Il “papa mediatico” ha colpito ancora.
(immagine aggiunta da https://www.ilgiornale.it/news/politica/dubbio-1160023.html)Ieri sera, a quanto pare, la breaking news mondiale era: “il papa è favorevole alle nozze gay”. È una mezza bufala, a quanto pare, nel senso che ieri il papa non ha detto niente, ma è stato divulgato un film che contiene spezzoni di una sua intervista di un anno fa. Chi vuole saperne di più può leggere su La Nuova Bussola Quotidiana di oggi un dossier di articoli che ad una prima lettura mi sembra valido.
Comunque stiano e comunque vadano le cose, resta il fatto che la “notizia”, per la gran parte del pubblico rimarrà quella di cui sopra, e che di conseguenza il tasso di confusione nella chiesa, già alto, aumenterà ancora di qualche tacca. Confesso di non essere più molto appassionato a questo tipo di vicende (forse perché ormai ci ho fatto il callo) ma azzardo solo una piccola osservazione. Credo che il problema che abbiamo sia che di papi ce ne sono tre. O per meglio dire, quando pronunciamo la parola “papa”, si possono intendere tre cose diverse.
La prima è la funzione e l’istituzione che concretizzano storicamente il principio petrino, cioè quell’istanza ultima di salvaguardia e promozione della fede che Gesù Cristo stesso ha voluto e posto come fondamento della chiesa. La chiesa – l’unica vera chiesa (non qualsiasi comunità cristiane a cui per convenzione oggi si attribuisca tale denominazione) – è tale in quanto è apostolica, cioè fondata sul collegio degli apostoli scelti da Gesù e sui loro successori. In seno e in comunione con il collegio apostolico, il Signore ha voluto che Pietro avesse una funzione primaziale di garanzia e conferma della fede, assistita da una speciale Sua grazia (cfr. Lc 22, 31-34). La forma concreta di espressione e di esercizio di tale munus petrino è molto cambiata nel corso dei secoli (come sa bene chiunque conosca anche solo i primi rudimenti di storia della chiesa): il papa, così come lo conosciamo oggi, non c’è sempre stato, ma per noi cattolici lo sviluppo della storia della chiesa, almeno nel suo insieme e nelle sue grandi linee, è dotato di un significato teologico perché crediamo che lo Spirito agisca e guidi tale sviluppo storico. Dunque oggi il papa è quella funzione e quella istituzione che si è andata conformando nel corso dei secoli fino al culmine della definizione del dogma della sua infallibilità ex cathedra da parte del Concilio Vaticano I.
Si usa spesso parlare di sovranità come caratteristica essenziale dell’attuale forma di espressione del principio petrino e questa idea è ben radicata nella mente dei fedeli, ma spesso viene malamente tradotta più o meno così: “il papa può fare e dire quello che vuole perché è il papa, e buon cattolico è solo chi lo segue sempre e comunque”. In realtà, la presunta sovranità di Pietro consiste solo ed esclusivamente nella sua totale ubbidienza a Cristo. Il papa non solo non può fare e dire quello che vuole, ma può fare e dire esclusivamente quello che vuole il Signore. A Pietro, Gesù ricorda che quando era giovane (cioè quando non era il “papa”) si cingeva la veste da solo e andava dove voleva, ma da vecchio (cioè da “papa”) tenderà le mani e un altro lo porterà dove lui non vorrà (cfr. Gv 21, 18). La chiesa sa e insegna solo quello che il suo Maestro le ha insegnato e che la tradizione ha trasmesso, meditato e approfondito: il papa questo solo sa e può dire da papa. Al di fuori di questa totale soggezione al suo Signore, non ha alcun potere. Se “il papa”, per assurdo, facesse un’enciclica per dichiarare che il Figlio non è della stessa sostanza del Padre, non sarebbe il papa a parlare e quell’enciclica, pur con tutti i sigilli e le ceralacche del mondo, non sarebbe magistero.
