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martedì 5 maggio 2020

La zuppa di Whuan

La zuppa ideologica sulla pandemia che alimenta i sogni della sinistra comunista

I “cuochi” che stanno preparando questa zuppa descrivono la pandemia come soglia di un terzo stadio del comunismo. È urgente proporre alternative che comprendano il discernimento sulle gravi conseguenze del controllo globale creato con la scusa della sicurezza biologica in relazione alla pandemia di COVID19.


Qui a sinistra: Copertina della rivista ‘Wuhan Soup’.
“Wuhan Soup” è un compendio che concentra il pensiero dei guru della sinistra internazionale sulla pandemia di COVID19. È un libro gratuito che circola su Internet con contributi giornalistici di 15 autori, che mette in luce, secondo il suo punto di vista e interesse, la narrazione politica riguardante la pandemia. E a tale proposito, anche il titolo si riferisce alla storia dell’origine della pandemia che il governo cinese ha voluto venderci: quella della sua trasmissione attraverso il cibo esotico, una tesi in cui sempre meno persone credono. Ma soprattutto, questo dossier mostra il corso di ciò che (lorsignori) sperano e sognano: la fine del “capitalismo neoliberale” e l’istituzione di un potere globale comunista.

In effetti, all’inizio la pandemia sembrava creare una scena da sogno per ogni comunista. Sia che a Wuhan un’arma biologica sia stata deliberatamente sganciata o sfuggita inavvertitamente, il coronavirus ha messo a repentaglio le democrazie e le libertà dei cittadini di tutto il mondo. E tutto con una “ragione” indiscutibile: la salute.
E, naturalmente, questo eccita tremendamente la nuova internazionale comunista e la porta a pensare a quale dovrebbe essere il prossimo passo verso il “paradiso comunista” sulla terra. E quando qualcuno a sinistra si eccita per qualcosa, quello che fa è costruire immediatamente una storia.
Gli Stati stanno adottando misure più o meno totalitarie in gran parte del mondo, senza rivoluzioni. Il fatto che lo Stato travolga i cittadini e imponga loro una dura agenda è un risultato gratuito. Il diffuso terrore di Covid19 sta inducendo la popolazione a rilasciare un assegno in bianco ai propri sovrani in cambio del mantenimento della promessa di proteggerli. E dobbiamo sottolineare la “promessa” perché la protezione resta da vedere. Nelle ultime settimane abbiamo assistito a sovrani che reprimevano le libertà fondamentali e le garanzie costituzionali senza troppa opposizione, lo stesso in Europa come in America Latina o in Asia.
E ogni giorno si parla sempre più della necessità e della possibilità di utilizzare la tecnologia di bio-sorveglianza con la scusa della pandemia, che nasconde la possibilità del controllo totale sul cittadino. Videocamere di sicurezza con riconoscimento facciale, localizzazione tramite telefoni cellulari, uso di informazioni dai contenuti dei social media, registrazioni del DNA e forse molto presto microchip sottocutanei. Lo Stato saprà tutto di ciascuno dei suoi cittadini senza che nessuno di loro si preoccupi, quasi si trattasse di fantascienza. Sapranno come possono mobilitarsi, con chi e di cosa parlano, per cosa spendono i loro soldi e persino cosa pensano nel loro intimo. A quel punto lo Stato sarà in grado di stabilire (e sta già cercando di farlo) premi e punizioni in base alle esigenze dell’attuale governo. In altre parole, uno schema come quello già praticato in Cina è dietro l’angolo, e l’opportunità arriva senza costi. Ciò dovrebbe ricordarci che, sebbene molti cinesi ora abbiano molti soldi, lì vige ancora un governo comunista.
Nel contesto di un’imminente rielezione di Donald Trump, Butler esprime apertamente la speranza che non troverà il vaccino perché nella sua narrazione sarebbe riattivare il sistema sanitario capitalista e oppressivo.
