Timore di Dio o Resilienza?
«Perché sta accadendo questo? Che cosa vogliono farci? Perché ci trattano così? Perché non ci curano? Perché ci lasciano andare in ospedale per morire? Perchè ci invitano a restare segregati in casa e se usciamo dobbiamo mascherarci? Perchè trascurano le patologie diverse dal Covid? Perché vogliono farci vaccinare con un farmaco che non è un vaccino? Perché la Chiesa è d’accordo se per produrlo sono state utilizzate cellule di feti abortiti e se di quel vaccino sono dimostrati gli eventi avversi? Perchè dicono che faranno fallire le imprese che vogliono loro? Perchè parlano di patrimoniale sui nostri risparmi, di interventi sulla proprietà privata, di transizione ecologica, di digitalizzazione?».
Tra le lacrime, sono state queste le domande che mi ha fatto l’altra sera un’anziana signora al telefono. Mentre singhiozzava e si faceva queste domande, diceva: «Io ho paura». Rosa vive la paura di quello che uomini senza scrupoli possono fare a lei e alla sua famiglia, a suo marito malato di tumore e a suo figlio disoccupato.
Quegli uomini, membri delle “leadership illuminate”, il loro obiettivo l’hanno raggiunto. Vogliono far credere – per eliminare Dio – di essere loro gli artefici della realtà che viviamo. Hanno terrorizzato per un anno e continuano a seminare il panico per un virus che ha un indice di mortalità di poco superiore all’influenza – che è d’altra parte scomparsa dalle cause di morte delle statistiche – e che sarebbe ancora più basso (forse con decine di migliaia di morti in meno, rispetto al più alto numero di morti al mondo, sulla popolazione, che l’Italia ha contato, a causa dell’incapacità del suo ceto politico, burocratico e dirigenziale) se fossero divulgate le terapie mediche da seguire ai suoi primi sintomi. Il terrore – accompagnato dal distanziamento sociale, dall’isolamento, dalla solitudine e dalla privazione di tutte le libertà – ha prodotto l’aumento dei suicidi e dei tentativi di suicidio, anche tra i giovanissimi, dell’uso di alcool e di droghe, delle depressioni e degli stati di alterazione psichiatrica. I lockdown permanenti e striscianti – che saranno rinnovati in modo generalizzato fino ed oltre Pasqua, esattamente com’è accaduto nel 2020 – hanno generato povertà, che si è aggiunta a quella precedente, per milioni di persone e di famiglie, che finora non l’avevano conosciuta ed hanno causato finora la chiusura di 500.000 imprese. A poco a poco, scompariranno tutti i negozi di prossimità, per essere sostituiti dal “Grande Fratello” della distribuzione digitale, che aumenta i suoi profitti in maniera esponenziale. Ci ritroveremo immersi in una specie di “Truman Show”, dove le “fila” delle nostre azioni e dei nostri comportamenti, saranno tenute da un’unica “regia” di una realtà falsa, dalla quale sarà impossibile sottrarsi, dal punto di vista umano. Saremo “confinati” – sapendo di vivere in una “finzione”, senza poter conoscere il confine di questa realtà e senza poter fuggire, perché saremo privati anche della forza e del coraggio di ribellarci – come se fossimo in esilio dalla Terra che Dio ha messo a disposizione delle Sue creature, non ricordando neanche di possedere una ragione, di avere un’anima, di vivere per essere liberi e per usare la nostra libertà, che è il più grande dono di Dio.
E’ proprio questo quello che “loro” avevano programmato: farci diventare quello che ora siamo. Cavie umane. Degli zombi che camminano, che s’incontrano per strada e si guardano in cagnesco, con il volto coperto da una maschera, che molti non vedevano l’ora di poter indossare, per nascondere, agli occhi degli altri, la loro miseria umana, la loro mancanza di un sorriso, di un “Buongiorno” che fosse veramente un “Buongiorno”, di un “Come stai!” che fosse veramente un “Come stai!”. Ora, il “Buongiorno” è stato sostituito dalla domanda “Lo fai il vaccino?”. Se la risposta è no, gli occhi fanno capire che vieni considerato un appestato.
Siamo divenuti quello che volevamo a tutti i costi diventare. Delle bestie che sopravvivono. Che si difendono nelle loro tane. Che si barricano nelle loro case. Che accettano servilmente tutto. Che attendono, così, di morire, sperando ora di essere salvati dal “primo che passa”, al quale inneggiano al 69% con i loro consensi – confidando sua magnanimità, in qualche forma di sussidio o di misero bonus – senza voler conoscere la sua storia di uomo della finanza internazionale, che svilupperà il programma imposto dalla sua “società di appartenenza”, ora in combutta con l’intero schieramento parlamentare, tranne qualche marginale dissenso. O vogliamo credere che Giorgia Meloni, nuovo membro del direttivo dell’Aspen, possa essere considerata opposizione al Governo?
