Dalle messe streaming alla sterilizzazione della fede
Molti penseranno che la Quaresima sia finita e che ormai siamo entrati nel tempo di Pasqua. Certo il calendario ci dice che l’Ascensione e la Pentecoste si avvicinano, eppure il momento storico che stiamo attraversando è tutt’altro che “pasquale”. E siccome la parola quaresima e quarantena in italiano sono sinonimi possiamo dire che il tempo di uscire dai nostri sepolcri non è ancora giunto. Almeno non del tutto. Sembra anzi che il tempo improvvisamente si sia dilatato e il giorno del Venerdì Santo si stia svolgendo lentamente in una sequenza densissima sullo sfondo di questo nostro tempo di travaglio senza precedenti. Un vero e proprio “Tempo di Passione” tutt’altro che metaforico, tutt’altro che concluso.
Anzi potremmo dire che la Quaresima per la nostra Italia è cominciata il 24 febbraio e ancora non si è conclusa essendo passata la Pasqua senza che il popolo la potesse celebrare. Certo ognuno si è ingegnato a imbastire delle “celebrazioni domestiche” per imitare, alla buona, la Sacra Liturgia. Ma questo è il punto. È stata una mera “imitazione”, una “messa finta”, virtuale. Abbiamo pregato, digiunato e in qualche modo festeggiato. Ma cosa abbiamo festeggiato? Una festa a lungo attesa certamente, ma, purtroppo, senza il festeggiato. L’attesa dunque continua.
Sicuramente quest’anno molti maestri e predicatori hanno potuto dire con verità che Cristo “è risorto nei nostri cuori” giacché, secondo loro, la resurrezione non è un fatto storico, reale e per questo da celebrare ma è puramente interiore e simbolico. Ed è stato talmente interiore che in pochi se ne sono accorti, e il popolo in ogni caso non ha potuto “correre al sepolcro” per rendergli gloria e testimonianza. Penso in particolare ai molti che a messa ci andavano giusto a Natale e a Pasqua, forse ultima spiaggia per salvarsi l’anima. Quest’anno gli è stata negata anche questa grazia. Una picconata devastante dunque alla fede dei piccoli. Infatti bisogna chiarire un punto: non tutti studiano teologia o “scrutano” le Scritture e, tra l’altro, nessun battezzato è tenuto a farlo, ma a partecipare i mezzi “ordinari” di salvezza, cioè i sacramenti, sì. Questo rientra nei Cinque Precetti generali della Chiesa, una di quelle cose che non si insegnano più da un paio di generazioni. Perciò è stato facile rimuovere il precetto domenicale (quest’anno anche quello pasquale) per chi già non ci credeva più.
Dopo più di cinquant’anni di spiritualizzazione, sarebbe più corretto dire “evaporazione”, dei dogmi cattolici in cui la predicazione in forza delle ragioni dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso si è concentrata fino all’implosione sui mezzi “straordinari” della grazia, declassando i sacramenti e la liturgia della Chiesa a espressione di “una comunità ecclesiale” oggi abbiamo finalmente raggiunto un traguardo ulteriore, un punto di non ritorno. Ma l’emergenza sanitaria ha avuto la meglio anche sul comunitarismo post-conciliare spazzato via con un colpo di spugna, o meglio, di tosse. Dal grido «più messa meno messe» dei preti operai sessantottini siamo giunti a «la messa è finita, restate a casa». Era inevitabile.
Dopo una prima fase di sospensione totale ed improvvisa dei sacramenti senza alcuna indicazione per i fedeli si è passati alla “messa streaming”, alla “digitalizzazione della fede” e a una virtualizzazione della vita cristiana. Perciò mentre la società (in)civile è ancora alla fase 2 i cattolici modernisti che in quanto a rivoluzione non seguono il mondo ma lo precedono ci hanno introdotto già nella fase 3, cioè la fase della messa per i sani, la messa per i cristiani responsabili, la messa per coloro che accettano di sottostare ad una nuova legge, quella del cristiano igienizzato, sanificato e in fin dei conti “sterilizzato”.