Slavoj Žižek, forse uno dei teorici marxisti più letti negli ultimi 3 decenni, figura in modo prominente in questa “zuppa di Wuhan”. Usando una scena del film “Kill Bill”, Žižek descrive “l’epidemia di coronavirus come una specie di attacco della tecnica del cuore esplosivo a cinque punte “contro il sistema capitalistico globale, un segno che non possiamo continuare la strada percorsa finora, e che è necessario un cambiamento radicale”. Per questo (diabolicamente) si rallegra nel pensare che il virus sia quel colpo letale che, dopo pochi passi, farà scoppiare il cuore del capitalismo per farlo morire. E chiama i suoi correligionari a prendere la pandemia come una nuova opportunità per reinventare il comunismo.
Judith Butler contribuisce anche dal suo punto di vista a sfruttare la situazione. Vede disuguaglianze sociali e discriminazioni radicali nei confronti di donne, LGTB, queer e trans nell’attuale sistema sanitario negli Stati Uniti. Mentre il coronavirus non discrimina, uccide tutti allo stesso modo e minaccia di far crollare ogni struttura sanitaria. Pertanto, è diventato il partner ideale e inaspettato nella sua azione anti-sistema. Nel contesto di una rielezione imminente di Donald Trump, Butler esprime apertamente la speranza di non trovare il vaccino perché nella sua narrazione sarebbe riattivare il sistema sanitario capitalista e oppressivo. Immagina – e ovviamente afferma con totale sicurezza, come se avesse una sfera di cristallo – che Trump avrebbe messo quel vaccino nelle mani delle grandi compagnie assicurative che avrebbero abbandonato i malati che non se lo potevano permettere. Al contrario, “Medicare for All” di Bernie Sanders distribuirà democraticamente il vaccino in un sistema sanitario senza esclusioni.
Mentre la sostanza di “Wuhan Soup” è il sogno di un comunismo a venire, altri ingredienti completano la ricetta.
Terzo stadio della strategia comunista
Altri “cuochi” di questa zuppa descrivono la pandemia come soglia di un terzo stadio per la costruzione del comunismo. Dopo il primo, inventato da quell’ideologia, eccone un secondo, di concezione locale, non così brillante. La pandemia è una motivazione per l’istituzione di “un ordine mondiale che superi l’accumularsi di stati nazionali in competizione tra loro, obbedendo a una stupida logica economica quantitativa”, come sottolinea Gabriel Markus. Un comunismo caratterizzato dal controllo totalitario transnazionale che avrebbe come modello l’Organizzazione mondiale della sanità. Non è una coincidenza, quindi, che i funzionari dell’OMS siano stati lusingati dal Partito Comunista Cinese. L’«Impariamo dalla Cina», che l’OMS ci ha raccontato recentemente non è iniziato con l’attuale pandemia, ma è stata la sua parola d’ordine per molto tempo. Secondo le parole di Žižek, l’OMS “rappresenta un primo e vago modello di tale coordinamento su scala mondiale (…); maggiori poteri saranno assegnati ad altre organizzazioni di questo tipo”.
Mentre la sostanza della “Wuhan Soup” è il sogno di un comunismo a venire, altri ingredienti completano la ricetta. Le note agende sociali sulla sinistra sono inserite nell’asse centrale della narrazione. Globalizzazione, creazione di Stati antinazionali e protezione dell’immigrazione incontrollata; ambientalismo, con il suo allarmismo climatico e la sua religione della Madre Terra; la teoria di genere e la sua lotta contro il sistema binario etero-patriarcale; il razzismo; il separatismo nazionalista – stile europeo – e l’animalismo, tutti contribuendo a loro modo al panico e al conflitto che aumenterà nel parossismo futuro dalla pandemia da COVID19.
