Il silenzio della Chiesa sul lockdown è una resa ai barbari
La crisi globale del lockdown rappresenta l’assalto definitivo ai fondamenti della civiltà occidentale, costruita sui princìpi del Cristianesimo. Ma più ancora della resa della politica, del diritto e dei media ai nuovi tiranni, a impressionare è il silenzio dei leader cristiani, come se Dio non avesse nulla da dire in questa situazione: una bandiera bianca della resa che invita i barbari a prendere finalmente d'assalto le cittadelle della Cristianità.
La crisi globale del lockdown, almeno nella misura in cui la sua logica e il furto-della-libertà hanno pervaso l'Occidente – Europa, America ecc. -, può essere descritta come un attacco potenzialmente definitivo e letale ai Quattro Stati della società moderna, vale a dire della comunità umana che ha resistito per due millenni fondandosi sulle proposte di Gesù Cristo per un mondo in armonia con la sua vera storia della Creazione.
Sebbene il loro significato e definizione sia cambiato nel tempo, questi Stati, nel corso dell'evoluzione della civiltà occidentale - vale a dire la Cristianità - sono stati i pilastri che hanno sostenuto e mantenuto questo storico ordine sociale e spirituale nel suo periodo di crescita, consolidamento, apoteosi e recente declino. Sebbene siano mutati, fusi, ridotti e moltiplicati nel tempo e nei cambiamenti delle forme di governo - dalla monarchia alla democrazia e ora, a quanto pare, a qualcos'altro - i Quattro Stati sono rimasti fino a tempi recenti i pilastri di sicurezza, governance, leadership ed educazione, e hanno assicurato la sopravvivenza, l'espansione e la prosperità della più grande civiltà che il mondo abbia mai conosciuto.
Gli Stati, o "Stati del regno" come erano all'inizio, sono cambiati nel tempo. All'inizio, si intendeva una divisione tra nobiltà, clero, borghesia e contadini; più tardi, man mano che le società diventavano più istituzionalizzate, il concetto si è spostato verso qualcosa di vicino alla separazione dei poteri nel governo: esecutivo, legislativo, giudiziario e stampa.
Il termine "Quarto Stato", riferito alla stampa, fu coniato alla Camera dei Comuni nel 1787 dal filosofo e politico irlandese Edmund Burke, nell’intervento durante un dibattito in occasione dell'apertura del Parlamento alla stampa. Iniziò il discorso riferendosi dapprima a quelli che al tempo erano considerati i "tre Stati" - i Lord clericali del regno, i Lord secolari e la Camera dei Comuni - e poi, indicando i banchi della stampa, disse: "C'è un Quarto Stato più importante di tutti gli altri messi insieme”.
Ai nostri tempi, poi, abbiamo visto di nuovo cambiare il concetto di Stati del governo poiché, nelle ondate di secolarismo che hanno attraversato la civiltà occidentale sin dall'Illuminismo, le Chiese sono diventate sempre più marginali, e il loro ruolo e funzione usurpati da altri, come artisti e celebrità. Tuttavia, si può dire che, per quanto riguarda la leadership intellettuale, i quattro pilastri hanno continuato ad essere comunemente intesi come politica, religione, potere giudiziario e mezzi di comunicazione.
Nella crisi del Covid-19 di questa primavera del 2020, abbiamo assistito a quello che sembra essere l’assalto finale a tutti e quattro, un imponente golpe culturale che ora minaccia di sopraffare e soppiantare il cuore della società democratica, intesa in termini Cristiani.
Mentre scorrono i giorni, le settimane, i mesi di questo lockdown, l'Occidente, una volta relativamente tranquillo, ha sperimentato una crescente alienazione e sconforto, provocati dall'improvvisa esplosione di disoccupazione, chiusure di imprese, povertà diffusa e crescenti difficoltà, dislocazione sociale, aumento del crimine e della violenza, perdita di case e proprietà a causa di mutui non pagati, problemi di salute provocati da ansia e depressione, collasso di piccole imprese e imprese familiari, enormi perdite di posti di lavoro, "morti per disperazione", inclusi suicidi, alcolismo e altre dipendenze, e così via: tutto questo, a sua volta, si traduce in una riduzione della salute e del benessere, personale e generale, annullando completamente e anzi sovvertendo quelli che erano gli obiettivi dichiarati del lockdown.
