Preghiamo “Adoro te devote”. Ne abbiamo bisogno più che mai
Cari amici di Duc in altum, Ettore Gotti Tedeschi ha inviato questo contributo, che volentieri vi propongo, in adesione alla sua proposta di preghiera.
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Forse mai come oggi nell’ultimo secolo abbiamo dovuto reagire e rinverdire la nostra fede, riconfermando il nostro Credo. Forse mai come oggi abbiamo corso il rischio di veder applicate le parole che lo Spirito Santo suggerì a san Giovanni Evangelista (Gv 1, 11): “Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto”. Forse mai come oggi vorremmo udire le stesse parole che Gesù rivolse al lebbroso: “Lo voglio, guarisci!”. E ancora, mai come oggi abbiamo sentito il bisogno di vederlo comandare ai venti e alle onde, come sul lago di Tiberiade, per placare la tempesta, affinché nella nostra anima scenda una grande calma e pace.
Propongo pertanto ai lettori di Duc in altum di recitare ancora una volta il quasi obliato, vivificante, inno di san Tommaso d’Aquino Adoro Te devote, composto per la solennità del Corpus Domini nel 1264. Lo ricordate?
È una preghiera che rinnova la fede e la speranza, rinnova e vivifica il desiderio di vivere. E di vivere con Gesù, nostro unico Salvatore, piangendo per l’emozione. Immaginiamo di essere di fronte al tabernacolo.
“Ti adoro devotamente, Dio nascosto, che sotto questi segni a noi ti celi. A te tutto il mio cuore si sottomette perché nel contemplarti tutto viene meno. La vista, il tatto, il gusto non ti intendono, ma per la sola tua parola noi crediamo sicuri. Credo tutto ciò che disse il figlio di Dio. Niente è più vero di questo Verbo di verità. Sulla Croce era nascosta la sola divinità; quivi anche l’umanità è nascosta; tuttavia, l’una e l’altra credendo e confessando, chiedo ciò che chiese il ladro pentito. Come Tommaso non vedo le piaghe, eppure ti confesso mio Dio. Fa’ che s’accresca sempre più in me la fede in te, la mia speranza e il mio amore per te”.
Ettore Gotti Tedeschi
https://www.aldomariavalli.it/2021/01/18/preghiamo-adoro-te-devote-ne-abbiamo-bisogno-piu-che-mai/
Sacerdoti e bambini nel mirino del demonio
Cari amici di Duc in altum, vi propongo questa riflessione che ho ricevuto dalla lettrice che si firma con lo pseudonimo Veronica Cireneo. È dedicata ai sacerdoti e ai bambini, le due categorie (alfa e omega) che secondo l’autrice sono più di tutte nel mirino del demonio.
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Sulla terra, dopo Dio, nessuno è più grande del sacerdote. Lo potremmo definire l’alfa: alter Christus nella vita quotidiana e ipse Christus durante la consacrazione eucaristica.
Sulla terra, dopo Dio, nessuno è più piccolo del bambino, che possiamo definire l’omega.
Ebbene, questi estremi, alfa e omega, oggi sono entrambi nel mirino del demonio, dittatore dei nostri tempi, per momentanea permissione divina.
Basta guardarsi attorno. Quanti sacerdoti sedotti dallo spirito del mondo vengono illusoriamente promossi da sé stessi o dai superiori, e quanti sacerdoti sedotti da Cristo vengono altrettanto ingannevolmente allontanati dalle parrocchie ed emarginati!
Quante anime si perdono a causa di sacerdoti che, dimenticata la loro sacralità, spesso usata per tornaconto personale, schivano con abilità chirurgica la disponibilità alla missione di versare il proprio sangue per la salvezza delle anime!
Gran parte della fiacchezza spirituale dei sacerdoti deriva dall’abbandono dell’abito proprio, la talare, scudo agli attacchi del maligno, e dall’adozione dell’abito civile, scudo alla grazia santificante. Motivo per il quale con tanta abominevole indifferenza troppi sacerdoti si prestano a distribuire il Corpo di Cristo nel più oltraggioso dei modi.
Così, nel momento stesso in cui scende dal Cielo a portare sé stesso con i suoi doni più sublimi, Nostro Signore è accolto come un fastidioso miserabile, all’interno di celebrazioni che non hanno alcuna corrispondenza con l’entità e la gloria del Celebrato.
Tranne che nel vetus ordo, dove sull’altare si vede il fuoco, dove sospese si fanno le categorie dello spazio e del tempo e dove tutto è pensato per garantire la solennità della cerimonia e rendere gloria alla suprema maestà del Celebrato, le Messe moderne sembrano, più che una lode, un’elemosina!
Non è difficile immaginare attorno al sacerdote ombre di diavoli danzanti, non proprio legioni, ma assembramenti sì, anche in sacrestia, non appena egli sveste l’abito della sacra cerimonia per restare in manica di camicia, jeans e scarpe da ginnastica. E chissà, forse, cercando, si troverebbe pure il testimone oculare!
