GUERRE VATICANE
Liturgia, parte "indagine" sulla gestione del cardinale Sarah
Clamorosa decisione in Vaticano: da lunedì inizia una visita apostolica alla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, retta fino a tre settimane fa dal cardinale Robert Sarah. È la prima volta che una Congregazione viene inquisita. Si spiega così il motivo per cui papa Francesco ha accettato la rinuncia di Sarah senza nominare un successore. Visitatore apostolico sarà il vescovo di Castellaneta Claudio Maniago, visione liberal della liturgia e accuse in passato di condotta morale impropria. La decisione, di cui è sconosciuta la motivazione, potrebbe essere legata anche alle recenti disposizioni per le messe nella Basilica di San Pietro, che penalizzano la forma straordinaria del Rito romano.
A tre settimane dall'accettazione da parte del Papa della rinuncia del cardinale Robert Sarah potrebbe esserci una svolta nel giallo della poltrona di prefetto rimasta irritualmente vuota. Secondo indiscrezioni raccolte dalla Nuova Bussola Quotidiana, infatti, alla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti sarebbe stata disposta una Visita Apostolica che comincerà lunedì 15 marzo. Un provvedimento che ha del clamoroso perché a subirlo non sarebbe una diocesi o un istituto religioso, ma addirittura un dicastero della Curia Romana.
Un'indagine sul campo di cui contenuti e motivazioni sono al momento ignote: riguarderà la passata gestione dell'ex prefetto guineano o, piuttosto, sarà proiettata più in generale al futuro della Liturgia? Quello che sappiamo, per ora, è che il Visitatore potrebbe essere un vescovo italiano. Non, però, quel monsignor Vittorio Francesco Viola che molti avevano dato per favorito a succedere a Sarah nel ruolo di prefetto. Secondo i rumors raccolti da Oltretevere, infatti, dovrebbe essere monsignor Claudio Maniago a guidare la Visita a Palazzo delle Congregazioni.
Maniago, attualmente vescovo di Castellaneta, è anche presidente della Commissione per la Liturgia della CEI. Una scelta, quindi, che si collocherebbe in continuità con quanto visto nell'ultimo Concistoro, confermando il momento positivo di cui l'episcopato italiano - o almeno una parte di esso - sembra godere a Santa Marta. In questa direzione è andata anche la nomina del vescovo di Albano, Marcello Semeraro, a prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Un segnale di attenzione, forse, in vista della prossima apertura del tanto agognato Sinodo nazionale della Chiesa italiana che in precedenza aveva incontrato non poche timidezze da parte della Cei, prima di arrivare alla presentazione della bozza avvenuta soltanto cinque anni dopo il discorso con cui il Papa lo aveva chiesto nel Convegno di Firenze.
Alla città toscana è legato monsignor Maniago, che lì è nato e dal 2003 ha ricoperto l'incarico di vescovo ausiliare, il più giovane in Italia al momento della consacrazione. Sin dall'epoca si parlava di lui come di un enfant prodige dell'episcopato italiano e già nel 2006 veniva dato come in rampa di lancio per la guida di una diocesi. La sua carriera da predestinato ha subito una brusca sterzata nel 2007 con le accuse di aver coperto don Lelio Cantini, ridotto allo stato laicale da Benedetto XVI per il "delitto di abuso plurimo e aggravato nei confronti di minori", e le testimonianze su una sua presunta condotta morale impropria finite in un'indagine della procura di Firenze sull'ex prete di Regina della Pace.
Il suo nome era stato sbattuto sui giornali a causa di una fuga di notizie contro cui si era schierato con forza l'allora arcivescovo di Firenze, il cardinale Antonelli, che aveva inviato una mail alle parrocchie per chiedere di stringersi attorno al suo ausiliare contro il "fango" piovutogli addosso.
Maniago non era indagato e l'inchiesta della procura finì anche archiviata, ma prima di arrivare alla guida di una diocesi dovette aspettare il 2014 con la nomina a vescovo di Castellaneta. Nel 2015 è stato eletto presidente della Commissione episcopale per la Liturgia e successivamente è stato scelto da Papa Francesco come membro della Congregazione per il culto divino.