Le statistiche della "pandemia", che già apparivano molto discutibili, si rivelano ora frutto di esagerazione, manipolazione e falsificazione dei tassi di mortalità. Le statistiche che indicano le conseguenze del "lockdown" sono tuttavia sconcertanti e, già fin dall’inizio, descrivono una civiltà in crisi. Negozi, magazzini e aziende sono stati costretti a chiudere. La produzione industriale è precipitata. Scuole e università sono chiusi. Le strade si sono svuotate, le strutture sportive sono chiuse, così come i teatri, i cinema, le caffetterie, i ristoranti, i bar e quasi tutti i servizi che si trovano in una normale società civile. Alle persone è stato ordinato dal governo di rimanere a tempo indefinito nelle proprie case e di non avere interazioni sociali con nessuno al di fuori della propria famiglia. Agli over 70 è stato proibito lasciare la propria casa. Anche in tempo di guerra, il popolo della Gran Bretagna, sotto l'attacco quotidiano degli aerei da guerra tedeschi, non era soggetto a tali restrizioni draconiane. Il paese era in guerra e minacciato di imminente invasione, eppure era ancora possibile una vita normale.
Sotto il dominio di organizzazioni sanitarie globali ed esperti scientifici, la classe politica occidentale ha sostanzialmente salvato, ribaltato e ceduto le sue responsabilità rappresentative, essenzialmente annunciando la legge marziale per volere di personaggi non eletti e in gran parte invisibili, sulla base di un malattia di tipo influenzale. I media, il famoso Quarto Stato battezzato da Edmund Burke, hanno assunto il ruolo di braccio propagandistico dell'insurrezione, rifiutandosi di mettere in discussione anche il minimo aspetto rilevante del colpo di stato. Il braccio giudiziario del governo ha mostrato, in linea di massima, la volontà di acconsentire alla logica e agli imperativi di ciò che appare come nient'altro che uno spavento colossale, se non una vera e propria montatura.
Nel mio paese, l'Irlanda, ho cercato di adire le vie legali contro i termini di questo lockdown su scala mondiale, introdotto dal governo irlandese durante la Settimana Santa; ma finora la risposta è stata insabbiamento, elusione e ostilità. La scorsa settimana un giudice ha respinto la nostra richiesta di portare in giudizio la legislazione in materia.
Ma, forse la cosa peggiore è stata il comportamento delle Chiese: non necessariamente perché si sono rifiutate di aprire le loro chiese, anche se è qui che tutto inizia, ma soprattutto perché si sono rifiutate di aprire bocca e parlare ai propri fedeli sopra le teste dei tiranni che hanno inflitto tali ferite alla nostra civiltà e alle nostre comunità.
Per la prima volta a memoria d’uomo, le funzioni religiose sono state sospese, e le chiese chiuse. In un momento di enorme stress e ansia, alle persone è stato negato il conforto delle pratiche e dei riti religiosi, spesso senza neanche minimamente considerare le possibilità di "distanziamento sociale" all'interno delle chiese o di altre opzioni per salvaguardare la salute dei fedeli contro la diffusione del virus. Per molte persone anziane e devote questo equivale a un trattamento crudele e disumano.
Che ai fedeli cristiani sia stato negato l'accesso alle loro chiese, ai sacramenti, attraverso questo orribile periodo pasquale del 2020, è per me qualcosa di imperdonabile. Che le persone che hanno vissuto la loro vita nel seno della comunità cristiana siano state lasciate morire da sole, non soltanto senza il conforto dei loro cari, ma anche senza i ministeri di un sacerdote di Dio, è un'infamia che non potrà mai più essere cancellata dalla storia umana. Il fatto che questi fedeli cristiani siano stati sepolti frettolosamente da gruppi di familiari mascherati e terrorizzati, senza la presenza di amici e parenti, mentre i leader delle Chiese si sono alleati con i tiranni responsabili a livello globale, è qualcosa, credo, di irrecuperabile .