Il secondo papa è la persona che pro tempore esercita quella funzione e incarna, per così dire, quella istituzione. Il suo dovere è di lasciarsi inchiodare a tale croce, sacrificando continuamente la sua soggettività al compito oggettivo che gli è stato scaricato sulle spalle. Questo è difficilissimo, anche perché ciò non può voler dire (sarebbe inumano) che egli debba rinunciare alla sua personalità. Joseph Ratzinger, che era perfettamente consapevole della delicatezza di questo nesso tra persona e istituzione, quando ritenne di dover scrivere, da Benedetto XVI qual era, dei libri (peraltro di fondamentale e colpevolmente da noi trascurata importanza) su Gesù Cristo, lo dichiarò esplicitamente nell’introduzione: “ognuno è libero di criticarmi, perché in questo momento sto parlando da ‘dottore privato’ non da papa”. (Chiese solo un “anticipo di simpatia”, che non gli fu accordato). Il nostro dovere è pregare perché la persona che temporaneamente fa il papa lo faccia nella maniera migliore e non impicciarci troppo di come lo fa: questi sono affari suoi e di Dio (con il quale i conti li dovrà regolare lui). Quanto al resto, la persona che fa temporaneamente il papa è una persona come le altre, verso la quale non possiamo che avere lo stesso atteggiamento che dovremmo avere verso tutti i nostri fratelli nella fede. Può piacerci o non piacerci, possiamo stimarla più o meno, ma tutto questo è accidentale. Osservo solo che la stragrande maggioranza di noi dovrebbe anzitutto rendersi conto di non conoscere veramente quella persona. Chi è veramente Jorge Mario Bergoglio? Io mica lo so. Non gli ho mai parlato, addirittura non l’ho mai visto di persona (con Karol Wojtyla ho parlato una volta, e con Joseph Ratzinger pure, ma quando ancora non era papa, ma entrambe le volte, ovviamente, solo per pochi istanti). Posso solo dire che quel poco che conosco di Bergoglio non lo capisco e non mi fa venire neanche il desiderio di conoscerlo meglio. Non so e non capisco che cosa pensi veramente, e quale sia la sua posizione su tante cose, perché mi pare che dica e faccia cose diverse e in contrasto tra loro. Non capisco certe cose che fa, e certe cose che dice se fossi in lui non le direi, ma insomma non è mica obbligatorio che questo papa mi piaccia quanto mi piacevano i suoi predecessori e non è affar mio il modo in cui lui fa il papa. Mi basta sapere che se un giorno, per assurdo esempio, facesse un’enciclica con dentro tutte le boiate che in questi anni il suo amico Scalfari gli ha messo in bocca, quella non sarebbe un’enciclica del papa, pur con tutti i sigilli e le ceralacche del mondo.
Il problema è il terzo papa, quello mediatico, che è poi quello che in realtà tutti conosciamo e che rischiamo di confondere col primo e col secondo. Quest’ultimo papa, che in fondo altro non è che un “pupazzo mediatico”, si è gonfiato a dismisura negli ultimi decenni, di pontificato in pontificato, e io credo che uno dei più gravi – e meno avvertiti! – problemi della chiesa di oggi sia proprio quello di come regolarsi nei confronti di tale mostruosa ipertrofia. Il punto è che la forma, i connotati, la postura, i gesti, le parole, in sintesi la comunicazione di cui tale pupazzo è l’interprete sono decisi fuori dalla chiesa, da altre agenzie e secondo altri criteri. Non conta nulla se a gonfiare il pupazzo ci siano anche degli ecclesiastici di buona (o non buona) volontà: siamo comunque fuori da quel “recinto di prossimità a Cristo” che la comunione ecclesiale ha sempre difeso e custodito. Fuori dall’ovile, fuori dal cenacolo. Quel papa lì – che, ripeto, sciaguratamente è il solo che quasi tutti conoscono – è fuori. Oggi con Bergoglio il problema è divenuto macroscopico, ma l’ipertrofia o la deformazione mediatica era cominciata già da prima: con Ratzinger, con Wojtyla, con Montini, con Roncalli, con Pacelli … L’incidente di ieri, che non è il primo e non sarà l’ultimo, è solo l’ennesima conferma di una situazione patologica che si fa sempre più grave.