La sua Visita Apostolica si aprirà in un momento in cui il terreno della Liturgia è piuttosto agitato all'interno della Chiesa. Agitato non tanto per le recenti dimissioni del cardinale Robert Sarah, l'uomo di cui Benedetto XVI disse che con lui la Liturgia sarebbe stata in buone mani, ma per la diffusione di un documento datato 12 marzo con il quale la Sezione Affari Generali della Segreteria di Stato ha disposto che nella Basilica di San Pietro siano soppresse le celebrazioni individuali, imponendo concelebrazioni che dovranno essere "animate liturgicamente, con l'ausilio di lettori e di cantori".
Vescovi o sacerdoti con gruppi di pellegrini al seguito potranno celebrare la Messa nelle Grotte vaticane, mentre una nota a parte viene riservata a quello che viene chiamato "rito straordinario" - e non forma straordinaria dell'unico rito romano - per il quale si precisa che "i sacerdoti autorizzati potranno celebrare" in quattro determinati orari nella Cappella Clementina delle Grotte vaticane.
Le disposizioni entreranno in vigore a partire dal 22 marzo 2021, mentre non è indicato un loro termine di scadenza. Un aspetto che potrebbe portare ad escludere una loro durata temporanea, così come non sembra esserci una diretta riconducibilità all'emergenza sanitaria in corso dal momento che in premessa viene detto che la finalità del provvedimento è quella di assicurare "un clima di raccoglimento e di decoro liturgico".
È anomalo che nel documento, che interessa specificamente la Basilica di San Pietro, sia completamente assente la figura dell'arciprete della Basilica Vaticana, il cardinale Mauro Gambetti da poco nominato al posto del cardinal Angelo Comastri.Il documento, pubblicato in esclusiva due giorni fa dal blog Messainlatino.it, non è affatto piaciuto al cardinale Raymond Leo Cardinale Burke che sul suo sito internet ha rilasciato una dichiarazione critica sia sulla forma che sui contenuti.Il documento, pubblicato in esclusiva due giorni fa dal blog Messainlatino.it, non è affatto piaciuto al cardinale Raymond Leo Cardinale Burke che sul suo sito internet ha rilasciato una dichiarazione critica sia sulla forma che sui contenuti.Il Prefetto Emerito della Segnatura Apostolica ha scritto che le disposizioni sollevano preoccupazioni riguardanti "non solo la Basilica Papale di San Pietro, ma la Chiesa universale, in quanto la Basilica Papale di San Pietro è, in modo particolare, la casa spirituale di tutti i cattolici e, come tale, dovrebbe essere un modello della disciplina liturgica per le Chiese particolari".
Il porporato americano, esperto canonista, ha notato che "si tratta di un documento non firmato della Prima Sezione della Segreteria di Stato, senza numero di protocollo, che legifera sull'aspetto più sacro della vita della Chiesa, l'offerta della Santa Messa" e che sebbene "appaia autentico, cioè non contraffatto, non si può ritenere che sia un documento contenente una legislazione valida per la Sacra Liturgia".
Sulla differenziazione per i celebranti in forma straordinaria, il cardinal Burke ha contestato l'utilizzo dell'espressione “sacerdoti autorizzati” facendo appello al Summorum Pontificum, che sancisce come "nessun sacerdote ha bisogno dell'autorizzazione per offrire la Santa Messa secondo la Forma Straordinaria di il Rito Romano". Nella sua dichiarazione, il cardinale patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta ha chiesto la revoca del documento prima della sua entrata in vigore "per il bene della fede cattolica e per il buon ordine della Sacra Liturgia".
Le nuove norme sulle celebrazioni in Basilica sono in qualche modo correlate con la probabile Visita Apostolica alla Congregazione per il culto divino? E' ancora presto per avere una risposta a questa domanda.
Nico Spuntoni
https://lanuovabq.it/it/liturgia-parte-indagine-sulla-gestione-del-cardinale-sarah
Blitz Modernista della Segreteria di Stato su San Pietro. Il Card. Burke Risponde.
