Il vescovo Athanasius Schneider di Astana, Kazakistan, ha ringraziato Papa Benedetto XVI per le sue parole sulla situazione attuale, in cui le persone vengono “scomunicate dalla società” quando si oppongono all’aborto o al “matrimonio” omosessuale. Papa Benedetto aveva aggiunto che le preghiere sono necessarie per “resistere” alla “paura di questo potere spirituale dell’Anticristo”. 
La dichiarazione è stata pubblicata da Maike Hickson su Lifesitenews. Eccola nella mia traduzione.   
mons. Athanasius Schneider, vescovo
mons. Athanasius Schneider, vescovo


Dichiarazione di Mons. Athanasius Schneider a proposito delle parole del Papa emerito Benedetto XVI sulla situazione attuale nel mondo
Ringrazio Papa Benedetto XVI per aver sollevato questo importante argomento e condivido le sue parole sulla nostra situazione attuale.
La promozione e la giustificazione dell’aborto e dell’omosessualità o dell’ideologia di genere contiene in sé lo spirito di una rivolta contro Dio, e in questo senso rivela di avere la caratteristica dell’Anticristo.
I sostenitori dell’aborto e dell’omosessualità dicono che il divieto di Dio di uccidere esseri umani innocenti come nel caso dell’aborto, è sbagliato, è malvagio. E allo stesso modo dicono che la creazione dei due sessi biologici è un male, e che il contrario di esso è un bene, cioè l’abolizione della distinzione dei sessi biologici è un bene. Così, l’ideologia dell’aborto e dell’omosessualità si rivela una rivolta contro Dio e quindi ha le caratteristiche dell’Anticristo.
La promozione sistematica dell’aborto e dell’omosessualità o dell’ideologia di genere su scala mondiale è un’indicazione del funzionamento di una sorta di “Governo Unico Mondiale” nascosto, che nel [suo] programma ideologico è essenzialmente ateo anticristiano, e persino blasfemo, a causa della loro rivolta contro l’ordine creato di Dio.
L’Anticristo non è solo colui che nega l’ordine della salvezza, cioè la verità dell’Incarnazione divina, la verità che Cristo, il Figlio di Dio veramente incarnato, ma anche chi nega l’ordine della creazione, e in concreto l’ordine dei due sessi biologici e del divieto assoluto di uccidere esseri umani innocenti.
L’uccisione di bambini innocenti nel grembo materno e il capovolgimento dell’ordine creato dei due sessi biologici e del matrimonio e della famiglia, è espressione dell’atteggiamento dell’Anticristo, un atteggiamento che nella Bibbia è chiamato anche rivolta e apostasia, e l’Anticristo è chiamato anche l’uomo dell’iniquità e il figlio della perdizione, l’avversario e l’oppositore di Dio e dell’ordine creato da Dio nel livello della natura e della redenzione. L’atteggiamento più caratteristico dell’Anticristo è quello di mettersi al posto di Dio. In questo si verifica nel caso dell’aborto, dove l’uomo si dichiara in pratica come una specie di dio, dichiarando di avere un diritto illimitato sulla vita umana e sull’ordine della sessualità umana.
Pertanto, la pratica e l’ideologia dell’aborto e dell’omosessualità hanno veri segni dello spirito dell’Anticristo.
Di Sabino Paciolla|

SCHNEIDER, LA MESSA NEGATA: “GRAVE OMISSIONE” DEI VESCOVI.

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, con colpevole ritardo – ma chi segue il blog si può rendere conto di persona della mole di informazioni, e di lavoro che stiamo smaltendo in questi giorni, che diamo conto di un’intervista che il vescovo Athanasius Schneider ha rilasciato a John Henry Westen, il direttore di LifeSiteNews. Il vescovo parla del Covid 19 e dell’uso che ne viene fatto da molti governi in occidente.

