ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 6 dicembre 2020

Viviamo sotto i cecchini

Il Grande Reset dei sacerdoti tecnocrati progressisti? No, ecco il nostro unico Grande Reset!

C. C. Pecknold, professore associato di Teologia sistematica presso l’Università Cattolica d’America, riflette sull’attualissima questione del Grande Reset da un punto di vista molto originale. Ecco il suo articolo pubblicato su The Catholic Thing, nella mia traduzione. 

Gentile da Fabriano Adorazione dei Magi

Gentile da Fabriano, Adorazione dei Magi
Forse di recente avete sentito un’inquietante eco di una frase che circola nell’etere digitale: “Il Grande Reset”. 

Klaus Schwab, presidente del World Economic Forum, ha chiesto un “Grande Reset” nel 2014: “Dobbiamo costruire delle basi completamente nuove per i nostri sistemi economici e sociali”. Mentre la proposta di Schwab è stata formulata nei termini più noiosi dell’homo economicus di Davos, è stato difficile per i critici evitare di paragonare Schwab a un cattivo Bond che mira a dominare il mondo. Eppure a Schwab mancava qualcosa di cruciale. Aveva una visione per trasformare ogni industria, società e nazione. Aveva accesso alle élite più importanti del mondo che prendevano decisioni, ma gli mancava l’opportunità perfetta. 

COVID-19 ha cambiato tutto questo. 

Qui c’è stata una crisi che è sembrata fatta su misura per il reset sognato dai tecnocrati non eletti di Davos. Così, lo scorso giugno, Schwab ha colto l’occasione: “La pandemia”, ha scritto, “rappresenta una rara ma ristretta finestra di opportunità per riflettere, reimmaginare e resettare il nostro mondo per creare un futuro più sano, più equo e più prospero”. Una trasformazione globale non è “un sogno impossibile”, ha insistito Schwab. Il “lato positivo della pandemia” è che abbiamo imparato quanto velocemente “possiamo cambiare radicalmente il nostro stile di vita”. Ciò che una volta era considerato “essenziale”, ha asserito, ora è considerato superfluo. “Tutti gli aspetti delle nostre società e delle nostre economie… dall’istruzione ai contratti sociali e alle condizioni di lavoro”, devono essere trasformati.

In superficie, il reset globale di Schwab è una proposta per una nuova economia verde non dissimile dal “New Green Deal” delineato dalla Rep. Alexandria Ocasio-Cortez (politica statunitense, ndr), che riordina tutti gli aspetti del governo alla vaga e infinita fine di “proteggere il pianeta”. Per Schwab, questo significa “passaporti sanitari digitali” per ogni persona nel mondo, e tutta una nuova serie di “tecnologie rilevanti per la crisi” progettate per risolvere “il problema della fiducia digitale”. Le specifiche delle proposte sono meno importanti degli eufemismi di controllo che usano per attirare le élite alla causa. Date un’occhiata alle grandi società e ai capi di stato che si schierano dietro il Grande Reset: È chiaro che non si tratta di giustizia sociale, ma di espandere il potere del capitale attraverso l’impulso pseudo-religioso degli obiettivi progressisti. 

“Nulla potrà mai tornare al senso di normalità “spezzato” che prevaleva prima della crisi”, ha scritto Schwab nel suo libro COVID-19: Il Grande Reset, perché “la pandemia di coronavirus segna un punto di inflessione fondamentale nella nostra traiettoria globale”. Mentre è dichiaratamente “laico”, Schwab ha chiaramente la sensazione, quasi religiosa, che l’uomo abbia rotto qualcosa, e che ora debba, con uno sforzo e un sacrificio straordinari, “rendere ciò che è dovuto”. 

Per Schwab, gli umani stessi sono il nemico. Riconoscere il cambiamento climatico non è mai abbastanza. Dobbiamo riconoscere che siamo la fonte sinistra del degrado. Gli aspiranti califfi del Grande Reset esercitano un potere salvifico: in nome della scienza, promettono di salvarci da noi stessi, e di liberarci dalla nostra “normalità spezzata” verso una nuova divinità, grazie al nostro ingegno tecnologico. Cosa potrebbe andare storto? 

