(s.m.) Stando ai messaggi pervenuti a Settimo Cielo dopo il precedente post, il confronto tra l’arcivescovo Carlo Maria Viganò e il cardinale Walter Brandmüller riguardo all’interpretazione del Concilio Vaticano II si è risolto con la vittoria schiacciante del cardinale. Solo uno, tra i numerosi scriventi, ha preso le difese di Viganò.
Ma la lettera che segue è interessante anche per le riflessioni con cui sviluppa l’apprezzamento a Brandmüller. L’autore, Francesco Arzillo, è un magistrato di Roma che è apprezzato autore di saggi di filosofia e teologia.
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Caro Magister,
ci sarebbe poco da aggiungere alla lezione veramente magistrale del cardinale Walter Brandmüller, che applica l'ermeneutica della continuità in chiave non solo storiografica, ma anche teologica.
Vorrei solo insistere sul fatto che tale ermeneutica non va intesa come una sorta di fissazione accademica del papa teologo Josef Ratzinger, buona per scrivere libri e tenere conferenze più o meno dotte di storia ecclesiastica o teologia.
Essa non fa altro che esplicitare – in maniera concettualmente profonda – quello che è l'unico modo cattolico di leggere i testi del magistero bimillenario della Chiesa. Lo Spirito, che guida i pastori, che è lo Spirito di Gesù Cristo Logos e Verità, ci guida verso una sempre più piena comprensione di essa, non verso una contraddizione.
Bisogna però saper distinguere ciò che è vera contraddizione e ciò che non lo è. Non lo è sicuramente il mutare delle forme del rito romano, che conserva le sue caratteristiche essenziali, il che ha consentito a Benedetto XVI di identificare due forme di uno stesso rito.
Non lo è neppure la dottrina dei documenti conciliari “Nostra aetate” e “Unitatis redintegratio”, letta alla luce delle encicliche successive, ma anche letta in se stessa, ponendo attenzione al fatto che lì ogni parola è pesata e che non vi si trova alcun sincretismo.
Neppure lo sono quelle dottrine e quelle prassi che superano – magari solo in parte – qualche dottrina preconciliare non munita di nota teologica "de fide" o comunque non irreformabile. Basta aprire il classico manuale di teologia dogmatica di Ludwig Ott per rendersi conto di quante esse siano anche per la teologia tradizionale, che è sempre stata molto attenta a distinguere e a classificare. È un’attenzione, questa, che non si trova a mio avviso in Romano Amerio o nel tradizionalismo di matrice francese, che a volte pare trattare i testi con mentalità logica cartesiana più che tomista. E naturalmente i grandi teologi del Concilio Vaticano II sapevano bene tutto questo.
I principali momenti di continuità dogmatica e dottrinale li ritroviamo, in ultima analisi, nel “Credo del Popolo di Dio” di Paolo VI e nel Catechismo della Chiesa Cattolica. Chi ritiene che in quest'ultimo vi siano eresie dovrebbe accollarsi l'onere della prova di un'affermazione così impegnativa.
Ciò vale a mio avviso anche per il magistero di papa Francesco, che nei suoi documenti dottrinali muove sempre dalla citazione delle fonti. Del resto, non pochi atti di Francesco trovano agganci puntuali nei papi precedenti. Per dirne una, a nominare san Francesco patrono dei cultori dell'ecologia è stato Giovanni Paolo II nel 1979 con la lettera apostolica "Inter sanctos”. Non è una novità di oggi, anche se la “Laudato si’” ha fornito giustamente ai francescani lo stimolo per approfondire questi aspetti.
Tutto il resto, se mi è consentito, mi sembra rilevante sotto il profilo storico, politico, sociologico, essendo evidente che la formazione di partiti intraecclesiali – sulla scia della politica moderna – ha un suo peso. Ma ciò non dovrebbe costituire un ostacolo per una serena considerazione dottrinale.
In questa ottica anche la critica ad alcune posizioni preoccupanti di qualche settore dell'episcopato verrebbe rafforzata, perché non nascerebbe da un inammissibile rifiuto del Concilio, ma dall'esigenza di una sua legittima attuazione.
Senza dimenticare, poi, che sullo sfondo non può essere esclusa la prospettiva della convocazione di una nuova assise: il primo Concilio del terzo millennio.
Francesco Arzillo
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(s.m.) A proposito di un nuovo futuro Concilio, si veda questo post di Settimo Cielo del novembre 2018, anch’esso con un rimando a un’istruttiva lezione del cardinale Brandmüller:
Settimo Cielo
di Sandro Magister 09 lug
Il gesuita Santucci a papa Bergoglio: occorre un giubileo contro il debito del mondo che è in mano a banchieri privati senza scrupoli. Debito moralmente e matematicamente inestinguibile. La Chiesa si trova di fronte a un bivio: o è parte della soluzione, o rimane parte del problema.
