ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 30 luglio 2021

L’Italia sarebbe ancora un paese cattolico?

COVID E CLERICALISMO

"Fuori dalla chiesa i non vaccinati". Comincia Casale Monferrato

Una chiesa in pieno centro espone il divieto di ingresso a chi non è vaccinato. Ma non è l'iniziativa di un semplice parroco: a deciderlo è stato il direttore del bisettimanale diocesano, che già dalle colonne del giornale si era scagliato con invettive contro chi non si vaccina. Il tutto con l'avallo del vescovo, mentre già in cattedrale l'ingresso ai non vaccinati era stato vietato per una lectio divina. La CEI non vede nulla. E allora avanti altre diocesi.

Scritta sul portone della chiesa di san Paolo a Casale Monferrato

Ci stavamo giusto chiedendo quale diocesi avrebbe dato il via al “Fuori i ‘non vaccinati’ dalla Messa”, dopo qualche tentativo isolato di alcuni parroci. E la risposta non è tardata: Casale Monferrato, in Piemonte, è arrivata prima. Attenzione: non c’è ancora un decreto ufficiale del vescovo, ma ciò non toglie che l’invito sia ugualmente efficace e valido per tutta la diocesi. Ieri mattina i fedeli che si sono recati nella centralissima chiesa di San Paolo apostolo (di fronte al municipio) hanno trovato sul portone principale un cartello (vedi foto di apertura)  che recita: «Chi non è vaccinato costituisce grave pericolo, non è gradito in questa chiesa».

Fin qui potrebbe sembrare la solita iniziativa del solito parroco fanatico. Ma il punto è che il rettore della chiesa è don Paolo Busto, che dopo essere stato direttore della Caritas casalese è ora anche direttore del bisettimanale diocesano La Vita Casalese e, per ciò stesso, molto vicino al vescovo Gianni Sacchi. Abbiamo provato a contattarlo per capire le sue ragioni, ma ci ha subito sbattuto il telefono in faccia. E indagando un pochino è apparso subito chiaro perché non avesse voglia di spiegarsi: in realtà lo aveva già fatto sul numero de La Vita Casalese del 15 luglio. Per l’occasione ha scritto l’articolo di apertura non solo invocando l’obbligo vaccinale ed esortando il governo in tal senso, ma pure lanciandosi in dure invettive contro chi sceglie di non vaccinarsi.

Bastano i vari elementi del titolo per capire l’antifona: “Occorre severità e chiarezza”, dice il titolo a caratteri cubitali. Se non si capisse a cosa si fa riferimento, ecco l’occhiello: “Chi non si vaccina non abbia contatto con persone a rischio e se si ammala paghi lui l’ospedale”. Ancora più duro il catenaccio: “Riottosi, ignoranti e fanatici mettono a rischio la campagna vaccinale del nostro Paese”. Non sappiamo se don Busto sia riottoso, ma quanto a ignoranza e fanatismo non è secondo a nessuno. E infatti, se possibile, l’articolo - che prosegue nelle pagine interne con un titolo sempre nell’ordine della chiarezza, “Occorre vaccinarsi” - è anche peggio.

Secondo don Busto, verso i non vaccinati ci vuole “tolleranza zero”, soprattutto per chi svolge professioni a contatto con il pubblico, compresi i sacerdoti: «Non possono, non devono essere tollerati nella loro pericolosità», scrive in grassetto perché il concetto sia ben chiaro. E quindi: «no vaccino, no lavoro». E se ti ammali paghi l’ospedale: 1.250 euro per ogni giorno in

reparto Covid (si è bene informato anche sui prezzi) e 2.500 euro per la terapia intensiva. «Al giorno, naturalmente», aggiunge nel caso qualcuno non avesse capito. E poi ecco il gran finale: «In una chiesa, il sacerdote ha spiegato che non sono graditi fedeli non vaccinati perché metterebbero a rischio tutti quelli che seguono scrupolosamente le norme. Anche questo fa riflettere». E don Busto, dopo aver riflettuto e abituato i lettori all'idea, ha pensato bene di passare all’azione.