I Grandi Reset nelle società umane non sono una novità. Ma sono sempre intrinsecamente religiosi. Come altre antiche società vicine all’Oriente, l’antico Israele praticava quelli che gli antropologi della religione chiamano “decreti di tabula rasa”. Gli anni del Giubileo di Israele, come il nostro Grande Reset, riguardavano cose piuttosto mondane e secolari come la terra, il debito e il capitale. Eppure il Giubileo di Israele era diverso. Fu annunciato dallo squillo di una tromba, lo shofar, durante lo Yom Kippur. Il Giubileo aveva un contesto teologico. 

Lo Yom Kippur – o “il Giorno dell’Espiazione” – è il giorno più sacro dell’anno di Israele perché riguarda la purificazione dei peccati di Israele. È un tempo di digiuno e di confessione, di sacrificio rituale e di speranza che Dio scambi il sacrificio [offerto] per la salvezza. Nel Libro del Levitico, leggiamo:

Nel giorno dell’espiazione farete squillare la tromba per tutto il paese. Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia. Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina, né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete la vendemmia delle vigne non potate. Poiché è il giubileo; esso vi sarà sacro; potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi. (Lev 25, 10-12)

L’esplosione gioiosa dello shofar giubilare ogni 49 anni è stata una confessione teologica su dove troviamo la chiave per un futuro veramente “prospero”: nel riconoscimento che dobbiamo tutto a Dio. La terra, la proprietà, i lavoratori: Tutto deve essere liberato in modo che vediamo che nulla è solo nostro possesso. Il Giubileo di Israele, a differenza del “Grande Reset” di Schwab, è stato il riconoscimento del principio del giusto ordine: YHWH (Dio, ndr) è l’unico vero Re. 

La teologia del Giubileo di Israele è fondamentale per la comprensione cristiana di come Dio unisce la carne a se stesso in modo nuovo in Gesù Cristo. Papa Pio XI concluse l’anno giubilare del 1925 introducendo, in Quas Primas, la festa di Cristo Re, affinché il mondo intero, in tutto il suo tumulto, si rivolgesse all'”ineffabile unione ipostatica” con l’avvicinarsi della festa della Natività. Al centro del Pian Jubilee vi è la drammatica confessione che Gesù è il nostro Giubileo. Gesù Cristo è l’unico “Grande Reset” possibile, non solo per la libertà personale, ma anche per l’ordine sociale e politico. Solo il Dio-Uomo può veramente liberare ogni prigioniero. 

Ciò che Pio XI insegnò al mondo nel 1925 è vero anche oggi. Cristo sta arrivando, ed è lui stesso l’autore della felicità: felicità per ogni persona, e per ogni nazione. Come scrive Sant’Agostino a Macedonio, “una nazione è felice quando i suoi cittadini sono felici”. Eppure la felicità non si trova dove è il potente tentativo di resettare il mondo e creare un paradiso progressista. Piuttosto, si trova dove i potenti e i deboli allo stesso modo venerano e adorano l’autore stesso della felicità, che governa da una mangiatoia così come sul suo trono celeste. 

Il principio direttivo del cosmo, e l’amore che mette in moto, e infiamma, le nostre anime, sta venendo. L’Avvento proclama che la vera libertà e felicità, sia per le persone che per la politica, si trova solo in Gesù Cristo, il nostro Giubileo, il nostro unico Grande Reset.

Di Sabino Paciolla

https://www.sabinopaciolla.com/il-grande-reset-dei-sacerdoti-tecnocrati-progressisti-no-ecco-il-nostro-unico-grande-reset/

BEATO CHI 
NON SI SCANDALIZZERA' DI ME
Seconda Domenica di Avvento
Vocogno, Domenica 6 Dicembre 2020
 

beato chi non si scandalizzerà di me
don Alberto Secci
https://www.radicatinellafede.com/2020/12/beato-chi-non-si-scandalizzera-di-me.html

Ruse: “Stiamo vivendo una delle epoche più significative che la Chiesa abbia mai conosciuto. Non perdetevela.”

Una interessante riflessione di Austin Ruse sull’attuale situazione della Chiesa e dei cristiani in un articolo pubblicato su Crisis Magazine. Eccolo nella mia traduzione.  

cecchino
(photo by Staff Sgt. Bryan Nygaard) 

Nel film Full Metal Jacket, ambientato durante la guerra del Vietnam, c’è una scena in cui un plotone di soldati americani viene immobilizzato da un cecchino. Due soldati sono già stati colpiti. Si contorcono nel dolore, e forse anche nella morte, all’aperto.

