Un anno di pandemia, l'anno del coniglio
Se c'è un fil rouge capace di legare in un unico giro questi 365 giorni di pandemia, lo troviamo nella: insicurezza. Questo è stato l'anno dell'insicurezza. Il futuro si è ristretto, arriva solo fino al prossimo Dpcm. Ma è l'anno in cui trionfano gli insicuri, quelli che non vedevano l'ora di trovare un pretesto per giustificare la loro paura di vivere
Spagna, test del tampone
Ad un anno dalla pandemia. Molti tra giornalisti, letterati e politici hanno tirato una riga dopo un anno di convivenza coatta con il Signor Coronavirus. Ognuno di costoro ha individuato una cifra caratteristica di questi dodici mesi, un minimo comun denominatore che avrebbe voluto assegnare un senso a questi giorni senza senso e senza tempo vissuti come pazienti o potenziali pazienti.
Anche noi proviamo a trovare un fil rouge capace di legare in unico giro questi 365 giorni pandemici e quel filo rosso potrebbe avere un nome: incertezza. Subito ci viene in mente l’incertezza del futuro che, come un capo lavato in acqua bollente, si è ristretto. Per noi abitanti di Virulandia il futuro termina con il prossimo Dpcm. Qualche settimana dura il futuro. E, subito dopo il futuro, fa capolino la speranza e purtroppo anche lo Speranza, inteso come ministro, che, con istinti sucidi, puntualmente uccide ogni aspettativa.
L’incertezza poi si declina in tanti modi quante sono le teste degli italiani (e non solo). Come camperò passata la buriana? Il mio lavoro non sarà più lo stesso? Cambieranno davvero i rapporti sociali tra i sopravvissuti? Mio figlio quali ripercussioni psicologiche avrà dopo tanta Dad e poca scuola? I punti interrogativi si moltiplicano e alimentano l’insicurezza.
Ma forse il peggio non sta nel fatto che le insicurezze sono aumentate di numero o si sono aggravate sempre più, il peggio sta forse nel fatto che noi tutti siamo diventati più insicuri. O meglio, chi era incerto pre-covid si trova ora più esitante e chi, all’opposto, stringeva saldamente le redini della propria vita ora è ancora più deciso.
Prendiamo l’abbandono liturgico. Pare che ci sia stato un crollo delle presenze alla Messa domenicale intorno al 40%. Peggio della perdita di consensi del Movimento 5 Stelle. Molti di coloro i quali hanno disertato le panche delle chiese per paura dell’infezione non hanno disertato le corsie dei supermercati. Si dirà: «Devo pur mangiare per vivere». E il Pane eucaristico non serve appunto per questo?
Molti hanno approfittato del Covid come pretesto per fare un passo indietro anche nei rapporti umani. Niente visite ai parenti, niente partecipazioni ai funerali, niente due chiacchere con l’amico che aveva bisogno. Tutte grane che il virus per fortuna ci ha evitato. Viviamo ritirati perché la nostra stessa esistenza si è ristretta, proprio come il tempo e lo spazio in cui ormai la bolla pandemica ci ha costretto a vivere.
«Non è tanto per me, ma se mi ammalo io poi divento contagioso e posso infettare persone a me vicine anziane. E poi ci sono le sanzioni ed anche se non ci fossero dobbiamo tutti fare la nostra parte e comportarci da cittadini responsabili». Badi bene il lettore: a volte queste giustificazioni sono assai ragionevoli. Ma a volte sono pretestuose e occultano figure di ominidi – giovani o maturi – paurosi di un virus che, per la loro età e condizione fisica, è letale come l’attraversamento delle strisce pedonali in centro urbano di giorno. Molti hanno nascosto dietro il Covid la loro ontologica insicurezza, la mancanza di virilità e di audacia e il loro essere imbelli. Conseguenza ovvia: si sono allenati per una vita a trovare scuse, a mandare avanti gli altri, a scaricare le proprie responsabilità su terzi, a schivare, dissimulare, mentire, rimandare ed ora si sono schiantati contro il muro della pandemia. Ma sì, continuiamo a cancellare dall’immaginario collettivo le figure del cavaliere, dell’eroe che si sacrifica per gli altri, dell’uomo che soffre e tace e non va a lamentarsi dal terapeuta ad ogni bruscolino che gli finisce nell’occhio. Però poi non stupiamoci di quei medici che non vanno a visitare i propri pazienti perché hanno paura di contagiarsi.
