ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 24 ottobre 2020

Anche la verità ha i suoi diritti

LE PAROLE DEL PAPA

Verità senza più diritti, così cambia la dottrina, cari pompieri

Molti cattolici dicono che la richiesta di papa Francesco di riconoscere giuridicamente le coppie omosessuali non intacca la dottrina. Ma la frase non nega solo la dottrina sull’omosessualità, ma anche la dottrina del diritto e dell’autorità politica. I diritti della coppia omosessuale non esistono. A nessuno fa piacere dire che il Papa sbaglia su questioni di dottrina. Ma anche la verità ha i suoi diritti.

Molti cattolici dicono che la richiesta di papa Francesco di riconoscere giuridicamente le coppie omosessuali non intacca la dottrina. Molti di essi sono espressione autorevole del mondo pro life e pro family. Sono in prima fila dal Circo Massimo ad oggi, e anche da prima. Dobbiamo quindi aspettarci una prossima mobilitazione di quel mondo a favore dei diritti delle coppie omosessuali, oppure una sua spaccatura. Per questo è importante verificare se l’idea che il Papa non abbia intaccato la dottrina sia sostenibile o meno. A mio avviso non lo è.

Facciamo una piccola esercitazione insieme. Esaminiamo la frase dimenticando che l’abbia detta il papa, vediamola nel suo significato letterale, senza effetti-alone di contorno: “Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente”.  Certamente qui non si dice che il racconto della creazione dell’uomo e della donna contenuto nel Genesi è sbagliato. Non si afferma che il settimo comandamento è da cancellare dal Decalogo. Non si sostiene che le parole di San Paolo contro la sodomia devono essere eliminate dal Canone. Non si dispone di togliere i paragrafi del Catechismo sull’omosessualità né di abrogare l’Istruzione della Dottrina della Fede del 2003. Non si dice nemmeno che la famiglia non è più da considerarsi fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. La frase in questione non afferma niente di tutto ciò. Ma è consentito, per questo motivo, considerarla estranea alla dottrina cattolica, che quindi non ne verrebbe toccata?

Mi sembra di grande evidenza che non sia possibile farlo. La frase propone che l’autorità politica riconosca giuridicamente la coppia omosessuale e che ne garantisca i diritti, diritti non solo degli individui coinvolti ma della coppia, o degli individui in quanto coppia. Ciò significa che la relazione omosessuale è considerata un bene pubblico da disciplinarsi e tutelarsi da parte dell’autorità politica. Ora, presentare come un bene pubblico la relazione omosessuale è contrario alla dottrina perché implica considerarlo un bene, mentre la dottrina dice che non lo è. Non vedo come si possa negare una simile evidenza. Dicendo che l’omosessualità è un oggettivo disordine, la dottrina considera la relazione omosessuale come non ordinabile ad un fine buono, ossia come un male e non un bene. Il riconoscimento pubblico non rispetta questa dottrina e quindi chi chiede il riconoscimento pubblico chiede una cosa contraria alla dottrina, una cosa che per consentirla bisognerebbe rovesciare la dottrina. Per negare una dottrina non è necessario farlo direttamente ed espressamente, è sufficiente promuovere un’azione che si giustifica solo con la negazione di quella dottrina, e automaticamente quella dottrina viene negata. È un sillogismo: è bene riconoscere giuridicamente le coppie omosessuali, la dottrina cattolica non considera un bene le coppie omosessuali, la dottrina cattolica su questo punto è sbagliata.  

La frase in questione non nega solo la dottrina sull’omosessualità, ma anche la dottrina del diritto e dell’autorità politica. I diritti della coppia omosessuale, o meglio degli individui in quanto membri di una relazione omosessuale, non esistono. Manca infatti il dovere che li fonda e li legittima. Il desiderio individuale non è mai fonte di legittimazione, esso infatti dà vita anche a delle violenze. Quanto all’autorità politica, essa non ha il potere di riconoscere dignità pubblica a relazioni che sono contrarie al bene comune, che è il fine legittimante la stessa autorità politica. Una cosa contraria al diritto naturale può essere tollerata ma non legittimata. Come si vede, la frase demolisce anche altri due aspetti non secondari della dottrina. Si pensi a cosa sarebbe ridotta la Dottrina sociale della Chiesa senza questi due principi.

