Cosa pensare della proposta di un quinto dogma mariano, proclamando ex cattedra la Vergine Maria “corredentrice”? – Parte 1
Il tema della Madre di Dio come “corredentrice” è un tema teologico delicato, su cui ho già riferito in passato [*] e di cui alcuni amici mi hanno consigliato “prudenza” (certo, è sempre uno dei sette doni dello Spirito Santo…), e di “lasciarlo ai teologi” (su cui non vado d’accordo come comunicatore, nello stesso modo in cui non vado d’accordo con l’affermazione che devo lasciare il tema del coronavirus “ai virologi”). Cito quanto mi ha scritto un mio amico teologo, in riferimento alla Madonna: “Penso che non merito tanto amore da parte sua, eppure mi vuole tanto bene e lo sperimento ogni giorno. Per formazione sui testi dei Santi Padri prediligo la teologia del Dio Logos, il Figlio Unigenito, unico Mediatore tra Dio e gli uomini e la partecipazione secondaria di tutti i santi, primissimamente della Santissima Vergine”.
Condivido contributi su molti temi, esprimo raramente un’opinione personale (e non l’ho fatto neanche sulla questione della “corredentrice”). Ma silere non possum e far parlare solo chi diffonde il male. Non possiamo far parlare solo i teologi. Il Popolo di Dio ha voce e molte volte più fede di molti teologi. Rispetto, ovviamente, l’opinione del mio amico teologo, un’opinione che rimane tale, come lo è anche la mia. In particolare, nessuno proibisce a ritenere che la Madre di Dio è “corredentrice” con il suo Divino Figlio. Personalmente ne sono convinto da moltissimi anni (anche se non mi permetto di esprimermi prima della Chiesa – anche perché teologo non sono – che non ha neanche espresso una condanna al riguardo).
Questa è la linea che seguo. Ho su di me lo sguardo della nostra Madre celeste, la Santissima Madre di Dio, Regina del Cielo e della terra, nel mio studio, nel corridoio e nella mia stanza da letto. E mi rivolgo a lei, insieme a San Michele Arcangelo e a San Giovanni Paolo II, per ogni necessità in preghiera incessante, in sostengo nella lotta quotidiana contro il Male.
[*] Articoli precedenti sulla questione
– Vox Populi Mariae Mediatrici. Riflessione sui frutti di un’eventuale nuovo dogma mariano (1) – 22 gennaio 2020
– Vox Populi Mariae Mediatrici. Riflessione sui frutti di un’eventuale nuovo dogma mariano (2) – 22 gennaio 2020
Dopo questo articolo introduttivo seguiranno nei prossimi giorni ulteriori quattro contributi per approfondire il tema:
- Parte 2: Quel che s’intende per “Corredentrice”, dal libro del Professore Mark I. Miravalle, “CON GESÙ”. La storia di Maria Corredentrice. Prefazione del Cardinal Edouard Gagnon, PSS, Casa Mariana Editrice, Frigento 2003, pp. 11-18.
- Parte 3: “Teologi”: R. Laurentin, amico fondamentale di Medjugorje ma nemico della Corredenzione (ed ecumenista), su Radiospada.org del 30 aprile 2021 e Non c’è Cattolicesimo senza Maria Corredentrice! di Massimo Micaletti, su Radiospada.org del 13 dicembre 2019.
- Parte 4: La «Corredentrice» tra ‘600 e ‘700, articolo di Padre Paolo M. Siano su Corrispondenzaromana.it del 21 aprile 2021.
- Parte 5: La «Corredentrice» nell’ ‘800, articolo di Padre Paolo M. Siano su Corripondenzaromana.it del 28 aprile 2021.
Petizione a Papa Francesco
A Sua Santità
Papa Francesco
Casa Santa Marta
SCV-00120 Città del Vaticano
Santo Padre,
noi, fedeli cattolici animati da un forte spirito mariano, con fiducia e in spirito di fedeltà ed obbedienza al Magistero, Le chiediamo che venga riconosciuto a Maria Santissima, Madre della Chiesa e di tutti gli uomini, con solenne definizione dogmatica, il titolo di Corredentrice, Avvocata e Mediatrice del genere umano.
Come infatti emerge dal brano evangelico delle nozze di Cana (Gv 2, 1-11) e come poi è ancora di più evidenziato in Gv 19, 26-27 (“Donna ecco tuo figlio”), Maria esercita il suo prezioso ruolo di partecipazione esclusiva all’opera della redenzione.