14 Marzo 2021 9 Commenti
Marco Tosatti
Carissimi Stilumcuriali, nei giorni scorsi è apparso un documento della Segreteria di Stato che modificava in senso restrittivo la possibilità di celebrare la messa da parte dei sacerdoti che lo desiderassero nella Basilica di San Pietro. Inizialmente c’è chi ha pensato fosse una fake news; poi la sua autenticità è stata appurata, anche se – a quanto ci risulta – il nuovo cardinale arciprete della Basilica non ne è stato informato, neanche in maniera ufficiosa, prima dell’uscita pubblica del documento. E il documento non è firmato. A quanto ci consta, richieste di chiarimento alla Sala Stampa della Santa Sede finora non hanno trovato risposta. Ma il documento presenta molti aspetti che contrastano con le leggi della Chiesa. Qui sotto riportiamo volentieri una dichiarazione del card. Leo. R. Burke, (nella nostra traduzione) che è stato a capo della Segnatura Apostolica, cioè il massimo tribunale della Chiesa. Buona lettura.
§§§
Dichiarazione sull’Offerta della Santa Messa nella Basilica Papale di San Pietro
IL 13 MARZO 2021
Il 12 marzo 2021, la Prima Sezione (Affari Generali) della Segreteria di Stato di Papa Francesco ha pubblicato un documento contenente alcune disposizioni riguardanti l’offerta della Santa Messa nella Basilica Papale di San Pietro in Vaticano. Il documento è indirizzato al Commissario Straordinario della Fabbrica di San Pietro, l’istituto canonico responsabile della cura della Basilica Papale, ai Canonici del Capitolo Vaticano e al Servizio Celebrazioni Liturgiche della Basilica. Sia la forma che il contenuto del documento provocano giustamente le preoccupazioni più profonde dei fedeli e, soprattutto, dei sacerdoti. Le preoccupazioni non riguardano solo la Basilica Papale di San Pietro, ma la Chiesa universale, in quanto la Basilica Papale di San Pietro è, in modo particolare, la casa spirituale di tutti i cattolici e, come tale, dovrebbe essere un modello di disciplina liturgica per le Chiese particolari.
Per quanto riguarda la forma del documento, ci sono diverse preoccupazioni.
1. Si tratta di un documento non firmato della Prima Sezione della Segreteria di Stato, senza numero di protocollo, che legifera sull’aspetto più sacro della vita della Chiesa, l’offerta della Santa Messa. Porta il sigillo della Prima Sezione con le iniziali. Mentre il documento sembra essere autentico, cioè non falsificato, non si può ritenere che sia un documento contenente una legislazione valida per la Sacra Liturgia.
2. La Segreteria di Stato non è competente per la disciplina liturgica della Chiesa e, in particolare, per quella della Basilica di San Pietro in Vaticano. Giustamente ci si chiede con quale autorità la Segreteria di Stato abbia emanato direttive contrarie alla disciplina della Chiesa universale. Un’ulteriore domanda riguarda quale processo è stato seguito per arrivare alla pubblicazione di un documento così anomalo.
3. Data l’incompetenza della Segreteria di Stato in materia, i fedeli hanno il diritto di sapere quale autorità competente ha dato il mandato alla Segreteria di Stato di legiferare in materia di Sacra Liturgia, cioè di emanare direttive riguardanti l’offerta della Santa Messa nella Basilica Papale di San Pietro.
4. La Basilica Papale di San Pietro in Vaticano ha ora un Cardinale Arciprete, ma il documento in questione non gli viene comunicato ufficialmente. Né si fa riferimento alla sua responsabilità per la disciplina liturgica nella Basilica affidata alle sue cure.
Anche il contenuto del documento è fonte di profonde preoccupazioni.
1. Il documento suppone che le Sante Messe nella Basilica di San Pietro siano attualmente offerte in un clima carente, in qualche misura, di raccoglimento e di decoro liturgico (“di raccoglimento e di decoro”). Questa non è certo la mia esperienza. Conosco molti sacerdoti, residenti a Roma e visitatori di Roma, che hanno celebrato o celebrano regolarmente la Santa Messa nella Basilica di San Pietro. Mentre mi hanno espresso la loro profonda gratitudine per l’opportunità di celebrare la Santa Messa nella Basilica, non hanno indicato che il clima in cui hanno celebrato la Santa Messa nella Basilica fosse in qualche modo privo della riverenza, del raccoglimento e della dignità che si addice al Sacramento dei Sacramenti.