Tornate a indossare le vostre armi, sacerdoti! Abito sul corpo, rosario rivolto al Cielo e ginocchia alla terra! E carità, carità in abbondanza! Deus caritas est! Fate a gara nell’edificarci e nell’edificarvi a vicenda, o vi perderete a migliaia e con voi turbe di anime di cui siete responsabili.
Nel tempo dell’inganno universale, infatti, rischiano molto anche gli eletti!
Sappiamo però che Gesù ha promesso, ed Egli è fedele, che negli ultimi tempi susciterà giganti di santità, come mai nella storia vi sono stati. Dunque, siate docili e disponibili a questo progetto di santità! Ciascuno di voi lo sia!
Se voi non opponeste resistenza, Egli, che vi ha eletti, potrebbe trasformare tutto, anche le ferite, le macerie e le tiepidezze del vostro cuore, nel suo Cuore: vivo, amante, intrepido, mite, potente e pulsante. E lo farebbe con la stessa rapidità con cui trasforma il pane e il vino nel suo Corpo e Sangue, ogni volta che glielo domandate.
Coraggio! È tutta qui l’audacia che vi è richiesta! Non siate sacerdoti a metà! Le nostre anime hanno bisogno del vostro esempio!
E i bambini? Strappati, oppressi dalla fame e dalla sete, abusati, rapiti, sfruttati, torturati, uccisi anche nel grembo della madre, a milioni!
Quante anime si perdono intorno allo scempio sui bambini! Tra loro ecco genitori, abusatori (che spesso corrispondono), medici e anche operatori di case farmaceutiche che con i tessuti dei bimbi costruiscono vaccini, introducendo così – marchio della bestia – in questa nostra società che si dice civile la più barbara delle pratiche: il cannibalismo.
Preti infedeli e uccisori di bambini. In nessun ambito più dei due sopra elencati abbiamo il più grande numero di anime perdute.
Grazie al Cielo ci sono anche anime che, per lo più nel nascondimento, vivono la vocazione alla maternità, naturale e sacerdotale, e molte preghiere indirizzano a vantaggio di sacerdoti e bambini, prova concreta dell’esistenza e dell’essenza stessa di Dio, alla cui volontà dovremmo essere docili come agnellini, così come dovremmo ruggire, quale militia Christi, contro ogni forma di male e di menzogna, sempre usando, in entrambi i casi e in forma simbiotica, l’azione e la preghiera.
Ed ora la battaglia si fa ardua!
Chi può dire se verrà prima la santità dei sacerdoti a salvare i bambini, o se sarà il sacrificio abominevole dei bambini, che come l’Innocente portano la più pesante delle croci, a santificare i sacerdoti e tutti noi?
In ogni caso, kirye eleison. Preghiamo per l’alfa e l’omega, per i sacerdoti e per i bambini.
Tutto il resto è vanità.
Veronica Cireneo
https://www.aldomariavalli.it/2021/01/18/sacerdoti-e-bambini-nel-mirino-del-demonio/
Dermot Pius Farrell è stato nominato vescovo da Papa Francesco il 3 gennaio 2018. Lo stesso Pontefice lo ha nominato arcivescovo di Dublino, la capitale dell’Irlanda, quindi la sede più importante del paese, il 29 dicembre 2020. Farrell, qualche giorno dopo la nomina ad arcivescovo ha rilasciato un’intervista all’Irish Times in cui si dichiara favorevole alle donne diaconi e ai sacerdoti sposati, e alla benedizione privata degli anelli per le coppie divorziate e risposate e per le coppie omosessuali. A questo punto, verrebbe da chiedersi quale sarebbe il criterio di scelta dei vescovi e della loro promozione.
Ecco l’opinione in merito di padre Gerald E. Murray, pubblicata su The Catholic Thing, nella mia traduzione.
L’arcivescovo eletto di Dublino, Dermot Farrell, ha rilasciato un’intervista all’Irish Times subito dopo che la sua nomina è stata annunciata dalla Santa Sede. (Fare clic qui per la trascrizione dell’intervista.)
Il nuovo arcivescovo si dichiara favorevole alle donne diaconi e ai sacerdoti sposati. Non trova nelle Scritture un argomento contro l’ordinazione delle donne al sacerdozio. Chiama l’insegnamento del Catechismo della Chiesa Cattolica sull’omosessualità puramente tecnico. Dice anche di non avere problemi con la benedizione privata degli anelli per le coppie divorziate e risposate e per le coppie omosessuali (anche se trova problematiche le benedizioni pubbliche perché la gente spesso le interpreta come veri e propri matrimoni).
In mezzo a tanti altri problemi, la Chiesa irlandese sembra destinata a giorni più difficili.
Il trattamento che Farrell riserva all’insegnamento e alla pratica della Chiesa riguardo all’omosessualità, per esempio, è sprezzante: “È una descrizione tecnica. La gente lo fraintende poi perché è un linguaggio teologico tecnico”. Egli considera di modificare questo linguaggio tecnico, perché “Credo che papa Francesco ne abbia discusso (di questa rimozione). E’ venuto fuori all’ultimo Sinodo”.
