Basta con l’ipocrisia della «preghiera non divisiva» ! Hanno abolito il I° Comandamento? Oggi, si deve scegliere: "o con Gesù o con Bergoglio" e se qualcuno gli dà ragione e torto a Gesù, da ciò si fa conoscere "per quel che è"
di Francesco Lamendola
Ci eravamo appena occupati dei fatti di Lizzano, diocesi di Taranto; fatti in apparenza modesti e quasi inavvertiti a livello nazionale, e tuttavia, a nostro avviso, carichi di una gravità eccezionale, perché prefigurano cose assai più gravi che potrebbero verificarsi a breve su scala ben più ampia e, Dio non voglia, in una spirale inarrestabile, dalle conseguenze imprevedibili e comunque devastanti per la tenuta della compagine sociale. Ora siamo costretti a tornarci sopra, a sole ventiquattro ore di distanza, perché quei fatti hanno avuto una “coda”, che definire spiacevole sarebbe un eufemismo: un comunicato dell’arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro, nel quale il sasso viene scagliato – sia pure nascondendo la mano - non contro quelli che hanno mostrato tutta la loro prepotenza e arroganza, bensì contro quelli che hanno subito l’aggressione e l’intolleranza.
E così, alla presa di posizione, a caldo, e più tardi anche sui social, del primo cittadino, che invece di portare un po’ di serenità negli animi ha versato benzina sul fuoco e ha mostrato di considerarsi rappresentante di una parte solo dei suoi concittadini, quella ideologicamente continua, si aggiunge ora la voce, stonatissima, stridente, di un pastore d’anime che tradisce in pieno il mandato di Cristo e si schiera, sia pure in maniera tortuosa e farisaica, contro le pecorelle del suo gregge, in nome di una malintesa unità che coincide, nei fatti, con la negazione della Verità di Cristo e con la piena accettazione del relativismo morale, del soggettivismo della coscienza, e della pari liceità di tutte le scelte e di tutti gli stili di vita. Ecco il testo del comunicato dell’arcivescovo:
Esprimo vivo rammarico per i fatti recentemente verificatisi nella Parrocchia di S. Nicola in Lizzano e che hanno avuto una grande eco mediatica.
Un momento di preghiera, che per natura, è, e dovrebbe essere un momento aggregativo, che riunisce la Comunità Cristiana, è diventato, purtroppo, un motivo di divisione, e di contrapposizione.
La Chiesa è Madre di tutti i suoi figli, e come tale accoglie e ama tutti senza distinzione alcuna.
La Chiesa è Madre di tutti i suoi figli, e come tale accoglie e ama tutti senza distinzione alcuna.
Nella scia del luminoso insegnamento di Papa Francesco, ribadisco come Padre e Pastore della Chiesa di Taranto che il mio desidero è quello di aiutare e accompagnare tutti a sostenere la fede del nostro popolo costruendo un clima di solidarietà, di rispetto reciproco e di collaborazione per il bene comune.
Desidero che cresca una Chiesa che sia capace di gettare “ponti” per allacciare rapporti, per costruire opportunità più che ergere muri di separazione.
Monsignor Filippo Santoro arcivescovo di Taranto? La sua è una voce, stonatissima, stridente, di un pastore d’anime che tradisce in pieno il mandato di Cristo !
Le persone vanno “guardate” nelle nostre comunità con gli occhi di Dio, nel pieno diritto, cioè, di ricevere, sentire e vivere da figli di Dio in un’unica famiglia dove ciascuno è simile, ma diverso, e dove la diversità di ognuno è un dono per la ricchezza della comunità, e dove si vive la fatica quotidiana verso la pienezza che il Vangelo ci indica e che illumina tutti gli aspetti della vita familiare e sociale. Così come non si brandisce l’arma della fede al contempo non si può brandire quella di qualsiasi ideologia. Per tale ragione condividiamo la nota del 10 giugno del Card. Bassetti, presidente della CEI, che sostiene che non è necessaria una nuova legge perché «esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprime ogni comportamento violento o persecutorio». Insieme alla CEI, facciamo nostra l’affermazione di papa Francesco: «Nulla si guadagna con la violenza e tanto si perde». Il Papa mette “fuori gioco” «ogni tipo di razzismo o di esclusione come pure ogni reazione violenta destinata a rivelarsi a sua volta autodistruttiva».