A noi invece fa riflettere anche il fatto che se tutti questi preti e vescovi mettessero un decimo dell’energia e della convinzione che trasmettono nella propaganda pro vaccino nell’annuncio di Cristo, sicuramente l’Italia sarebbe ancora un paese cattolico. Ma tant’è.

Peraltro, l’estrema durezza delle parole di don Busto lascerebbe pensare a una situazione della pandemia fuori controllo in Piemonte o nella diocesi di Casale Monferrato. Invece i dati aggiornati a ieri sera ci dicono che in Piemonte (circa 4.5 milioni di abitanti) ci sono attualmente 2006 contagiati (0,04% della popolazione), ovviamente in buona parte asintomatici. Nei reparti Covid della regione, inoltre ci sono 76 ricoverati (0,002% della popolazione) e 4 sono in terapia intensiva. Scendendo alla provincia di Alessandria (poco più di 420mila abitanti), di cui fa parte il comune di Casale Monferrato, dall’inizio della pandemia si sono registrati 29.873 contagiati (il 7% della popolazione) e attualmente parliamo di meno di 400 persone contagiate (attenzione: positive al tampone, non malate). Cifre ridicole se paragonate all’immagine che si vuol dare di una situazione al collasso.

Inutile ripetere qui le falsità antiscientifiche scritte da don Busto, che fa soltanto da megafono a una serie di luoghi comuni su Covid e vaccino che tante volte abbiamo affrontato. E neanche ci soffermeremo sul fatto che la stessa Congregazione per la Dottrina della Fede nella Nota dello scorso settembre dedicata proprio ai vaccini anti-Covid aveva chiarito che tale vaccinazione «non è un obbligo morale».

Qui dobbiamo invece rilevare come stiamo arrivando alla fine di un processo iniziato con l’asservimento della Chiesa allo Stato e con la visione del vaccino come strumento di salvezza: non si può che arrivare qui, ai cattolici che non si vaccinano si nega la partecipazione alla Messa. I politici che promuovono l’aborto fino alla nascita possono accostarsi alla Comunione, i fedeli che hanno ragioni personali e anche religiose per non vaccinarsi non possono neanche varcare la soglia della chiesa.

Si dirà: ma stiamo parlando ancora dell’iniziativa di un prete, per quanto in vista esso sia. Già, ma è solo l’ultimo tassello: il vescovo Sacchi è apertamente a favore dell’obbligo vaccinale. È stato tra i primi a vaccinarsi e ha esercitato forti pressioni sui sacerdoti perché si vaccinassero tutti. E ieri infatti ha preferito ignorare le mail con cui abbiamo chiesto un suo giudizio sulla vicenda di don Busto. Del resto, proprio nelle settimane scorse, il parroco della cattedrale nonché amministratore apostolico di altre parrocchie del centro, monsignor Eugenio Portalupi, a una sua lectio divina aveva pubblicamente vietato l’ingresso ai non vaccinati.

La questione dunque è chiara: a Casale Monferrato i fedeli non vaccinati sono pregati di non partecipare alle Messe e anche di non entrare in chiesa. E possiamo stare tranquilli che questi esempi faranno scuola. Tanto più che a Roma hanno deciso di non vedere. Per l’Ufficio Comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale (CEI), da noi interpellato, «non abbiamo segnalazioni di questo tipo, a livello nazionale, tali da prevedere un intervento». 

Avanti la prossima diocesi.

(Ha collaborato Ermes Dovico)

Riccardo Cascioli

- IL REGNO UNITO HA RIAPERTO, E I CONTAGI CALANOdi Stefano Magni

https://lanuovabq.it/it/fuori-dalla-chiesa-i-non-vaccinati-comincia-casale-monferrato

GENTE DI CASA NOSTRA/3

Quella fede così infantile dei cattolici adulti

Fra i tipi cattolici, uno molto diffuso nella politica contemporanea, da Prodi a Biden, è il "cattolico adulto". Si proclama pubblicamente cattolico, ma altrettanto pubblicamente promuove politiche che contraddicono la dottrina della Chiesa, dall'aborto al gender. Benedetto XVI li aveva capiti e definiva "infantile" la loro fede. 