Il capo plotone appena nominato, “Cowboy”, dice ai suoi uomini di non cercare di salvare i feriti. Devono invece accovacciarsi dietro le macerie. Dice: “Non possiamo rifiutarci di accettare la situazione”.

Per molti anni, ho preso il suo ammonimento – non rifiutando di accettare la situazione – come un chiaro richiamo a sapere cosa sta realmente accadendo. Questa è stata una lezione per noi nei nostri tempi difficili. Recentemente, però, ho rivisto il film, come con occhi nuovi. Ora vedo che Cowboy dice ai suoi uomini che devono accovacciarsi e accettare l’accucciarsi, che i feriti non possono essere salvati, e che il cecchino era pronto al suo posto. La parola chiave del suo ammonimento è “accettare”.

Questo viene in rilievo quando Animal Mother (l’altro personaggio, ndr), con indosso munizioni e con un’enorme mitragliatrice, rifiuta questo ammonimento, salta sulle macerie e carica il cecchino, cercando di salvare i suoi fratelli. Corre all’aperto, completamente esposto al cecchino, e scarica una raffica micidiale dalla sua mitragliatrice. Animal Mother si rifiuta di accettare la situazione.

Viviamo sotto i cecchini. Sono dappertutto, e sparano contro di noi, le nostre famiglie, i nostri figli, la nostra Chiesa.

Chi sono i cecchini? Rivoluzionari sessuali che vogliono costringerci ad accettare la loro visione della persona umana. Il nascituro non è altro che un pezzo di tessuto, e anche se è umano, possiamo ucciderlo. Un ragazzo può essere una ragazza; se non siete d’accordo, faremo in modo di licenziarvi. Dovete accettare l’idea che il gay è la cosa migliore, e che il gay non può mai essere cambiato. Se non siete d’accordo, licenziati. I cecchini occupano le vette del potere culturale, politico, aziendale e persino giudiziario. È come una nuova religione di Stato, e noi siamo gli eretici.

Ci sono varie risposte alla vita vissuta sotto i cecchini. Si potrebbe vivere nella paura e, attraverso la paura, diventare bloccati, incapaci di muoversi. C’è anche la nostalgia. Alcuni la chiamano Golden Age Thinking: sognare i vecchi tempi, tempi migliori. Io lo chiamo “il pensare se solo…”. C’è anche l’autodifesa: la convinzione che non possiamo vincere con i nostri sforzi, quindi non proviamoci nemmeno. Infine, c’è la distrazione: guardare la televisione, seguire lo sport, giocare a golf, fare shopping.

Tutte queste risposte ci allontanano dalla missione che Dio Onnipotente ci ha dato. Lui sa di cosa si tratta. Ci ha mandato qui, voi ed io, per affrontare i cecchini culturali, per difendere la Sua creazione in un momento di massimo pericolo. Spesso scherzo sul fatto che Egli ha mandato i miseri come noi perché vuole tutto il merito. Ammettetelo, non siamo certo l’A-Team (forze speciali dell’esercito statunitense, in una popolare serie televisiva degli anni ‘80, ndr). I cecchini lo sanno bene. Avete mai notato come ci prendono in giro?

Potreste pensare che il mio messaggio sia la disperazione. Nulla è più lontano dalla verità. Dico che non c’è mai stato un momento più bello per essere un cattolico fedele – e non nonostante la vita sotto i cecchini, ma proprio per questo. La risposta adeguata a questo tempo e alla nostra missione è uno spirito gioioso e combattivo.

Non dimentichiamo che viviamo in un tempo di grandi santi e martiri: Padre Pio, Madre Teresa, Gianna Beretta Molla, Josemaría Escrivá, Massimiliano Kolbe, Miguel Pro… sacerdoti in Francia uccisi dai jihadisti mentre celebravano la messa… centinaia di uomini con la gola tagliata dagli islamisti su quella spiaggia egiziana, una vera nuvola di testimoni.

Viviamo in un’epoca in cui i fedeli laici cattolici sono costretti a fare propria la loro Fede e a impadronirsi della piazza. Chi guida la lotta per i nascituri? I cattolici. Chi guida la lotta per il matrimonio? I cattolici.