Queste agende subordinate sono anche strumenti efficaci per portare le persone con altri interessi sul carro del comunismo. In questi giorni, la notizia che pretende di essere “pittoresca” come quella del National Geographic si è moltiplicata per i cigni che tornano ai canali di Venezia, l’aria pulita nelle città, le acque trasparenti nei fiumi, i delfini e i pesci che nuotano felici a causa dell’assenza di turisti e pescatori. Curiosamente, David Harvey ha pubblicato in questa zuppa 6 giorni prima, una menzione dei cigni di Venezia, concludendo che “COVID-19 costituisce una vendetta della natura offesa da più di quarant’anni da gravi maltrattamenti da parte di un violento e non regolamentato comportamento neoliberista”.
Ernesto Araujo, ministro degli affari esteri del Brasile, riassume molto bene l’intenzione alla base del sogno comunista di Slavoj Žižek e del resto degli autori di “Wuhan Soup”: “Con il pretesto della pandemia, il nuovo comunismo cerca di costruire un mondo senza nazioni, senza libertà, senza spirito, guidato da un’agenzia centrale di “solidarietà” incaricata di monitorare e punire. Uno stato globale di eccezione permanente, che trasforma il mondo in un gigantesco campo di concentramento.”
Finora il conteggio dei sogni a sinistra. Ma c’è sempre una distanza importante tra i sogni e la realtà. La narrativa di “Wuhan Soup” può abbagliare molti spiriti acritici, ma dovrà affrontare domande più serie. L’OMS ha dimostrato che non è più utile nel controllo della pandemia, creando seri dubbi sulla sua aura di globalismo. Inoltre, oggi è noto che ha nascosto le informazioni vitali che Taiwan gli ha dato nel dicembre 2019. Con ogni giorno che passa, il numero ufficiale di infetti e morti in Cina è più intrattabile.
Per i cittadini, che hanno sopportato stoicamente questo travaglio famigliare, dipenderà da loro decidere se vorranno avere la zuppa o scegliere un altro menu più sano.
In sostanza, l’esultanza comunista presente dall’ascesa dello statalismo estremo si basa su un fattore esogeno della sua proposta ideologica. Anche all’interno del gruppo delle zuppe, Byung-Chul Han ha già parlato come una voce dissenziente per coloro che si sentono a proprio agio cedendo il ruolo rivoluzionario a un virus. Coloro che sono entusiasti di questa retorica, mitica come il comunismo originale, saranno indigesti a causa dello stesso tipo di fallimenti storici che li hanno accompagnati dall’inizio del secolo scorso.
A questo punto è urgente proporre alternative. Costoro, infatti, iniziano a comprendere le gravi conseguenze del controllo globale che si sta preparando con la scusa delle misure di sicurezza sanitaria in relazione alla pandemia da COVID19.
Questi sono tempi in cui prendere decisioni importanti. José Manuel Montes López li descrive in questo modo: “Il paradigma del nostro tempo divide il mondo tra coloro che credono nella globalizzazione e quelli che credono nello Stato-nazione, nell’internazionalizzazione o nell’economia nazionale, nella cultura globale o nel mantenimento delle proprie culture, nella robotizzazione dell’essere umano attraverso la geo-localizzazione e il controllo dei suoi movimenti o nella libertà e dell’umanesimo cristiano”.
I cittadini, che hanno sopportato stoicamente questo travaglio nelle loro famiglie, dovranno decidere se mangiare la zuppa o scegliere un altro menu più sano.
(“Ma l’uomo nella prosperità – dice un salmo -, non comprende: è come gli animali che periscono”. Potremmo dire la stessa cosa per coloro che non hanno la luce della fede in Colui che, solo, ci può salvare, svelando l’inganno del demonio. Ndt).
Di Carlos Polo – da ACTUALL , quotidiano spagnolo di informazione online – 30 aprile 2020
Traduzione di Claudio Forti
Il Vaticano ringrazia la Cina e spacca la Curia