2. Il documento impone la concelebrazione ai sacerdoti che vogliono offrire la Santa Messa nella Basilica di San Pietro, il che è contrario al diritto universale della Chiesa e condiziona ingiustamente il dovere primario del singolo sacerdote di offrire quotidianamente la Santa Messa per la salvezza del mondo (can. 902). In quale chiesa più che nella Basilica di San Pietro un sacerdote desidererebbe offrire la Santa Messa, che è il modo più perfetto e pieno in cui egli svolge la sua missione sacerdotale. Se un singolo sacerdote desidera offrire la Santa Messa nella Basilica, una volta che le direttive in questione saranno in vigore, sarà costretto a concelebrare, in violazione della sua libertà di offrire la Santa Messa individualmente.
3. Riguardo all’offerta individuale della Santa Messa, si deve osservare che non si tratta solo di un diritto del sacerdote, ma anche di un grande frutto spirituale per tutta la Chiesa, poiché gli infiniti meriti del Santo Sacrificio della Messa vengono applicati in modo più grande e più ampio, in modo adeguato alla nostra natura finita e temporale. È utile riflettere sull’insegnamento del Concilio di Trento, riguardo alla situazione di un sacerdote che offre la Santa Messa senza che nessun fedele riceva la Santa Comunione. Riguardo alla partecipazione dei fedeli alla Santa Messa, il Concilio insegna: “Il santo Concilio vorrebbe certamente che i fedeli presenti ad ogni Messa partecipassero ad essa non solo con la devozione spirituale, ma anche con la ricezione sacramentale dell’Eucaristia, affinché i frutti di questo santissimo sacrificio fossero loro più pienamente riconosciuti”. Prosegue affermando che: “Ma, se questo non sempre avviene, il concilio non condanna per questo come private e illecite le Messe [can. 8] in cui solo il sacerdote si comunica. Piuttosto le approva e le loda, perché anch’esse devono essere considerate veramente Messe comunitarie, in parte perché in esse il popolo si comunica spiritualmente e in parte perché sono celebrate da un ministro pubblico della Chiesa, non per il suo solo bene, ma per tutti i fedeli che appartengono al corpo di Cristo” (Sessione XXII, capitolo 6). Va inoltre osservato che un sacerdote non offre mai la Santa Messa da solo, anche se non c’è nessun altro fisicamente presente, perché gli angeli e i santi assistono ad ogni offerta della Santa Messa (can. 903).
4. Per quanto riguarda la Forma Straordinaria del Rito Romano, che il documento chiama falsamente Rito Straordinario, il documento si riferisce a “sacerdoti autorizzati”, ma nessun sacerdote in regola ha bisogno di autorizzazione per offrire la Santa Messa secondo la Forma Straordinaria del Rito Romano (Motu Proprio Summorum Pontificum, art. 2). Per di più, il documento limita l’offerta della Santa Messa secondo la Forma Straordinaria o Usus Antiquior del Rito Romano nella Basilica Papale di San Pietro alla Cappella Clementina, a quattro orari fissi. Si suppone, quindi, che, ogni giorno, solo quattro sacerdoti saranno autorizzati a offrire la Santa Messa secondo l’Usus Antiquior nella Basilica Papale di San Pietro? Poiché il diritto universale della Chiesa permette al singolo sacerdote, in tali circostanze, di offrire la Santa Messa, sia secondo la Forma Ordinaria (Usus Recentior) sia secondo la Forma Straordinaria (Usus Antiquior), la direttiva in questione è in diretta violazione del diritto universale della Chiesa.
5. Il documento legifera anche che le Messe concelebrate siano animate liturgicamente dal servizio dei lettori e dei cantori. Mentre la disciplina liturgica della Chiesa prevede il servizio dei lettori e dei cantori, non è il loro scopo quello di animare la Sacra Liturgia. Solo Cristo, nella cui persona il sacerdote agisce, anima la Sacra Liturgia. Pertanto, non si deve pensare che l’offerta individuale della Santa Messa sia in qualche modo meno animata, nel vero senso spirituale, della Messa concelebrata.