Belanti e ubbidienti ora aspettiamo tutti l’immunità di gregge, nome quanto mai appropriato, perché attendere pazientemente e senza protestare pare essere diventata oggi la pratica zen più diffusa e più virtuosa. Ma forse più che agli ovini dobbiamo guardare ad un’altra bestiola simpatica. Dato che il virus è cinese è proprio il caso di dire che sì, quest’anno per molti è stato l’anno del coniglio.
Tommaso Scandroglio
https://lanuovabq.it/it/un-anno-di-pandemia-lanno-del-coniglio
Vescovo: il vaccino è dogma, ma confessarsi è discutibile
Pierantonio Pavanello, vescovo di Rovigo-Adria, ha dichiarato che vaccinarsi è un dovere etico, ignorando i dati ancora incerti sulle reazioni avverse. Non solo, il monsignore parla di un presunto insegnamento della Chiesa sull’obbligo vaccinale tirando in ballo il magistero del papa, ma allora perché disattende le direttive sul canone in materia di confessione?
- E IN CALABRIA SI VACCINA IN CHIESA di Andrea Zambrano
Monsignor Pierantonio Pavanello, vescovo di Rovigo-Adria, ha dato prova di avere qualche problema con la dottrina e i sacramenti, decidendo di occuparsi di medicina e vaccini, senza però un’adeguata competenza, ripetendo a pappagallo che lo strumento principale per uscire dall’epidemia è il vaccino e che il contagio è calato drasticamente nei paesi dove le vaccinazioni sono in stadio avanzato. E’ bene però notare che chi è andato a spulciare i dati delle “virtuosissime” (quanto a vaccinazioni) Inghilterra e Israele non ha avuto lo stesso entusiasmo. Un interessante e meticoloso studio sui dati in Israele, per esempio, mostra che al di sopra dei 65 anni d’età, nel periodo di tre settimane tra la prima dose di vaccino e la seconda, sono morte 200 persone per 100.000 vaccinati, a fronte di 4,91 per 100.000 non vaccinati. Sotto i 65 anni si nota che i decessi tra i vaccinati, calcolato nelle cinque settimane dell’intero processo di vaccinazione, sono 50 su 100.000, mentre invece i morti per Covid-19 sono solamente 0,19. Quanto poi al “miracolo” inglese (vedi qui), tra gli anziani residente nelle case di riposo - vaccinati, al 27 gennaio, per oltre il 95% -, durante il periodo della vaccinazione, sono aumentati sia i numeri assoluti di decessi (2900 a dicembre 2020, contro i 4800 del 29 gennaio 2021), ma anche quelli per Covid (736 di dicembre contro i 2500 di gennaio).
Numeri che dovrebbero far riflettere o almeno mitigare l’entusiasmo da vaccino, invitando a una maggiore prudenza; e soprattutto dovrebbero trattenere un Pastore della Chiesa cattolica dall’imporre sulle spalle dei fedeli il “dovere etico” della vaccinazione.
«Dire no al vaccino significa non essere cristiani», spara nel titolo Il Gazzettino (vedi qui). L’affermazione non è presente nel testo dell’intervista, ma la sostanza sì: «Credo [...] che vaccinarsi sia un dovere etico: su questo la posizione della Chiesa è chiarissima, a partire dall’insegnamento di Papa Francesco». E prosegue: «Ci sono gruppi di impostazione fondamentalista che la pensano diversamente: chi si oppone al vaccino con motivazioni etiche e religiose, rifiuta la dottrina della Chiesa cattolica».
E dove sarebbe scritta questa “dottrina cattolica”? Da quale cattedra sarebbe stata insegnata? Da quella di Canale 5? E perché mai una persona che si oppone a questa vaccinazione per la ragione etica che manchi lo stato di necessità e che ci siano di fatto molti dubbi sia sull’efficacia del vaccino sia sulla sua sicurezza, sia contro la dottrina cattolica? Nessuna risposta da parte del vescovo, che non sia la gratuita e stomachevole bollatura di “fondamentalismo” di coloro che la pensano diversamente.
