ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 27 maggio 2021

Non avrai altro fuori Pachamama

La Messa in latino e la generazione dei distruttori

È notizia di qualche giorno fa che presso Santa Marta, la residenza pontificia, progettino ancora una volta di limitare la possibilità di celebrare la Messa tridentina. I motivi dell’avversione al rito antico da parte di Vescovi, sacerdoti e dell’attuale Papa, sfuggono a coloro che non seguono le vicende ecclesiastiche, in quanto nell’immaginario collettivo la Chiesa dovrebbe essere custode di una Tradizione millenaria.

Purtroppo, però l’auto percezione dell’alto clero è molto diversa. Spieghiamo perché.

Fallimento generazionale

Quello che oggi sta andando in onda nel mondo cattolico è il colpo di coda di un fallimento generazionale. Coloro che, con la riforma liturgica di Paolo VI, pensavano di adeguare la Chiesa allo spirito del tempo, sono rimasti cocentemente delusi. Loro lo sanno. Le folle cattoliche non li hanno seguiti e gli ultimi 50 anni, dopo il Concilio e la promulgazione del nuovo messale, hanno visto andare in scena un triste e lungo addio fra l’Europa e la Chiesa. La figlia, viste le bizze della madre, ha salutato ed è andata per la sua strada. Il popolo voleva capire di più la messa, spiegava il cardinale Ottaviani, non voleva che venisse stravolta.

Nonostante il disastro già rilevato da Paolo VI e i tentativi dei papi successivi, il clero a tutti i livelli ha continuato a perseverare nell’errore. Tutto andava decostruito. Messa, teologia, edifici sacri.

Oggi le chiese sono vuote e i fautori del cambiamento, assieme ai loro discepoli più giovani e idioti, si trovano a celebrare pseudo messe in orrendi capannoni, ascoltando chitarre scordate e canzoni ridicole, osservando ballare e sculettare qualche prete giovane e ancora più imbecille. Bella roba.

Nonostante l’evidente presa in giro, piuttosto di ammettere di aver costruito un circo di effemminati, perseverano. D’altronde la rivoluzione occlude le menti dei rivoluzionari.

Chi ha osato fuggire dal circo, ritornando alla Messa in Latino, garanzia di serietà e rettitudine dottrinale, sta mettendo in discussione una costruzione, mentale più che fisica, di una generazione fallita. Che non accetta, non elabora il lutto della propria giovinezza tradita e quindi cerca di eliminare ancora una volta ogni traccia del passato.

La mancanza di formazione dei giovani preti

Questi personaggi sono in malafede. Tempo fa parlando con un prete che insegna liturgia in seminario, mi sentii dire che “i preti giovani non sanno il latino, ripetono solo delle formule”. Il problema è che il latino dovevano insegnarglielo, così come avrebbero dovuto insegnare la liturgia, la storia della Chiesa, la teologia, il magistero. Nei seminari invece viene insegnato che la storia del cattolicesimo è stato un grande equivoco dall’editto di Costantino in poi, conclusosi con la rinascita del Concilio Vaticano II. Non stiamo scherzando. Nei corsi di liturgia viene insegnato solo il rito moderno e quello antico viene solo stigmatizzato.

Il sistema di indottrinamento dei seminari è però anche lui fallito. Molti sacerdoti giovani stanno inceppando gli ingranaggi del meccanismo, riscoprendo la tradizione, studiando autonomamente, mettendo in discussione il lavaggio del cervello subito. Non accettano il ruolo di disordinati e sudati animatori da villaggio turistico proposto dai loro vescovi. E questo è un problema.

Alcune frasi interessanti

Quando ero giovane odiavo i più vecchi con l’abito lungo [talare -NDR], ora ci sei tu e ce l’hai su anche tu. Non ci libereremo mai di voi”, disse un anziano parroco al suo coadiutore giovane.

Per favore, non crearmi problemi, non venire in curia con la talare. Io non ho problemi, ma qui li hanno”, disse un vescovo ad un altro prete giovane.

Che dire? Stiamo parlando della fine di un’epoca desolante e non sappiamo se i suddetti giovani avranno la forza di imporre la loro linea. Rimangono comunque una minoranza. I loro coetanei indottrinati e ben poco virili credono alle idiozie che hanno sentito.

Un altro elemento interessante

In questi pensieri a ruota libera, trova posto un elemento interessante. Le soprintendenze delle Belle Arti, istituzioni dello stato italiano, stanno combattendo da anni una lotta silenziosa contro il clero modernista.