C’è un’esplosione di media cattolici: Radio cattoliche, reti televisive, editori di libri, riviste e altri apostolati.

L’educazione cattolica sta migliorando. Vedete l’educazione ortodossa (cioè non eterodossa, ndr) che si può ottenere all’Università di Dallas, all’Abbazia di Belmont, all’Abbazia di Belmont, a Steubenville, alla Cristianità, ai Benedettini, ai cattolici del Wyoming. Anche l’Università Cattolica d’America si sta mobilitando per la causa ortodossa, e non è stata un’impresa facile.

Guardate i grandi convertiti dal Evangelicalismo. Avete notato che noi tendiamo ad avere i più catechizzati, e loro si prendono quelli dei nostri che lo sono meno? Pensate a Scott Hahn, Frank Beckwith, Casey Chalk, Thomas Howard, Marcus Grodi, Patrick Madrid, Mark Galli, Matthew Schmitz e altre decine e centinaia di migliaia.

La risposta giusta alla vita sotto i cecchini è la gioia e lo spirito combattivo, che troverete ovunque.

Viviamo in un’epoca in cui il mondo intero è ossessionato dalla Chiesa cattolica. Darò un breve sguardo a sei eventi che si sono susseguiti uno dopo l’altro e che dimostrano il potere della Chiesa di affascinare il mondo.

Inizia con la Lunga Quaresima del 2002, quando si è saputo che preti sessualmente aberranti avevano aggredito giovani uomini per decenni e che i loro vescovi consenzienti li avevano nascosti e protetti. È stato doloroso, ma la loro denuncia è stata buona. Quei crimini avevano bisogno della luce del sole. Ma notate come il mondo guardava con attenzione, e come tanto del mondo guardava come uccelli carogne. Di certo non guardano la chiesa metodista così da vicino, nonostante le abbondanti prove che i ministri protestanti sono più propensi a predare i bambini che i sacerdoti cattolici.

Ma proprio mentre quella cosa orribile si è svelava davanti ai nostri occhi, ricordate cosa è successo? Il mercoledì delle Ceneri 2004, La Passione di Cristo (Il film scritto e diretto da Mel Gibson, ndr) è stato proiettato nei teatri di tutto il mondo. Ero in una stanza d’albergo di New York quella notte, e ogni singolo opinionista parlava di quel film. Questo film cattolico ossessionava il mondo. Tutto il pubblico piangeva. Spingeva i criminali a confessare i crimini commessi anni prima. Divenne uno dei film di maggior incasso di quell’anno.

E allo stesso tempo, un cattolico dissidente (John Kerry, ndr) fu condidato per i democratici alle elezioni presidenziali, e quale fu il nostro obiettivo nazionale? Il dovere dell’elettore cattolico. Ma più di questo, ciò che attirò l’attenzione globale fu la corretta ricezione della Santa Eucaristia (esattamente come oggi con Biden, ndr). Non è mai successo niente del genere, e noi l’abbiamo visto.

E prima che potessimo riprendere fiato arrivò la malattia finale e la morte di Papa Giovanni Paolo II. Tutto il mondo intero sembrava stare davanti all’ospedale Gemelli, e tutto il mondo lo seguiva da casa e lo aspettava sotto la sua finestra. Ricordate quando cercò di parlare quella domenica di Pasqua, e non ci riuscì? Dov’eravate quando è morto il 2 aprile? Tutto il mondo intero aspettava l’ultima parola. E milioni di persone sono andate a Roma senza un posto dove stare, senza un posto dove dormire, ma sono venute per un solo scopo: rendere lode e ringraziare per quel grande uomo.

E poi tutti rimasero nei pressi per vedere chi sarebbe stato il successivo Papa. Le dimissioni di Benedetto XVI hanno scosso il mondo. E vediamo i commenti che vagano con l’aereo di Papa Francesco che fanno notizia in tutto il mondo.

Al giorno d’oggi, vediamo l’ennesimo cattolico dissidente (Biden, ndr) che potrebbe occupare la Casa Bianca. Egli è un nemico dell’insegnamento morale della Chiesa, ma la nostra Chiesa è talmente significativa che sente la necessità di prendere in mano il suo rosario.

Ciò che tutto questo dimostra, e che non bisogna dimenticare, è che stiamo vivendo una delle epoche più significative che la Chiesa abbia mai conosciuto. Non perdetevela.