Gli “Illuminati” inneggiano alla “Fratellanza Universale” e al “Nuovo Umanesimo”, al soccorso che deriva dall’Europa, che dalla sua fondazione ha fatto strame di tutti i principi cardine della sua origine e della sua identità cristiana – congedandosi, così dalla sua storia – per sostituirli con quelli che derivano dalle consorterie massoniche: sancendo il “diritto all’aborto”; promuovendo politiche anti-nataliste (e blaterano di crisi della natalità e di “culle vuote” …); favorendo, con le sue delibere a favore dell’eutanasia, l’eliminazione dei vecchi e dei malati, di coloro che non producono e costituiscono un costo per la società; eliminando i termini “padre” e “madre”, per sostituirli con quelli di “genitore 1” e “genitore 2”, per distruggere la famiglia come finora l’avevamo conosciuta; attuando politiche di apertura nei confronti dell’uso delle droghe; costituendo, all’interno delle sue città, enclavi formate da una popolazione estranea alla sua storia, alla sua tradizione ed alla sua identità, per attuare la sostituzione programmata della sua popolazione. Dovremmo affidarci a quest’Europa, che ora, con la pseudo-pandemia, sarebbe diventata “umana”. Neanche i nazisti sono riusciti a realizzare un disegno così compiuto.
Così come dovremmo affidarci agli Stati Uniti del “cattolico” Biden, per il quale l’aborto è un “diritto umano internazionale” e che tra i primi atti della sua amministrazione ha firmato un decreto che permette l’invio di fondi dei contribuenti a organizzazioni non governative in tutto il mondo che forniscono pratiche e informazioni sulle interruzioni di gravidanza, in ossequio a quell’obiettivo di riduzione della popolazione (o “rientro dolce” dalla “bomba demografica”, che è pura invenzione di menti malate) che è perseguito da oltre un secolo dalle famiglie che comandano il mondo e dalle Istituzioni internazionali, a partire dall’intero sistema delle Nazioni Unite.
In nome dell’Atlantismo, dovremmo combattere l’unico Paese che nel mondo difende i valori cristiani: la Russia di Vladimir Putin, bersaglio – dopo Trump – dell’èlite mondialista.
Dovremmo condividere i “disegni” delle multinazionali digitali, che vengono lasciate operare senza essere sottoposte ad alcun tipo di controllo normativo, che cancellano a loro piacimento chi esprime opinioni dissonanti a quelle dei “padroni del vapore”, in un regime sostanzialmente esente dal pagamento delle tasse in relazione ai loro profitti e che operano per manipolare tutti i dati che vengono loro forniti, impadronendosi delle nostre vite.
Così come dovremmo assoggettarci alla “Rivoluzione Green” – quella di Greta e della “Laudato Sì” di Bergoglio, la peggiore enciclica della storia bimillenaria della Chiesa, preludio dell’adorazione compiuta nella Basilica di San Pietro della Dea-Terra, la Pachamama – che inneggia ad un idolo pagano, la Terra, che non sarebbe più il Creato che Dio ha posto al servizio dell’uomo, ma il fine della nostra vita, che così si sbarazza del Cielo.
Forti della nostra “Resilienza” – quel termine malefico che viene ripetuto ossessivamente, adatto per descrivere i materiali in grado di assorbire un urto senza rompersi o per quegli individui che seguiranno i “dettati” del potere e così saranno capaci di affrontare e superare il “periodo di difficoltà” – dovremmo “abbracciare” felici tutti i contenuti della post-modernità ed entrare trionfanti nell’era del Transumanesimo, caro a Jacques Attali, membro del Gruppo Bildeberg, che sostiene: «Quando si sorpassano i 60-65 anni, l’uomo vive più a lungo di quanto non produca e costa caro alla società. L’eutanasia sarà uno degli strumenti essenziali delle nostre società future. Il diritto al suicidio, diretto o indiretto, è perciò un valore assoluto in questo tipo di società. Macchine per sopprimere permetteranno di eliminare la vita allorché essa sarà troppo insopportabile, o economicamente troppo costosa» (Jacques Attali, “La médicine en accusation“, in AA.VV., L’avenir de la vie, Seghers, Paris 1981, pp. 268-274).