Stessa cosa per quanti rifiutano i vaccini realizzati in modo non etico e preferiscono alternative sia vaccinali, che curative/preventive. Non sappiamo quale versione sia giunta in quel di Rovigo, ma il recente documento della Congregazione per la Dottrina della Fede come lo si trova sul sito del Vaticano (vedi qui), non ha affermato che «coloro che, comunque, per motivi di coscienza, rifiutano i vaccini prodotti con linee cellulari procedenti da feti abortiti», devono essere scomunicati, perché rifiutano la dottrina cattolica; ma che invece devono esercitare il proprio senso di responsabilità «adoperandosi per evitare, con altri mezzi profilattici e comportamenti idonei, di divenire veicoli di trasmissione dell’agente infettivo».
Mons. Pavanello deve avere un dono raro per gli umani, ma ben più diffuso nel mondo animale; riesce, infatti, a vedere con chiarezza nell’oscurità, e confusamente alla luce del sole. Alla “chiarissima posizione della Chiesa” sull’obbligatorietà morale della vaccinazione, che vede solo lui, oppone una visione alquanto confusa di un insegnamento, questa volta sì chiarissimo, della Chiesa. Sua Eccellenza, lo scorso 4 marzo, ha infatti emanato un decreto per disporre che «in preparazione alla Pasqua, nel periodo dal 22 al 31 marzo, i parroci e i rettori delle chiese delle comunità religiose maschili possano tenere celebrazioni penitenziali con l’assoluzione collettiva dei fedeli senza la previa confessione individuale». A poco serve precisare che i sacerdoti devono comunque garantire la disponibilità alla confessione individuale, e che i fedeli sono tenuti a confessarsi in forma individuale quanto prima.
Pavanello, nel suo decreto, omette completamente il riferimento alla Nota esplicativa del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, del 1996, la quale dava un’interpretazione restrittiva del canone 961 § 2 (ne avevamo parlato ampiamente qui): perché si verifichi lo stato di “grave necessità”, che autorizza l’assoluzione in forma collettiva, «devono concorrere congiuntamente due elementi: primo, che vi sia scarsezza di sacerdoti e gran numero di penitenti; secondo, che i fedeli non abbiano avuto o non abbiano la possibilità di confessarsi prima o subito dopo. In pratica, che essi non siano responsabili, con la loro trascuratezza, dell’attuale privazione dello stato di grazia o dell’impossibilità di ricevere la santa comunione («sine propria culpa») e che questo stato di cose si protrarrà prevedibilmente a lungo («diu»).».
La prima domanda che facciamo allora al vescovo è la seguente: dal momento che nelle indicazione della stessa diocesi per la Settimana Santa si precisa che la “concessione” è valida solo nel periodo indicato, mentre «negli altri giorni sarà possibile accostarsi solo individualmente alla Confessione», come fa a giustificare che la situazione è tale per cui la privazione dello stato di grazia si protrarrà a lungo? Come fa a sostenere che i fedeli non potranno confessarsi né prima né dopo?
Seconda domanda: come fa ad affermare, nelle indicazioni fornite ai presbiteri della diocesi, con lettera Prot. 20/2021, di aver scelto questa forma assolutoria perché «sotto il profilo soggettivo» ci sono «fedeli che temono il contagio e per questo non si accosterebbero alla confessione individuale»? Perché? Chi teme il contagio si sente più rassicurato nel ritrovarsi con altre decine di persone nello stesso luogo per una celebrazione penitenziale?
Terza domanda: nella medesima lettera si parla di una difficoltà della confessione individuale sotto il profilo oggettivo, ossia per «necessità di spazi adeguati, minore disponibilità di confessori, ecc.». Totò direbbe: «Ma mi faccia il piacere!». Fino al 21 marzo ci sarebbero gli “spazi adeguati” e dopo no, per essere di nuovo disponibili a partire dal 1 aprile? Quanto alla scarsità di confessori, la summenzionata Nota aveva già fatto presente, richiamando il CIC, che «la riunione [...] di grandi masse di fedeli non giustifica per se l’assoluzione collettiva. Perciò è precisato nella stessa norma canonica: “non è considerata necessità sufficiente, quando i confessori non possono essere disponibili, a motivo del solo grande concorso di penitenti, quale si può avere in qualche grande festività o pellegrinaggio”». Figuriamoci per le confessione pasquali, che possono essere tranquillamente “spalmate” nel corso di tutto il mese precedente alla Santa Pasqua.