Chi non sarà in grado di sottoporsi a questo “trattamento sanitario della fede” sarà escluso dalla vita della Chiesa e dalla celebrazione dei sacri misteri. Pensavate che il problema fossero soltanto i vaccini obbligatori senza i quali non si potrà più andare a lavoro e fare la spesa? Anche la chiesa avrà il suo protocollo sanitario d’accesso alle chiese. La verità è che siamo difronte ad una ghettizzazione progressiva della fede, ad una sottrazione della vita della Chiesa alla sua autonomia e alla sua libertà la quale ormai è sotto il controllo pressocché totale di uno Stato totalitario e di una gerarchia che gli è succube. Peggio, consigliera nefasta di uno smantellamento spirituale senza precedenti.
Forse nessuno si aspettava che la persecuzione contro la fede in Occidente sarebbe cominciata in questo modo soft, umanitario, sanitario, motivato da una apparentemente “ragionevolissima” urgenza di salute pubblica. Eppure è cominciata. Non solo in Italia ma anche negli altri Paesi europei. In Svizzera ad esempio nel Canton Ticino è stata rimossa in blocco e senza alcuna ragione l’ora di religione a scuola (e forse è un bene, comunque prevedibile) anche nella sua forma di “didattica a distanza”, mentre le altre materie hanno ripreso il loro consueto corso.
Il Nemico infatti ha capito molto bene che le persecuzioni cruente sono per lui controproducenti perché, lo sa meglio di noi, il sangue dei martiri genera nuovi cristiani. Lo spiega perfettamente san Leone Magno: “se questo nemico crudele e superbo avesse potuto penetrare la saggezza della divina Misericordia egli avrebbe cercato piuttosto di addolcire e calmare lo spirito dei Giudei anzichè ispirare loro un odio ingiusto per timore di perdere la schiavitù di tutti i peccatori mentre perseguitava la libertà di Colui che nulla gli doveva” (Sermo 11 de Passione Domini).
In venti secoli di storia della Chiesa a partire dalla disfatta che ha subito nella crocifissione e morte di Cristo passando attraverso tutte le persecuzioni violente della storia a danno dei cristiani il Nemico ha collezionato, tra vittorie e sconfitte, una lunga esperienza di strategia militare. Ha compreso perfettamente che lo scontro frontale, l’odio feroce e l’intento manifesto indeboliscono la sua azione e la portano allo scoperto. Se ad esempio oggi venisse approvato un decreto come avvenne in Messico negli Anni 20 contro tutti i cattolici e i preti venissero fucilati sulle pubbliche piazze e tutti coloro che manifestano la fede cristiana in pubblico fossero torturati e incarcerati sarebbe chiara a tutti l’origine luciferina di tali leggi e la fede ne avrebbe un grande impulso e beneficio.
Ma lo svuotamento dei dogmi, l’inaridimento spirituale, la secolarizzazione della vita cristiana ridotta a “tutela della salute” del corpo piuttosto che rimedio alle malattie dell’anima è tattica molto più fruttuosa per il Nemico che vuole portare con sé quante più anime possibili senza clamori e rivolte anzi possibilmente con il loro consenso volontario motivato, dicono, dal “buon senso”.
Nessuna persona sana di mente infatti se non fosse per un’ottima ragione (ad esempio sanitaria?) rinuncerebbe spontaneamente alla propria libertà e alla propria intimità. Per questo la maggioranza dei cristiani, come il resto della popolazione, non si avvede di essere parte di un grande processo di decostruzione antropologica che attraverso la più che ragionevole “tutela della salute” e per far fronte ad una “emergenza sanitaria” si dirige a grandi passi verso un sistema sempre più capillare e pervasivo di controllo sociale.
Con il pretesto della salute è facile manipolare il pensiero di chi si dà troppo pensiero della salute. È ovvio. “Là dov’è il tuo tesoro là sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,21). Una volta individuato il “tesoro” dell’uomo del XXI° secolo, ossia l’idolo della salute e del benessere, sarà allora facile controllare anche il suo cuore. Lo aveva ben intuito Romano Amerio quando additò nel suo capolavoro Iota unum la somatolatria come idolo non solo del mondo contemporaneo ma anche della chiesa contemporanea, umana troppo umana, e per questo “impegnata” nelle cose di quaggiù. E fu così che dalla tanto decantata, o decotta, “teologia del corpo” si passò ad un “corpo senza teologia” poiché in tempo di pandemia post-cristiana non si può più prendere sul serio quell’avviso “non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna” (Mt 10,28).