                           Romano Prodi, inventore dell'espressione "cattolico adulto"

Continuiamo con la nostra carrellata di “tipi cattolici” (nelle puntate precedenti: il cattolico ombra e il cattolico omissivo). Oggi parliamo di una classica figura di cattolico dei nostri tempi: il cattolico adulto. Dici “cattolico adulto” e subito il pensiero corre a Romano Prodi che quando, nel 2005, la Chiesa italiana decise giustamente di affossare il referendum sulla legge 40 con l’astensione lui sbottò: “Sono un cattolico adulto e vado a votare”. Qualche anno dopo gli fece eco un figlio di quella stessa mentalità che dimentica la Bibbia e il Catechismo in biblioteca, ma sul tavolo di lavoro tiene la Costituzione. Ci riferiamo a Matteo Renzi che, a favore delle unioni civili e sedicente cattolico, non ebbe vergogna ad esplicitare quali fossero le sue priorità: “Io sono cattolico, ma ho giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo”. Che è come dire, io sono un giudice ma in tribunale mica applico la legge, bensì il regolamento del mio condominio. Di cattolici adulti è pieno il mondo e la stella in ascesa, ma forse ancora per poco, più nota al momento porta il nome di Joe Biden il quale riesce a tenere insieme il comando di non uccidere con il placet all’aborto e sovrascrivere sulla pagina della Bibbia in cui si narra che Dio “li creò maschio e femmina” la teoria del gender, usando pure carattere svolazzanti e gradevoli.

Le caratteristiche del cattolico adulto sono molteplici. In primis è un separatista: costui scinde in modo netto la vita privata, nonché pubblica, dalla dottrina cattolica. Dal punto di vista logico non ci sarebbero problemi se il Nostro si confessasse ateo, agnostico o almeno laicista. Il problema invece sta nel fatto che si presenta come cattolico. Sfidando il principio di non contraddizione il cattolico adulto tenta allora di coniugare il suo appoggio ad aborto, contraccezione, fecondazione artificiale, divorzio, rapporti extramatrimoniali, omosessualità, transessualità, eutanasia con la sua appartenenza alla Chiesa cattolica. Grazie a questa impossibile ibridazione tra ciò che è retto e ciò che è storto, il cattolico adulto ha fatto la sua parte in Parlamento e insieme ad altri compagni di cordata ci ha regalato leggi come quella sul divorzio, aborto, Fivet, Unioni civili ed eutanasia.

Il Nostro ha in testa quindi una strana idea di cattolicità, adulterata, è proprio il caso di dire, inquinata da un misto di modernismo, progressismo, liberalismo e giustizia sociale. Per lui essere cattolici significa lotta alla povertà, disoccupazione e porti aperti. Il resto sono questioni private in cui solo Dio è giudice e le cui sentenze rimangono occulte a noi poveretti.

Una seconda caratteristica del cattolico adulto, che discende dalla prima, è la sua voglia di emancipazione dal Magistero. Non tanto dalla struttura gerarchica della Chiesa, la quale, se politico, può venire anche utile – da qui la sua inclinazione al clericalismo – bensì dall’insegnamento della Chiesa. Il cattolico adulto è quello che cammina spedito sulle sue gambe e non ha bisogno di stampelle dottrinali, è un illuminato, uno che non se ne fa nulla di miracoli e, volendo, nemmeno della grazia ordinaria dei sacramenti. In questo autarchia dottrinale del cattolico adulto che basta a se stesso e in questa autosufficienza morale e spirituale si possono forse intravedere delle influenze protestanti. Il Magistero diventa un orpello, la Rivelazione è aperta ad esegesi confezionate su misura. Insomma il cattolico adulto si salva da solo.