I sostenitori dell’idea che sto confutando potrebbero dire anche che la frase ammette sì l’unione civile tra persone omosessuali ma non la equipara alla famiglia naturale e non mette in discussione l’unicità e il primato di quest’ultima. Essa, quindi, non intaccherebbe la dottrina anche per questo motivo. Ma per giustificare le unioni civili non è sufficiente non equipararle alla famiglia naturale, bisogna vedere se siano giuste o meno in sé. E siccome non sono giuste rimangono inaccettabili anche se le si tiene distinte dalla famiglia naturale. In fondo anche la legge Cirinnà le ha tenute distinte, facendole discendere all’articolo 2 e non dal 29 o il 30 della Costituzione.

Ammettiamo poi che io mi trovi a dialogare in un contesto pubblico con una persona omosessuale che mi chiede se debba mandare in parrocchia i tre figli suoi e del suo compagno. Questi figli sono o adottati o concepiti per inseminazione artificiale con sacrificio di embrioni umani, e loro, i figli, prodotti come delle cose e commercializzati tramite le banche del seme. I bambini sono anche senza la mamma. Se io nel video non pongo la questione di questa relazione profondamente ingiusta e discuto solo della presenza dei bambini in parrocchia, nego la dottrina. Accetto infatti di considerare normale una situazione di grave ingiustizia in sé e per gli effetti che provoca, normalità che per essere accettata richiede un rovesciamento radicale della dottrina. Anche questo è un modo evidente, anche se indiretto, per negare la dottrina.

Uscendo ora dalla esercitazione: quella frase del papa e il suo colloquio con la coppia di omosessuali hanno chiaramente contraddetto la dottrina e stanno su questo spaccando la Chiesa. Comprendo l’azione dei pompieri. A nessuno fa piacere dire che il Papa sbaglia su questioni di dottrina. Non giustifico però, perché anche la verità ha i suoi diritti. A meno che non sia verità, per esempio, l’accettazione dell’adozione per coppie omosessuali espressa del vescovo Giovanni Ricchiuti (Pax Christi). In questo caso la verità non avrebbe più diritti perché non esisterebbe più. Ma finché esiste ha i suoi diritti, anche per il Papa.

Stefano Fontana

https://lanuovabq.it/it/verita-senza-piu-diritti-cosi-cambia-la-dottrina-cari-pompieri

REAZIONI AL PAPA

I peggiori sono i traditori dei Family Day

Dopo le affermazioni choc del Papa sulle unioni civili si è messo in moto l'esercito dei normalisti e dei giustificazionisti che gridano al complotto e alla manipolazione. Eppure che il Papa si sia pronunciato a favore delle unioni civili è indiscutibile. Ma lo spettacolo peggiore lo hanno dato Adinolfi e Gandolfini che, pur di giustificare il Papa, hanno rinnegato le ragioni dei Family Day che hanno guidato.


                              Adinolfi e Gandolfini al tempo dei Family Day

Non c’è dubbio che fare i conti con un Papa che contraddice apertamente – seppure in una intervista - la dottrina cattolica è per un qualsiasi fedele cosa da capogiro e genera dolore, smarrimento, confusione. Comprensibile anche che ci si attacchi a qualsiasi cosa possa smentire che il Papa abbia veramente detto quelle cose o che avessero quel significato. Ovvio allora che la ricostruzione riguardante quella parte di docufilm che da tre giorni sta facendo discutere il mondo, e che vuole quelle frasi estrapolate ad arte da una intervista più ampia e articolata, sia sembrata la scialuppa di salvataggio per gridare alla manipolazione del Papa, alla trappola, al complotto, e così via. Da qui al “Il Papa non ha mai detto quelle cose e neppure le pensa”, il passo è stato immediato.