La Pontificia accademia mariana internazionale nel 2000 ha indirizzato una lettera in cui, partendo dalla venerazione della Chiesa per Maria “mediatrice” e dall’interpretazione autentica della tradizione ecclesiale offerta nella Redemptoris Mater, ritiene indubitabile che a Maria sia da attribuire una “cooperazione partecipata all’unica mediazione del Redentore”.
La teologia, già quella patristica (sia quella orientale che quella latina), la devozione popolare, l’esperienza di fede di tutta la Chiesa, sia nei grandi avvenimenti come nel vissuto quotidiano dei singoli credenti, hanno sempre sperimentato ed elaborato sul piano sistematico il contenuto di questa opera di Maria al piano della redenzione.
Il movimento Vox Populi Mariae Mediatrici ha promosso, con il sostegno del teologo Mark I. Miravalle, petizioni ripetute per la definizione del dogma. Le petizioni, sotto il Pontificato di Giovanni Paolo II, hanno già raccolto circa sette milioni di firme.
Accostando la nostra filiale ed umile richiesta a quella di altre molteplici voci (tra cui è d’obbligo menzionare il Card. Mercier e, più recentemente, il Card. Lustiger, collateralmente a molte altre voci di eminenti cardinali e vescovi di tutto il mondo, così come anche di molti santi tra cui San Pio da Pietralcina e Santa Teresa di Calcutta) che, nel corso soprattutto di questi due ultimi secoli, hanno fatto richiesta ai Suoi venerati Predecessori, anche noi domandiamo (in ragione del sensus fidelium con cui sempre lo Spirito Santo accompagna il cammino dei credenti) la proclamazione del quinto Dogma mariano.
Ciò sarà un motivo di rinnovamento per tutta la Chiesa, una nuova Pentecoste per tutto il Corpo mistico, la vittoria della Chiesa su tutti i suoi nemici e il trionfo del Cuore Immacolato di Maria, come promesso a Fatima.
Santo Padre La accompagniamo con la preghiera ed il sostegno filiale.
Papa Francesco ha già espresso tre volte la sua contrarietà al titolo “Maria corredentrice”, auspicato da molti credenti, senza riuscire a mettere la parola “fine” ad un vivace dibattito teologico-pastorale da lunga data e ha respinto già più volte l’istanza che venga proclamato un nuovo dogma mariano che definisce la Beata Vergine Maria “Corredentrice, Mediatrice di tutte le grazie e Avvocata del popolo di Dio”.
“Cristo è il Mediatore, il ponte che attraversiamo per rivolgerci al Padre. È l’unico Redentore: non ci sono co-redentori con Cristo”, ha detto Papa Francesco nell’Udienza generale del 24 marzo 2021, dedicato al tema “Pregare in comunione con Maria”. Ha osservato: “È vero che la pietà cristiana sempre le dà dei titoli belli, come un figlio alla mamma: quante cose belle dice un figlio alla mamma alla quale vuole bene! Ma stiamo attenti: le cose belle che la Chiesa e i Santi dicono di Maria nulla tolgono all’unicità redentrice di Cristo. Lui è l’unico Redentore”. “Sono espressioni d’amore come un figlio alla mamma – alcune volte esagerate. Ma l’amore, noi sappiamo, sempre ci fa fare cose esagerate, ma con amore”, ha aggiunto.
La prima volta che Papa Francesco ha pronunciate parole negative sul tema era il 12 dicembre 2019, in occasione della Santa Messa nella Basilica di San Pietro per la Vergine di Guadalupe: “Quando vengono da noi con storie che si dovrebbe dichiararla questo, o fare quest’altro dogma oppure questo, non perdiamoci in sciocchezze”. Poi, la seconda volta era nell’omelia della Santa Messa a Santa Marta del 30 aprile 2020: “La Madonna non ha voluto togliere a Gesù alcun titolo; ha ricevuto il dono di essere Madre di Lui e il dovere di accompagnare noi come Madre, di essere nostra Madre. Non ha chiesto per sé di essere quasi-redentrice o di essere co-redentrice: no. Il Redentore è uno solo e questo titolo non si raddoppia”.