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Il riavvicinamento storico tra Vaticano e Cina non smette di creare polemiche. Ora il terreno di scontro è la “diplomazia degli aiuti” della Cina verso i Paesi europei per soccorrere le nazioni più colpite dall’epidemia Covid-19.
Tra fine marzo ed inizio aprile, Pechino ha inviato alla Santa Sede importanti aiuti sanitari per le popolazioni colpite dal corona virus. Le mascherine, guanti chirurgici, tute ed occhiali da protezione sono stati distribuiti in Vaticano, al policlinico Gemelli a Roma, nell’arcidiocesi di Milano e in Lombardia, epicentro della pandemia in Italia.
Per ringraziare questo gesto, il direttore della Sala Stampa vaticana Matteo Bruni ha dichiarato: “la Santa Sede apprezza il generoso gesto ed esprime riconoscenza ai Vescovi, ai fedeli cattolici, alle istituzioni e a tutti gli altri cittadini cinesi per questa iniziativa umanitaria, assicurandoli della stima e delle preghiere del Santo Padre”.

Le critiche del Cardinale Burke

Ma queste parole non sono state ben accolte dal Cardinale americano Raymond Leo Burke che ha fatto immediatamente notare come il Vaticano si sia affrettato a ringraziare la Cina ma abbia invece taciuto sull’aiuto ricevuto da Taiwan, l’arci-nemica cinese, considerata da Pechino parte del proprio territorio e non uno stato indipendente. Il governo di Taipei aveva donato 280mila mascherine al Vaticano in segno di solidarietà per la loro storica vicinanza poiché la Santa Sede è l’unico Paese in Europa a riconoscere ufficialmente Taiwan, dimostrazione della fedeltà di Taipei alla Chiesa cattolica e alla Santa Sede, sin dai tempi di Mao.
“La Santa Sede ha ragione a ringraziare la Cina per gli aiuti ricevuti ma mi spiace notare che non abbia ringraziato pubblicamente anche Taiwan per l’importante sostegno dato,” ha detto il Cardinale Burke al The Australian. “C’è qualcosa di enormemente sbagliato in questo comportamento. Sembra che la Cina occupi una posizione privilegiata all’interno del Vaticano,” ha continuato il Cardinale.

L’accordo tra Vaticano e Cina

Nel settembre 2018, la Santa Sede e il governo cinese hanno siglato un “accordo provvisorio sulla nomina dei vescovi” in una mossa diplomatica volta a riaprire un dialogo tra la superpotenza asiatica e il Vaticano interrotto nel 1951 dopo la presa del potere di Mao. Con l’accordo di fatto si regola la nomina dei vescovi in Cina lasciando l’ultima parola alla Santa Sede. I detrattori di questo accordo hanno evidenziato come si desse il potere effettivo di nomina dei vescovi alla Chiesa “ufficiale”, controllata dall’”Associazione patriottica cattolica cinese” che mantiene un rapporto di collaborazione con il regime comunista e che ha il compito di controllo sulle attività dei cattolici cinesi, lasciando la Chiesa “clandestina” abbandonata al proprio destino.
Questa intesa, non ancora disponibile al pubblico, ha suscitato non pochi malumori all’interno delle mura vaticane. “L’accordo del 2018 è di fatto un disconoscimento delle sofferenze di innumerevoli fedeli cristiani cinesi che sono state vittime della crudele persecuzione del governo comunista,” ha commentato il Cardinale Burke in merito all’accordo.
Anche il Cardinale emerito di Hong Kong Joseph Zen ha definito questo accordo un “tradimento” e “una resa al regime comunista”. “Il Papa ha una certa simpatia per i comunisti perché in America del Sud essi sono visti come bravi ragazzi che lottano per la giustizia sociale. Ma non in Cina dove i comunisti sono degli oppressori e qualsiasi accordo con loro è senza speranza. Non possiamo pensare che i comunisti si fermeranno nelle loro persecuzioni religiose. Prima potevamo sperare nell’aiuto del Vaticano ma ora nemmeno più in questo,” ha dichiarato sull’accordo il Cardinale Zen.
Il Vaticano e soprattutto il Segretario di Stato Pietro Parolin hanno voluto fortemente concludere l’accordo auspicato da Papa Francesco per “creare quelle condizioni per una più ampia collaborazione a livello bilaterale con l’auspicio che tale intesa possa favorire un fecondo e lungimirante percorso di dialogo istituzionale e contribuisca positivamente alla vita della Chiesa cattolica in Cina”, come si poteva leggere in una nota vaticana.

I cristiani perseguitati in Cina

L’intenzione vaticana di dialogare con la Cina ha provocato reazioni molto negative. “In Cina la vita dei cristiani è divenuta più difficile dopo l’entrata in vigore, il 1° febbraio 2018, del nuovo Regolamento sugli Affari religiosi che ha ulteriormente limitato la libertà di fede. Il Partito Comunista ha vietato gli insegnamenti religiosi ‘non autorizzati’, mentre gli sforzi per ‘sinicizzare’ le credenze religiose proseguono a ritmo sostenuto,” ha dichiarato Alessandro Monteduro, presidente della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre a La Stampa.
In seguito alle polemiche suscitate dal mancato ringraziamento a Taiwan, in occasione di una seconda donazione di generi alimentari per i più bisognosi proprio del governo di Taipei, l’Elemosiniere di Sua Santità Konrad Krajewski ha voluto ringraziare “profusamente Taiwan e il suo ambasciatore presso la Santa Sede Metthew Lee per la generosità dimostrata,” come riportato dall’Avvenire.  Mettendo così fine alla polemica.
Marco Gombacci


Come si trasporta un virus (per esempio a Codogno?)