Comprensibile, ma non giustificabile. Soprattutto quando a spingere su questa interpretazione sono professionisti dell’informazione o vescovi. Il taglia e cuci c’è stato, certamente. Come c’è stata la “riscoperta” di un passo della famosa intervista del maggio 2019 che non era mai andata in onda (e il nostro Zambrano lo ha rivelato per primo). Ma il fatto, assolutamente incontestabile, è che il Papa ha veramente detto che “ciò che dobbiamo fare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono protetti legalmente. Io ho difeso questo”. E il mondo da tre giorni di questo sta discutendo, non altro: è il primo Papa che apre alle unioni tra persone dello stesso sesso.

Bisogna stare davanti alla realtà per quello che essa è, non per quello che a noi piacerebbe fosse. Il Papa non si riferiva affatto al presunto problema dei figli gay cacciati di casa dai genitori, come i soliti “pompieri” stanno cercando di accreditare. Diventa patetico e ridicolo sostenere questa interpretazione, o cercare di fare i difensori d’ufficio (non richiesti) del Papa quando:
- la Sala Stampa e tutto il sistema dei media vaticani hanno scelto di non dire una sola parola di spiegazione o di chiarimento. Fosse stata davvero una grossa manipolazione su un punto così importante, non avrebbero mandato smentita in tempo reale visto il can can internazionale che è stato generato?
- è evidente che si tratta di una operazione che viene da lontano come abbiamo ricostruito ieri (clicca qui), con l’accesso del regista Evgeny Afineevsky a tutti i materiali video d’archivio in Vaticano messi generosamente a disposizione dal prefetto del Dicastero per la Comunicazione Paolo Ruffini. Pensate davvero che Ruffini abbia fatto tutto di nascosto dal Papa?;
- lo stesso regista ha più volte incontrato papa Francesco (una familiarità esibita nella foto del Papa che mercoledì offre una torta a Afineevsky per il suo compleanno), e addirittura in agosto gli ha fatto vedere in anteprima il docufilm sul suo Ipad, come ha ricostruito dettagliatamente l’agenzia Ap, mai smentita;
- il docufilm era già stato visionato in Vaticano, e il regista ha addirittura ricevuto un premio il giorno dopo la proiezione del docufilm al Festival del Cinema di Roma;- nuove evidenze sono state presentate in questi giorni sulla convinzione del Papa della necessità di leggi sulle unioni civili per contrastare l’approvazione dei matrimoni omosex.

Piaccia o meno, non c’è dubbio che papa Francesco sia a favore delle unioni civili per le persone con tendenze omosessuali, e che l'affermazione pubblica di questa sua opinione comporti una discontinuità con la Tradizione della Chiesa e con il magistero dei papi che l’hanno preceduto. E allo stesso modo non c’è dubbio sul fatto che questo intacchi la dottrina, con buona pace di padre Antonio Spadaro e di neo-giustificazionisti, come Eugenia Roccella (leggere gli articoli di Fontana Scandroglio per capire). 
Qui non c'entra nulla essere pro o contro il Papa: come cattolici siamo sempre con il Papa e preghiamo per lui, ma c'è una Verità a cui anche il Papa deve obbedire.Qui non c'entra nulla essere pro o contro il Papa: come cattolici siamo sempre con il Papa e preghiamo per lui, ma c'è una Verità a cui anche il Papa deve obbedire.

Ma tra tanti normalisti, giustificazionisti e così via i peggiori in assoluto sono quei signori che cinque anni fa si sono messi alla testa dei Family Day, un popolo che voleva fermare le unioni civili, e che oggi si dicono d’accordo con il Papa perché difende l’unicità della famiglia fondata sul matrimonio dalle unioni civili, verso cui non hanno più alcuna obiezione.