Corredentrice è uno dei titoli utilizzati nella Chiesa cattolica per la venerazione di Maria. È un concetto teologico che si riferisce al ruolo della Vergine e Madre di Dio nella possibilità di redenzione offerta da Dio a tutte le creature umane. È considerato un titolo particolarmente onorifico per la Vergine e una pia pratica di devozione nei suoi confronti, gradita a Dio. Il termine non significa che la fede cattolica abbia due redentori, Gesù Cristo e Maria, bensì che esiste una subordinazione fra i due redentori e che per tutti vi sia un unico possibile Redentore in Gesù Cristo, la cui opera salvifica è oltremodo aiutata dalla Sua santa madre. La distinzione è ribadita dall’esistenza di due forme di culto: solo a Gesù Cristo spetta l’adorazione come Redentore, mentre a Maria è dovuta la venerazione col titolo di “Corredentrice”. Quest’ultima forma di venerazione è una pia pratica religiosa cattolica che appartiene al culto dei santi, per la quale la Madre di Dio è venerata come la creatura umana che più di chiunque altra, vissuta in qualsiasi epoca, possa favorire la salvezza eterna dei Suoi figli. Maria fu infatti l’unica donna ad avere il privilegio di ospitare l’opera dello Spirito Santo Dio e il Verbo fatto carne, identificato con Gesù Cristo, nel proprio vergine grembo materno. Maria ebbe il merito di aver risposto affermativamente all’angelo dell’Annunciazione, fino a vivere il dolore di madre davanti alla Passione, Morte e Resurrezione di suo figlio. Il titolo di Corredentrice si collega a quello di Mediatrice di ogni grazia in virtù del fatto che la preghiera rivolta a Maria è anche quella più gradita a Dio, in quanto ella è Sua madre, nonché quella che ha la maggiore probabilità di ottenere da Lui la concessione del dono richiesto a beneficio di sé o del prossimo.
Il concetto e il culto di venerazione per Maria Corredentrice era molto noto durante il Medioevo, praticato e predicato in larga misura dall’Ordine francescano e dall’Ordine domenicano.
Papa Leone XIII nella Lettera enciclica Supremi apostolatus del 1° settembre 1883 insegna: “Infatti la Vergine Immacolata, prescelta ad essere Madre di Dio, e per ciò stesso fatta corredentrice del genere umano, gode presso il Figlio di una potenza e di una grazia così grande che nessuna creatura né umana né angelica ha mai potuto né mai potrà raggiungerne una maggiore”[QUI].
Poi, Papa Benedetto XV nella Lettera apostolica Inter sodalicia del 22 marzo 1918 sottolinea che Maria Santissima è Corredentrice a pieno titolo, pronunciandosi in modo chiaro e formale in favore della dottrina che sostiene la cooperazione di Maria alla Redenzione compiuta da Cristo sulla Croce, con la sua partecipazione mistica ma anche concretamente vissuta e offerta nelle materne sofferenze associate alla immolazione del Figlio: “Che proprio l’Addolorata venga eletta e invocata come Patrona di una buona morte, corrisponde meravigliosamente alla dottrina cattolica e alla pia tradizione della Chiesa. (…) Perché i Dottori ritengono concordemente che, se la Beatissima Vergine non ha apparentemente avuto partecipazione alcuna alla vita pubblica di Gesù Cristo, e riappare, poi, all’improvviso, sulla via del Calvario e sotto la Croce, ella non vi può essere stata presente senza un disegno divino. Perché così ella soffrì e quasi morì con il Figlio suo sofferente e morente, così rinunciò per la salvezza degli uomini ai suoi diritti di madre su questo Figlio e lo immolò per placare la divina giustizia, sicché si può dire, a ragione, che Ella abbia redento con Cristo il genere umano. Evidentemente per questa ragione tutte le diverse grazie del tesoro della Redenzione vengono anche distribuite attraverso le mani dell’Addolorata”.
Invece, Papa Pio XII pose il veto su tutti i tentativi posti in essere fra la seconda e la quarta decade del XX secolo al fine di proclamare il quinto dogma mariano, mentre non ne esiste traccia all’interno della Lumen gentium, che una parte dei teologi considera come una summa dell’intera mariologia del Concilio Vaticano II.
Un movimento di cattolici, sia laici che religiosi, formato in particolare da coloro che reputano vere le apparizioni di Amsterdam alla veggente Ida Peerdeman, tra il 1945 e il 1959, ha chiesto la proclamazione di un quinto e ultimo dogma mariano per la Beata Vergine Maria, come “Corredentrice, Mediatrice di tutte le grazie e Avvocata del popolo di Dio” [L’uso del titolo “Signora di tutti i popoli” per la Beata Vergine Maria è di per sé teologicamente lecito e permesso – 5 gennaio 2021 e Vox Populi Mariae Mediatrici. Riflessione sui frutti di un’eventuale nuovo dogma mariano (1) – 22 gennaio 2020].