Covid-19: l’Italia è stata punita per l’alleanza (sic) con Cina e Iran?”, così suonava un articolo pubblicato da Veteran’s Today   l’11  marzo.  L’autore accusava una “nuova Gladio” o Israele. Ma senza  portare prove, altra che un articolo di Giulio Meotti, neocon che scrive sul  Foglio,  un forsennato attacco alla Cina, e pubblicato in USA dal Gatestone Institute,  noto sito di  informazione (e dis-) pro-israeliano, diretto da Nina Rosenwald,  già dirigente dell’AIPAC (American Israeli Public Affairs Committee) e del JINSA (Jewish Institute for National Security Affairs)  le due corazzate della lobby.
Nulla di conclusivo.
Resta che l’infezione  fra Bergamo e Brescia,   col suo aspetto “esplosivo” e  di strage  in quella zona limitata, presenta tante anomalie da giustificare  ogni sospetto. Dal fatto che  il virus devastatore  lì non fosse quello stesso di Wuhan; il sospetto generale che sia stato “fabbricato”; fino al modo di diffusione, che non ha seguito le vie di comunicazione umane,  strade e autostrade,  ma piuttosto i venti (“come la radioattività a Chernobyl”, dicono  gli studiosi svizzeri).  Bastano  a spiegare tutto  le vaccinazioni anti-influenzali e anti –meningococco cui era stata  sottoposta la popolazione? E poi l’arrivo degli specialisti militari russi  i tenuto  ABC, bocche cucite dall’inizio alla fine: tale che il professor Giulio Sapelli, l’economista, ha voluto superare tutti in complottismo, sostenendo che Putin li ha mandati a Bergamo d’accordo con Trump, per scoprire le  responsabilità cinesi sulla  pandemia lombarda. Senza prove  e  con un forsennato attacco al regime di Pechino,  cavallo che tutti cavalcano oggi.
Poi qualche luce. Il lettore Ferda  posta un collegamento a un sito che mi apre un mondo scientifico-militare e   virologico di cui non solo non avevo la minima idea, ma avrei canzonato come folle chi me l’avesse raccontato. Invece ecco lì l’incredibile, sulla rivista scientifica Chemistry Letters.
 Nanotubo di glicoproteina  intrappola il virus dell’influenza
Un gruppo di studiosi giapponesi  della Keio University comunica che ha fabbricato un nano tubo  (diametro esterno 400 nanometri,   cavo interno di 200 nm) che intrappola i virus dell’influenza,  dalle dimensioni di 94 nanometri.
Siamo qui nel campo dell’inimmaginabilmente piccolo, eppure   dove i  giovanotti nipponici (e certo non solo loro)   fabbricano  mini-cerbottane, aspira-virus,  bio-macchine proteiche  più  piccole di ogni batterio.


Figure 1. (A) Schematic illustration of influenza virus A/PR8 (H1N1) and fetuin nanotube. (B, C) SEM images of fetuin nanotubes prepared using a porous PC template (800 nm pore diameter): (B) dried sample and (C) lyophilized sample after swelling in water.