6. Per il bene della fede cattolica e per il buon ordine della Sacra Liturgia, l’espressione più alta e perfetta della vita della Chiesa in Cristo, il documento in questione dovrebbe essere annullato immediatamente, cioè prima della sua presunta data di efficacia del 22 marzo prossimo. Inoltre, il pensiero che sta alla base di tale documento dovrebbe essere corretto, mentre la disciplina della Chiesa universale e la dottrina liturgica che la sottende vengono esposte ai fedeli.
In conclusione, la disciplina della Chiesa riconosce il diritto, anzi il dovere, dei fedeli cristiani di far conoscere ai loro pastori le loro preoccupazioni su questioni che riguardano il bene della Chiesa e, parimenti, di farle conoscere a tutti i fedeli cristiani (can. 212 §3). Data la gravità della situazione rappresentata dal documento in questione, è mia speranza che molti fedeli cristiani per i quali la Basilica di San Pietro è, in un senso particolare, la loro chiesa madre, e, soprattutto, molti sacerdoti di tutto il mondo faranno conoscere a Papa Francesco e alla sua Segreteria di Stato la loro forte opposizione al documento in questione.
Raymond Leo Cardinale BURKE
Roma, 13 marzo 2021
Quello strano documento della Segreteria di Stato sulle Messe a San Pietro. Cardinale Burke: “Illegittimo nella forma e nella sostanza”
Ha creato sconcerto il documento, su carta intestata e con timbro della Prima Sezione della Segreteria di Stato, con il quale vengono introdotte alcune nuove norme per la celebrazione delle Messe nella basilica di San Pietro a partire dal 22 marzo.
In proposito il cardinale Raymond Leo Burke ha emesso un comunicato nel quale spiega che il documento non ha alcuna legittimità, né sotto il profilo formale né per quanto riguarda i contenuti.
Circa la forma, il cardinale sottolinea che si tratta di un documento non firmato, privo di numero di protocollo, che legifera sull’aspetto più sacro della vita della Chiesa, l’offerta della Santa Messa. Ma la Segreteria di Stato non è competente in materia. Il documento è quindi, per lo meno, anomalo e i fedeli hanno il diritto di sapere come sia nato, per iniziativa di chi e quale iter abbia seguito.
La basilica di San Pietro ha un nuovo cardinale arciprete, Mauro Gambetti, che è succeduto ad Angelo Comastri, ma il documento (nella foto) non è indirizzato a lui e non fa mai riferimento alla sua responsabilità.
Il documento, fa notare Burke, parte dal presupposto che le Sante Messe nella basilica di San Pietro siano celebrate al momento con una carenza di raccoglimento e di decoro liturgico, ma “questa non è certo la mia esperienza”. Anzi, scrive Burke, “conosco molti sacerdoti, sia residenti a Roma sia in visita, che hanno celebrato o celebrano regolarmente la Santa Messa nella basilica di San Pietro” e “mentre mi hanno espresso la loro profonda gratitudine per l’opportunità di celebrare la Santa Messa nella basilica, non hanno riferito che il clima fosse in qualche modo privo della riverenza, del raccoglimento e della dignità che si addice al Sacramento dei Sacramenti”.
Il documento poi impone ai sacerdoti che desiderano offrire la Santa Messa nella basilica di San Pietro la concelebrazione, ma “ciò è contrario al diritto universale della Chiesa e condiziona ingiustamente il dovere primario del singolo sacerdote di offrire quotidianamente la Santa Messa per la salvezza del mondo (can. 902)”.
“In quale chiesa – si chiede Burke – più che nella basilica di San Pietro un sacerdote può desiderare di offrire la Santa Messa, il modo più perfetto e pieno in cui egli svolge la sua missione sacerdotale?”. Ma tra pochi giorni, “una volta che le direttive in questione saranno in vigore, se un singolo sacerdote desidererà offrire la Santa Messa nella basilica sarà costretto a concelebrare, in violazione della sua libertà di offrire la Santa Messa individualmente”.