Nella «società liquida» che viviamo, il ruolo di gente come Attali è fondamentale. Da Mitterand in poi, lo studioso francese, figlio di un commerciante ebreo, ha svolto la funzione di «uomo ombra» sulle scelte economiche europee ed è stato uno degli artefici dell’invenzione dell’euro, la non-moneta che ha devastato negli ultimi vent’anni la vita di centinaia di milioni di europei, contribuendo all’arricchimento del sistema bancario, dei gruppi finanziari e delle élites. Fu proprio Attali a dichiarare nel 2011: «La crisi attuale dell’Euro non solo era prevedibile, ma era stata prevista e perfino pianificata, per arrivare ad una forte federazione europea sul bilancio. Tutti coloro che, come me, hanno avuto il privilegio di tenere la penna per scrivere la prima versione del trattato di Maastricht, hanno fatto in modo che un’uscita non fosse possibile. Siamo stati ben attenti a evitare di scrivere un articolo che consentisse ad uno stato membro di andarsene. Questo non è molto democratico, ma è una garanzia per rendere le cose più difficili, in modo che fossimo costretti ad andare avanti». Capiamo ora perché nelle dichiarazioni programmatiche nel nuovo Presidente del Consiglio italiano, l’euro è stata definita “scelta irreversibile”? E’ sempre Attali a sostenere: «Che cosa credeva la plebaglia europea, che l’Euro fosse stato creato per la sua felicità?».
La felicità è quella dei manipolatori della coscienza collettiva, di quei maître à penser da “quattro soldi” – in senso metaforico, perché le loro tasche sono così piene di denaro che hanno solo il problema di capire come spenderlo – che vogliono dominare il mondo con le loro insulse, menzognere e nefaste teorie e insegnare alla “plebaglia” come deve comportarsi ed agire. Attali è uno di questi manipolatori, tra i più influenti a livello mondiale e tra i più apprezzati, naturalmente, soprattutto quando si occupa della vita degli individui. Sostiene: «La riproduzione diventerà compito delle macchine, mentre la clonazione e le cellule staminali permetteranno a genitori-clienti di coltivare organi a volontà per sostituire i più difettosi. Un bambino potrà essere portato in grembo da una generazione precedente della stessa famiglia o da un donatore qualsiasi, e i figli di due coppie lesbiche nati da uno stesso donatore potranno sposarsi, dando vita a una famiglia con sole nonne e senza nonni. Molto più in là, i bambini potranno essere concepiti, portati in grembo e fatti nascere da matrici esterne, animali o artificiali, con grande vantaggio per tutti: degli uomini poiché potranno riprodursi senza affidare la nascita dei propri discendenti a rappresentanti dell’altro sesso; delle donne poiché si sbarazzeranno dei gravi del parto» (“Repubblica”, 18.08.2014). Attali è l’inventore del «poliamore». «A che titolo», dice, «si dovrebbero avere due case e due cellulari e non più relazioni?» (“Repubblica”, 19-8-2019). Aggiunge: «Nella libertà moderna si rivendica il diritto di non scegliere. Meglio: di scegliere un congiunto nell’istante, senza che ciò pregiudichi la scelta di un altro poco dopo. Quest’attitudine si farà sempre più accentuata, e la trasparenza porterà all’affermazione del diritto ad avere molti amori, omosessuali o eterosessuali, ma più spesso dettati dalla bisessualità, inclinazione che sta velocemente aumentando (o affiorando alla luce). In analogia col networking, ci sarà il netloving : un circuito amoroso nel quale si potranno avere relazioni simultanee e trasparenti con più individui, che a loro volta avranno molti partner». Alla bisessualità, Attali aggiunge il concetto di «poligenitorialità». «Fondata», dice, «sull’avvicendarsi di madri e padri, un pò come già accade parzialmente nelle odierne famiglie allargate. I figli saranno allevati da un unico genitore o da altre coppie e i genitori biologici potranno condividere le responsabilità educative con i nuovi compagni e con gli ex, con gli ex degli ex e con estranei. Tutto si muove in tale direzione, comprese le pratiche di procreazione assistita, che condurranno a separare sempre più la riproduzione dalla sessualità e dall’amore».