Nel delirio d’onnipotenza sanitaria tutti, persino i cattolici in buona fede, hanno dimenticato di domandarsi “Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un’ora sola alla sua vita?” (Lc 12,25). E l’odierna gerarchia ecclesiastica ha accettato e voluto una svalutazione radicale di ciò che avrebbe di più prezioso, la liturgia e i sacramenti, rinunciando essa stessa alla celebrazione dei “sacri misteri” prima ancora e senza che lo Stato lo chiedesse (le chiese furono chiuse prima di bar e ristoranti ricordate?). Per la verità è dal 1969 che i sacri misteri avevano cessato di essere sacri men che meno misteriosi. Ma sorvoliamo.
Cosa pensavate cari miei sacerdoti e vescovi, di destra e di sinistra, tradizionalisti e progressisti, che dopo averci tolto la messa e i sacramenti e averci propinato il surrogato virtuale del soprannaturale ora vi avremmo seguiti nella messa in scena della “messa sterilizzata”, espressione grottesca di una fede sterilizzata incapace di attrarre persino un extraterrestre? E se un tempo poteva succedere che un’anima lontana dalla fede entrasse per sbaglio in chiesa mosso da un intervento interiore della grazia ora non sarà più possibile se non avrà tutte le carte in regola, le mani pulite e il capo lavato.
Quanti barboni e diseredati vagabondi ho visto nella mia vita entrare nelle chiese per cercare un po’ di conforto, paurosi di avvicinarsi alla gente “per bene” e “pulita” perché indegni di essere annoverati nella società umana, farsi magari un segno di croce e intingere quelle mani sporche e puzzolenti (altro che amuchina) nelle acquasantiere nella speranza che quel gesto puerile servisse a qualcosa. Ora non sarà più possibile perché la chiesa 3.0 metterà fuori dai loro edifici sterilizzati e sterili il cartello “è vietato l’ingresso ai cani e agli irresponsabili”. Anzi no. I cani possono entrare, è noto infatti che non trasmettono il virus. E’ questa la chiesa degli ultimi, degli emarginati, delle periferie e bla bla bla…
C’è una sentenza del Signore che però in genere non piace ai pastori, e non perché sia dura, ma perché è scritta proprio per loro: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci” (Mt 23,13). E sul tema della pulizia e della sanità esteriori il Signore ci ha prevenuto: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto mentre all’interno sono pieni di rapina e d’intemperanza” (Mt 23,25).
Non temete. Non ci sarà bisogno di mettere “guardie” alle porte delle chiese perché non ci sarà ressa per entrare. E se prima lamentavate la diminuzione dell’afflusso dei fedeli state pur certi che tra poco resterete con un pugno di germi in mano, anzi nemmeno quelli perché avrete reso asettica, meglio mefitica, persino l’aria che respirate. Né preoccupatevi di dover far rispettare la distanza di un metro: se sarete diligenti e farete bene il vostro lavoro ci saranno talmente pochi fedeli che avrete due, quattro, dieci metri tra un (in)fedele e l’altro. Ma sarete dei “parroci responsabili”, esecutori obbedienti dei nuovi diktat della religione sanitaria mondialista.
Il ridicolo sta raggiungendo l’acme del grottesco. Passando attraverso le ultime trasformazioni alchemiche di padre nostro in gloria a Dio siamo pronti per la messa a punto (o meglio, mettere punto alla messa) della religione umanitaria, elitaria, medicalizzata nella quale si canterà non con lo slancio dei figli ma con la monotonia degli schiavi “padre nostro sia sanificato il tuo nome”.
Tuttavia quello che a noi poveri caporali lasciati allo sbando tra fischi di pallottole ed esplosioni in trincea, senza viveri né munizioni, dà grande consolazione sono le parole dell’unico vero Medico che può ristabilire l’ordine: Non sono venuto per i sani ma per i malati (cfr. Mt 9,12).
Isacco Tacconi Maggio 21, 2020
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