Io non sono nessuno e non ho alcun tipo di autorevolezza, ma da semplice battezzato penso che un radicale ripensamento delle forme espressive del munus petrino e del suo rapporto con il sistema della comunicazione sarebbe quanto mai urgente.
https://leonardolugaresi.wordpress.com/2020/10/22/il-papa-mediatico-ha-colpito-ancora/
I gay, il Papa e la “santa” furbizia d’inseguire le mode
Bergoglio, il papa francescano, è divisivo come tutti quelli che praticano la politica attiva. Distratto, approssimativo se parla di dottrina, di magistero, ossessivo quanto alle cose del mondo e in particolare italiane, senza mai nascondere, già da una mimica a volte inquietante, le sue passioni, favorevoli o spietate. Tra le cose del mondo, le unioni omosessuali, il cui sostegno apertis verbis ha subito scatenato le opposte fazioni essendo questo papa divisivo, o lo ami di un amore ideologico e dunque fanatico o lo detesti come l’anticristo. Che ha detto Bergoglio, ripreso nel documentario di Evgeny Afineevsky? Ha detto: «Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo, gli omosessuali godrebbero di una copertura legale. Io ho difeso questo».
Reazioni e interpretazioni
Io ho difeso questo: e subito parte il cafarnao. Dice chi tiene in sospetto questo papa a volte sconcertante: ecco, lancia l’esca alla sinistra gender, che lo sta mollando dopo i fallimenti della sua rivoluzione finanziaria in Vaticano; ecco, cerca di stornare l’attenzione dagli scandali recenti, il Becciu che lui stesso aveva impancato, con l’amante Marogna e tutto il tanfo di spioni, di ladrocinii, di servizi più o meno deviati, più o meno presunti. Altri vanno oltre, l’uscita di Francesco sarebbe l’ennesimo colpo di maglio sulla morale cattolica, sull’autorità dell’Ecclesia, il papa scelto dagli imam dopo la cacciata o resa di Ratzinger è qui per consegnare l’occidente all’Islam in armi, anche se nell’Islam gli omosessuali non godono di una copertura legale ma tombale.
Rispondono gli ultras del cattocomunismo decrepito ma mai domo: ma cosa dite, è solo una frase, tagliata e cucita in un documentario. Ma cosa volete, che la Chiesa resti cattiva e tetragona con gli omosessuali? Ma non lo capite che se essa Chiesa dura da due millenni è perché sa rinnovarsi, sa capire i tempi? E poi Bergoglio non ha detto che le coppie gay debbono farsi una famiglia ma debbono poter stare in una famiglia; e questo non riguarda solo l’Italia, lui parla in senso generale, mondiale.
Distinzioni un po’ da sofisti, se un papa dice che hanno diritto a una legge, che lui difende questo, intende proprio una norma per tutelare i nuovi nuclei, norma che peraltro non manca nell’ordinamento italiano; e se poi parla in senso globale come la mettiamo, per l’appunto, in quella vasta parte di mondo in cui gli omosessuali vengono sterminati e vedi caso proprio quel mondo su cui Bergoglio si mostra così omertoso quando non apertamente solidale?
Modi bruschi
Con le interpretazioni si può far tutto, sono valide fino a prova contraria e nel foro interno di un papa la prova contraria non esiste. Di certo, per restare alle parole dette, c’è che il papa uomo apre alla comprensione umana, cristiana verso i discriminati, singoli o in legame e questo è bello, è gesto nobile, condivisibile. E non cade a ciel sereno, già Francesco si era spiegato, aveva accolto bambini nati da unioni non canoniche – nel documentario si fa espresso riferimento al caso di uno che voleva crescere i tre figli, adottati col compagno, nella morale cattolica e il papa lo aveva sostenuto, aveva eliminato gli ostacoli personalmente. C’è una coerenza in questo, c’è scrupolo evangelico e c’è anche, se vogliamo, la santa malizia di dirottare la Chiesa verso i tempi; quello che colpisce, che intontisce sono i toni, i modi: questo pontefice sembra non conoscere la diplomazia felpata, non attende i tempi lunghi dell’adattamento, parla quando gli va, specialmente dichiarazioni aeree e il suo entourage ogni volta si raccomanda ai santi. Dicono molti cattolici: va bene aprire, accogliere, ma così? Un conto è se lo dico io, fedele qualsiasi, un conto se lo fa il papa cattolico.