Davvero? Farrell si riferisce a questo insegnamento del Catechismo: “Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che per ‘gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati’. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della
vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati”. (Catechismo Chiesa Cattolica 2357)
Nel linguaggio comune, chiamare il linguaggio in un documento “tecnico” può significare che è incomprensibile o è comunemente frainteso dai non iniziati, e serve a qualche scopo arcano o legalistico. La sua rimozione è auspicabile, ma può essere difficile da fare se i pignoli, i puristi o i legalisti si oppongono. Meglio ignorarlo e trattarlo come una lettera morta, come in “Tecnicamente parlando questo è vero, ma…”. .”
Descrivere l’insegnamento chiaro, immutabile e non modificabile della Chiesa sull’intrinseca immoralità degli atti omosessuali come linguaggio tecnico di cui si potrebbe, e persino si dovrebbe fare a meno, è chiaramente un rifiuto di quell’insegnamento.
Il rifiuto dell’attività omosessuale, e dello stile di vita omosessuale, da parte dei fedeli cattolici, tuttavia, non è un fraintendimento del linguaggio “tecnico” che si trova nel Catechismo. Coloro che vogliono che la Chiesa abbracci e benedica lo stile di vita omosessuale si oppongono al linguaggio del Catechismo non perché sia frainteso dagli sprovveduti che pensano che significhi che nessuno dovrebbe compiere atti omosessuali perché, essendo intrinsecamente disordinati, sono immorali. Piuttosto, obiettano perché il linguaggio è facilmente e correttamente compreso proprio per significare questo. Il problema per loro non è la presunta confusione delle parole usate, ma piuttosto il loro chiaro significato. (In sostanza, alcuni chierici rifiutano il linguaggio del Catechismo non perché oscuro nel significato ma perché troppo chiaro e comprensibile dalla gente comune, ndr)
L’arcivescovo Farrell, in risposta a una domanda sulla benedizione degli anelli per le coppie divorziate e risposate e per le coppie dello stesso sesso, dice:
La difficoltà con le benedizioni è che molto spesso sono mal interpretate come matrimonio. I sacerdoti hanno dato queste benedizioni in passato. Ricordo un mio collega. Gli ho detto – per lui era abitudine fare questa cerimonia della benedizione degli anelli – gli ho detto che non ho difficoltà con la benedizione degli anelli se lo si fa qui in casa, ma se si esce in pubblico, in una chiesa, e si benedicono gli anelli come li vedi. . .si sono presentati con 200 persone e l’hanno visto come un matrimonio. A volte la gente usa questa fraseologia. . .lì si fa confusione. Può essere frainteso come “sì, il prete ci ha sposati”. Le benedizioni saranno sempre fraintese ed è qui che sorge la difficoltà, perché una volta che inizi a benedire cose come questa, la gente lo interpreterà come un matrimonio. Non possiamo avere questo tipo di situazione nella Chiesa perché crea ogni sorta di problemi in termini di insegnamento e questi insegnamenti della Chiesa sono stati costanti.
Lasciando da parte la questione della benedizione degli anelli delle coppie divorziate e risposate, quale significato dobbiamo esattamente intendere riguardo la benedizione degli anelli nuziali delle coppie dello stesso sesso, sia in privato che in pubblico? È un equivoco considerare che il sacerdote che fa una tale benedizione approvi la relazione che la coppia omosessuale ha intrapreso (che è un falso, pseudo-matrimonio), e chieda il favore e l’approvazione di Dio su tale relazione come simboleggiato dagli anelli?
Il Dizionario Cattolico Moderno definisce così una benedizione: “Nel linguaggio liturgico una benedizione è una cerimonia rituale con la quale un chierico autorizzato negli ordini maggiori santifica persone o cose al servizio divino, o invoca il favore divino su ciò che benedice”. La voce del dizionario sugli anelli recita: “Nel linguaggio liturgico la benedizione è una cerimonia rituale: Il conferimento dell’anello è parte integrante della cerimonia di matrimonio per indicare l’amore reciproco tra marito e moglie, e portare l’anello simboleggia la loro promessa di fedeltà coniugale”.
Il problema principale nel benedire le fedi di una coppia dello stesso sesso non è che le persone si confondano e pensano che il sacerdote le abbia sposate. No, il problema principale è che un prete che compie un atto così empio dà l’impressione che Dio favorirà ciò che ha condannato. I “matrimoni” tra persone dello stesso sesso non sono matrimoni in nessun modo, in nessuna forma. È una relazione gravemente peccaminosa in cui due uomini o due donne si impegnano a sodomizzarsi a vicenda. Nessuna benedizione dovrebbe mai essere invocata da un sacerdote su questo rapporto innaturale né sui simboli che costituiscono una copia abusiva del sacro patrimonio del matrimonio.
L’arcivescovo Farrell dice: “Non ho difficoltà con la benedizione degli anelli”. Se questo è vero, quello che ha è una difficoltà più fondamentale: Dio ha messo in guardia i pastori che ingannano i loro greggi portandoli su sentieri di peccato e di errore perché saranno ritenuti responsabili. Preghiamo che il nuovo arcivescovo di Dublino rinunci ai suoi commenti e riaffermi l’insegnamento e la pratica della Chiesa.
Di Sabino Paciolla
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