LETTERA APERTA:
Caro Papa Francesco, chi le scrive è un suo confratello [gesuita], di qualche anno più anziano di Lei.
La mia vita è stata sempre a contatto con quelle persone che Lei, giustamente, ama chiamare “gli scarti” [link nostro]. Ormai sono vecchio, ma da alcuni anni seguo con interesse il gruppo creatosi intorno all’ icona della Madonna dei debitori [link nostro].
La mia vita è stata sempre a contatto con quelle persone che Lei, giustamente, ama chiamare “gli scarti” [link nostro]. Ormai sono vecchio, ma da alcuni anni seguo con interesse il gruppo creatosi intorno all’ icona della Madonna dei debitori [link nostro].
Apprezzo molto il lavoro che stanno facendo per individuare e curare il cancro del millennio: il debito, originato dalle sequenze monetarie private, in mano a banchieri senza scrupoli. Partendo dal testamento del teologo Jacques Maritain e dalla crisi permanente di una società dove oggi esiste solo un euro in circolazione per ogni sei euro di debito tra pubblico e privato, mi viene alla mente la necessità di un giubileo all’antica, un giubileo universale di tutti i debiti, come suggerito da tempo da tanti economisti tra cui il prof. Michael Hudson – vedere il suo libro del 2018 “…and forgive them their debts: Lending, Foreclosure and Redemption From Bronze Age Finance to the Jubilee.
Questo giubileo è reso ancora più necessario dalla crisi della pandemia che, se anche ci costringe a mascherarci, ci offre un’opportunità per una riflessione più profonda. Il vero malessere che ci opprime è dovuto al fatto che la società ha un cancro terribile: lo stadio terminale del capitalismo quando alla trinità la gente sostituisce il Dio quattrino, l’unico che apparentemente permette loro di godere appieno dei diritti civili (cibo, vestiti, casa, bollette, etc.).
Se vogliamo tentare un’alternativa occorre pensare innanzitutto a togliere l’angoscia della precarietà dovuta al debito, un debito inestinguibile moralmente e matematicamente, che mette l’uomo contro l’uomo, senza speranza di vittoria comune. E dico moralmente perché, alla luce degli studi del gruppo della Madonna dei Debitori, si è rivelato che le banche creano denaro dal nulla senza contabilizzarlo, e per questo mimano continuamente di essere sull’orlo del fallimento invocando aiuti perenni da uno stato ignaro – o complice.
Il mondo è quindi diviso in due, tra veri rovinati e quelli che simulano la rovina per ottenere ulteriori concessioni, i banchieri-dittatori.
La Chiesa si trova di fronte a un bivio: o è parte della soluzione, o rimane parte del problema.
Un’alternativa drastica, prima dell’avvento prossimo della moneta di banca centrale (CBDC) è quello di creare una moneta cristiana per dare al Cesare di Francoforte l’euro che è il suo e dare al popolo di Dio una moneta libera dal debito usuraio (oggi costerebbe veramente poco realizzarla specie se si è ancora creduti).
Ma se questa soluzione fosse troppo ardita, o troppo coraggiosa, si scelga almeno la strada del giubileo dei debiti. Poco importa quanto seguito avrà nell’immediato, l’importante sarebbe già annunciarlo!
Ma se questa soluzione fosse troppo ardita, o troppo coraggiosa, si scelga almeno la strada del giubileo dei debiti. Poco importa quanto seguito avrà nell’immediato, l’importante sarebbe già annunciarlo!
Francamente, non fare niente sarebbe facilitare la presa demoniaca della genìa di banchieri che stanno spremendo il pianeta di tutte le risorse, senza ottenere, per il danno che fanno, un beneficio equivalente.
Mi appello alla Sua Saggezza per valutare l’opportunità migliore e prendere l’iniziativa.
Ritengo che un suo intervento in proposito potrà’ essere molto utile alla causa.
Lo Spirito Santo illumini le sue parole.
Tante povere persone, schiave dell’usura, potranno ritornare ad avere serenità e pace.
Ritengo che un suo intervento in proposito potrà’ essere molto utile alla causa.
Lo Spirito Santo illumini le sue parole.
Tante povere persone, schiave dell’usura, potranno ritornare ad avere serenità e pace.
Mi benedica.
Saluto cordialmente,
Saluto cordialmente,
Suo fratello in Cristo Padre Ernesto Santucci S.J.
Bellissima
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