Non provo nemmeno a tradurre il testo che  spiega il metodo di fabbricazione. Penso bastino i disegni e le foto a far capire l’essenziale a   noi profani.
Possiamo condividere la gioiosa soddisfazione dei nano-scienziati: “ I cilindri di biopolimeri intelligenti, cavi, di dimensioni nanometriche e micrometriche  attirano un notevole interesse scientifico a causa delle loro potenziali applicazioni 1 – 10 ai dispositivi di riconoscimento molecolare, reattori a canali enzimatici,  veicoli per la consegna di farmaci. I nanotubi presentano numerosi importanti vantaggi […]  numerose molecole ospiti possono essere caricate nello spazio dei pori unidimensionale”…
I giovani nipponici pensano ad usi medici.   Ma gli usi militari sono  evidenti anche a noi digiuni di queste tecnologie. Se i nano tubi possono “consegnare farmaci”  nell’organismo, possono  “consegnare” anche  virus letali?  A  Bergamo, magari?   Certo, visto che “numerose molecole possono essere caricate” nello spazio unidimensionale dei pori….
Ebbene: proprio questi tipo di “bio-macchine nanometriche”  sono la specialità del professor Charles  Lieber   di Harvard,  che a  gennaio è stato arrestato dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti   perché lavorava per i cinesi senza averlo dettop alle autorità americane.   Lieber   veniva pagato $ 50.000 mensili,   oltre  a $ 158.000 in spese di soggiorno e $ 1,74 milioni per istituire un laboratorio di ricerca presso l’Università di Wuhan.   Attualmente, pare, è  libero su cauzione avendo pagato 1 milione di dollari.
L’intera storia del personaggio e delle sue attività segrete è stata indagata dal sito “Great Game India, Journal on Geopolitics and  International Relations”: l’India  ha ottime ragioni strategiche per osservare quel che fa la Cina in applicazioni militari di un campo,dove anche gli indiani sono certamente avanzati. Il Grande Gioco  appunto: non è più quello che raccontava Kipling, adesso è fra Cina ed India.
Avverto che qui  si entra   nel campo della fantascienza più inverosimile. Eppure è,  pare, realtà.

Lieber e i suoi “Trasmettitori di virus”

Il Dr. Leiber è entrato a far parte di Harvard nel 1991.  Lieber ha inventato il metodo per “creare nanostrutture utilizzando nient’altro che tecniche chimiche semplici ed economiche. Ha   mostrato   come questi nanofili potessero essere usati come transistor, circuiti logici complessi, dispositivi di memorizzazione dei dati e persino sensori.
Transistor che possono entrare in una cellula.
“Lieber  ha creato piccoli circuiti logici e memoria – i due componenti principali di un computer – usando nanofili. E questi circuiti erano davvero minuscoli, alcuni dei quali con solo pochi atomi!”
“Nel 2001, la rivista Harvard ha pubblicato un rapporto che parlava delle ricerche di Lieber e del suo team su ciò che era definito “Liquid Computing”. Il rapporto menzionava come lo scienziato  fosse all’avanguardia nel risolvere la più grande sfida del settore della microelettronica basata sul silicio: rendere sempre più piccoli i chip di silicio.
Dieci anni dopo, Lieber ha creato un transistor così piccolo da poter essere utilizzato per penetrare nelle membrane cellulari e sondare i loro interni, senza influire sulle funzioni intercellulari. Il transistor biocompatibile – le dimensioni di un virus – non può solo misurare le attività all’interno di un neurone ma anche cellule cardiache e fibre muscolari”.
(Attenzione: questi oggetti bio-elettronici possono essere  integrati nel tessuto nervoso  per monitorarlo e controllarlo. Non è lontano il tempo in cui un uomo potrà  essere telecomandato in questo   modo come un cyborg. )


Lieber ha creato un transistor così piccolo da poter penetrare nelle membrane cellulari e sondare il loro interno, senza interrompere la funzione. Il transistor (giallo) si trova vicino alla curva in un nanofilo di silicio a forma di forcina ricoperto di lipidi. La sua scala è simile a quella delle strutture intracellulari come organelli (sfere rosa e blu) e filamenti di actina (filo rosa).

Nel 2017, Leiber e il suo team hanno creato con successo maglie (mesh) di nanofili 3D flessibili che possono iniettare nel cervello o nella retina di un animale, attaccarsi ai neuroni e monitorare i segnali elettrici tra le cellule.
“Le indagini di GreatGameIndia hanno dimostrato che Lieber stava  lavorando su trasmettitori di virus che potevano penetrare le membrane cellulari senza influenzare le funzioni intercellulari e persino misurare le attività all’interno delle cellule cardiache e delle fibre muscolari.
Great Game India ha anche altre informazioni

Coronavirus Bioweapon – In che modo la Cina ha rubato il Coronavirus dal Canada e lo ha “armato”

Una intricata vicenda in cui è  centrale la figura  di

Ron Fouchier – Creatore del virus più pericoloso del mondo

Ron Fouchier è un virologo olandese che lavora come professore presso il Centro medico Erasmus di Rotterdam, Paesi Bassi.  E’ stato coinvolto nella scoperta e nel sequenziamento di numerosi virus tra cui SARS nel 2003 e H1N1 nel 2009.
Ma questo personaggio richiede un articolo  tutto per sé.
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