Papa francesco solo in Piazza San Pietro 28 03 2020 
di Ines Murzaku
 Sei mai stato spaventato dal vuoto?
Date un’occhiata ai filmati dei droni girati in varie città metropolitane affollate di tutto il mondo. Nel giro di poche settimane, le città più trafficate del mondo si sono trasformate in città fantasma abbandonate dai loro cittadini. Le città di tutto il mondo sono vuote: da Budapest a Vilnius, da Istanbul a Rio de Janeiro, da Lisbona a Parigi, da Lisbona a Parigi, da New York a Roma e molte altre. I cittadini hanno abbandonato le città, sono chiusi in quarantena. Ma la vista di una piazza San Pietro deserta e di un anziano, sobrio sommo pontefice, zoppicante, in un silenzio surreale, solo nel deserto per raggiungere l’ingresso di una delle basiliche più importanti della cristianità – il luogo dove secondo la tradizione, il capo tra gli apostoli, San Pietro, morì martire – rimarrà cesellato nella mente di chi ha seguito il Santo Padre a distanza ha fatto la storia. Il vuoto del deserto ha suscitato un vivido richiamo ai fedeli, mentre percorrono questa Quaresima doppiamente significativa.
La Benedizione Urbi et Orbi del 27 marzo 2020, presieduta da Papa Francesco, è l’immagine più emblematica di questo momento straziante della storia moderna e, molto probabilmente, del pontificato di Papa Francesco. L’immagine di un Santo Padre silenzioso e sobrio che cammina in una San Pietro deserta, sforzandosi di sollevare il Santissimo Sacramento nell’ostensorio, è stata notevole. La sua era una passeggiata dritta e semplice con un’unica meta – verso il crocifisso scoperto di San Marcello e l’altrettanto impressionante icona bizantina di Maria, Salus Populis Romani (salute/salvezza del popolo romano), proveniente dalla chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma. La meditazione di Francesco Urbi et Orbi era una richiesta di aiuto per sfuggire alla pandemia che sta devastando l’Italia e che si sta diffondendo in altri paesi, tra cui il nostro, gli Stati Uniti, con una velocità divorante. È così che il Santo Padre ha iniziato la sua meditazione:
Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre      piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati…
Papa Francesco, il leader spirituale di 1,313 miliardi di persone, sta implorando la liberazione dalla pandemia COVID-19 in un atto di supplica al Signore. C’è una teologia dietro la pandemia COVID-19 che si sta sviluppando e che ha cambiato le nostre vite. Ci sono misteri e incognite legate al coronavirus, ma c’è un altro mistero che si svolge proprio sotto i nostri occhi mentre stiamo attraversando la Quaresima: il mistero della Risurrezione. Il vuoto e la nudità quaresimale, le città affollate ridotte a città fantasma, sono atti di kenosis (nella teologia cristiana indica anche il processo interiore che porta il cristiano a svuotarsi della propria volontà incline al peccato e al male, ndr). È attraverso il vuoto che l’umanità arriva a conoscere Dio e l’esistenza di Dio. La teologia ascetica, che si concentra su come si arriva a conoscere Dio, potrebbe essere d’aiuto nel cercare di disfare i vuoti legati a COVID-19.
Massimo il Confessore, altrimenti noto come Massimo il Teologo (ca. 580-662), nel suo commento alla Preghiera del Signore definiva la kenosis come – “Dio che si svuotava deliberatamente della sua gloria sublime, il Logos di Dio si è veramente fatto uomo”. In altre parole, la kenosis di Gesù richiede la nostra kenosis: Poiché il Figlio di Dio è passato attraverso la kenosis, come potremmo noi, figli e figlie adottivi di Dio, non passare attraverso la kenosis?
Il vuoto di una piazza deserta, le città fantasma del mondo moderno è ciò che la teologia ascetica conosce come kenosis, un atto di spogliarsi e di allontanare il superfluo. Questa pratica è un atto di scendere ai fondamenti della fede, a ciò che conta davvero. Questo era in effetti il modo in cui Gesù stesso ha modellato: Si è svuotato e si è umiliato, diventando obbediente fino alla morte, e alla morte in croce, come osserva Paolo in Filippesi 2,7-8. L’umanità è inginocchiata a COVID-19. Il crudele virus che stiamo vivendo non è dissimile dalla tempesta che i discepoli hanno vissuto, come ha spiegato Papa Francesco nella sua meditazione Urbi et Orbi:
La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità. La tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di “imballare” e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentativi di anestetizzare con abitudini apparentemente “salvatrici”, incapaci di fare appello alle nostre radici e di evocare la memoria dei nostri anziani, privandoci così dell’immunità necessaria per far fronte all’avversità.
Il virus malvagio sta spogliando l’uomo moderno e potente dell’egocentrismo, della giustizia e dell’antropocentrismo che lo portano a credere nell’auto-riscatto. COVID-19 sta aiutando le persone “a realizzare la loro nudità e il loro nullità, a togliere gli occhi da se stessi e a gioire del fatto che non hanno nulla, che non sono nulla, che non possono fare nulla”, come scrisse Madre Teresa a un amico sacerdote nel febbraio 1974. Il viaggio all’interno del nucleo di sé stessi è la beatitudine del viaggio quaresimale del 2020 – un COVID-19 che ricorda la nostra debolezza, il nostro nulla e la paura profonda di morire. E, che ci crediate o no, realizzare la nostra nudità e il nostro nulla durante la Quaresima è catartico. Dio non può riempire ciò che è pieno, ma ciò che è vuoto – è qui che la Risurrezione, inizio del periodo pasquale come viaggio di riempimento e di appagamento, entra in scena.
In una Quaresima che attraversa la kenosis si è svuotati e purificati. È la kenosis che permette di riscoprire le priorità, di stabilire un giusto rapporto con la bellezza, di liberarsi da ogni forma di concupiscenza. La fine della kenosis significa la fine della Quaresima e l’inizio della Pasqua. Il volto di Cristo risorto appare come fonte e nucleo di bellezza e contemplazione. Chi è spiritualmente preparato e provato si renderà conto che il volto di Cristo è sempre stato presente nella sofferenza della Quaresima e nella morte causata da COVID-19, ma probabilmente era velato e nascosto. Con l’apprezzamento della kenosis, si comprenderà meglio la lotta dell’umanità in questa stagione quaresimale.
Con la Pasqua ad una settimana di distanza, e la curva del COVID-19 che si spera si pieghi verso il basso, saremo in grado di “regalare a Gesù un grande sorriso”. Grazie a COVID-19 ci siamo resi conto del nostro nulla in modo più profondo, secondo le parole di Madre Teresa di Calcutta. Questo è stato il viaggio quaresimale del 2020…
Pubblicato su NCR (traduzione a cura di Sabino Paciolla)