Durante il Concilio Vaticano II, una minoranza di vescovi italiani, spagnoli e polacchi presentò una richiesta di formulare il nuovo dogma, ma l’assemblea la rigettò e i documenti pontifici evitarono di usare la parola latina Corredemptio.
Papa Giovanni Paolo II, nell’Udienza generale dell’8 settembre 1982, disse: “Maria, pur concepita e nata senza macchia di peccato, ha partecipato in maniera mirabile alle sofferenze del suo divin Figlio, per essere Corredentrice dell’umanità”.
Negli anni novanta, il teologo francescano Professore Mark I. Miravalle attivò un movimento del laicato cristiano, che raccolse una petizione di firme inviata a Papa Giovanni Paolo II con la richiesta di proclamare ex cathedra il quinto dogma mariano col seguente testo: «La Vergine Maria è “Corredentrice, Mediatrice di tutte le grazie e Avvocata del popolo di Dio”». Il Professore Miravalle è titolare della Cattedra di mariologia “San Giovanni Paolo II” all’Università Francescana di Steubenville (Ohio, USA) e Docente di mariologia all’Università di Ave Maria (Florida, USA), nonché Fondatore e Presidente internazionale di “Vox Populi Mariae Mediatrici” e Direttore di “Ecce Mater Tua” dell’”Associazione Internazionale Mariana”. La petizione non ebbe seguito pontificale. Seguirono altre petizioni, anche indirizzate a Papa Francesco.
Padre Salvatore Perrella, O.S.M., della Pontificia Facoltà Teologica “Marianum” di Roma scrisse in merito alla dichiarazione presentata dai vescovi nel 1959 e registrata agli atti solamente nell’anno seguente: «La richiesta fa uso di una terminologia che appartiene ai manuali teologici preconciliari: Corredentrice, corredenzione; Mediatrice, mediazione, redenzione oggettiva e soggettiva: applicazione e distribuzione di grazie; merito de condigno e de congruo [*]… Essa mostra una certa quale “disistima” dell’insegnamento conciliare, che peraltro è ritenuto non del tutto adeguato a descrivere complessivamente la cooperazione di Maria all’opera redentrice di Cristo (Corredenzione) ovvero la sua associazione con Cristo nell’applicare e distribuire la salvezza a tutte le persone per tramite dell’intercessione di grazia e di misericordia (Mediazione)» (in L’Osservatore Romano, 2 luglio 1997).
Quindi, anche sotto il pontificato di Papa Giovanni Paolo II le commissioni teologiche respinsero la proposta di un nuovo dogma. Un primo ordine di argomenti di opposizione al dogma riguarda la cura pastorale, poiché secondo i contrari – comprendenti tutti i successori di Papa Paolo VI – un simile dogma disorienterebbe i fedeli meno esperti a fronte di un non meglio chiarito beneficio nell’economia della salvezza. Secondo Padre Frederick William Faber, il prefisso “Co-“ in inglese sarebbe fuorviante in quanto generalmente indica un rapporto paritetico che non si manifesta in Maria, la quale coopera in modo subordinato e obbediente alla volontà del Redentore e del suo Spirito. La devozione mariana è centrale nella discesa dello Spirito Santo e dei suoi carismi e nella vittoria del serpente di Genesi 3, ma non è stata definita ancora teologicamente una condizione necessaria e sufficiente che associasse la devozione mariana personale della Chiesa apostolica ad entrambi.
Perrella concorda che il termine “correndentrice” è ambivalente e privo delle necessarie sfumature circa il differente livello dell’opera salvifica di Maria e di Gesù Cristo: «Il peso semantico di questa espressione richiederebbe molte altre precisazioni e chiarimenti, soprattutto nel caso in esame, dove colei che si vuol essere proclamata corredentrice è, in primo luogo, colei che viene redenta, sia pure al singolare modo, e che partecipa alla Redenzione principalmente come qualcosa che lei stessa riceve. Vediamo così l’inadeguatezza del suddetto termine per esprimere una dottrina che richiede, anche dal punto di vista lessicale, le giuste sfumature e distinzioni di livelli» (in L’Osservatore Romano, 2 luglio 1997).