Cowboy voleva che i suoi uomini si nascondessero dietro le macerie. Voleva che i suoi uomini accettassero la situazione. Animal Mother ha rifiutato la situazione e ha sparato sul  nido del cecchino. Con un Ave [Maria] sulle labbra e un gioioso spirito combattivo, Dio vuole che carichiamo il nido del cecchino. Dobbiamo rifiutare di accettare la situazione e che Dio abbia pietà della nostra anima.

Di Sabino Paciolla

https://www.sabinopaciolla.com/ruse-stiamo-vivendo-una-delle-epoche-piu-significative-che-la-chiesa-abbia-mai-conosciuto-non-perdetevela/

“Quando i generali tradiscono, abbiamo più che mai bisogno della fedeltà dei soldati”

Di Giovannino Guareschi.
Reverendo,spero che questa mia raggiunga il remoto esilio montano nel quale l’ha confinata quella Sua irruenza che non diminuisce davvero col crescere degli anni.
Conosco la storia che è incominciata quando il compagno sindaco Peppone ha preso a salutarla in pubblico: «Buon giorno, compagno Presidente!». Poi è venuto a farLe visita in canonica assieme allo Smilzo, al Bigio e al Brusco, per dirLe che, siccome intendeva abbellire la Casa del Popolo con un bel balcone per i discorsi, avrebbe volentieri acquistato le colonnine di marmo della balaustra dell’altar maggiore, nonché i due angeli allogati ai lati del Tabernacolo. Questi, Le disse (se il mio informatore è veritiero), avrebbe voluto sistemarli sopra l’arco del portone d’ingresso, per adornare la targa con l’emblema del PCI.
Don Camillo: Lei staccò dal muro la doppietta e la spalanco davanti a Peppone e soci facendo loro ritrovare rapidamente la via della porta. Ma, creda, non fu una risposta spiritosa, da buon giocatore.
Quando scoppiò la bomba della destalinizzazione, non dimentichiamolo, Lei non andò forse a trovare Peppone nella sua officina per comunicargli che avrebbe volentieri comprato i ritratti e il busto di bronzo di Stalin esistenti alla Casa del Popolo, nonché la targa marmorea di «Piazza Stalin», perché intendeva usarli per adornare convenientemente con essi il suo bagno personale?
Reverendo, ora che è scoppiata la bomba della depacellizzazione e Lei deve adeguare la chiesa alle esigenze precise del nuovo Rito Bolognese, Peppone aveva il diritto di renderle pan per focaccia.

NEI GUAI FINO AGLI OCCHI
Lei è nei guai fino agli occhi, Reverendo, ma stavolta il torto è tutto Suo. Il giovane curato che i Suoi Superiori Le hanno inviato per istruirLa sul Rito Bolognese e per aiutarLa ad aggiornare la chiesa, non è un Peppone qualsiasi e Lei non poteva trattarlo rudemente come l’ha trattato.
Egli veniva da Lei con un mandato preciso e, siccome la Sua chiesa non ha nessun particolare valore artistico e turistico, il giovane quanto degno sacerdote aveva il pieno diritto di pretendere l’abbattimento della balaustra e dell’altare, l’eliminazione delle cappellette laterali e delle nicchie coi loro ridicoli Santi di gesso e di legno, nonché dei quadretti ex voto, dei candelabri e, insomma, di tutta l’altra paccottiglia di latta, di legno e di gesso dorati che, fino alla riforma, trasformavano le chiese in retrobottega da robivecchi.
Lei, don Camillo, aveva pur visto alla Tv il «Lercaro Show» e la concelebrazione della Messa con Rito Bolognese. Aveva ben visto la suggestiva povertà dell’ambiente e la toccante semplicità dell’altare ridotto a una proletaria tavola. Come poteva pretendere di piazzare in mezzo a quell’umile Sacro Desco un arnese alto tre metri come il Suo famoso (quasi famigerato) Cristo Crocifìsso cui Lei è tanto affezionato?
Lei aveva pur visto alla Tv, qualche giorno dopo, com’era apparecchiata la Sacra Mensa attorno alla quale il Papa e i nuovi Cardinali hanno concelebrato il Banchetto Eucaristico.
Non s’era accorto che il Crocifisso situato al centro della Tavola era tanto piccolo e discreto da confondersi coi due microfoni?
Non aveva visto, insomma, come tutto, nella Casa di Dio, deve essere umile e povero in modo da far risaltare al massimo il carattere comunitario dell’Assemblea Liturgica di cui il Sacerdote è soltanto un concelebrante con funzione di presidente?
E non aveva sentito, nel secondo «Lercaro Show» televisivo (rubrica «Cordialmente»), quanto siano soddisfatti, addirittura entusiasti, i fedeli petroniani per la nuova Messa di Rito Bolognese?
Non ha visto come erano tutti eccitati, specialmente i giovani e le donne, dal piacere di concelebrare la Messa invece di assistervi passivamente subendo il sopruso del misterioso latino del Celebrante, e dalla legittima soddisfazione di non doversi umiliare più inginocchiandosi per ricevere l’Ostia e di poterla deglutire in piedi, trattando Dio da pari a pari come ha sempre fatto l’onorevole Fanfani?