Che non ci siano state quasi parole certe provenienti da coloro che hanno la responsabilità della leadership spirituale e benedette dal coraggio della loro fede, è per me l'aspetto potenzialmente definitivo dell'attuale crisi. Perché se questi presunti leader delle Chiese non parlano con coraggio di Cristo e di ciò che Cristo significa, ciò non suggerisce forse una convinzione da parte loro che - come insistono altri elementi della cultura - è tutto insignificante? Che non esiste un Dio che abbia un Progetto per l'umanità? Che tutto ora dipende dalla scienza? Che abbiano alzato la bandiera bianca della resa per invitare i barbari a prendere finalmente d'assalto le cittadelle della Cristianità?
Non è questo il significato del silenzio? Altrimenti, che cosa è?
John Waters*
* Giornalista e scrittore irlandese
https://lanuovabq.it/it/il-silenzio-della-chiesa-sul-lockdown-e-una-resa-ai-barbari
di Maurizio Patti
La chiusura delle chiese nel Regno Unito, obbligata dal 23 marzo 2020, ha provocato in me un grande dolore. Questo intervento governativo ha sollecitato, nel rispetto delle regole, un tentativo di manifestare alle istituzioni politiche e religiose il disagio e la sofferenza che tali imposizioni hanno creato.
Ho scritto lettere al Primo Ministro, Boris Johnson, al rappresentante parlamentare del mio distretto elettorale, al Ministro di Housing, Communities e Local (responsabile con il suo governo della riapertura dei luoghi di culto). Non ho ricevuto risposte.
Ho scritto cinque lettere al Cardinale Vincent Nichols di Westminster, Londra. Ho avuto risposta alle prime due invitandomi a contattare il ministro responsabile.
La settimana scorsa 11-17 maggio è stata particolarmente importante per sondare la sincerità effettiva e la leale volontà delle istituzioni nel riaprire le chiese in questo Paese (il Regno Unito).
L’11 maggio il Governo di Boris Johnson ha pubblicato un documento di circa 50 pagine che illustra la strategia da seguire per la Fase 2. Il 13 maggio, infatti, il Paese ha cominciato a riprendersi a muovere. La data della riapertura dei luoghi di culto è fissata per il 4 luglio, le ultime a riaprire insieme ai parrucchieri. Al momento sono aperti vivai, negozi, alcuni centri sportivi (golf, tennis, pesca, pallacanestro)
La lettera che ho scelto delle 5 scritte al Cardinale è l’ultima, redatta in data 13 maggio. Non raccoglie ovviamente tutte le sollecitazioni delle precedenti. E’ stata provocata dal fatto che i leaders delle varie Professioni di Fede avrebbero incontrato esponenti del Governo il 15 maggio. La ragione dell’incontro era quella di discutere eventuali cambiamenti nelle tempistiche di riapertura. Era stata ventilata la possibilità di un accesso anticipato (soprattutto per le chiese) rispetto al 4 luglio, per la preghiera personale.
Il Cardinale è stato intervistato dalla radio BBC4 il 14 maggio.
Ha evidenziato:
- a) il sacrificio dei cristiani
- b) il rispetto delle disposizioni non cessando però di premere sul Governo (tuttavia una strategia non è stata chiaramente enunciata)
- c) la difficoltà del Governo nel differenziare luoghi di culto – per esempio anticipare l’apertura delle chiese rispetto a moschee dove la preghiera comune è sempre molto affollata.
Fino ad ora non ci sono stati comunicati governativi sull’anticipazione della data per apertura chiese per la preghiera personale.
Al momento rimane drammaticamente quella del 4 luglio.
Ecco l’ultima delle mie lettere che ho rispettosamente inviato al Card. Vincent Nichols.
Buonasera Sua Eminenza,
Come vede è una questione che mi sta veramente a cuore.
Sono sicuro che il Suo operato è appoggiato da un consiglio di alto livello che l’aiuta ad affrontare la questione della chiusura delle chiese.