Luisella Scrosati
https://lanuovabq.it/it/vescovo-il-vaccino-e-dogma-ma-confessarsi-e-discutibile
Lettera Aperta a mons. Ghizzoni, Ravenna, sull’Obbligo del Vaccino.
9 Marzo 2021 5 Commenti
Marco Tosatti
Carissimi Stilumcuriali, un’amica del nostro blog, docente di religione, ci ha inviato questa lettera aperta, firmata, indirizzata all’arcivescovo di Ravenna-Cervia, mons. Lorenzo Ghizzoni. Prima troverete la lettera che mons. Ghizzoni ha inviato ai docenti. Buona lettura, e buona meditazione.
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Ravenna, 1 marzo 2021
MESSAGGIO AGLI INSEGNANTI DI RELIGIONE CATTOLICA DELL’ARCIDIOCESI DI RAVENNA-CERVIA
Cari docenti di Religione Cattolica,
stiamo tutti vivendo la difficile situazione di un nuovo aggravamento del diffondersi della pandemia, che colpisce questa volta in modo diretto anche il mondo della scuola: alunni, insegnanti e personale non docente.
L’emergenza sanitaria ha finora costretto molti di voi ad affrontare la fatica della DAD e della limitazione delle relazioni con i ragazzi, uno degli strumenti più efficaci per la trasmissione dei contenuti del vostro insegnamento e della possibilità per l’ora di religione di aprirsi al dialogo sulle questioni più importanti della vita, non ultima quella suscitata dalla crisi che stiamo vivendo.
Adesso finalmente vi viene proposta la possibilità di ricevere la vaccinazione, che speriamo possa contribuire a ridurre drasticamente la diffusione del virus. Come vostro Vescovo mi sento di dire che la vaccinazione è un obbligo morale, che nasce dalla necessità di tutelare la salute vostra e dei ragazzi che vi sono affidati.
Vi chiedo dunque di accedere ai servizi sanitari e ricevere la vaccinazione non appena vi sarà possibile.
Auspico che la scelta di vaccinarsi sia di tutti gli insegnanti di religione, senza eccezioni, con un comportamento che sarà esemplare anche per gli altri insegnanti e per coloro che esitano a causa di paure personali o di false informazioni.
Vi ringrazio sempre, e di cuore, per il compito gravoso e però importante che state svolgendo nella scuola a favore della vita dei ragazzi che vi sono affidati.
Cordialmente
S.E. Mons. Lorenzo Ghizzoni, Arcivescovo,
§§§
Ed ecco la lettera:
All’attenzione di Sua Eminenza Mons. Lorenzo Ghizzoni, Arcivescovo di RavennaCervia
Sono un’Insegnante di Religione Cattolica, a cui è arrivata la sua lettera pro-vaccino anti Covid-19.
Mi permetto di fare alcune considerazioni:
-Gli attuali vaccini contro il Covid-19 utilizzano linee cellulari di feti abortiti. Si tratta di aborti volontari e programmati, in quanto i tessuti devono essere pienamente formati, sani e vivi. Vanno, inoltre, esportati in un arco di tempo dai 5 minuti a massimo un’ora, per poter essere utilizzabili. Tale operazione avviene quando il feto è ancora vivo, senza alcuna sedazione.
-Questi vaccini devono essere ripetuti. Inoltre, è sempre più chiaro che, a causa delle varianti, saranno necessari dei richiami annuali, il che significa una perpetua strage di innocenti.
-E’ possibile produrre vaccini eticamente accettabili. Pertanto, i vaccini che utilizzano feti abortiti non sono un passaggio obbligato, ma una scelta scellerata delle case farmaceutiche. Basterebbe, quindi, opporsi a tale barbarie, per spingere le case farmaceutiche, più interessate al guadagno che all’etica, all’uso di altre metodologie di produzione. Si ha, invece, l’impressione che la Chiesa sia più propensa a giustificare e promuovere l’uso di tali vaccini, costruendo argomentazioni morali, che, nei fatti, si dimostrano alquanto fragili e discutibili, che a pretendere un cambio di rotta.