Ha cominciato Mario Adinolfi, subito dopo l’esplosione del caso: «Le parole del Papa sono importanti e definitive, ha fatto bene a pronunciarle. Ribadiscono la distinzione tra l’istituto del matrimonio, che per il Papa e l’ordinamento giuridico italiano non può che essere tra un uomo e una donna, rispetto a quello dell’unione civile pensato per i gay. Il problema si pone quando con una evidente forzatura si vuole sovrapporre l’istituto delle unioni civili a quello del matrimonio». 

Ieri poi è arrivato l’articolo di Massimo Gandolfini, che non trova nulla da obiettare nelle tesi espresse dal Papa, tutt’altro. E a proposito del passaggio sulle unioni civili, scrive: «Un appunto deve essere fatto e ricadiato ai vari speculatori smemorati: in Italia questa legge c’è già dal 2016 e garantisce tutti i diritti della persona nel contesto di un rapporto di coppia. Una legge che non discrimina nessuno, che – come chiede Francesco – dà “copertura legale”, collegata all’articolo 2 della Costituzione, evitando confusioni con la famiglia “società naturale fondata sul matrimonio” di cui all’articolo 29 della stessa Costituzione.

In perfetta coerenza con quanto Papa Francesco ha scritto in Amoris Laetitia 251: “Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie neppure remote tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”».

Quindi, per costoro “unioni civili sì, matrimonio no” va bene, nulla da obiettare; anzi, pare di capire che è quello per cui hanno sempre combattuto. Mi viene in mente l’affermazione del cardinale Joseph Zen dopo aver letto le menzogne del cardinale Parolin sulla Chiesa in Cina: «Stomachevole». È davvero stomachevole dover leggere queste affermazioni, un insulto e una presa per i fondelli a quelle centinaia di migliaia di persone che si sono riversate a Roma per difendere la famiglia e bloccare l’approvazione della legge Cirinnà.

Che le unioni civili non fossero sullo stesso piano del matrimonio era chiaro a tutti, ma ci opponevamo comunque alle unioni civili per i motivi che abbiamo ripetuto a iosa anche in questi giorni.

La posizione “unioni civili sì, matrimonio no” era quella di Avvenire, era quella di monsignor Nunzio Galantino, allora segretario della Conferenza Episcopale (CEI), che avversò in tutti i modi i due Family Day. E ora appare evidente ciò che si era sempre intuito, ovvero che monsignor Galantino agisse con la copertura di Santa Marta. Addolora doverlo riconoscere, ma è così, inutile girarci intorno.

In pratica Adinolfi e Gandolfini stanno dicendo che in fondo aveva ragione Galantino, che abbiamo combattuto una battaglia sbagliata. Forse non lo pensano, ma lo dicono per convenienza e calcolo politico. Questi signori pensano di essere grandi strateghi dando per acquisite le unioni civili e spostando la trincea a difesa del matrimonio. Sono solo dei poveri illusi, perché non si salverà nulla e nulla si costruirà fondandosi sulla menzogna; è solo questione di tempo.

Pensano di essere grandi politici, invece sono solo dei politicanti: al tempo hanno svenduto i Family Day inseguendo qualche posto in Parlamento (coi bei risultati che abbiamo visto) e ora addirittura tradiscono pubblicamente le stesse ragioni per cui siamo scesi in piazza.

Pensano di essere bravi cattolici perché stanno sempre con il Papa, invece sono solo dei clericali che sono disposti a sacrificare la Verità e il magistero della Chiesa pur di ricevere un cenno di approvazione da parte del Potere ecclesiale.

In fondo, questo nuovo scandalo nella Chiesa è provvidenziale, perché per chi vuol vedere contribuisce a “svelare i pensieri dei cuori”.