Mi permetto umilmente di sollevare alcuni punti perché è davvero una questione di vita e di morte (pandemia e apertura delle nostre chiese) e di discutere come possa essere formulata una strategia di contenimento del contagio (oltre ad altri suggerimenti che ho evidenziato nelle 4 lettere precedenti).
1) in una chiesa (non in Cattedrale) in un giorno feriale c’è solo una Messa. I vivai (centri di giardinaggio) hanno riaperto il 13 maggio e abbiamo visto alla TV che il flusso di visitatori è costante nell’arco dell’intera giornata.
2) la rivista scientifica britannica Lancet ha sottolineato che questa pandemia sta causando problemi psicologici, di conseguenza, anche morali e spirituali. Aprire le chiese può curare le ferite causate dall’essere privati di una sorgente di benessere quale è la Chiesa.
3) il governo britannico ha pubblicato un documento di circa 50 pagine per controllare lo scoppio dell’epidemia. E’ l’ultimo introdotto e l’ho letto attentamente. Mi rendo conto che sia uno sforzo titanico per le istituzioni controllare il contagio. Ma la natura stessa degli atti amministrativi che si sono succeduti implica che non siano mai discussi in Parlamento. Ci possono essere degli errori, come vediamo giorno dopo giorno (per esempio come sia stata gestita la crisi nelle case di anziani). Ho pensato che la Chiesa Cattolica dovrebbe avere una commissione medico-scientifica che appoggi o metta in discussione le decisioni prese dal governo.
4) ho sempre pensato che lo Stato non avesse potere sulla nostra Chiesa. So che la Chiesa Anglicana è una Chiesa di Stato, quindi presumo che debba seguire le disposizioni del Governo. Ma è questo applicabile per legge anche alla Chiesa Cattolica? In alcuni Paesi ci sono degli Accordi che regolano il rapporto Stato-Chiesa (per esempio il Concordato in Italia). C’è qualcosa di simile nel Regno Unito?
5) in molti Paesi le chiese sono state riaperte con la crisi ancora in atto: per esempio in Spagna, in Germania il 3 maggio, in Italia il 18 maggio. Nella laica Francia sono sempre state aperte senza funzioni, come lo sono state in altre nazioni. Perché qui no?
A proposito la mia preoccupazione è rivolta anche alle moschee, sinagoghe e a tutti i luoghi di culto.
6) alcuni possono pensare che il mio atteggiamento sia irragionevole in una pandemia. Dobbiamo salvare le vite. Sono assolutamente d’accordo, ma perché allora si usano misure diverse?. Hanno aperto vivai, centri sportivi e negozi. Hanno permesso a migliaia di persone di tornare al lavoro. Foto di giornali e servizi televisivi hanno mostrato autobus affollatissimi e metro strapiene senza distanza fisica e uso di mascherine. Perché non si permette di aprire le chiese?
E mentre in autobus/metro non ci sono controlli e vigilanza per proteggere i cittadini, in una chiesa, dove non ci si aspetta tra l’altro migliaia di persone, ci sarebbe una “task force” che garantisca che tutte le regole vengano rispettate. Le nostre chiese oltretutto sono molto grandi. Perché le regole devono essere applicate in alcuni posti e non in altri?
Considerando anche che la data in cui si riapriranno le chiese sarà il 4 luglio, dobbiamo aspettare un mese e 21 giorni per rivisitarle? (La lettera è stata scritta il 13 maggio). Dopo vivai, centri sportivi, negozi…?
Vorrei terminare ringraziandoLa infinitamente per l’attenzione e il tempo che mi dedica. A conclusione, riporto una citazione del nostro amato scrittore cattolico GK Chesterton .
“Come risolverebbe Cristo i problemi di ora se fosse oggi nel mondo? Per quelli della mia Fede c’è solo un’unica risposta: Cristo è nel mondo oggi, vivo in migliaia di altari”
In Cristo
Maurizio Patti
DE MARI: EUCARESTIA? REGOLE FOLLI, PARLANDO DI IGIENE.