Auspico, pertanto, un confronto dialogico, franco e costruttivo fra le varie parti per lavorare in un clima di pace e serenità, costruttivo e propositivo per tutta la bella comunità lizzanese. Ho fiducia nella comunità lizzanese perché si ristabilisca la serenità e il dialogo franco. Mi faccio io stesso promotore di un incontro fra il parroco e il sindaco perché Piazza e Chiesa a Lizzano continuino ad essere faro di accoglienza, di incontro e di crescita civile.
Basta con l’ipocrisia della «preghiera non divisiva»! Oggi ci resta una sola preghiera con le precise parole che Gesu' adoperava, quella che ha insegnato ai suoi discepoli: il Padre nostro: preghiera che Bergoglio ha avuto l’impudenza inaudita di modificare a suo talento, come se Gesù avesse bisogno di correzione!
Questo è un piccolo, perfido capolavoro d’ipocrisia pretesca e di cieca adorazione del nuovo “vangelo” bergogliano, che viene a sostituire il Vangelo di Gesù Cristo. Si noti, infatti, che per questo pastore di anime il riferimento imprescindibile non è Gesù Cristo, ma quello che lui chiama, con imbarazzante piaggeria, il luminoso insegnamento di papa Francesco, che consiste principalmente nella ossessiva giaculatoria dei ponti da gettare e dei muri da abbattere, una retorica insulsa e contraria alla realtà, che neppure in questi tempi di Covid-19 viene messa in dubbio (infatti, i muri sono da alzare solo per gli italiani positivi al test immunologico o anche solo sospettati di esserlo, cioè in pratica tutti e sessanta milioni, ma non certo per i clandestini, più che mai liberi di arrivare e di sbarcare, anche se positivi). Dunque, partiamo da questo punto: siamo d’accordo, sì o no, che in tema di dottrina e di morale cattolica, la primissima voce da ascoltare è quella di Gesù Cristo? Perché se non siamo d’accordo su questo, possiamo anche risparmiarci la discussione: ma allora sarebbe la piena ammissione che quei signori sono fuori dalla vera Chiesa di Cristo, fuori dal vero insegnamento di Cristo e quindi usurpano il nome di cattolici e le funzioni che ricoprono nel clero cattolico. Allora, vediamo se è vero che Gesù aveva per principio quello di gettare ponti verso tutti, compresi quelli che scientemente lo rifiutano, o i peccatori impenitenti e fieri del proprio peccato, e di abbattere ogni muro esistente. In Matteo 10, 32-38, Gesù dice:
Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli. Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa. Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.
Il cattolico, quando prega, prega il Dio di Gesù Cristo, e nessun altro all’infuori di Lui, per non trasgredire il primo Comandamento; non prega Yahwé, né Allah, né Buddha, né Brahma, o Visnù, o Kalì, e neppure la Pachamama!
A noi sembra chiaro; o no? Ora vediamo come e per chi pregava Gesù. Ci resta una sola preghiera con le precise parole che Lui adoperava, quella che ha insegnato ai suoi discepoli: il Padre nostro, che Bergoglio ha avuto l’impudenza inaudita di modificare a suo talento, come se Gesù avesse bisogno di correzione (uno dei tanti episodi nei quali l’argentino manifesta la convinzione di essere venuto a portare agli uomini un Vangelo migliore di quello di Gesù, idea condivisa implicitamente dai suoi fedelissimi vescovi e cardinali). Il Padre Nostro inizia con le parole: Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, così in cielo come in terra. Ora, se vale la pastorale dell’inclusione “a prescindere”, e perciò il dovere di evitare tutto ciò che può essere divisivo, già queste prime parole rappresentano altrettanti ostacoli, pesanti come macigni. Il Padre cui si rivolge Gesù, il Padre annunciato da Gesù, è tutt’uno con Lui: e all’apostolo Filippo che gli chiede di mostrar loro il Padre, Egli risponde (Giovanni, 14, 9-11):
Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.