Nel 2000, l’allora Cardinale Joseph Ratzinger, futuro Papa Benedetto XVI, ribadì il diniego ad un dogma di Maria “corredentrice”. Interrogato al riguardo da Peter Seewald, rispose: «(…) la formula “Corredentrice” si allontana in misura eccessiva dal linguaggio della Scrittura e dei Padri e quindi è foriera di incomprensioni (…) Tutto viene da Lui [Cristo], come ci dicono in particolare la Lettera agli Efesini e la Lettera ai Colossesi. Anche Maria è tutto ciò che è attraverso di Lui. La parola “Corredentrice” oscurerebbe questa origine. [Si tratta di] un’intenzione corretta, che viene espressa nel modo errato» (Card. Ratzinger, God and the World: A Conversion with Peter Seewald, 2002).
[*] Chi non conosce la teologia cattolica non può comprendere il senso di de congruo e de condigno. Meritare qualche cosa de condigno, vuol dire meritarla per giustizia. Meritare de congruo, è quando si merita un premio non per giustizia rigorosa, ma che pur si deve avere per equità. I teologi adducono l’esempio del soldato, il quale merita la sua paga ed il suo rancio de condigno, ma la medaglia al valor militare, per esempio, la merita soltanto de congruo. Questa dottrina è applicata alla giustificazione, la quale, secondo i teologi cattolici, si merita de congruo.
Viva Cristo Re!
Viva Maria Regina!
Viva Maria Corredentrice!
Viva Maria Mediatrice di tutte le grazie!
Viva Maria Avvocata del popolo di Dio!
Iuxta crucem
Segue la parte 2.
Foto di copertina: La sacra icona di “Nostra Signora Mediatrice di tutte le Grazie, Corredentrice e Avvocata per il Popolo di Dio” è stata specialmente onorata in due maggiori conferenze internazionali di “Vox Populi Mariae Mediatrici” a Roma, a cui hanno partecipati centinai di cardinali, arcivescovi, vescovi, sacerdoti, teologi di fama internazionale e leader mariani da oltre 70 Paesi. Nella foto durante i lavori del 13 maggio 1997, Festività di Nostra Signora di Fatima.
Cosa pensare della proposta di un quinto dogma mariano, proclamando ex cattedra la Vergine Maria “corredentrice”? – Parte 2
Il 23 dicembre 2000, il quotidiano The New York Times pubblicò nella sezione «Arte e Idee» un articolo [QUI] sul movimento Vox Populi Mariae Mediatrici, un movimento che chiede al Papa la definizione dogmatica della Beata Vergine Maria come “Corredentrice, Mediatrice di tutte le grazie e Avvocata del popolo di Dio”. Detto articolo è poi stato pubblicato anche da molti principali giornali statunitensi, sollevando un rinnovamento di focosi dibattiti attraverso tutto gli USA, sul concetto della Beata Vergine Maria come “corredentrice”, sia nei circoli cattolici che fuori.
Benché diverse nella loro forma di espressione, la maggior parte delle obiezioni all’insegnamento della Chiesa Cattolica Romana sulla Vergine Maria come “corredentrice” vanno tutte a finire nelle stesse categorie fondamentali. C’è una profonda e urgente necessità di spiegare al popolo di Dio (soprattutto al gruppo sempre più crescente di fedeli cattolici che non sono a conoscenza del catechismo), le verità dottrinali di base insegnate dalla Chiesa Cattolica Romana riguardo all’uso dell’attributo “corredentrice” e delle continue discussioni pertinenti ad una possibile definizione dogmatica.
L’appello del Concilio Vaticano II di «portare Cristo al mondo», con un enfasi evangelica non limitata ai confini della Chiesa, ma che raggiunge tutto il mondo, è applicabile anche alla verità cristiana riguardo alla Madre di Cristo. Questa chiamata conciliare a proclamare al mondo la verità cristiana, includendo la verità cristiana su Maria, è allo stesso tempo una chiamata evangelica che deve essere libera da ogni compromesso dottrinale nel presentare l’intera e totale verità su Maria, come viene ufficialmente insegnata dalla Chiesa Cattolica Romana, una verità dottrinale che essenzialmente include la “corredenzione” mariana.
