Chiesa e nuovo umanesimo: quale futuro?
Nello smarrimento dei valori spirituali risiede la crisi di una umanità incapace di riconoscere la propria identità che le generazioni passate hanno impresso nella cultura. I segni del vuoto dei valori è visibile in una mentalità che infrange le leggi del diritto naturale in nome di falsi diritti propugnati da una ideologia relativistica sotto forma di un permissivismo che supera i limiti della dignità della persona. I detentori del potere mediatico assoggettati dalle Lobby finanziarie ed economiche perpetrano capillarmente stereotipi comportamentali materialistici ispirati a un nuovo umanesimo globalista.
La storia riporta progetti di nuovi umanesimi con esiti nefasti con l’obiettivo di proporre una nuova concezione dell’uomo ignorando la vera natura umana. Il nuovo umanesimo con l’intento di creare un nuovo uomo stravolge la natura umana. Nel configurare i caratteri del “Nuovo Umanesimo” resta ineludibile riconoscere una ideologia che introduce l’uomo nel culto verso se stesso detronizzando Dio e propugnando come diritti: aborto, eutanasia, utero in affitto, immigrazionismo inglobati nel nuovo idolo umano superando ogni ostacolo morale. Sorge l’interrogativo se la Chiesa è segno di contraddizione in questo mondo. Il dubbio grava sulle gerarchie ecclesiastiche che in nome di una conversione modernista scientemente giustificano e promuovono una nuova ideologia.
Qual è quindi la posizione della Chiesa? La risposta può essere già riportata nel messaggio di Papa Francesco all’ONU in occasione del 75.mo anniversario della sua fondazione. Il pontefice si esime dal denunciare le cause dalle quali artificialmente è scaturita l’epidemia covid 19. Ha fatto passare sotto silenzio il grave problema economico e sociale frutto di un rigorismo politico che ha negato i diritti di tutela nei confronti di categorie economiche ad essere indennizzate da una crisi senza precedenti, inoltre è mancato un richiamo alla dittatura sanitaria che ha colpito numerosi pazienti con gravi patologie ai quali è stata impedita la fruizione di una assistenza sanitaria adeguata e costante.
Parafrasando le dichiarazioni di professor Stefano Fontana …. Il Papa cogliendo l’occasione sugli effetti dell’emergenza sanitaria avanza la richiesta della crescita di un multilateralismo condannando la chiusure nazionalistiche e qualunque sovranismo cause di dissidi, diffidenze e incomprensioni tra stati. Una maggiore collaborazione internazionale non si può contrapporre con una valorizzazione delle risposte adottate da ogni nazione, in difesa dal contagio non da ascriversi semplicemente come atto di egoismo politico. Cfr Stefano Fontana ….Editoriale “La nuova bussola quotidiana” 28/09/2020. Tali dichiarazioni tendono a suffragare gli obiettivi dei poteri finanziari, economici e politici che intendono instaurare un umanesimo globalista per omologare un pensiero unico, e i principi accreditati dai poteri delle multinazionali. Risulta pertanto ignorata la concezione di popolo e di nazione resa significativa nella socialità dell’individuo.
Emerge inoltre una questione antropologica fondamentale: mentre nella visione cristiana la natura umana è immutabile in quella post-moderna la natura umana è mutabile per l’intervento della biotecnologia. Dalla critica del canoni assoluti metafisici, riguardante tra gli altri l’uomo, nasce nel pensiero post moderno l’indebolimento del concetto di uomo soggetto manipolabile grazie all’ingegneria genetica. L’uomo non è più definibile nella sua integrità biologica e spirituale perché è diventato un materiale biologico, di ricambio e geneticamente modificabile. Bisogna chiedersi come fece Primo Levi se quello condizionato dalla globalità e trasformato dalle biotecnologie sia un vero uomo. Emerge il punto debole della cultura del nuovo umanesimo che rappresenta l’uomo nel suo involucro esterno senza penetrare nella profondità dell’essenza dell’essere. A questo punto si contrappone il significato cristiano dell’uomo nella sua essenza spirituale come dipendente da Dio creatore a sua immagine. Nella concezione del neoumanesimo l’uomo si presenta assolutamente indipendente senza vincoli verso l’Entità superiore oltre ad essere concepito nella sua finitezza quale negazione di un destino eterno. La dignità umana dell’essere ha come fondamento la partecipazione della natura di Dio ((Ef 2,18; 2Pt 1,4).
Inoltre L’antropologia cristiana dà un grande valore al corpo essendo l’uomo creato ad immagine di Dio. Il significato antropologico nella concezione dell’uomo è il nucleo centrale della dottrina sociale della Chiesa. Dovendo cogliere nell’uomo il valore di persona nella concezione cristiana si evince nei documenti del magistero e nella concezione del pensiero teologico e filosofico che l’uomo è persona in quanto possiede una natura razionale libera avendo l’inclinazione di autodeterminarsi e autorealizzarsi.