INDIETRO DI QUALCHE SECOLO
Don Camillo: quel giovane prete aveva ragione e si batteva per una Santa Causa perché l’aggiornamento è stato voluto dal Grande Papa Giovanni affinchè la Chiesa, «Sposa di Cristo, potesse mostrare il suo volto senza macchia né ruga».
È la Chiesa che, fino a ieri semplicemente Cattolica e Apostolica, diventa (ricordi sempre Lercaro) Chiesa di Dio. E Lei, don Camillo, è rimasto indietro di qualche secolo, Lei è ancora fermo all’ultimo Papa medievale, a quel Pio XII che oggi viene pubblicamente svillaneggiato dai palcoscenici con l’approvazione – vedi la rappresentazione del Vicario a Firenze- degli studenti universitari cattolici, e che, quando il produttore avrà ottenuto la sovvenzione statale, verrà svillaneggiato anche dagli schermi e dai teleschermi.
Don Camillo: non se n’è accorto nemmeno assistendo, attraverso la Tv, alla consacrazione dei nuovi Cardinali?
Non ha sentito gli applausi fragorosi a scena aperta rivolti al neoCardinale-Operaio Cardin?
Non ha udito il Reverendo Presentatore televisivo precisare che il neoCardinale cecoslovacco Beran è semplicemente uscito dal suo «stato d’isolamento» ?
Non ha notato la pacata indignazione che vibrava nella sua voce quando il Reverendo Presentatore Tv ha denunciato il sopruso commesso dal dittatore Franco pretendendo di avvalersi del medievale, fascistico privilegio che hanno i Capi degli Stati Cattolici d’imporre personalmente la Berretta ai neoCardinali appartenenti al loro Paese?
Non ha neppure notato la diligenza encomiabile con la quale il Reverendo Presentatore Tv – come, del resto, ha fatto lo stesso Santo Padre – ha ignorato l’esistenza della cosiddetta «Chiesa del Silenzio» o «Chiesa Martire» d’oltrecortina?

In questa foto vediamo il card.Josef Mindszenty con i rivoluzionari che lo liberarono dalle prigioni comuniste nel 1956. Seguì la rappresaglia con l'invasione dell'Ungheria da parte dell'Unione Sovietica. L'allora deputato comunista Giorgio Napolitano (lo stesso che Bergoglio definisce un grande d'Italia) salutò l'invasione come un atto eroico !

Don Camillo, non s’è accorto come le Superiori Gerarchie della Chiesa evitino di parlare di quel Cardinale Mindszenty d’Ungheria che, con riprovevole indisciplina, persiste nell’ignorare la Conciliazione fra Chiesa Cattolica e Regime Sovietico, e nel ricusare di tributare il dovuto omaggio al cosiddetto «Comunismo Ateo», ritenendo addirittura valida una Scomunica Papale che è oggi oggetto di riso in tutti gli Oratori parrocchiali?
Don Camillo, perché si rifiuta di capire?
Perché, quando il giovane prete inviatoLe dall’Autorità Superiore Le ha spiegato che bisognava ripulire la chiesa e vendere angeli, candelabri, Santi, Cristi, Madonne e tutte le altre paccottiglie fra le quali anche il Suo famoso Cristo Crocifisso, perché, dico, Lei lo ha agguantato per gli stracci sbatacchiandolo contro il muro?
Non ha capito che sono in ballo i più sacri princìpi dell’economia? Che sono in ballo miliardi e miliardi e la stessa sacra Integrità della Moneta?
Quale famiglia “bene”, oggi, vorrebbe privarsi del piacere di adornare la propria casa con qualche oggetto sacro? Chi può rinunciare ad avere in anticamera un San Michele adibito ad attaccapanni, o in camera da letto una coppia d’angeli dorati come lampadario, o in soggiorno un Tabernacolo come piccolo bar?