Quel che s’intende per “Corredentrice”
dal libro del Professore Mark I. Miravalle
«“CON GESÙ”. La storia di Maria Corredentrice»
Prefazione del Cardinal Edouard Gagnon, PSS
Casa Mariana Editrice, Frigento 2003, pp. 11-18
«Quando videro che tu con i Padri la chiamavi Madre di Dio, Seconda Eva e Madre di tutti i viventi, Madre della vita, Stella mattutina, Nuovo Cielo mistico, Scettro dell’Ortodossia, intemerata Madre di santità e altro, avrebbero considerato il fatto che tu non concordassi nel chiamarla Corredentrice una povera compensazione a tale linguaggio…». (Ven. John Henry Cardinal Newman a Pusey) [2]
Con una punta d’ironia iniziamo quest’opera spiegando ciò che con l’espressione “Maria Corredentrice” non s’intende. L’intento è quello d’evitare iniziali malintesi che posson pregiudicare il termine “Corredentrice”, intendendolo diversamente da come la Chiesa, ossia i Papi, i Santi, i Dottori, i Mistici e i Martiri, l’hanno effettivamente adoperato. Un conto è asserire: «Io non accetto che la Chiesa chiami la Madre di Gesù Corredentrice», ossia rifiutare il titolo a causa di dissensi su quel che la Chiesa intende con esso. È una questione diversa ed intellettualmente ingiusta, invece, affermare che la Chiesa intende qualcosa di diverso da ciò che essa realmente intende quando chiama la Madre di Gesù “Corredentrice”.
Che cosa dunque “Corredentrice” non significa nell’insegnamento della Chiesa Cattolica? Non significa che Maria sia una dea, che sia la quarta persona della Trinità, che possegga una natura divina, che non sia, in qualche modo, una creatura completamente dipendente dal Creatore come tutte le altre creature. Citando uno dei più grandi Santi mariani nella storia della Chiesa, san Luigi Maria Grignion de Montfort, mi unisco a lui e all’intera Chiesa nell’asserire la verità cristiana dell’indiscutibile creaturalità di Maria, la sua totale dipendenza dal Signore dell’Universo e l’oggettiva autonomia di Dio che non ha alcun bisogno della Madre di Gesù per compiere la sua divina volontà:
«Io riconosco con tutta la Chiesa che Maria, non essendo che una semplice creatura uscita dalle mani dell’Altissimo, paragonata alla sua infinita Maestà, è meno di un atomo, o piuttosto è nulla del tutto, perché Egli solo è Colui che è, e quindi questo gran Signore, sempre indipendente e bastante a se stesso, non ebbe e non ha ancora assolutamente bisogno di Maria Santissima per compiere i suoi disegni e manifestare la sua gloria: non ha che da volere per far tutto». [3]
Tale verità nella dottrina della Chiesa riguardante la Vergine Maria si applica interamente al soggetto di Redenzione. La Chiesa sostiene che la partecipazione di Maria alla Redenzione operata da Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, non era in alcun modo necessaria in senso assoluto. A ciò si aggiunge il fatto che Maria stessa, in quanto creatura e figlia d’Adamo ed Eva nell’umana famiglia, aveva bisogno d’esser preservata dagli effetti del peccato originale e, perciò, dipendeva interamente dal Figlio Redentore per l’eminente forma di Redenzione unicamente a Lei riservata.
Pertanto, qualsiasi idea di Maria Corredentrice la quale suggerisse che la Madre di Gesù è la quarta persona della Trinità o qualche forma di divinità deve esser immediatamente e interamente rigettata come grave eresia contro la Rivelazione cristiana. Un errore così grossolano annebbierebbe le reali questioni teologiche che circondano la dottrina della Corredentrice. Tra queste menzioniamo, ad esempio, la natura e i limiti dell’umana partecipazione ad un’opera divina; il misterioso equilibrio tra la divina Provvidenza e l’umana libertà nell’opera della salvezza; il ruolo della cooperazione umana nella distribuzione individuale delle grazie della Redenzione; il desiderio divino d’aver una donna che partecipasse direttamente alla restaurazione della grazia e dei suoi effetti sulla dignità umana personale, e diverse altre importanti questioni.
Che cosa allora intende la Chiesa quando chiama la Beata Vergine Maria col titolo di “Corredentrice”? Analizziamo anzitutto il significato etimologico del titolo stesso.
Il prefisso “co-” deriva dalla preposizione latina cum, che significa “con” (e non “uguale a”). Benché alcune lingue moderne, come l’inglese, talvolta usino il prefisso “co-” per indicare una connotazione di uguaglianza, il vero significato latino rimane “con”. Anche in inglese, per esempio, il prefisso “co-” è talvolta propriamente usato per significare “con” in un contesto di subordinazione e di dipendenza, come nel caso di “pilota” e “co-pilota”, “Creatore” e “co-creatore” nella teologia del corpo e dell’amore nuziale, e così via.