Circa l’offerta individuale della Santa Messa, “si deve osservare che non si tratta solo di un diritto del sacerdote, ma anche di un grande frutto spirituale per tutta la Chiesa, poiché i meriti infiniti del Santo Sacrificio della Messa sono più ampiamente e largamente applicati in modo adeguato alla nostra natura finita e temporale”. In proposito “è utile riflettere sull’insegnamento del Concilio di Trento, riguardo alla situazione di un sacerdote che offre la Santa Messa senza che nessun fedele riceva la Santa Comunione”.
Che cosa dice il Concilio di Trento? “Il santo Concilio vorrebbe certamente che i fedeli presenti a ogni Messa partecipassero a essa non solo con la devozione spirituale, ma anche con la ricezione sacramentale dell’Eucaristia, affinché i frutti di questo santissimo sacrificio fossero loro più pienamente riconosciuti, ma, se questo non sempre avviene, il Concilio non condanna per questo come private e illecite le Messe [can. 8] in cui solo il sacerdote si comunica. Piuttosto le approva e le loda, perché anch’esse devono essere considerate veramente Messe comunitarie, in parte perché in esse il popolo si comunica spiritualmente e in parte perché sono celebrate da un ministro pubblico della Chiesa, non per il suo solo bene, ma per tutti i fedeli che appartengono al corpo di Cristo” (Sessione XXII, capitolo 6).
“Va inoltre osservato – scrive il cardinale Burke – che il sacerdote non offre mai la Santa Messa da solo, anche se non c’è nessun altro fisicamente presente, perché gli angeli e i santi assistono ad ogni offerta della Santa Messa” (can. 903).
“Per quanto riguarda la forma straordinaria del Rito Romano, che il documento chiama falsamente Rito Straordinario, il documento si riferisce a ‘sacerdoti autorizzati’, ma nessun sacerdote in regola ha bisogno di autorizzazione per offrire la Santa Messa secondo la forma straordinaria del Rito Romano (motu mroprio Summorum pontificum, art. 2). Per di più, il documento limita l’offerta della Santa Messa secondo la forma straordinaria o usus sntiquior del Rito Romano nella basilica papale di San Pietro alla Cappella Clementina, a quattro orari fissi. Si deve quindi supporre che solo quattro sacerdoti al giorno saranno autorizzati a offrire la Santa Messa secondo l’usus antiquior nella basilica papale di San Pietro? Poiché il diritto universale della Chiesa permette al singolo sacerdote, in tali circostanze, di offrire la Santa Messa, sia secondo la forma ordinaria (usus recentior) sia secondo la forma straordinaria (usus antiquior), la direttiva in questione è in diretta violazione del diritto universale della Chiesa”.
“Il documento stabilisce anche che le Messe concelebrate siano animate liturgicamente dal servizio dei lettori e dei cantori. Ma se la disciplina liturgica della Chiesa prevede il servizio dei lettori e dei cantori, il loro scopo non è quello di animare la sacra liturgia. Solo Cristo, nella cui persona il sacerdote agisce, anima la sacra liturgia. Pertanto, non si deve pensare che l’offerta individuale della Santa Messa sia in qualche modo meno animata, nel vero senso spirituale, della Messa concelebrata”.
“Per il bene della fede cattolica e per il buon ordine della sacra liturgia, espressione più alta e perfetta della vita della Chiesa in Cristo, il documento in questione dovrebbe essere annullato immediatamente, cioè prima della sua presunta data di entrata in vigore del 22 marzo prossimo”.
Il cardinale Burke in conclusione ricorda che la Chiesa riconosce il diritto, e anzi il dovere, dei fedeli cristiani di far conoscere ai pastori le loro preoccupazioni su questioni che riguardano il bene della Chiesa stessa e di portarle a conoscenza di tutti (can. 212 §3). Di conseguenza, “data la gravità del documento, è mia speranza che molti fedeli cristiani per i quali la basilica di San Pietro è, in un senso particolare, la loro chiesa madre, e, soprattutto, molti sacerdoti di tutto il mondo faranno conoscere a Papa Francesco e alla sua Segreteria di Stato la loro forte opposizione”.
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