– Gli attuali vaccini contro il Covid-19 sono ancora in fase sperimentale, per cui giudicarne la sicurezza e l’efficacia non è possibile. I test clinici si concluderanno fra il 2022 ed il 2023. Non è dimostrato che tali vaccini proteggano dal contrarre e trasmettere il coronavirus, tanto che i vaccinati devono, comunque, continuare a seguire tutte le misure precauzionali e di protezione. Non si conoscono, inoltre, gli effetti collaterali a lungo termine, né l’impatto sulla fertilità.
– Il tasso di mortalità per Covid-19 non è tale da giustificare l’obbligo di tali vaccini, viste le innumerevoli remore sia etiche sia relative alla loro efficacia e sicurezza.
– I vaccini sono un mezzo di prevenzione, non una cura. Curare il Covid-19 è possibile, se preso tempestivamente. Sta finalmente emergendo come il protocollo previsto dal Ministero della Salute sia errato e dannoso. Numerosi medici, da tempo, denunciavano la cosa e hanno curato i loro pazienti, secondo scienza e coscienza, con ottimi risultati, senza seguire le linee guida imposte dall’alto. Sono stati, però, sistematicamente, inascoltati, se non derisi e minacciati.
Mi chiedo, quindi, come si possa parlare di obbligo morale per la vaccinazione.
Mi chiedo, inoltre, se sia giustificata tale pressione, in cui, fra l’altro, le motivazioni contrarie sono liquidate come “paure personali o false informazioni”.
Obbligo morale è ricercare e lottare per la verità. L’attuale emergenza sanitaria ha, invece, evidenziato quanto sia ardua tale ricerca. In questo mondo in cui prevalgono interessi personali, economico-finanziari, vanagloria e vizi di ogni genere, è ormai chiaro a tutti che l’informazione, la politica, la medicina e la scienza stessa vengano facilmente piegate, calpestate e indirizzate contro il vero bene. E’ vero, quindi, che ci sono false informazioni. Proprio per questo, su temi così complessi e delicati, si dovrebbe procedere con molta cautela prima di sancire un obbligo morale.
C’è un’unica cosa, per la quale non ci sono dubbi e su cui il Covid-19 ha riportato l’attenzione: il fatto che siamo destinati a morire. A tal proposito, la Chiesa ha la risposta. Sembra, però, che molti suoi membri siano più intenti a promuovere la vaccinazione che non l’annuncio di Cristo.
Distinti saluti, Francesca Fontana
§§§
Penso sia interessante offrirvi la visione di questo video, in tema di vaccini e feti abortiti volontariamente.
Kit Knightly
off-guardian.org
La campagna di vaccinazione è ormai in pieno svolgimento, i ticker [1] giornalieri hanno aggiunto ai loro contatori la voce “persone vaccinate” e questo numero, improbabilmente grande, diventa ogni giorno sempre più improbabilmente grande.
La vendita del secolo sta andando bene. I grandi capi vogliono che ogni singolo individuo venga vaccinato e stanno facendo l’impossibile per assicurarsi che ciò accada.
Ecco i cinque modi principali in cui l’establishment sta cercando di fabbricare il vostro consenso.
1. Corruzione
Si dice che farsi vaccinare sia l’unico modo per “tornare alla normalità.”
Volete andare di nuovo al pub? O in palestra? O vedere la nonna? O abbracciare qualcuno?
Beh, basta farsi l’iniezione. Fatevi l’iniezione e tutto questo isolamento, questo distanziamento sociale, il collasso economico e la crescente povertà, spariranno di colpo.
È un ritornello comune, che però fa a pugni con la “nuova normalità” di cui sentiamo parlare da oltre un anno.
In effetti, sembra che il “ritorno alla normalità” possa avvenire solo a certe condizioni. Per esempio, l’imbattuto governatore di New York, Andrew Cuomo, ha detto che i vaccini aiuteranno lo stato a “tornare alla normalità“…
…dove “normalità” implica un “Excelsior Pass.”
Non devo certo spiegarvi le complessità di questa tecnica. È semplice coercizione. “Fate come vi diciamo e avrete un premio.”