***

John Henry Westen apre il suo podcast dicendo: – È sempre un onore parlare con il vescovo Athanasius Schneider. Oggi sul mio podcast abbiamo parlato dell’impatto che il coronavirus sta avendo sui cattolici di tutto il mondo -.
Oltre ad affermare che egli crede che il virus sia una punizione di Dio intesa a “risvegliare” il mondo e la Chiesa per fare penitenza per i crimini dentro e fuori la Chiesa – specialmente gli abusi liturgici e l’aborto – Sua Eccellenza mi ha detto che i governi di tutto il mondo stanno usando COVID-19 come pretesto per “perseguitare implicitamente” i cristiani, costringendo le chiese a chiudere.
“I vescovi e le conferenze episcopali – e anche la Santa Sede – dovrebbero insistere affinché i governi diano alle chiese almeno gli stessi diritti… che danno ai negozi dove la gente può comprare il cibo”, ha detto Sua Eccellenza. “Se il governo nega alla chiesa gli stessi diritti che danno a un negozio, allora questa è una discriminazione della religione”.
Ho chiesto al vescovo Schneider cosa ne pensa dei negozi di liquori ancora aperti e di come alcuni vescovi stiano indirizzando i loro sacerdoti a non offrire messe pubbliche.
I vescovi dovrebbero “essere felici” che i sacerdoti usino il loro “zelo creativo per i fedeli” per assicurarsi che ricevano i sacramenti, ha detto. I vescovi che non insistono sul fatto che le chiese debbano essere aperte commettono una “grave omissione”.
Durante la peste del suo tempo, continuava il vescovo Schneider, San Carlo Borromeo “ordinò che i sacerdoti celebrassero la Santa Messa nelle piazze, nei luoghi pubblici delle strade – all’angolo delle strade – per moltiplicare le messe in modo che la gente potesse assistere dalle loro finestre”.
La corrispondente di LifeSite, Dorothy Cummings McLean, ha recentemente riferito che il Regno Unito potrebbe rimanere chiuso fino a dopo Natale. Il vescovo Schneider ha detto che le restrizioni dell’Inghilterra sono “completamente contro ogni ragionevolezza di proporzionalità”. Gli ordini emessi in Gran Bretagna dal governo, ha detto, sono “una sorta di discriminazione e di persecuzione della Chiesa”.
Sua Eccellenza ha continuato le sue osservazioni teorizzando che “potrebbe essere che stiamo attraversando un periodo delle catacombe – una specie di chiesa sotterranea”. Ma non dobbiamo avere paura. Dobbiamo essere coraggiosi, perché la chiesa ha molta… esperienza di essere una chiesa catacombale, una chiesa sotterranea. E in quei tempi di catacombe, Dio ha dato molti frutti spirituali per il rinnovamento della Chiesa”.