I rappresentanti di quest’ultima categoria vedono bocciati costantemente i loro progetti di distruzione delle chiese antiche e si lamentano dell’ingerenza delle autorità civili. Le quali sono rimaste le uniche a cercare di salvare il salvabile. Talvolta, giustamente, scattano anche le denunce.

Tempo fa un sacerdote, purtroppo mancato prematuramente, mi mostrò che, nella chiesa in cui celebrava, la cui prima costruzione datava X secolo, era ancora presente un antico portale da cui entravano i fedeli in procinto di essere battezzati. Il parroco precedente aveva fatto intervenire, per via di un’infiltrazione, il muratore del paese. Il quale con cazzuola e cemento aveva chiuso il buco. Sbragando un monumento.

D’altronde, in Francia, si è visto concretamente ciò che è accaduto con la ricostruzione di Notre Dame. Gli imbecilli stavano già progettando l’affidamento del progetto di ricostruzione ad una qualche archistar, mentre lo stato francese ha imposto la ricostruzione così com’era.

Questa situazione non è altro che l’ennesima conferma di ciò che abbiamo detto fino ad ora. La generazione dei distruttori, non si ferma ed è sempre più aggressiva. Si è riprodotta, ormai le generazioni sono due, la seconda più capra della prima.

Non hanno senso della misura, leggono la realtà con occhiali distorti, sbagliano tutte le analisi da 50 anni. I risultati ovviamente si vedono. 

di Francesco Filipazzi

http://campariedemaistre.blogspot.com/2021/05/la-messa-in-latino-e-la-generazione-dei.html

IL CASO

Messa in latino, la stretta del Papa: proteste in arrivo

In Germania si sta consumando uno scisma, ma in Vaticano ci si scaglia contro la Messa in latino. Voci di una revisione restrittiva del Summorum Pontificum sono filtrate dall'assemblea Cei dopo le parole del Papa. Dalla Francia arrivano conferme. Sarebbe uno schiaffo a Benedetto XVI che ha voluto il motu proprio, ma dietro si cela un braccio di ferro tra Dottrina della Fede e Segreteria di Stato. Fedeli dei gruppi stabili pronti a scendere a Roma per una protesta che sarebbe clamorosa. 

Mentre in Germania metà della Chiesa cattolica si “accoda” ai venti scismatici filo protestanti nel silenzio di Roma, gli strali del Vaticano si stanno orientando sulla Messa in Latino. Contro i cosiddetti cattolici rigidi, quelli, per dirla con Papa Francesco alla Cei il 24 maggio scorso, che vengono accolti nei seminari e dai quali bisogna stare in guardia.

Prende corpo l’indiscrezione di questi giorni su una revisione in senso restrittivo del Summorum Pontificum, il motu proprio di Benedetto XVI che nel 2007 ha liberalizzato la cosiddetta Messa tridentina e codificato la forma straordinaria dell’unico rito romano. La notizia, pubblicata in esclusiva dal sito specializzato Messa in Latino, trova conferme anche sulla sponda francese dove il sito Paix Liturgique ha riferito ulteriori dettagli circa l’incontro tra il Papa e alcuni vescovi italiani a margine dell’assemblea Cei di lunedì scorso.

Secondo MIL, che ha citato fonti all’interno della Cei, il Papa avrebbe preannunciato ai vescovi l’imminente riforma peggiorativa del Motu proprio. Che cosa, in particolare? Le informazioni ancora frammentarie non consentono conferme ufficiali, ma sembra che si voglia ritornare alla situazione precedente il Motu proprio, quella regolata dall’indulto del 1984 che concedeva la Messa in latino previo consenso del vescovo diocesano.

La grandezza del Motu proprio è stata proprio quella di liberare l’antica Messa di sempre dal ghetto in cui era stata relegata dopo il Vaticano II e dal possesso quasi esclusivo dei cosiddetti lefebvriani. Un ormai diffuso pregiudizio, vuole che il Motu proprio sia stato scritto da Benedetto XVI proprio per andare incontro alla comunità fondata a Econe dal vescovo francese. In realtà, il Summorum Pontificum non è stato mai considerato dai lefebvriani, dato che codifica l’esistenza di un unico rito, in due forme, ordinaria e straordinaria, ma è andato a vantaggio di centinaia di migliaia di fedeli, che si sono organizzati in forma di gruppo stabile e celebrano regolarmente nel mondo con frutti spirituali sotto gli occhi di tutti e vocazioni crescenti.