Nella Parola di Dio rivelata, san Paolo definisce i primi cristiani “collaboratori” di Dio (1 Cor 3,9), dove il significato e il contesto di “co-” non possono in alcun modo denotare uguaglianza. Così anche quando afferma che noi siamo “co-eredi” con Cristo (Rom 8,17) non vuol dire che noi siamo eredi del Cielo allo stesso modo dell’Unigenito Figlio di Dio.
Il verbo latino redimere (o re[d]-emere) significa letteralmente “ricomprare”. Il suffisso latino “-trix” è femminile e denota “una persona che fa qualcosa”. Pertanto, nel suo significato etimologico, il titolo di “Coredentrice” allude alla donna col redentore o, più letteralmente, alla “donna che ricompra con”. In sintesi, dunque, il titolo “Maria Corredentrice”, così com’è usato dalla Chiesa, denota l’unica e attiva partecipazione di Maria, la Madre di Gesù, all’opera della Redenzione compiuta da Gesù Cristo Redentore, vero Dio e vero uomo.
Il titolo di Corredentrice non pone mai Maria ad un livello d’uguaglianza con Cristo, il Signore dell’universo, nell’operar l’umana salvezza. Se erroneamente si considerasse il ruolo della Vergine nella Redenzione come parallelo o uguale a quello del suo divin Figlio, il suo Cuore immacolato, creato per riflettere perfettamente le glorie di suo Figlio, [4] ne sarebbe ferito più d’ogni altro.
Il titolo di Corredentrice, invece, indica la partecipazione singolare e ineguagliabile di Maria accanto a Cristo nella restaurazione della grazia per l’umana famiglia.
La Madre del Redentore partecipa, in modo del tutto secondario e subordinato, al riscatto dell’umanità con e al di sotto del suo divin Figlio. Ciò perché solo Gesù Cristo nella sua divinità, sovrano Alpha e Omega, può offrire per i peccati dell’umanità quell’adeguata soddisfazione, necessaria per riconciliare il genere umano con Dio, Padre di tutti gli uomini.
Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, è il Redentore dell’Universo. Maria – insegna la Chiesa – è la donna tutta “con il Redentore” che, come nessun’altra creatura, angelo o santo, partecipa alla di Lui opera salvifica. Ella diede a Gesù il suo corpo e il suo sangue; partecipò con Gesù a tutte le sue sofferenze sulla terra; accompagnò Gesù sulla via del Calvario; si offrì con Gesù sul Golgota in obbedienza al Padre; morì nel suo cuore con Gesù.
Che cosa dunque intende la Chiesa quando chiama Maria “Corredentrice”? In breve: Maria è “Con Gesù”, dall’Annunciazione al Calvario. Ecco perché san Luigi Grignion de Montfort conclude le sue asserzioni sulla Vergine Madre di Dio affermando positivamente che il suo ruolo nella salvezza, benché non nell’ordine di un’assoluta necessità, sussiste nell’ordine della volontà di Dio perfetta e manifesta:
«Dico però che, supposte le cose come sono, avendo Dio, da quando formò Maria Santissima, voluto cominciare e compiere le sue più grandi opere per mezzo di lei, conviene credere che non muterà sistema nei secoli dei secoli: egli è Dio e non cambia né sentimenti né condotta». [5]
La questione fondamentale per il cristiano non è: “che cosa è stato così assolutamente necessario perché io possa accettarlo?”, ma piuttosto: “qual è stata la manifesta volontà di Dio perché io possa credervi?”. È stata manifesta volontà di Dio che una donna e una madre fosse direttamente e intensamente coinvolta “con il Redentore” nel riscatto dell’umana famiglia da satana e dagli effetti del peccato. Per questo suo singolare ruolo, che supera tutti gli altri ruoli umani e creaturali, solo la Madre di Gesù ha diritto al titolo di Corredentrice “con Gesù” nell’opera riparatrice dell’umana Redenzione. È un titolo datole dalla Chiesa, che è molto giustamente suo più che di ogni altra creatura, ed è al di sopra del senso con cui anche tutti gli altri cristiani sono chiamati “co-redentori”. [6]
E ciò perché solo l’Immacolata Madre è stata crocifissa sul Calvario in un’esperienza di sofferenza materna che è quasi al di là dell’umana immaginazione. [7]
È stata Maria, non la Chiesa, che per prima diede alla luce il Redentore. È il frutto della sofferenza di Maria, con e subordinatamente al Redentore, che portò alla nascita spirituale della Chiesa sul Calvario (cf. Gv 19,25-27). È proprio questa mistica nascita dalla Nuova Eva, la nuova “Madre dei viventi” [8], che ci rende atti a divenir corredentori nella misteriosa e salvifica distribuzione di grazia che sgorga dal Calvario.