La Bibbia dovrebbe essere, fino a prova contraria, il libro dei cattolici e anche dei loro vescovi. Mettere sul banco degli imputati quelli che pregano Gesù, come se la loro preghiera creasse divisioni, è la negazione della Verità di Cristo!
Pertanto, il Padre al quale Gesù ci ha insegnato a pregare non è un dio qualsiasi, ma è la prima Persona della Santissima Trinità, e le altre due sono il Figlio e lo Spirito Santo (né passano il loro tempo a litigare a porte chiuse, come dice l’empio signore argentino che siede abusivamente sulla cattedra di san Pietro). Ne consegue che il cattolico, quando prega, prega proprio quel Dio, il Dio di Gesù Cristo, e nessun altro all’infuori di Lui, per non trasgredire il primo Comandamento; non prega Yahwé, né Allah, né Buddha, né Brahma, o Visnù, o Kalì, e neppure la Pachamama. Prega il Dio cattolico, anche se Bergoglio ha detto chiaro e netto che Dio non è cattolico, ponendosi con ciò stesso fuori del cattolicesimo.
Ora vediamo per chi pregava Gesù. Leggiamo nel Vangelo di Giovanni, 17, 1-21:
Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità. Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
Tre concetti emergono con forza particolare da queste parole. Primo, che Gesù si rivolge a quelli che sono nel mondo, ma non sono del mondo, e anzi si rifiuta di pregare per il mondo. Secondo, che chi crede in Lui e nel Padre celeste che lo ha mandato, diviene una cosa sola con essi, come il Padre è nel Figlio e il Padre e il Figlio formano una cosa sola. Terzo, che non c’è vera fede se non nella Verità, e la sola Verità è quella insegnata da Gesù. Custodiscili nella verità, Gesù prega il Padre suo, alludendo ai suoi discepoli; la tua parola è verità. Siamo d’accordo su questo? Non la parola di Maometto, non la parola di Buddha, né della Pachamama. Io sono la via, la verità e la vita.
Oggi, si deve scegliere: o con Gesù o con Bergoglio e se qualcuno gli dà ragione e torto a Gesù, da ciò si fa conoscere per quel che è!
E ora torniamo ai fatti di Lizzano e alla nota dell’arcivescovo. I cattolici che si erano riuniti a recitare il Rosario non pregavano contro qualcuno: pregavano per sostenere la famiglia naturale, formata da uomo e donna, così come Dio l’ha voluta e come la Bibbia insegna che essa è. La Bibbia dovrebbe essere, fino a prova contraria, il libro dei cattolici e anche dei loro vescovi. Mettere sul banco degli imputati quelli che pregano Gesù, come se la loro preghiera creasse divisioni, è la negazione della Verità di Cristo. Perché Gesù Cristo ha detto testualmente (Matteo, 19, 4-6):
Non avete letto che il Creatore da principio «li creò maschio e femmina» e disse: Per questo l'uomo «lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola»? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi.
A noi sembra chiaro, anche perché il parlare di Gesù è sempre chiaro e netto: sì, sì, no, no; mentre Bergoglio è sempre ambiguo, tortuoso, sfuggente, perché vuol piacere a tutti e si riserva di modificare il senso del discorso in base alle convenienze. Perciò si deve scegliere: o con Gesù o con Bergoglio. E se qualcuno dà ragione a Bergoglio e torto a Gesù, da ciò si fa conoscere per quel che è.
Basta con l’ipocrisia della «preghiera non divisiva»!
di Francesco Lamendola
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