Oggi, a quasi 14 anni dal Summorum Pontificum, i fedeli che frequentano la Messa in latino pur non rifiutando la forma ordinaria sono tanti, e tanti sono i preti che celebrandola ne hanno tratto un beneficio spirituale e pastorale anche mentre celebrano la Messa in novus ordo, grazie ad una consapevolezza diversa. Questo deve dare fastidio al nuovo corso Vaticano, ecco il perché del riferimento alla rigidità di certi seminaristi. Una rigidità che, guarda caso, è sempre liturgica e mai teologica o psicologica.

Così come deve dar fastidio il fatto che la leggenda nera che i seguaci della Messa antica fossero in realtà dei nostalgici non trova gambe per camminare: i fedeli che sono sensibili alla forma straordinaria sono giovani, nati nel post Concilio e per nulla attratti da una sorta di vintagerie liturgica. Hanno semplicemente scoperto un tesoro e vogliono continuare a coltivarlo: la Messa di sempre. 

Secondo MIL, in Vaticano starebbero già lavorando alla terza bozza di riforma di un documento che il Papa sarebbe pronto a firmare, ma che sarebbe clamoroso perché sconfesserebbe, correggendolo e limitandolo, un documento di un pontefice ancora vivente. Ecco perché in molti pensano che una revisione del SP costituirebbe prima di tutto uno schiaffo a Benedetto XVI, il quale, promulgandolo, si augurava invece una contaminazione positiva tra le due forme.

Anche Paix Liturgique ha circoscritto le circostanze in cui il Papa ne avrebbe parlato. “Poi, una volta che i giornalisti hanno lasciato la sala del dibattito - si legge sul sito nella traduzione di MIL-, il Papa ha affrontato un tema che accomuna molti vescovi della Penisola: l'esecuzione del Summorum Pontificum. Francesco ha confermato la prossima pubblicazione di un documento che è stato sollecitato a scrivere, destinato a "reinterpretare" il Motu proprio di Benedetto XVI. La pubblicazione è stata effettivamente ritardata, in quanto il documento sembra aver provocato obiezioni e intoppi, soprattutto da parte del cardinale Ladaria e della Congregazione per la Dottrina della Fede, che sostenevano che avrebbe provocato disordini e opposizioni incontrollabili in tutto il mondo. Nonostante ciò, la Segreteria di Stato starebbe spingendo per il rilascio del testo, le cui disposizioni essenziali sarebbero le seguenti:

- le comunità che celebrano secondo la forma antica potrebbero continuare a farlo;

- per contro, i sacerdoti diocesani dovrebbero ottenere un permesso specifico.

È ovvio che questo documento, inapplicabile in molti paesi tra cui la Francia, avrà soprattutto un significato simbolico: rendere la celebrazione della messa tradizionale non più un diritto, ma un'eccezione tollerata”.

Si profila dunque uno scontro tra Congregazione per la Dottrina della fede, consapevole che una revisione del Motu proprio rappresenterebbe una ferita con migliaia di fedeli e la Segreteria di Stato.

Non è un caso che proprio la Francia sia uno dei Paesi più contrariati da questa rivoluzione, dato che la forma straordinaria si è diffusa tantissimo oltralpe così come negli Stati Uniti dove si è assistito ad una vera e propria rinascita spirituale e liturgica.

Ed è proprio dalla Francia che – stando a quanto la Bussola ha potuto appurare -, si stanno muovendo le reazioni più organizzate che puntano anche a scendere a Roma con una manifestazione sotto forma di filiale appello a salvare il Motu proprio che sarebbe anch’essa clamorosa. Migliaia di fedeli chiamati a raccolta per salvare l’antica Messa e opporsi ad una sua limitazione. Sarebbe dirompente, ma anche pericoloso per il Vaticano che, mentre in Germania si sta consumando uno scisma sotto gli occhi di tutti, si accanirebbe contro migliaia di fedeli senza alcunché da rimproverare loro, ma limitandoli nella loro sensibilità e privandoli di un diritto.

Sarebbe una forma di strabismo incomprensibile per una larghissima fetta di Chiesa sprezzantemente definita rigida o tradizionalista, ma che si sta allargando fino a comprendere fedeli che fino a pochi anni fa non avrebbero mai scommesso un centesimo sulla Messa antica e oggi ne sono attratti positivamente.