Il magistero della Chiesa ha dato nel corso dei secoli una ricchezza di pronunciamenti sulla concezione dell’uomo sul piano teologico e filosofico formulando risposte univoche alla domanda di significato dell’essere uomo. Resta quindi la missione di annunciare la verità con fermezza e il sostegno della Fede senza naufragare nella tentazione di inseguire una cultura trasformista in senso antropologico e radicale. Mario Mascia
Del Prof. Mario Mascia.
https://www.ilpensierocattolico.it/index.php?/entry/363-chiesa-e-nuovo-umanesimo-quale-futuro/
Conterrà tutte le informazioni sul personale religioso, anche le punizioni ricevute e la cancellazione del loro ministero. Un documento sulla gestione di clero, monaci, sacerdoti, vescovi, che hanno anzitutto l’obbligo di “sostenere la leadership del Partito comunista cinese, sostenere il sistema socialista”, “resistere alle attività religiose illegali e all’estremismo religioso e resistere alle infiltrazioni di forze straniere che usano la religione”. “Si continua a trattare le religioni come istituzioni statali e gli impegni degli operatori religiosi come funzionari civili”. In crisi il valore “pastorale” dell’Accordo sino-vaticano.
Un articolo di Wang Zhicheng, pubblicato su AsiaNews.
L’Amministrazione statale per gli affari religiosi (Sara) ha dato il via a un data-base che raccoglie tutte le informazioni sul personale religioso. In esso verranno registrati anche “premi”, “punizioni” da esso ricevute, compresi “la cancellazione” del loro ministero e “altre informazioni”. Il tutto sarà tenuto aggiornato “in modo tempestivo”.
Il varo del data-base è una delle novità (art. 33) citate nel documento “Misure amministrative per il personale religioso”, reso pubblico ieri e che manifesta una volta di più il controllo totale delle esperienze religiose in Cina. Il documento è costituito da 7 capitoli e 52 articoli, in cui in modo minuzioso si gestisce l’iscrizione del personale religioso, le sue caratteristiche e il tipo di lavoro, i “diritti”, ma soprattutto “gli obblighi” di vescovi, sacerdoti, monaci buddisti e taoisti, ecc.…
Il documento era stato pubblicato nel novembre scorso sul sito della Sara per raccogliere possibili suggerimenti e correzioni. È stato pubblicato ieri con pochissime variazioni e entrerà in vigore il 1° maggio.
Qualunque persona che voglia esercitare una funzione religiosa deve rispondere a criteri previ: egli deve “amare la madrepatria, sostenere la leadership del Partito comunista cinese, sostenere il sistema socialista, rispettare la Costituzione, le leggi, i regolamenti e le regole, praticare i valori fondamentali del socialismo, aderire al principio di indipendenza e autogestione della religione e aderire alla politica religiosa della Cina, mantenendo l’unità nazionale, l’unità etnica, l’armonia religiosa e la stabilità sociale” (art.3).
Va notato che fra gli “obblighi” vi è il “resistere [contrastare] alle attività religiose illegali e all’estremismo religioso e resistere alle infiltrazioni di forze straniere che usano la religione”. Per i cattolici questo significa che i sacerdoti e vescovi ufficiali non potranno esprimere la comunione con i sacerdoti e vescovi non ufficiali, avallando e sostenendo la divisione imposta dal regime.
Anche i vescovi cattolici, sebbene siano “approvati e ordinati” dal Consiglio dei vescovi cinesi, possono esercitare solo dopo la registrazione presso la Sara. In tal modo, a gestire il ministero pastorale dei vescovi rimane lo Stato e non la Chiesa (art. 16).
Molto simile è la situazione dei “buddha viventi” nel buddismo tibetano: essi non potranno esercitare alcun ministero, né considerarsi vere reincarnazioni senza il permesso del Partito comunista cinese (art. 15).
Interrogato da AsiaNews, un sacerdote cattolico in Cina ha commentato: “In questo documento, di novità non ce ne sono. Si continua a trattare le religioni come istituzioni statali e gli impegni degli operatori religiosi come funzionari civili. Tant’è vero che il loro lavoro deve essere regolato, controllato e registrato come un impiego civile. La registrazione avviene tramite gli organismi religiosi, ma presso gli uffici responsabili civili. E questo è doloroso soprattutto per i vescovi”.
L’8 febbraio scorso, incontrando il Corpo diplomatico, a un certo punto, papa Francesco ha citato il rinnovo dell’Accordo provvisorio fra Cina e Santa Sede. “Si tratta – ha detto – di un’intesa di carattere essenzialmente pastorale e la Santa Sede auspica che il cammino intrapreso prosegua, in spirito di rispetto e di fiducia reciproca, contribuendo ulteriormente alla soluzione delle questioni di comune interesse”. Diversi sacerdoti in Cina si domandano se questo nuovo documento sulle “Misure amministrative” non metta in crisi le conquiste “pastorali” dell’Accordo, dato che sottomette il ministero dei vescovi al potere del Partito e ribadisce la divisione fra comunità ufficiali e sotterranee.
https://www.sabinopaciolla.com/il-grande-fratello-delle-religioni-il-nuovo-data-base-di-pechino/
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