ordini emanati dal governatore Phil Murphy consentono di “lasciare la propria abitazione per motivi educativi, religiosi o politici” e anche lo stato del Kansas elenca i “servizi religiosi” tra le “attività essenziali”, così che i cittadini sono autorizzati a “eseguire o assistere a servizi o attività religiose o basate sulla fede”.
Regole simili si trovano in Arizona, Florida, Iowa, Louisiana, New Mexico, North Dakota, Ohio, Oregon, Pennsylvania, South Dakota, Tennessee, Texas, West Virginia e Wyoming. Altri Stati hanno emanato norme più rigide, permettendo riunioni religiose con la presenza di un massimo di dieci persone, ma senza vietare del tutto i servii religiosi.
Secondo LifeSiteNews si tratta, nel complesso, di disposizioni piuttosto rispettose delle esigenze dei fedeli, tuttavia nel paese c’è stato un vero e proprio “black out spirituale” dovuto al fatto che i vescovi, probabilmente nel timore di essere accusati di irresponsabilità,  si sono autolimitati.
La Chiesa cattolica ha infatti disposto di sospendere tutti i servizi religiosi e le Messe pubbliche. Alcune diocesi sono persino andate oltre, mettendo limiti alla celebrazione di battesimi, confessioni, comunioni e unzione degli infermi, e spesso sono state chiuse anche le cappelle di adorazione che comportano un limitato contatto umano.
Molti cattolici sono rimasti “sgomenti” di fronte a questa politica della Chiesa. Non chiedono di infrangere la legge, ma la sua applicazione, e non riescono a capire perché i vescovi cattolici siano andati oltre la legge stessa.
Le autorità civili, osserva LifeSiteNews, hanno deciso di rispettare le necessità di sostentamento spirituale in un momento di prova perché hanno riconosciuto il ruolo importante della religione. Al contrario, i vescovi negano i sacramenti proprio mentre sono più necessari. E i pastori che, con fantasia, si sono inventati modi per garantire i sacramenti temono la reazione dei loro vescovi molto più di quella dei governatori.
Il problema è che “molti funzionari della Chiesa, i quali hanno perso l’idea della salvezza delle anime come elemento centrale della loro missione, non riescono a vedere che il modo migliore per aiutare il benessere materiale della nazione in tempi di crisi consiste nel prendersi cura del benessere spirituale dei fedeli, specialmente attraverso i sacramenti”. Insomma, da parte della gerarchia c’è una “tragica perdita di fede nel potere di Dio e della sua Beata Madre di agire e aiutare i fedeli”.
A.M.V.

Un padre domenicano: “A questo punto mi auguro che i vescovi si attivino a trattare con il governo per garantire in pieno il diritto di culto e la libertà di religione”

domenicani, padre domenicano
Un padre domenicano mi scrive:
In questo momento Conte sta parlando di convivere col virus e conferma fino al 4 maggio le restrizioni! A questo punto mi auguro che i vescovi si attivino a trattare con il governo per garantire in pieno il diritto di culto e la libertà di religione, cosa che dovevano fare un mese fa, non possiamo rimanere senza confessione e senza Eucaristia per un altro mese! Si vada in chiesa con le stesse attenzioni di quando si va dal tabaccaio e al supermercato! La gente ha bisogno di confessarsi.
Di Sabino Paciolla

Perché il vescovo Lorefice ha modificato le parole “fuoco dell’inferno” nella preghiera dei pastorelli di Fatima?

fuoco 
Una lettrice ci scrive:
Non è di poco conto che “Monsignor” Lorefice Vescovo di Palermo abbia osato modificare le parole della Regina del Rosario date a Fatima ai pastorelli nell’apparizione del 13 Luglio 1917 della seguente preghiera  “Gesù mio perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell’Inferno porta in cielo tutte le anime specialmente le più bisognose della tua misericordia ” e invece di “fuoco dell’Inferno” sia stato detto “esilio eterno”. 
Questa è assolutamente una menzogna gravissima.
Un “esilio” infatti, per quanto eterno potrebbe essere in qualsiasi luogo e anche privo di sofferenze , il termine “fuoco dell’ Inferno ” non è assolutamente citato a caso dalla Regina del Rosario, basta infatti meditare il passo testimoniato da Suor Lucia Dos Santos  nella visione dell’Inferno. 
Dice Suor Lucia:
“La Madonna ci mostrò un grande mare di FUOCO, che pareva che si trovasse sotto terra. Immersi in questo fuoco, i demoni e le anime come se fossero braci trasparenti e negre o color bronzo, dalla forma umana, che fluttuavano nell’incendio, trasportati dalle fiamme, che uscivano da loro stessi, insieme a nugoli di fumo e cadevano da tutte le parti, simili alle faville che cadono nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra gridi e gemiti dì dolore e di disperazione che facevano raccapricciare e tremare di spavento. I demoni si distinguevano per le forme orribili e schifose di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti e negri.
Questa visione durò un istante. E siano rese grazie alla nostra buona Madre celeste, che in antecedenza ci aveva rassicurati con la promessa di portarci in cielo durante la prima apparizione! Se non fosse stato così, credo che saremmo morti di paura e di terrore…”
Ave Maria 🙏
(rosellinadiluna)

(se il video qui sotto non si apre, fare il refresh della pagina o cliccare qui)
Di Sabino Paciolla
 https://www.sabinopaciolla.com/perche-il-vescovo-lorefice-ha-modificato-le-parole-fuoco-dellinferno-nella-preghiera-dei-pastorelli-di-fatima/

Un sabato senza domenica?