§§§

E dal momento che mons. Schneider ha fatto riferimento a San Carlo Borromeo, ci sembra opportuno pubblicare una lettera che l’avvocato Giovanni Formicola ha spedito qualche giorno fa un gruppo di amici, una sorta di cenacolo online, in cui si discute di temi di Chiesa.
Carissimi,
forse si poteva fare qualcosa del genere. Certo sarebbe stata necessaria la volontà di cercare un modo per non privare i fedeli della Messa, dei sacramenti, dei funerali cristiani. E questa volontà – lo dicono i fatti – almeno ai vertici ecclesiali e civili non c’è, non c’era, non c’è mai stata. Traggo, anzi più precisamente copio, da un dotto articolo di Marco Rapetti Arrigoni pubblicato circa un mese fa su Breviarium.eu.
Era il tempo della peste del 1576-77, che sta (ovviamente allora) al coronavirus come un cancro ai polmoni con metastasi sta all’asma.
Le chiese non furono chiuse, l’assistenza sacramentale fu implementata, le processioni penitenziali si svolsero, e se il popolo non poteva andare alla Messa (fu chiuso in casa su richiesta dello stesso presule – ma era la peste, ripeto, d’allora, cioè senza rimedio alcuno se non la robustezza degli anticorpi naturali), fu la Messa ad andare al popolo.
Protagonista, san Carlo Borromeo.
“Per assistere spiritualmente gli infetti il Borromeo convocò sacerdoti e religiosi da tutta la diocesi, rivolgendosi in particolare ai chierici svizzeri, che avevano fama di non temere la peste, ed ottenne dall’Ayamonte che la direzione del lazzaretto fosse affidata a padre Paolo Bellintani ed ai cappuccini”.
Andava in tutti i conventi, cercando padri et sacerdoti per questo servitio, et Iddio Benedetto gli dava gratia di trovare quasi quanti gliene bisognavano, et gli faceva venir in casa sua et quivi li tenea a sue spese (Marcora, Il processo diocesano informativo sulla vita di San Carlo per la sua canonizzazione, in Memorie storiche della diocesi di Milano, vol. IX, Milano, 1962, p. 699).
“Per impetrare da Dio la grazia della fine dell’epidemia San Carlo dispose lo svolgimento di quattro processioni alle quali avrebbero potuto prendere parte solo gli uomini adulti, divisi in due file di una sola persona e distanti l’una dall’altra circa tre metri, vietando la partecipazione degli infetti e dei sospetti di contagio. Il Borromeo guidò, a piedi scalzi e con una corda al collo, la prima processione dal Duomo fino alla Basilica di Sant’Ambrogio. Il 5 ottobre si svolse la seconda ed il giorno successivo San Carlo decise di portare in processione il Sacro Chiodo della croce di Cristo, conservato in un reliquiario posto nel semicatino absidale del Duomo a quaranta metri d’altezza sopra l’altare maggiore; in tale occasione l’Arcivescovo stabilì che” ogn’anno si portasse solennemente in processione et che stasse esposto sopra l’altare maggiore del domo per lo spacio di quarant’hore  (Marcora, cit., p. 229),
“Poiché tali rinchiusi in quarantena «non potevano andare alle Chiese e ricevere il frutto delle cose sacre», San Carlo dispose che ad ogni incrocio, in luoghi visibili dalla maggioranza delle case, fosse eretto un altare, che avrebbe costituito il basamento di una colonna sormontata da una croce (le cosiddette ‘crocette’), presso il quale celebrare le messe festive e feriali, cosicché i fedeli segregati potessero partecipare ai sacri riti dalle finestre delle loro abitazioni”.
Per gli essercitii spirituali di questo tempo ordinò prima che ognuno sentisse Messa divotamente ogni dì; per il cui fece ergere molti Altari per le vie croci, e luoghi cospicui della Città, per dar comodità a tutti di sentir la Messa stando in casa propria (Giussano, Vita di San Carlo Borromeo, Libro IV, Cap. VII, Brescia, 1613, p. 234).
“Ogni giorno i sacerdoti incaricati di recarsi presso le case dei reclusi in quarantena per confessare e comunicare i loro abitanti attraversavano le contrade portando un sedile di cuoio”
et quelli che volevano confessarsi dimmandavano il sacerdote che passava dalle finestre, et esso si metteva con il suo scagno [sedile] alle porte, et venivano a basso a confessarsi, avendo per tramezzo l’anta della porta (Marcora, Il processo diocesano…, vol. IX, Milano, 1962, p. 700).
“I fedeli che dopo avere celebrato il sacramento della Riconciliazione intendevano comunicarsi dovevano avere cura di collocare un piccolo tavolo fuori dalle porte delle loro case, in modo che i sacerdoti potessero sapere dove fermarsi. Per comunicare i reclusi ed evitare al contempo che il ministro stesso potesse divenire veicolo del contagio, secondo le norme emanate dall’Arcivescovo la particola doveva essere posta”