Riccardo Cascioli

https://lanuovabq.it/it/i-peggiori-sono-i-traditori-dei-family-day

LA MARCIA CATTOGAY

Dopo il Papa, primi vescovi allo scoperto. Serve chiarezza

Le parole di Papa Francesco sulle coppie gay stanno facendo uscire allo scoperto i primi vescovi: «Sì alle adozioni», dice il vescovo Ricchiuti. La Congregazione per la Dottrina della Fede deve intervenire e mettere in fuga ogni dubbio, è il suo compito e c'è anche già un precedente. L’errore di una possibile accettazione da parte della Chiesa delle unioni civili è stato diffuso dal Papa e ora è necessario fare chiarezza. La richiesta della Bussola. 

- CARI POMPIERI, COSI' LA DOTTRINA CAMBIA di Stefano Fontana

                                 Il Papa col regista del Docufilm su di lui

La frase incriminata, Bergoglio l’ha pronunciata: il video “trafugato” lo mostra chiaramente. Pochi dubbi sussistono anche sul fatto che si tratta di un’astuta vigliaccata del regista: il pezzo tagliato è stato riesumato e gettato dentro ad un docufilm, privo di alcune importante precisazioni fatte da papa Francesco (vedi qui). Inevitabile che di fronte al messaggio che proviene da questo montaggio ormai i buoi siano scappati; ammesso - e non concesso - che siano mai stati dentro la stalla. Il tutto con grave scandalo dei fedeli.

Ma siccome non tutto il male vien per nuocere, l’“outing” di papa Francesco ne sta provocando altri a valanga e i topi finalmente escono allo scoperto. Come l’Arcivescovo di Altamura, Mons. Giovanni Ricchiuti, Presidente di Pax Christi, che sul Quotidiano Nazionale di ieri esterna la sua approvazione per l’adozione di bambini da parte di coppie gay, dopo aver preso le distanze dalla maternità surrogata. Tenetevi forte: «Pur avendo riserve sul piano psicologico ed educativo, dettate dal retroterra culturale e formativo per cui credo sia meglio per un piccolo avere un papà e una mamma, non esprimerei alcun giudizio negativo, se fosse riformato l’istituto adottivo. Ovvero, se venisse varata una legge che renda possibile l’adozione anche alle coppie omosessuali, a patto che esperti attestino caso per caso, la capacità dei candidati di garantire dolcezza e tenerezza al minore». Già, il parere degli esperti, mica quello di un Dio qualunque.

A questo punto è doveroso che la Congregazione per la Dottrina della Fede intervenga. Non tanto per spiegare cosa ci facesse in mano al regista russo Afineevsky la parte tagliata dell’intervista rilasciata dal Papa l’anno scorso alla giornalista Valentina Alazraki. Questo, magari, ce lo spieghi la Segreteria di Stato. Alla Congregazione chiediamo semplicemente di compiere il proprio dovere: l’art. 48 della Costituzione Apostolica Pastor Bonus indica come suo compito specifico quello «di promuovere e di tutelare la dottrina sulla fede ed i costumi in tutto l'orbe cattolico». Per adempiere il proprio fine essa deve impegnarsi «fattivamente perché la fede ed i costumi non subiscano danno a causa di errori comunque divulgati», particolarmente adoperandosi «affinché non manchi un'adeguata confutazione degli errori e dottrine pericolose, che vengano diffusi nel popolo cristiano».