Importante e da ricordare: “Tornare alla normalità” è una bugia. Per quanto la gente ripeta questo mantra in frasi ad effetto e nei post sui social media, gli “esperti” sono stati chiari, molti hanno detto che non ritorneremo MAI alla normalità e altri hanno aggiunto che dovremo mantenere le misure anti-Covid almeno fino al 2022. Lo stesso “vaccino” non pretende nemmeno di limitare la trasmissione, anche ai vaccinati viene ordinato di obbedire alle restrizioni.
2. L’approvazione da parte delle celebrità
Uno degli espedienti di marketing più vecchi e utilizzati. In parte perché funziona, ma soprattutto perché è economico e facile: è come trovare un attrezzo e farlo funzionare.
Il NHS non era stato timido su questo approccio, quando aveva detto di avere in progetto l’arruolamento di “celebrità sensibili, conosciute e amate” per combattere le convinzioni anti-vax.
O Elton John e Michael Caine:
O anche Sua Maestà:
Importante e da ricordare: le celebrità, specialmente gli attori e i personaggi televisivi, sono pagati per ripetere delle battute. Anche se le loro intenzioni sono buone, non c’è motivo di presumere abbiano capito di che cosa stanno parlando. E queste persone non hanno nulla da perdere se voi o un vostro caro avrete qualche danno per aver assunto un vaccino non sperimentato.
3. La “scarsità” forzata
Per settimane, sui media abbiamo visto articoli sulla “diminuzione delle scorte” di vaccini. Come la gente in Europa sia alla disperata ricerca di dosi o come alcuni stati abbiano la priorità su altri. Continua, continua e continua.
Chiunque sia entrato in un negozio conosce questo trucco. “Fino ad esaurimento delle scorte,” “offerta a tempo limitato” o mille altre varianti progettate per creare l’idea che se non si acquista il prodotto X in questo momento, si perderà per sempre l’occasione.
Un corollario di questa tecnica è la finta esclusività, come le aziende che vendono carte di credito, quando dicono a tutti gli interpellati che [solo loro] sono “qualificati per il nostro esclusivo tasso iniziale.”
Creando l’idea che il vaccino sia difficile da trovare, creano anche l’idea che chiunque metta le mani su una dose sia fortunato o, in qualche modo, un membro di fatto di qualche club speciale.
Importante e da ricordare: sono tutte sciocchezze. Non c’è alcun pericolo di “esaurire” i vaccini. E, anche se ci fosse, la scarsità è una manovra di marketing, non una motivazione logica.
4. La finta “popolarità”
Quando si tratta di marketing, non è da sottovalutare la tecnica dello stress sociale. Uno dei trucchi più vecchi in circolazione è coltivare la popolarità attraverso l’idea che la popolarità già esista. È il motivo per cui la gente compra i like e le visualizzazioni su youtube e i concerti hanno i riempiposto.
Ed è il motivo per cui Matt Hancock ha detto questo:
Un punto di vista incredibile: Matt Hancock dice che il 94% dei Britannici ha preso un vaccino contro il coronavirus o che lo farà quando gli verrà offerto.
È vero? Non viene citata nessuna fonte, quindi è difficile dirlo. Potrebbe essere del tutto inventato, molte statistiche lo sono. Anche se la cifra fosse tecnicamente esatta, è probabile che sia solo un sondaggio d’opinione. E, come ci ha insegnato Yes Minister, i sondaggi sono totalmente privi di significato.
Per citare (abbastanza ironicamente) Peter Hitchens:
“I sondaggi d’opinione sono uno strumento per influenzare l’opinione pubblica, non uno strumento per misurarla.”
Il [governo del] Regno Unito riferisce che 1/3 della popolazione ha già ricevuto almeno una dose di vaccino, un numero che sembra molto alto (equivale a circa 250.000 vaccinazioni al giorno da quando, l’8 dicembre, era stata fatta la prima iniezione), questo dopo i primi rapporti secondo cui la campagna di vaccinazioni stava andando “meglio del previsto.”
Anche se così fosse, e l’anno scorso ha dimostrato che non c’è mai motivo di fidarsi delle cifre del governo, sembra molto improbabile che il “94%” di Hancock abbia una qualche attinenza con la realtà, dato il numero di segnalazioni di bassa adesione, soprattutto nelle regioni più povere, tra le minoranze etniche e tra i dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale.