Dimensione sociale
Ma ci pensa questo sant’uomo alle conseguenze? Bergoglio il divisivo sconta l’effetto di Pierino col lupo: se si preoccupa di accogliere tutti nel seno di Madre Chiesa, senza distinzioni di razza o di sesso, non gli credono, dubitano, lo temono e non senza ragioni perché questo è un papa che non ama l’individuo ma la massa, diffida del capitalismo, privilegia la dimensione sociale e, diciamolo pure, socialista, è allucinato quando parla delle diseguaglianze; sostiene in modo quasi provocatorio le Ong trafficanti, i centri sociali dei balordi, manda un cardinale elettricista a coprire i furti di energia elettrica dai balordi che non pagano e fanno festa, dice all’arruffapopoli di terra e di mare Casarini “vai fratello mio che ci sono io”, fatica a difendere i cattolici massacrati per il mondo in nome di altre religioni con le quali si mostra arrendevole. Chi non gli vuole bene obietta: vuole ridurre la Chiesa ad una colossale Ong, non si preoccupa della missione originaria che è quella di annunciare il Vangelo; e i suoi difensori invasati: ma più Vangelo dell’amore verso gli ultimi e i discriminati, cosa può esserci?
Vero è che gli omosessuali non possono più venire considerati con la durezza del passato, e che è arrivata fino a Wojtyla, polacco duro, virile, fino a Ratzinger. Ma che pensare quando gli esagitati del gender cavalcano le parole di Bergoglio e rilanciano il ddl Zan-Scalfarotto che è una norma liberticida e fanatica?
Poi si potrà dire che un papa non può preoccuparsi delle minima immoralia politicanti, ma il fatto è che questo papa sembra preoccuparsi solo di quelle. Nobile, cristiano invitare a non escludere più in ragione della sessualità, ma Bergoglio l’argentino, detto il Pampero, non ha trovato una parola per il professore Samuel Paty, decapitato da un fanatico islamico con la complicità di decine di tagliagole correligionari; ed è lo stesso papa che arrivò a giustificare la mattanza di Charlie Hebdo in un vaneggiamento ad alta quota. Francesco sarà anche animato dalle migliori intenzioni, ma a volte si comporta come nei peggiori bar di Caracas, dove regna l’amico Maduro nel nome di quel marxismo leninismo che ha distrutto il paese, anche se per Bergoglio pare l’unica forma di governo accettabile.
Max Del Papa, 22 ottobre 2020
https://www.nicolaporro.it/i-gay-il-papa-e-la-santa-furbizia-dinseguire-le-mode/2/
SUPER EX, IL PAPA FILOGAY: CHE C’È DA STUPIRSI? LI PROMUOVE…
22 Ottobre 2020 Lascia il tuo commento
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, quest’ultima strana gaffe mediatica di papa Bergoglio – o di qualcuno in Vaticano, che ha fornito al regista russo, a quanto sembra, un brano tagliato dalla lunga intervista che Valentina Alazraki gli fece tempo fa – ha destato l’interesse, e anche sentimenti più forti e complessi, in Super Ex. Che ce li ha esternati così. Buona lettura.
§§§
Che barba che noia, che noia che barba! Bergy sempre al traino dell’agenda dei poteri mondani, ha parlato ancora una volta di gay. Cosa ha detto? Da tempo, essendo cattolico, non leggo gli scritti e non ascolto le parole di un uomo che si presenta come vicario del Salvatore ma parla ed agisce come se il salvatore fosse lui stesso.
Un salvatore mondano, beninteso, ché Bergy si occupa sempre e solo di “terrestrità”: ambiente, trivelle, migranti, politica, tasse, Trump, Conte, rinnovamento della chiesa ecc… Tutto sub specie temporalitatis.