L’errore di una possibile accettazione da parte della Chiesa della legittimazione delle unioni civili è stato diffuso mediante le parole dello stesso Pontefice. Non abbiamo inteso correttamente?  Non c’è problema: ce lo scrivano nero su bianco. Perché l’affermazione: «Quello che dobbiamo fare è una legge sulle unioni civili. In questo modo (gli omosessuali) sono coperti legalmente», cozza frontalmente con le Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali che la stessa CDF aveva pubblicato nel 2003, con l’approvazione di san Giovanni Paolo II. In questo documento, dopo aver ribadito l’univoco insegnamento della Chiesa su matrimonio e famiglia, si ricordava che «in presenza del riconoscimento legale delle unioni omosessuali, oppure dell'equiparazione legale delle medesime al matrimonio con accesso ai diritti che sono propri di quest'ultimo, è doveroso opporsi in forma chiara e incisiva. Ci si deve astenere da qualsiasi tipo di cooperazione formale alla promulgazione o all'applicazione di leggi così gravemente ingiuste nonché, per quanto è possibile, dalla cooperazione materiale sul piano applicativo». Papa Francesco ha invece dichiarato di essersi perfino battuto per ottenere delle leggi sulle unioni civili: il giorno e la notte. La Congregazione faccia dunque chiarezza.

Ma non c’è “solo” questo aspetto. Il montaggio del lungometraggio non si limita ad accostare capziosamente le parole del Papa sugli omosessuali che hanno diritto ad una famiglia con il riconoscimento delle unioni civili, ma anche con la telefonata del Papa ad Andrea Rubera e Dario Di Gregorio, nella quale Bergoglio ha incoraggiato la coppia gay a vincere i pregiudizi e portare i propri figli – ovviamente avuti tramite l’utero in affitto, o gestazione per altri, secondo la neolingua - a frequentare la parrocchia. L’effetto è chiarissimo: il Papa chiede di riconoscere legalmente un diritto alla famiglia per le coppie gay, diritto che deve includere anche la possibilità di “avere dei figli”. Silenzio sul diritto dei bambini a vivere con la madre che li ha portati in grembo.

La confusione dunque è totale: abbiamo un Papa che nel corso di un intervista (e dunque non in qualità di Papa) fa una inequivocabile affermazione diametralmente contraria a quanto approvato da un suo predecessore e che l’abilità del montatore spinge fino a far intendere che si approvi per le coppie gay un diritto ai figli, fosse anche ricorrendo all’utero in affitto.

Era già capitato che, a motivo di una dichiarazione avanzata nel corso di un’intervista, un Papa avesse involontariamente generato confusione. Fu in occasione del libro intervista di Benedetto XVI con Peter Seewald, allorché il Papa aveva affermato che l’uso del preservativo da parte di una persona che si prostituisce, allorché lo faccia con l’intenzione di non trasmettere l’HIV, può costituire un primo passo di risveglio della coscienza. Il Papa chiariva subito dopo che in nessun caso l’uso contraccettivo del preservativo può essere moralmente ammesso. La traduzione italiana dal tedesco, era stata in effetti foriera di equivoci e tutti i giornali erano usciti con le prime pagine del 10 novembre 2010 che acclamavano l’apertura di Ratzinger alla legittimità del preservativo. Per questa ragione, un mese dopo, la Congregazione pubblicava una Nota sulla banalizzazione della sessualità, nella quale si chiariva cosa Benedetto XVI aveva voluto dire e cosa invece non aveva affermato, né mai avrebbe potuto legittimamente affermare.

Ora, la Congregazione faccia la stessa cosa, visto che è suo preciso dovere fugare dubbi e confermare nella fede. Siccome sappiamo bene che di fronte ad appelli pubblici è facile fare le orecchie da mercante, provvederemo ad inviare per raccomandata una petizione alla suddetta Congregazione, con alcune domande precise e renderemo conto ai lettori di eventuali risposte. Chiederemo conferma delle posizioni delle Considerazioni del 2003, particolarmente del paragrafo sopra citato, della condanna della maternità sostitutiva, presente in Donum Vitae, come anche dell’insegnamento sull’omosessualità sintetizzato nei numeri 2357-2359 del Catechismo della Chiesa Cattolica.

Luisella Scrosati

https://lanuovabq.it/it/dopo-il-papa-primi-vescovi-allo-scoperto-serve-chiarezza

1 commento:

  1. Adinolfi Mario e Gandolfini Massimo?
    Altri due che hanno calato le braghe alla grande...

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