La rivoluzione è già in atto, voluta e pianificata da tempo dal pensiero unico dominante, quello che per sua genesi e ispirazione si oppone alle leggi di Nostro Signore e alla Verità e che non trova nessun argine, nessun contrasto, nessuna opposizione. Solo acquiescenza. Così come, sul piano economico, costoro hanno imposto a popoli interi leggi e regole di cui hanno beneficiato solo gli «eletti», sul piano dell’etica operano senza nessun timore di Dio, come se Dio non esistesse. E’ un’opera certamente diabolica, che ha – proprio per questa ragione – la sua coerenza e la sua forza di persuasione. Sarebbero arrestabili solo se vi fossero guide spirituali in grado – in base alla loro fede – di leggere la realtà che vivono in rapporto ai princìpi immutabili della Verità rivelata. E’ proprio questo il dramma che si vive. Il lavoro del demonio è stato raffinato negli ultimi decenni ed ha indotto queste guide ad occuparsi di problemi estranei al loro «ruolo»: intervengono sul lavoro, sulla disoccupazione, sulla povertà, sulla corruzione delle classi dirigenti, sull’immigrazione e su decine di altre tematiche che nulla c’entrano con la salvezza delle anime. Non insegnano più il discernimento tra il bene e il male. La religione, per loro, in fondo, coincide con quello che dice Attali: «Una risposta per la spiritualità del singolo. Una serie di precetti residuali ad uso dell’individuo». L’inquilino di Santa Marta non ha forse detto che «Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce. Basterebbe questo per migliorare il mondo»?
«Com’è stata la sua giovinezza?», chiedo alla signora Rosa. «Bellissima», mi risponde. «Ho perso i miei genitori a 9 anni, ma ho vissuto sempre circondata da amore. Ora, è tutto cambiato».
E’ vero. Tutto è cambiato. Perché il lavorio è stato costante, tenace, martellante. La goccia ha scavato la roccia senza fermarsi mai. E’ riuscita a frantumarla, a farla diventare granelli di sabbia, che vengono portati via dal vento. Si sono disintegrate le fondamenta della nostra identità. Ai bambini non si insegnano più le preghiere prima di addormentarsi. Non si insegna più che accanto a loro, per tutta la loro vita, ci sarà un Angelo Custode che li proteggerà, come faranno il loro papà e la loro mamma. S’insegnano il sesso e i cambiamenti di sesso. Agli adolescenti non si insegna più che non è lecito avere rapporti prematrimoniali. Sono le mamme che accompagnano le figlie ad abortire. A scuola non si insegna più la Bellezza, che è Verità. S’insegna il gender o si vuole che la Scuola – come ha auspicato il neo-Presidente del Consiglio – valorizzi le “mansioni tecniche” di cui la Rivoluzione anti-umana che hanno architettato ha estremo bisogno, per la parte che non potrà essere svolta dai robot.
Nell’arco di due-tre generazioni, la società occidentale, con il suo materialismo e il suo positivismo, con la sua Modernità – che è negazione della sua identità – è riuscita ad eliminare Dio. L’ha ammazzato, per ammazzare se stessa. Ne ha eliminato la stessa nozione. Ne ha eliminato il timore.
E’ bello rileggere, proprio in questo momento, le parole che l’Arcangelo Gabriele adopera quando annuncia il concepimento senza peccato alla Santa Vergine Maria, che viveva il timore nei confronti della grandezza del soprannaturale, presente in ogni vocazione divina. «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio», dice Gabriele (Lc 1-30). Sarà Maria a rilevare, nel Magnificat, che solo coloro che temono saranno ricompensati dalla Misericordia di Dio: «Di generazione in generazione, la Sua Misericordia si stende su quelli che lo temono», Ella dirà (Lc 1-50). E’ Gesù a dire: «E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto Colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna» (Mt 10-28).
Rammentiamole queste parole a coloro che non parlano mai dell’Inferno o di Satana, che è una realtà fisica e spirituale e che non mettono in guardia dal falso timore, dalla paura di coloro che possono togliere unicamente la vita del corpo. Timore vero e rispetto vero sono dovuti solo a Dio, che è nostro principe e nostro giudice supremo, e non agli uomini e – di conseguenza – se le leggi degli uomini sono in contrasto a quelle di Dio, ad esse è non solo lecito, ma doveroso disubbidire.