in una lunetta de argento et senza tocare la bocha di quello che lo riceveva li comunicava etiam che fuseno in suspeto dil ditto malle (Diario di Giambattista Casale [1534-1598], in Memorie storiche della diocesi di Milano, vol. XII, Milano, 1965, p. 302).
“San Carlo ordinò inoltre che i sacerdoti, una volta amministrata l’Eucaristia, dovessero passare il pollice e l’indice sopra la fiamma di una candela allo scopo di disinfettarle. Da parte sua il Borromeo, durante la quarantena, continuò a visitare i milanesi reclusi, sani ed ammalati, per portare loro i Sacramenti ed il conforto derivante dalla sua paterna presenza.
“Il Cardinale deputò alcuni religiosi affinché visitassero quotidianamente i malati, per prestare loro assistenza spirituale ed impartire i conforti religiosi. Per incoraggiare il suo clero innanzitutto con l’esempio, l’Arcivescovo stesso provvide personalmente ad amministrare i Sacramenti dell’Eucaristia e della Confermazione recandosi quotidianamente dagli appestati rinchiusi nelle loro case o ricoverati nel lazzaretto ed alle capanne. Non meno premuroso si mostrò nel farsi prossimo ai numerosi sacerdoti ammalatisi nell’adempimento del proprio ministero”.
Lui communicava frequentemente ancora le persone appestate, et le cresimava lui stesso etiam quelli che erano moribondi (Marcora, Il processo diocesano…, vol. IX, Milano, 1962, p. 506).
“Per tutta la durata della pestilenza San Carlo si dedicò con instancabile ed incessante zelo ed amorevole sollecitudine a soccorrere e confortare i bisognosi, i malati ed i moribondi, provvedendo ad ogni loro bisogno spirituale e materiale, percorrendo a piedi l’intera città anche dopo il tramonto”.
Il cardinale scorreva ogni giorno, hora a San Gregorio [al lazzaretto], et hora a una Porta, et hor a un’altra, in tal modo che ogni settimana visitava tutti li appestati della città (Marcora, Il processo diocesano…,  vol. IX, Milano, 1962, p. 674).
“Visitando le capanne distribuiva generi alimentari ed elemosine e si intratteneva a consolare e conversare con ciascun ricoverato; domandava da quanto tempo”
che vi erano, di che parochia fossero, se erano confessati […], di poi gli dimandava di bisogni temporali: se gli mancava cosa alcuna del vivere e de medicamenti, se gli mancava altra cosa come paglia, coperte et simile altre cose (Marcora, Il processo diocesano…, vol. IX, Milano, 1962, p. 700).
“Il Cardinale non smise mai di agire con grande prudenza e senso di responsabilità, non volendo che a causa sua o del clero diocesano i fedeli fossero esposti ad eventuale contagio o messi in pericolo in qualsivoglia modo”.
Non ometteva però in nessuna occasione le necessarie cautele né mettevasi a rischio senza necessità. Quando poi avea fatto qualche azione pericolosa di contagio, per sette giorni almeno astenevasi dal comunicare con altri, ed in tutto da se stesso servivasi, e ciò volea che si facesse ancora dagli altri sacerdoti e curati (Sala, Biografia di San Carlo Borromeo, Milano, 1858, p. 71).
“Per assistere i suoi concittadini e figli, per nutrirli e finanche per vestirli utilizzò gran parte del suo patrimonio, come testimoniò il cappuccino Giacomo da Milano, in una lettera del 4 ottobre 1576:”
va spessissime volte al lazareto et consola li ammorbati, inanima li officiali, vede il cimitero dove si sepelliscono i morti contagiosi, […] va alle capanne, alle case sarate, con tutti parla, tutti consola. A tutti provvede quanto può, anco temporalmente del suo, de ogni cosa che si truova in casa. Hormai non ha da vivere et è fatto poverissimo (Lettera di un padre cappuccino scritta da Milano nell’infierire della peste, in San Carlo Borromeo nel III centenario della canonizzazione, Milano, 1910, p. 328).
Marco Tosatti
4 Maggio 2020 Pubblicato da  10 Commenti --
https://www.marcotosatti.com/2020/05/04/schneider-la-messa-negata-grave-omissione-dei-vescovi/


Schneider rivela un governo mondiale occulto



Promuovere su scala mondiale aborto, omosessualità e ideologia di genere indica che "un governo mondiale" occulto è all'opera, ha detto il vescovo Athanasius Schneider a LifeSiteNews.com (4 maggio).

Secondo lui, questo governo è "essenzialmente ateo, anticristiano, perfino blasfemo," perché implica una "rivolta contro l'ordine creato da Dio".

Schneider supporta il giudizio di Benedetto XVI, che aborto e omosessualità siano "segni dello spirito dell'anticristo.”

Il vescovo sottolinea che l'anticristo non solo nega l'ordine della salvezza, ma anche l'ordine della creazione.
Foto: Athanasius Schneider, © Joseph Shaw, CC BY-NC-ND#newsBtbyosmwxd


it.news
https://gloria.tv/post/XweN7M2Nirc21sBfhktfJfEYM