19 Maggio 2020 2 Commenti --Marco Tosatti
Carissimi Stilumcuriali, il 19 marzo scorso, Solennità liturgica di San Giuseppe, il collega de Il Giornale.it Matteo Orlando ha lanciato, consacrandolo al Padre Putativo di Nostro Signore Gesù Cristo, il sito web Informazione Cattolica. In appena due mesi il sito ha totalizzato 600 mila accessi ed è in rapida crescita.
È una bella notizia, in un panorama informativo sempre più asfittico, e condizionato, vuoi per ragioni di interesse finanziario ed economico, vuoi per questioni ideologiche e politiche, e infine per un omologazione culturale a cui purtroppo molti giovani colleghi si adeguano.
Non è certamente il caso di Matteo Orlando, e il successo del suo sito testimonia il desiderio di essere informati in maniera libera da parte di molti.
Oggi, in contemporanea con questo spazio informativo cristiano, a cui Stilum augura ogni successo, pubblichiamo l’intervista rilasciata in esclusiva a Matteo Orlando dalla dottoressa Silvana De Mari, un nome che non ha bisogno di presentazioni.
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Dottoressa De Mari, da ieri, 18 maggio, è stato permesso nuovamente il culto pubblico. La sua opinione in merito? Come valuta l’operato dei vescovi italiani della CEI durante questa emergenza?
“Dal 18 maggio le Chiese sono aperte e il culto è di nuovo ripristinato da una Chiesa estremamente addomesticata, con regole che sono folli dal punto di vista teologico ma anche dal punto di vista medico. Dal punto di vista teologico l’Ostia Consacrata è il Corpo di Cristo e non può essere toccata coi guanti. Dal punto di vista medico i guanti sono il miglior posto perché un virus campi bello e pasciuto. Fortunatamente non tutti si stanno adeguando e sta nascendo una nuova chiesa militante e impavida. Ieri mattina ho assistito a una bellissima messa dove il sacerdote si è lavato le mani invece che con l’acqua, come si dovrebbe fare nella normale liturgia, in una ciotola di amuchina prima della consacrazione. Perfetto. È un brutto guaio che l’Eucaristia venga data sulle mani. È un guaio anche dal punto di vista igienico perché le mani hanno toccato i banchi e tutto il resto. I cristiani ortodossi, invece, continuano a fare la Comunione nella maniera solita, inginocchiati e in bocca. Perché? Perché loro hanno combattuto. Le nostre gerarchie cattoliche, invece, sembravano non aspettassero altro”.
Da medico come valuta, dal punto di vista sanitario, gli interventi del comitato tecnico scientifico fino ad ora messi in atto?
“Li valuto in maniera veramente brillante… Difficilmente si sarebbe riusciti a fare una serie di cose sbagliate, al momento sbagliato, senza sbagliare un solo colpo. Sono impressionata. La richiesta molto caldeggiata di non fare autopsie ha permesso di continuare a sbagliare la terapia per settimane. È stato calcolato che dove i pazienti sono stati seguiti in maniera corretta, vale a dire antiinfiammatori, immunomodulanti, chinino, eparina, la loro mortalità è il 3 percento, esattamente come in Germania. Inoltre, aver rinchiuso in casa persone per salvarle da un virus che si può propagare solo al chiuso, così da far crollare il sistema immunitario e sprofondare tutti nelle depressioni e negli squilibri psicologi più vari, è stato un vero colpo di genio!”.
Dal punto di vista socio-politico come valuta il governo Conte sul Coronavirus?
“Credo che sia un governo pessimo che non protegge i cittadini ma che adora averli in pugno, e queste sono le caratteristiche della dittatura. La dittatura non protegge ma ti leva le libertà più elementari”.
Lei è cattolica. Dal punto di vista spirituale che idea si è fatta della pandemia? Un segno di Dio?
