(Cristiana De Magistris) La maggior astuzia del demonio consiste nell’indurre a credere che non esista: è questo il più grande trionfo della sua abilità. Dalla Scrittura, infatti, sappiamo che il demonio – oltre ad essere omicida – è bugiardo (cf Gv 8,44). Per tale ragione, sarebbe un errore molto pernicioso immaginare l’azione del demonio come qualcosa di spettacolare e, di conseguenza, di facilmente riconoscibile. Ciò è contro il suo fine, che è quello di ingannare. Al contrario, la sua azione è in genere sottile e nascosta, e perciò ha i caratteri della più raffinata perversità. Il suo fine ultimo è quello di impedire alle anime di unirsi a Dio e di salvarsi. E a questo fine mina la base della vita spirituale, che è la fede.
Questa virtù teologale ci mette in diretto contatto con Dio, benché nell’oscurità. Essa è il fondamento della vita soprannaturale e ci unisce intimissimamente a Dio. Il concilio di Trento afferma che la fede «è il principio, il fondamento, la radice della giustificazione, e quindi della santificazione». Attraverso la fede, afferma Mons. Guy, «la luce di Dio diventa luce nostra, la sapienza Sua sapienza nostra, la scienza Sua scienza nostra, la mente Sua mente nostra, la vita Sua vita nostra». Il demonio non può entrare in questo dominio riservato solo a Dio, e l’anima che vive di fede è fuori del suo potere. La fede è come una corazza che difende l’anima dai suoi attacchi, e perciò il demonio usa tutti i suoi artifici per farla uscire fuori di essa, abbagliandola con le vasta gamma di meraviglie che egli può operare: tutto ciò per portare l’anima a dipender da qualcosa di diverso dalla pura fede.
Ai giorni nostri, questo è il pericolo maggiore della proliferazione selvaggia di apparizioni e rivelazioni le quali, essendo imitazioni del soprannaturale, sono fortemente sospette di intervento diabolico. San Giovanni della Croce afferma che la fede – e non le rivelazioni – è il mezzo per tendere al nostro fine, che è Dio, e che «la nuda e pura fede infonde nell’anima più amore di Dio che tutte le visioni». La fede è l’unico mezzo proporzionato per l’unione con Dio e, a questo fine, l’anima deve appoggiarsi alla dottrina della Chiesa e non alle rivelazioni. «Il demonio – continua il grande Carmelitano – è abilissimo nell’insinuare menzogne, da cui è possibile liberarsi solo rifuggendo da tutte le rivelazioni, visioni e locuzioni soprannaturali».
La “golosità del meraviglioso e dello straordinario” è sempre stata una tentazione quasi irresistibile per l’uomo che, col peccato, ha perso la visione di Dio. Ma la redenzione dal peccato sta appunto nella vita di fede. È sulla fede teologale, per quanto oscura, e non sulle rivelazioni, per quanto meravigliose, che si fonda la vita del cristiano.
Non bisogna dimenticare che il demonio ci offre sempre moneta falsa. È pur vero che non è facile per l’uomo viatore, decaduto e riscattato, seguire sempre la retta via e mantenere costante il suo sguardo fisso sulla verità. Ed è parimenti vero che satana cerca di offuscare il senso dell’esistenza di Dio, di deformarne la visione, di manipolare ogni cosa, con l’illusione e la delusione: il combattimento con la sua intelligenza angelica è impari per le nostre limitate forze di creature viatrici. Abbiamo allora bisogno degli angeli che ci insegnino a camminare come veri figli della luce. Ai suoi contemporanei, Bossuet richiamava questa verità di fede: «Voi credete di aver a che fare solo con uomini; voi cercate di soddisfare essi soltanto, come se gli angeli non vi riguardassero. Cristiani, non fatevi ingannare: vi sono esseri invisibili – gli Angeli – che sono uniti a voi per mezzo della carità». San Bernardo esortava così i suoi monaci: «Fratelli in Cristo, amate gli Angeli di Dio teneramente, come nostri coeredi nel futuro, ma nell’intervallo come avvocati e guide, date a noi dal Padre».
San Giovanni della Croce esortava le persone spirituali ad imitare la serenità degli Angeli davanti al male, specialmente di fronte ai peccati del prossimo, invece di indulgere ad uno zelo incontrollato o a sterili lamenti. Più l’anima avanza nella vita spirituale, più cambia la sua attitudine verso i peccati e gli sbagli del prossimo. «L’anima si comporta come gli Angeli: questi si rendono perfettamente conto di tutto ciò che causa dolore, senza sentire mai dolore; praticano le opere di misericordia, senza provare il sentimento di compassione. Così è delle anime elevate a questa trasformazione d’amore».
Tutte le forse diaboliche che ci attanagliano e ci preoccupano, sia nella nostra vita personale che nella vita della Chiesa e del mondo, sono sempre e immancabilmente sotto il controllo della divina Provvidenza, la quale usa le forze del male quali strumenti privilegiati per purificare gli eletti. Mai, in nessun momento della storia, Dio perde il controllo degli eventi. Anche nei periodi più burrascosi e pericolosi, quando tutto sembra crollare, gli Angeli buoni dominano incontrastati gli angeli ribelli. L’ultimo degli Angeli buoni governa Lucifero stesso e ottiene la sua obbedienza, dice san Tommaso. Questa supremazia si fonda sul fatto che la volontà degli Angeli buoni è perfettamente conforme ai piani di Dio, piani che si realizzano infallibilmente sempre e dovunque. «Ogni uomo o angelo, se unito a Dio, diviene un solo spirito con Lui ed è perciò superiore ad ogni altra creatura». In ciò è tutta la nostra speranza e anche la nostra forza.
La presenza invisibile degli Angeli è una verità di fede che infonde una forza di azione e contemplazione straordinaria. I nostri invisibili compagni sono i primi protagonisti dell’azione contro-rivoluzionaria che occorre proseguire nella Chiesa e nel mondo. Essi conoscono ciò che noi ignoriamo e vedono nel Verbo ciò che per noi è totalmente oscuro. Ma come per vedere la bellezza delle stelle occorre che sia notte, così per godere della presenza degli Spiriti beati occorre entrare nell’oscurità della fede, che è notte per i sensi, ma luce sfolgorante per l’anima.
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