E’ questo radicamento profondo non nel Cielo, ma nella terra nera, che lo ha portato a proporre all’urbe cattolico la venerazione della Madre Terra, la Pachamama; è sempre questa visione terrestre che lo spinge ogni giorno a combattere ciò che è legato al soprannaturale: l’amore indissolubile degli sposi, la verginità dei sacerdoti (amore indissolubile e verginità, infatti, sono inconcepibili per l’uomo, senza trascendenza, senza Dio); è ancora questa dimensione orizzontale a renderlo così attrattivo per i farabutti alla Becciu e McCarrick, e così ostile alle personalità piene di fede come Caffarra, Zen, Pell, padre Manelli….
Ma torniamo all’ultima battuta sui gay. Tralasciamo il fatto che il magistero di quest’uomo non può far altro che passare da Repubblica o da qualche videocamera, chè ormai l’ “effetto Bergoglio” ha svuotato da tempo e le chiese e piazza san Pietro.
Cosa c’è di nuovo? Non ricordate il famoso “chi sono io per giudicare”?
Tutto iniziò così, archiviando la distinzione tra peccato e peccatore, e l’insegnamento dei predecessori, e dei santi sui cosiddetti “rapporti contro natura”. Bergoglio non deve aver mai letto i passi durissimi di san Paolo sulla sodomia, né le Confessioni di sant’Agostino, il quale ha parole assai dirette ed inequivocabili: “Perciò i peccati contro natura sempre e dovunque devono essere detestati e puniti, come per esempio quelli dei sodomiti. Ed anche se tutto il genere umano li commettesse, tutto il genere umano sarebbe reo di codesto crimine per la legge di Dio che non ha creato gli uomini perchè si unissero in tal modo” (sant’Agostino, Confessioni, libro terzo, cap. VIII).
Ma cosa ha mai letto davvero, Bergoglio, a parte il manifesto di Marx, le prediche dell’ateo Scalfari e qualche “enciclica” di Lutero?
Però lasciamo perdere le parole, le interviste sugli aerei e quant’altro, e mettiamo in fila solo alcune cosette semplici semplici per capire cosa pensi veramente Bergoglio.
Partiamo dai fatti più eclatanti: le nomine. In questo caso sì, con indubbia infallibilità, Bergoglio sceglie quasi sempre personalità favorevoli al mondo LGBT, premiandole con prestigiosi incarichi -come nel caso di Mons. Paglia e di Marcello Semeraro, appena nominato ai Santi al posto di Becciu, e celebre esclusivamente per aver fatto di Albano Laziale la capitale mondiale dei gay “cristiani”- o con la berretta cardinalizia: cito solo, per brevità, Cupich, Farrell e Zuppi.
Un altro tipo di fatti: gli incontri personali, ben pubblicizzati. Periodicamente Bergoglio saluta, abbraccia, elogia associazioni legate al mondo gay, amici gay di vecchia e nuova data ecc… E’ un genere di testimonianza, clamorosa, che va di pari passo con gli encomi pubblici a Emma Bonino e a personalità politiche affini. In queste circostanze Bergoglio butta lì una frase volutamente ambigua, che però, alla luce del contesto, diventa chiarissima!
Dopo i fatti, dopo le azioni, le omissioni: cardinali e teologi che ribadiscono la dottrina della Chiesa vengono rimossi o ignorati, tamquam non essent (è la misericordia, bellezza!); le leggi liberticide promosse dal mondo LGBT così come quelle che impongono unioni civili o matrimoni gay, non destano una sola espressione di pubblico rammarico, da parte del sempre ciarlierlo argentino; infine ogni iniziativa cattolica di popolo, come i tre family day degli ultimi anni (2015, 2016, 2018) vengono del tutto ignorati, o persino, come nel caso dell’ultimo, pubblicamente criticati.
Cosa ha detto Bergoglio nel documentario oggi agli onori della cronaca?
Non mi importa nulla, perché è del tutto chiaro, almeno, cosa voleva ancora una volta suggerire, e, soprattutto, perché sono cattolico: “In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà” (Mt. 5:18).
https://www.marcotosatti.com/2020/10/22/super-ex-il-papa-filogay-che-ce-da-stupirsi-li-promuove/
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.