Alla fine di un pontificato possono essere fatti i dovuti paragoni e ci si può rendere davvero conto del peso specifico di ogni pontificato. I numeri nella vita non sono tutto, perché conta la qualità della vita. I numeri di un pontificato non sono tutto, perché conta la qualità del pontificato. Al termine di ogni pontificato abbiamo potuto constatarne la quantità e la qualità dello stesso. Valutazione che faremo anche per il pontificato di Papa Francesco.
Le chiacchiere, che proprio a Papa Francesco non piacciono, dalle nostre parti, stanno a zero. Soprattutto, quando a parlare non sono solo i numeri, ma a parlare sarà la qualità. Che senso ha un Viaggio apostolico se non ha qualità? Che senso ha un Viaggio apostolico se non è opportuno. Che senso ha un Viaggio apostolico se mette a repentaglio delle vite?
Ci sono papi santi che avrebbero voluto viaggiare in zona di guerra, come Sarajevo, ma che, umilmente hanno fatto un passo indietro [*]. Perché essere Santi vuol dire essere umili. Perché il più grande è il servo di tutti.
L’umiltà si impara da bambini e cresce nel cuore di adulti, che sanno mettere in pratica il Timor di Dio, che non significa avere paura. L’umiltà è un dono. L’umiltà è un lavoro su noi stessi. L’umiltà è una manifestazione del nostro impegno passato, proiettato nel futuro, attraverso un presente, che diventa un’insieme di capacità cognitive, della comprensione dei propri limiti. Tutti gli esseri umani hanno un limite. Tutti i Papi hanno limiti umani.
Facciamo nostre le parole della Dott.ssa Valentina Villano, nella Lettera aperta a Papa Francesco [QUI]. Parole che diventano la voce del Popolo di Dio. Parole che chiedono certezze e risposte inequivocabili. Parole sulle quali meditare sul volo papale e durante il Viaggio apostolico in Iraq.
[*] Non ho dubbi sulla sicurezza per il Papa e per il seguito (giornalisti inclusi). Viaggeranno blindati. Però, rimane sempre il problema di fondo, per cui San Giovanni Paolo II nel 1994 cancellò il programmato Viaggio Apostolico a Sarajevo, perché la Nato (che era responsabile logistico del viaggio) non garantiva la sicurezza della gente, che avrebbe partecipato agli eventi (il viaggio si realizzò 3 anni dopo, con le condizioni cambiate). Oggi, in Iraq è garantita la sicurezza della gente che parteciperà agli eventi? Questa è la domanda e ritengo che la risposta è negativa (V.v.B.).
Foto di copertina: Mosul, immagini dal sopralluogo [Fonte].
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