“Ogni cosa che succede è legata in qualche maniera a Dio. È legata alla Sua volontà oppure è legata al fatto che il male ha talmente riempito il mondo che la protezione di Dio cede il passo alla sua giustizia, e la sua giustizia è una parte della sua misericordia. Quando una civiltà è troppo corrotta potrebbero essere necessario, perché ritrovi il senso della giustizia e dell’etica, che passi da una spaventosa crisi”.
Cosa potrà accadere nei prossimi mesi dal punto di vista sociale?
“Il coronavirus può avere due possibili evoluzioni: può essere il sistema attraverso il quale le élite metteranno definitivamente il guinzaglio al popolo oppure può essere il momento in cui il popolo dà una spallata e si libera dal guinzaglio”.
Qual è la sua opinione sul ‘caso’ Silvia Romano?
“Un mio carissimo amico è andato a Damasco poco dopo il rapimento delle due fanciulle Vanessa e Greta (si tratta di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, rapite ad Aleppo nel 2014 e liberate il 15 gennaio 2015 dopo il pagamento di un riscatto, ndr.). Questa persona andava a Damasco a distribuire aiuti raccolti da lui e dai suoi amici con i loro soldi. Durante la sua permanenza a Damasco si è finto francese, perché in quel momento dichiararsi italiano voleva dire andarsi a cercare un rapimento, e prima di partire ha fatto un testamento dove dichiarava che in caso di rapimento per nessun motivo voleva che fosse pagato il riscatto. In questo momento in Africa ci sono un gran numero di persone, in parte italiane, a fare lavori fondamentali: sono gli avvocati che difendono le nazioni africane dalle multinazionali, sono gli imprenditori, innamorati dell’Africa, che stanno creando imprese industriali, tutti questi adesso sono a rischio. La cosa gravissima, però, non è il comportamento di Silvia Romano, la cosa gravissima è il comportamento di Conte e Di Maio che hanno trasformato il rientro di una persona, che si era rifiutata di levare l’abito di guerra di un gruppo terroristico tra i più feroci, in una grossissima festa. Tutto quello che è successo è diventato un grandissimo spot pubblicitario per Al-Shabaab, per questo ho avuto la necessità etica di usare questa parola così dura, ‘sciacquina’, che doveva attraversare l’etere, doveva arrivare a tutte le altre donne, più o meno giovani e più o meno sprovvedute, impedendo un altro caso ‘Vanessa e Greta’, un altro caso ‘Silvia Romano’, perché è evidente che a questo punto parte l’effetto imitazione. Volevo che quella parola arrivasse, ed è arrivata, ai genitori dei ragazzi assassinati da Al-Shabaab, per fare loro sapere che non tutta l’Italia stava ballando sui loro morti ma che qualcuno si stava rendendo conto di quanto atroce fosse quello che era successo. Ho il vago sospetto che la signora Silvia Romano sia tuttora sotto ricatto. Non è un’evenienza molto probabile ma non è del tutto impossibile. Non è difficile tenere una persona sotto ricatto. È sufficiente che io abbia un bambino e ti dica: ‘guarda o fai quello che ti dico io o gli faccio del male’. In questo caso la signora Silvia Romano sarà la prima ad essermi grata perché sto segnalando che qualcosa non va in tutta questa faccenda. E lo sto segnalando nell’unica maniera a me possibile. Io non possiedo televisioni, io non possiedo giornali. L’unica maniera per far sentire la mia voce è quella di alzarla, è quella di usare termini durissimi. In questa maniera i miei nemici – ringrazio commossa il giornale Globalist, le simpaticissime e geniali Sardine e, ovviamente, gli amici di Gayburg – fanno da cassa di risonanza alla mia voce”.
Lei è una brillante scrittrice. Quali saranno le prossime novità che riserverà ai suoi affezionati lettori?
“Sto lavorando ad un romanzo che amo moltissimo e del quale preferisco non dire nulla. Sto anche scrivendo il seguito dei miei ultimi due libri, Arduin il rinnegato, la storia fantasy di un orco che combatte per gli uomini, e Io mi chiamo Joseph, che è invece la storia di un ragazzino che arriva dalla Nigeria ed è l’unico sopravvissuto ad un massacro di cristiani”.
MATTEO ORLANDO65
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