La persona storica di Maria, la Vergine di Nazaret, attraverso la sua costante cooperazione “con Gesù” nell’opera della Redenzione, diviene, per usar le parole di Giovanni Paolo II, la “Corredentrice dell’umanità”. [9]
Forse anche le parole di uno studioso anglicano di Oxford, che qui segue le orme di un’altra esimia personalità della medesima provenienza, il venerabile cardinal Newman, ci spinge verso nuovi orizzonti del titolo di Corredentrice, nonché verso una più profonda spiegazione di esso nell’ambito della rivelazione cristiana:
«La questione non può esser risolta evidenziando i pericoli che nascono dall’esagerazione e dall’abuso, o appellandosi a testi isolati della Scrittura, come 1 Tm 2,5, o sulla base delle mutevoli tendenze della teologia e della spiritualità, o col desiderio di non offender i propri interlocutori nel dialogo ecumenico. Entusiastici sbadati possono aver elevato Maria a una posizione di virtuale uguaglianza con Cristo, ma tale aberrazione non è una necessaria conseguenza del fatto che ci può esser una verità che si tenta di esprimere con parole come mediatrice e corredentrice. Tutti i ragionevoli teologi dovrebbero convenire che il ruolo corredentivo di Maria è subordinato e ausiliare al ruolo centrale di Cristo. E se Ella ha tale ruolo, più lo comprendiamo meglio è. È una questione di speculazione teologica. E, come altre dottrine riguardanti Maria, non si tratta solo di dire qualcosa di lei, ma si tratta di qualcosa a più vasto raggio, che riguarda l’intera Chiesa o anche l’intera umanità». [10]
NOTE
[2] VEN. CARDINAL J. NEWMAN, Certain Difficulties Felt by Anglicans in Catholic Teaching Considered, vol. 2, In a Letter Addressed to the Rev. E. B. Pusey, D. D., On Occasion of His Eirenicon of 1864, Longman’s, Green and Co., 1891, vol. 2, p. 78.
[3] SAN L. M. GRIGNION DE MONTFORT, Trattato della vera devozione a Maria, cap. I, n. 14.
[4] Per esempio, Lc 1,46: «L’anima mia magnifica il Signore» e Gv 2,5: «Fate quello che egli vi dirà».
[5] SAN L. M. GRIGNION DE MONTFORT, ivi, n. 15.
[6] Cf. GIOVANNI PAOLO II, Discorso agli ammalati dell’Ospedale Fatebenefratelli di san Giovanni di Dio, 5 aprile 1981, L’Osservatore Romano, 6-7 aprile 1981, p. 2; Udienza generale, 13 gennaio 1982, Insegnamenti V/1, 1982, 91; Allocuzione ai Vescovi dell’Uruguay, Montevideo, 8 maggio 1988, L’Osservatore Romano, 10 maggio 1988, p. 5; cf. PIO XI Allocuzione papale a Vicenza, 30 novembre 1933.
[7] GIOVANNI PAOLO II, Lettera Apostolica Salvifici Doloris, 11 febbraio 1984, n. 25; AAS 76,1984, p. 214.
[8] Cf. Gn 3,20.
[9] Cf. PIO XI, Allocuzione papale a Vicenza; GIOVANNI PAOLO II, Udienza generale, 8 settembre 1982; Insegnamenti V/3, 1982, 404.
[10] J. MACQUARRIE, “Mary Co-redemptrix and Disputes Over Justification and Grace: An Anglican View”, Mary Coredemptrix: Doctrinal Issues Today, Queenship 2002, p. 140 (la traduzione è nostra).
Viva Cristo Re!
Viva Maria Regina!
Viva Maria Corredentrice!
Viva Maria Mediatrice di tutte le grazie!
Viva Maria Avvocata del popolo di Dio!
Iuxta crucem
Segue la terza parte.
Foto di copertina: Sandro Botticelli, Madonna of the Book, 1480, tempera su legno, 58 x 39.60 mm, Museo Poldi Pezzoli, Milano.
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