INSEGUIRE LA MODA
Don Camillo, la Moda è una potenza che muove migliaia di fabbriche e migliaia di miliardi: la Moda esige che ogni casa rispettabile possegga qualche oggetto sacro. La ricerca è rabbiosa tanto che, se non immetteremo nel mercato dell’Arredamento Santi, angeli, pale d’altare, candelabri, Crocifissi, Tabernacoli, Cristi, Madonne e via discorrendo, i prezzi raggiungeranno cifre iperboliche. E ciò pregiudicherà la sacra Integrità della Lira, onorata dagli stranieri con l’Oscar delle Monete.
La Chiesa non può più estraniarsi dalla vita dei laici e ignorarne i problemi.
Don Camillo, non mi faccia perdere il segno. Lei, dunque, è nei guai ma la colpa è tutta Sua.
Sappiamo ogni cosa: il pretino inviatoLe dai Superiori Le ha proposto – demolito il vecchio altare – di sostituirlo non con una comune Tavola come quella del «Lercaro Show», ma col banco da falegname che il compagno Peppone gli aveva vilmente fatto offrire in dono suggerendogliene l’utilizzazione. E ciò ricordando che il padre Putativo di Cristo era falegname e che il piccolo Gesù, da bambino, spesso lo aveva aiutato a segare e piallare tavole.
Don Camillo: si tratta di un prete giovane, ingenuo, pieno di commovente entusiasmo. Perché non ne ha tenuto conto e ha cacciato il pretino fuori dalla chiesa a pedate nel sedere?
Bel risultato, don Camillo. Adesso, nella Sua chiesa, c’è il pretino che fa quel che gli pare e Lei si trova confinato quassù a S., ultima miserabile parrocchia della montagna. Un paese senza vita perché uomini, donne e ragazzi validi sono tutti a lavorare all’estero e qui abitano soltanto i vecchi coi bambini più piccoli.
E Lei, Reverendo, ha dovuto sistemare la chiesa secondo le nuove direttive, così, dopo aver concelebrato la prima Messa con Rito Bolognese, si è sentito dire dai vecchi che, fino a quando Lei rimarrà in paese, loro non verranno più alla Messa.