Andrea Zambrano

https://lanuovabq.it/it/messa-in-latino-la-stretta-del-papa-proteste-in-arrivo 

Il Summorum Pontificum ancora in pericolo. Bergoglio vuole solo la pachamama?



E' evidente che la Messa Tridentina mal si concilia con il culto della Pachamama, la divinità andina tanto in voga in Vaticano.

Sembra che adesso Bergoglio, dopo aver giubilato Sarah dal culto divino, voglia ancora una volta attentare al Summorum Pontificum, fra il plauso dei vescovi italiani che hanno fatto della lotta al cattolicesimo il loro punto di orgoglio. Certo, con uno scisma in atto in Germania forse ci sarebbero altri problemi, ma forse quelle tedesche sono tutte sceneggiate, perché l'agenda bergogliana collima esattamente con la loro. 

Prendiamo da Messainlatino:

Si tratta, per adesso, di notizie ancora frammentarie, da nostre plurime fonti all'interno della CEI ed episcopali, ma sembra che ieri (24.5.2021) il Papa, rivolgendosi ai vescovi italiani in apertura dei lavori dell’assemblea annuale della CEI (e in un successivo incontro con un gruppo di loro), abbia preannunciato l’imminente riforma in peggio del Motu proprio Summorum Pontificum.

Dopo l’ennesima messa in guardia dall’accogliere in seminario dei giovani “rigidi” (cioè fedeli alla dottrina), Francesco ha annunciato ai vescovi che è giunto alla terza stesura di un testo che reca misure restrittive in ordine alla celebrazione da parte dei sacerdoti cattolici della Messa nella forma extraordinaria liberalizzata da Benedetto XVI il quale, a suo dire, con il Summorum Pontificum voleva andare incontro solo ai lefebvriani, ma che oggi sono soprattutto i giovani preti a voler celebrare la Messa tridentina magari non sapendo neanche il latino.

In proposito ha raccontato di un vescovo al quale si era rivolto un giovane prete manifestandogli l'intenzione di celebrare nella forma extraordinaria. Alla domanda se sapesse il latino, il giovane prete gli ha detto che lo stava imparando. Al che il vescovo gli ha risposto che sarebbe stato meglio imparasse lo spagnolo o il vietnamita in quanto in diocesi erano molti gli ispanici e i vietnamiti.

A quanto si comprende, si ritornerebbe all’indulto - con previa autorizzazione del vescovo, o addirittura del Vaticano -  con tutto ciò che ne consegue e cioè una reintroduzione del divieto di celebrare secondo il Messale di San Giovanni XXIII, tantissimi dinieghi delle autorizzazioni e la pratica ghettizzazione dei sacerdoti e dei fedeli legati all’antico rito. Dopo Mose il liberatore, ritornerebbe il Faraone.

La  credenza che il Summorum Pontifucum sia stato redatto solo per andare incontro ai lefrebvriani è infondata e falsa: non solo perché lo si evince dal testo del Motu proprio (e dall’Universae Ecclesiae) ma a dirlo espressamente è lo stesso Benedetto XVI che a pagina 189 - 190 del libro “Ultime conversazioni” (a cura di P. Seewald, ed Corriere della Sera, si veda foto sotto) secondo cui la riabilitazione  della Messa  antica col Summorum Pontificum non deve essere assolutamente inteso come concessione alla Fraternità, ma come via perché tutta la “Chiesa preservasse la continuità interna con il suo passato. Ciò che prima era sacro non divenisse da un momento all’altro una cosa sbagliata. Adesso non c’è un’altra Messa. Sono che diverse forme dello stesso rito”.

Un sacerdote ci ha detto a tal proposito: "Non mi sembra strano, che i vescovi attacchino il Summorum Pontificum: dopo tutto quello della liturgia antica è il più grave, serio e attuale problema della Chiesa".

Se sono arrivati già alla terza bozza vuol dire che stanno lavorando sul serio (e da tempo) per limitare e - di fatto - annullare il Summorum Pontificum. C'è quindi veramente da preoccuparsi e da pregare: Benedetto XVI avrà qualcosa da dire?

Vi terremo aggiornati.

La Redazione 

Francesco pronto a ritirare il nulla osta di papa Ratzinger alle messe in latino

Le parole di Bergoglio alla Cei alimentano il timore: il Vaticano cancellerà la svolta liturgica cara a tanti fedeli «tradizionali»?

https://www.intopic.it/rdr.php?go_njs=24729574

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.