«Coraggio, sono io, non abbiate paura», dice Gesù (Mt 14-27) ai discepoli che pensavano fosse un fantasma perché lo vedevano camminare sulle acque del lago di Genèsaret. Proviamo a farci coraggio, a combattere da cristiani, serbandoci forti, a chiedere soccorso al Signore, come fece Pietro, quando si impaurì per la violenza del vento e gridò: «Signore, salvami» (Mt 14, 30). Non avremo più paura, perché Gesù sarà lì, ci stenderà la mano, come fece con il Primo Apostolo, dicendogli: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Se ci facciamo attanagliare dalla paura, faremo sempre e solo il gioco del Male. Solo la fede ci può salvare. Non sono gli uomini a far morire e a far vivere. «Il Signore fa morire e fa vivere, scendere agli inferi e risalire» (1 Sal 2,6), perché «ha il potere sulla vita e sulla morte» (Sap 16,13). Dopo il miracolo dell’emorroissa, mentre ancora parlava, Gesù ascoltò le voci di coloro che vennero a dire al capo della sinagoga, Giàiro: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?» (Mc 5-35). Gesù gli si rivolse e disse: «Non temere, continua solo ad avere fede!» (Mc 5-36). E’ la fede che salva, come salvò quella fanciulla di dodici anni, che dopo le parole di Gesù, «Fanciulla, io ti dico, alzati» (Mc 5-41), si mise a camminare.
Veramente pensiamo che Colui ha compiuto questi miracoli non possa, con un soffio, disperdere come foglie al vento coloro che vogliono soggiogare l’uomo ai loro disegni? Così poca fede abbiamo? Niente – neppure le cose più insignificanti – sfugge agli occhi di Dio, alla Sua Provvidenza e al Suo giudizio. «Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio, Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri» (Lc 11, 6-7). Non sfuggono a Dio le azioni degli uomini, tutte le azioni di tutti gli uomini, di tutte le generazioni, passate, presenti e future e ciascun uomo riceverà il suo premio o la sua condanna. Per questa ragione, non c’è alcun timore da vivere su questa terra che possa rimanere senza ricompensa eterna, nessuna sofferenza o persecuzione che si patisce per seguire Cristo, nei cui confronti ed alla cui volontà ci dobbiamo abbandonare con un timore di carattere filiale – analogo a quello del bravo figlio che non vuole recare dispiacere ai suoi genitori – e che deve trarre linfa vitale, forza, coraggio, in qualsiasi tipo di avversità che attraversiamo, nella fiducia nella divina Provvidenza. Dobbiamo vivere la nostra libertà camminando nell’incertezza di poterci salvare, perché siamo marchiati tutti dal peccato originale, ma quest’incertezza dev’essere un pungolo a cui Dio ci sottopone – per questo preghiamo nel Padre Nostro “non ci indurre in tentazione” – in modo da progredire, giorno dopo giorno nel compito della nostra vita: la santificazione personale. Fino all’ultimo istante di questa vita, Dio ci attenderà, come fece con il buon ladrone, che aveva timore di Dio. Infatti, così disse al malfattore che insultava Cristo: «Neanche tu hai timore di Dio benchè condannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male» (Lc 23, 40-41).
Di fronte alla paura che gli uomini malvagi vogliono farci vivere, riconsideriamo e coltiviamo la nostra libertà di rivolgerci a Cristo. “Rubiamogli il cuore”, come fece il buon ladrone, che chiedeva solo di essere ricordato, ma il Signore gli disse: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel Paradiso» (Lc 23, 43). Cristo concede sempre di più di quanto Gli si chiede, se la domanda è sincera, fiduciosa, consapevole della propria condizione di peccatore e timorata del potere di Dio. Così “si aprono le porte del Cielo”. Non ci sarà mai un uomo o un gruppo di uomini che potrà impedirlo, perché Cristo ha vinto definitivamente il Male, che ora ha – con il Suo permesso – il potere di immergerci nella nostra paura. Scrive San Paolo (Rm, 28-30): «Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati».
Portiamo, quindi, la nostra Croce con gioia, senza alcun timore degli uomini e ricordiamo quel che scriveva San Francesco di Sales: «La sapienza di Dio ha previsto fin dal principio la Croce che Egli ti invia dal profondo del Suo Cuore come un dono prezioso. Prima d’inviartela, Egli l’ha contemplata con i Suoi occhi onniscenti, l’ha meditata al lume del Sua sapiente giustizia. E le ha dato calore stringendola tra le Sue braccia amorose, l’ha soppesata con ambo le mani se mai non fosse di un millimetro troppo grande o di un milligrammo troppo greve. Poi, l’ha benedetta nel Suo nome santissimo, l’ha cosparsa col balsamo della Sua grazia e col profumo del Suo conforto. Poi, ha guardato ancora a te, al tuo coraggio… Perciò, la Croce viene a te dal Cielo, come un saluto del Signore, come una elemosina del Suo misericordioso amore».
Danilo Quinto
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