VOX POPULI,VOX DEI
Don Camillo, le cose si vengono a sapere. Lei – ricordando le parole del pretino – ha spiegato che, adesso, la Messa deve essere celebrata così e il vecchio Antonio Le ha risposto:
«Ho novantacinque anni e, per quel poco o tanto che ho ancora da vivere, mi basta la scorta di Messe in latino che mi son fatto in novant’anni».
«Roba da matti» ha aggiunto la vecchia Romilda. «Questi cittadini vorrebbero farci credere che Dio non capisce più il latino!»
«Dio capisce tutte le lingue» ha risposto Lei. «La Messa viene celebrata in italiano perché dovete capirla voi. E, invece di assistervi passivamente, voi partecipate al sacro rito assieme al sacerdote.»
«Che mondo» ha ridacchiato Antonio. «I preti non ce la fanno più a dire la Messa da soli e voglion farsi aiutare da noi! Ma noi dobbiamo pregare, durante la Messa!»
«Appunto, così pregate tutti assieme, col prete» ha tentato di spiegare Lei. Ma il vecchio Antonio ha scosso il capo:
«Reverendo, ognuno prega per conto suo. Non si può pregare in comuniorum. Ognuno ha i suoi fatti personali da confidare a Dio. E si viene in chiesa apposta perché Cristo è presente nell’Ostia consacrata e, quindi, lo si sente più vicino. Lei faccia il suo mestiere, Reverendo, e noi facciamo il nostro. Altrimenti se Lei è uguale a noi a che cosa serve più il prete? Per presiedere un’assemblea sono capaci tutti. Io non sono forse presidente della cooperativa boscaioli? E poi: perché ha portato via dalla chiesa tutte le cose che avevamo offerto a Dio noi, coi nostri sudati quattrini? Per scolpire quel Sant’Antonio di castagno che lei ha portato in solaio, mio padre ci ha messo otto anni. Si capisce che lui non era un artista, ma ci ha impiegato tutta la sua passione e tutta la sua fede.
«Tanto è vero che, siccome lui e la mia povera madre non potevano avere figli, appena finita e benedetta la statua, Sant’Antonio gli ha fatto la grazia e sono nato io. Se lei vuole fare la rivoluzione, la vada a fare a casa sua, reverendo».
Don Camillo, io capisco quello che Lei ha dovuto provare. Ma la colpa è Sua se si è invischiato in questi guai.
A ogni modo, io non Le scrivo solo per dirLe cose cattive, ma per confortarLa un po’.
Il pretino che è ora al Suo posto ha già smantellato la chiesa. Non ha installato al posto dell’altare il banco da falegname bensì un normale tavolo perché, con bel garbo, le Superiori Autorità gli hanno fatto capire che, pure essendo l’idea bellissima e nobilissima, questa preferenza data alla falegnameria avrebbe potuto offendere i fabbri e gli altri artigiani.
Balaustra, angeli, candelabri, ex voto, statue di Santi, Madonnine, quadri e quadretti, Tabernacolo e tutti gli altri arredi sacri sono stati venduti e il ricavato è servito per sistemare la chiesa, per l’impianto stereofonico, dei microfoni, degli altoparlanti, del riscaldamento eccetera.
Anche il famoso Cristo è stato venduto perché troppo ingombrante, incombente, spettacolare e profano. Però metta il cuore in pace: tutta la roba non è andata lontano. L’ha comprata il vecchio notaio Piletti che l’ha portata e sistemata nella cappella privata della sua villa del Brusadone.
Manca soltanto la balaustra dell’altar maggiore: l’ha comprata
Peppone e dice che ci farà il balcone della Casa del Popolo. Però mi risulta che colonnine e ogni altro pezzo della balaustra sono stati imballati, incassati uno per uno con gran cura e riposti in luogo sicuro.
Lei sa che, per quanto mi conosca come uno stramaledetto reazionario nemico del popolo, Peppone con me si lascia andare e m’ha fatto capire che sarebbe disposto a trattare. Vorrebbe, in cambio della balaustra, il mitra che Lei gli ha fregato nel 1947. Dice che non ha la minima intenzione di usarlo perché oramai anche lui è convinto che i clericali riusciranno a fregare i comunisti mandandoli al potere senza dar loro la soddisfazione di fare la rivoluzione. Lo rivuole perché è un ricordo.

LA MESSA CLANDESTINA
Don Camillo, io sono certo che quando Lei fra poco tornerà (e La faranno tornare presto perché, adesso, in chiesa ci vanno, per far dispetto a Lei, soltanto Peppone, lo Smilzo, il Brusco e il Bigio), Lei troverà tutte le Sue care cianfrusaglie perfettamente sistemate nella chiesetta del notaio.
E potrà celebrare una Messa Clandestina per i pochi Suoi amici fidati. Messa in latino, si capisce, e con tanti oremus e kirieleison.
Una Messa all’antica, per consolare tutti i nostri morti che, pure non conoscendo il latino, si sentivano, durante la Messa, vicini a Dio, e non si vergognavano se, udendo levarsi gli antichissimi canti, i loro occhi si riempivano di lacrime. Forse perché, allora, il Sentimento e la Poesia non erano peccato e nessuno pensava che il dolce, eternamente giovane «volto della Sposa di Cristo» potesse mostrare macchie o rughe.
Mentre oggi Essa si presenta a noi dal video profano, col volto sgradevole e antipatico del Cardinale Rosso di Bologna e dei suoi fidi attivisti, gentilmente concessi alla Curia dalla locale Federazione Comunista.
Don Camillo, tenga duro: quando i generali tradiscono, abbiamo più che mai bisogno della fedeltà dei soldati…

La saluto affettuosamente e Le mando, per Sua consolazione, una immaginetta del Molto Reverendo Pietro Nenni, esperto in Encicliche Papali, e chiamato dagli amici “Peter Pan e Salam”.
Il Suo parrocchiano Guareschi

Fonte: MiL – Messainlatino.it.
https://gloria.tv/post/E6oiTwJNP3k11aZGSGUXKjMMc


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