Mons Mario Delpini, arcivescovo di Milano

Mons Mario Delpini, arcivescovo di Milano 
di Un Sacerdote
Caro Sabino, il 6 aprile Mons. Delpini, arcivescovo di Milano, seduto e vestito dimessamente su una panchina di Piazza Fontana, nella sua benedizione “impartita” (è un eufemismo, visto che alla fine non ha fatto alcun gesto significativo della stessa) agli universitari, ha chiuso dicendo: “«Io non posso fare niente per te … Se mi hai dato l’elemosina di un po’ di tempo, io dico che Dio ti benedica. Chissà».
Questo “chissà” linguisticamente dubitativo (preceduto tra l’altro da una dichiarazione di impotenza) è stato omesso nelle sintesi giornalistiche, penso perché ritenuto espressione non significativa, semplice chiusa retorica. Eppure (al di là delle intenzioni con cui è stato pronunciato) credo lo si possa considerare una sorta di sintesi direi simbolica del modo di parlare e agire di tanta (troppa) chiesa di oggi (in minuscolo, perché la Chiesa vera è quella di sempre), considerata dalla testa del corpo, scendendo mano mano più in ….. bassetti : “Chissà”.
Già, chissà se poi Dio vi ha detto il vero quando vi ha comandato di non mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male, pena la morte (cfr. Gn 3, 1-5). Il disastro del mondo è cominciato con un “chissà”, e questo chissà è la crepa mortale che ha attraversato tutta la storia dell’uomo, guastandone la figura, come a volte accade di vedere in qualche vaso antico e bellissimo segnato purtroppo nella sua figurazione da una fessura che tutto lo percorre.
Ebbene, se l’Avvenimento cristiano, la Pasqua di morte e Risurrezione, è la risposta di Dio a questo scetticismo radicale che ha disastrato il mondo, non sia mai che questa risposta possa accadere e riaccadere come unica vera speranza per l’uomo. Ci mancherebbe! Già questo problema l’ebbero i sommi sacerdoti e farisei che cercarono di pararsi da subito per evitare ogni problema (Mt 27, 62-66): chissà mai che qualcuno riesca a far credere che quel morto sia risorto davvero!
Cosa sia accaduto di fatto noi lo sappiamo bene. La pietra tombale del dubbio è stata rovesciata. Il “chissà” non è più possibile. O, meglio, non dovrebbe più esserlo per coloro che hanno scelto la strada della fede come assoluta e realistica certezza della loro vita. Sembra invece che per certa chiesa non sia così, non tanto nell’affermazione grammaticale del Credo che devotamente viene ancora (per ora) professato (in questo tempo davanti a panche o banchi senza popolo), ma come affermazione testimoniata e operata concretamente mediante “giudizi” che ribaltino la petrosità opprimente e diabolicamente interessata delle dubitazioni del “mondo”, così che questo che ci aiuti ad uscire da questo mortale e sepolcrale lock down di significato in cui cercano di rinchiuderci (la faccenda del virus, da questo punto di vita, altro non è che una delle tante chiavi di volta in volta usate per aumentare le mandate di chiusura).
Il chissà” del mondo, ma anche della religiosità corrotta dalla stessa logica mondana, cercò un tempo di rinchiudere in carcere Pietro perché tacesse il grido di speranza (cfr. At 5, 5, 17-20), più tardi questo accadde a Paolo (cfr. At 12, 1-10) e poi nella storia tante altre volte. Fu un angelo inviato da Dio a liberarli, a vincere il loro lock down. Abbiamo bisogno di “angeli” che ci sollevino la mente e il cuore e tutta la vita sulle ali della speranza cristiana. Ma se coloro che dovrebbero svolgere appieno questa missione rimangono lì seduti mestamente in panchina, dimessi e dismessi, come riserve di una partita di cui non sono i protagonisti, chiedendosi (chissà?) se mai qualcuno li farà entrare in campo (ma non so neanche se se lo chiedano, visto che seduti ci stanno comodi, o pensano che questo stare in panchina a fare il tifo per gli altri sia l’unica loro funzione), temo che a questo sabato di chiusura, in cui silenziosamente attendiamo che arrivi la fine del lock down, non sarà proposta seriamente l’alba di una domenica diversa, quella dell’alleluia che comunque nulla e nessuno ci impedirà di cantare almeno nel cuore o, per noi sacerdoti, davanti alle panche vuote, ma non certo seduti sulle panchine.
Auguri di Santa e Felice Pasqua caro Sabino!

Qui il video di mons. Delpini:
(se il video qui sotto non si apre fare il refresh o cliccare qui)
 https://www.sabinopaciolla.com/un-sabato-senza-domenica/

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