Importante e da ricordare: Un sondaggio d’opinione non è una rappresentazione fedele della realtà, la popolarità non è una misura della qualità ed è nell’interesse dell’establishment fare in modo che tutti i dissenzienti si considerino una piccola minoranza.
5 “La resistenza è inutile”
Questo è interessante. Di recente si è parlato molto dei passaporti vaccinali e forse diventeranno realtà, ma la stragrande maggioranza del discorso pubblico sta diffondendo l’idea che siano “inevitabili.”
Ora, l’idea di inevitabilità è uno strumento potente. Potete incoraggiarla come modo per preparare il terreno per un ruolo politico, certo, ma potete anche usarla per generare sentimenti di sconfitta fra gli elementi dell’opposizione e quindi ottenere il loro consenso senza dover usare la forza.
Si può vedere come questo linguaggio disfattista stia facendo proseliti tra un certo numero di scettici del Covid, fino ad ora saldi ed incrollabili.
Peter Hitchens ha recentemente annunciato di essere stato vaccinato, sostenendo di essere stato sconfitto e che i passaporti vaccinali sono inevitabili:
“Ho la netta sensazione che qualsiasi tipo di viaggio, e molte altre cose, saranno impossibili senza il necessario certificato di vaccinazione.”
Proprio oggi, Lord Sumption ha praticamente ceduto sulla stessa identica questione, con un linguaggio molto simile:
Anche Desmond Swayne MP, un altro scettico lockdown da lunga data, oggi ha capitolato:
“Vaccinatevi ora, perché probabilmente alla fine dovrete farlo” è il messaggio e non è difficile vederne l’utilità.
Da un punto di vista puramente logistico, far credere alla gente che ci saranno i passaporti vaccinali è molto, molto più facile (ed economico) che introdurli davvero.
Come ci ha detto un follower su twitter:
Credo che questo sia il livello successivo della psyop: far credere alla gente di essere la minoranza quando, in realtà, è probabilmente vero il contrario, ma, poiché la mente è battuta e manipolata, altri si uniranno al viaggio.
Alla fine istituiranno i passaporti vaccinali? Può darsi.
Forse tutti questi trucchi falliranno e saranno costretti ad usare meno carota e più bastone. Ma sembra ugualmente possibile che, almeno per ora, questi passaporti vengano fatti penzolare davanti al naso della gente per incoraggiare il disfattismo in quelli di noi che stanno resistendo, e quindi aumentare il consumo dei vaccini.
Importante e da ricordare: i passaporti vaccinali diventeranno “inevitabili” solo quando la stragrande maggioranza delle persone avrà fatto il vaccino.
Se un numero sufficiente di persone si rifiuta, il programma non funzionerà mai.
Quindi, dopo avervi elencato tutti i grandi trucchi di marketing utilizzati per vendere questo vaccino, come sarà il risultato finale?
Onestamente, direi non troppo positivo (per loro). Perché ciò che tutte queste strategie hanno in comune è una sensazione sempre più isterica di disperazione.
Se l’assunzione del vaccino fosse davvero al 94%, non ci sarebbe bisogno di un marketing vaccinatorio cosi aggressivo. Se fossero davvero a corto di vaccini, i giornali non lo pubblicizzerebbero, direbbero alla gente di non farsi prendere dal panico.
Per questa campagna hanno utilizzato diverse personalità pubbliche anti-lockdown, queste sono carte importanti e le hanno giocate tutte insieme. È una mossa disperata.
In breve, ci sono buone ragioni per pensare che la resistenza alla “nuova normalità” sia molto più diffusa di quanto l’establishment si aspettasse.
Non si fa parlare la Regina su Zoom quando si sta vincendo il dibattito.
Kit Knightly
[1] Notiziario che visualizza i titoli delle notizie più importanti in una traccia che scorre sullo schermo.
Fonte: off-guardian.org
Link: https://off-guardian.org/2021/03/04/5-ways-theyre-trying-to-trick-you-into-taking-the-covid-vaccine/
04.03.2021
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
https://comedonchisciotte.org/i-5-modi-con-cui-vi-fregano-e-vi-fanno-vaccinare-contro-il-covid/
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