Costui quindi sarà pure un cattolico adulto, ma non è adulto come cattolico, dato che la sua fede è bambina. Benedetto XVI in un’omelia del 2009 disegnò benissimo il profilo di questo nostro amico: “La parola ‘fede adulta’ negli ultimi decenni è diventata uno slogan diffuso. Ma lo s’intende spesso nel senso dell’atteggiamento di chi non dà più ascolto alla Chiesa e ai suoi Pastori, ma sceglie autonomamente ciò che vuol credere e non credere – una fede ‘fai da te’, quindi. E lo si presenta come ‘coraggio’ di esprimersi contro il Magistero della Chiesa. In realtà, tuttavia, non ci vuole per questo del coraggio, perché si può sempre essere sicuri del pubblico applauso. Coraggio ci vuole piuttosto per aderire alla fede della Chiesa, anche se questa contraddice lo ‘schema’ del mondo contemporaneo. È questo non-conformismo della fede che Paolo chiama una ‘fede adulta’. È la fede che egli vuole. Qualifica invece come infantile il correre dietro ai venti e alle correnti del tempo”.

Il cattolico adulto – e lo siamo in fondo un po’ tutti noi, almeno a volte – è però dotato di furbizia. Ha fiuto. Riconosce cioè dove spira il vento, dove è la parte giusta della storia e ci si ficca all’istante. Lo fa per più motivi: perché cerca il plauso del mondo, perché è più comodo o più utile, perché non vuole essere escluso dalla gente che conta e invece intruppato in un manipolo di poveri sfortunati bigotti e baciapile, perché non vuole rimanere indietro mentre un futuro radioso lo sta aspettando a braccia aperte. Insomma lo fa per un sacco di motivi, ma non certo per Dio.

Tommaso Scandroglio

https://lanuovabq.it/it/quella-fede-cosi-infantile-dei-cattolici-adulti-1

RIVOLUZIONE ALL’ITALIANA

Fenomenologia dei “liberali” del green pass

Chi oggi nella classe politica e mediatica è a favore del lasciapassare sanitario è anche chi ha appoggiato senza il minimo dubbio lockdown e abolizioni di libertà costituzionali per “educare il popolo”. Innanzitutto i progressisti che fanno capo al Pd, poi gran parte dell’attuale cultura politica cattolica e molti esponenti delle destre “nazionali”. E, infine, ci sono sedicenti liberali.

Chi nel ceto politico, intellettuale, mediatico italiano oggi sostiene l’imposizione del lasciapassare sanitario (denominato ingannevolmente “green pass”, manco fosse una soluzione “ecologica”), le discriminazioni sociali che ne conseguono o addirittura la costrizione universale ai vaccini anti-Covid è, in larga parte, anche chi per un anno e mezzo ha appoggiato senza il minimo dubbio i lockdown, le limitazioni o abolizioni delle libertà sancite dalla Costituzione, il coprifuoco, l’obbligo delle mascherine anche dove evidentemente non servivano a niente per “educare il popolo”. Nella maggior parte dei casi si può tracciare agevolmente la genealogia culturale e ideologica dei sostenitori di queste posizioni, in Italia storicamente ben radicate e mai superate, a fronte di una cultura delle libertà al contrario sempre fragile e malferma.

Innanzitutto, troviamo ovviamente in questa schiera i “progressisti” che politicamente fanno capo al Partito democratico e ad altre formazioni dell’attuale sinistra. Da tempo essi avevano riverniciato il loro antico o ereditato credo comunista, sostituendolo con una mitologia para-libertaria “dirittista” e “diversitaria”. Ma, come abbiamo visto a partire dal febbraio-marzo 2020, al primo richiamo della foresta dell’“emergenza”, sotto la forma pandemica, la vernice si è presto scrostata, riportando in luce il mai scomparso istinto stalinista del “partito unico”, la logica del potere militaresca, l’idea del controllo sociale totale riproposta sotto forma di “dittatura della Scienza”.

In seconda battuta, nel partito “lockdownista” e oggi “greenpassista” troviamo gran parte della cultura politica cattolica, sia “sociale” che moderata e conservatrice, separata su tante questioni ma dal 2020 sostanzialmente unita - pur con significative eccezioni - dall’idea che le libertà individuali debbano essere, a prescindere, subordinate al “bene comune”: che nel caso sanitario del coronavirus consisterebbe nella segregazione e nella vaccinazione obbligatoria, benché - per carità! - da offrire gratuitamente a tutti i “poveri” del mondo.

Infine, tra i sostenitori ad oltranza delle politiche emergenziali in nome della salute pubblica si fanno notare anche molti esponenti delle destre conservatrici e “nazionali”, devoti alla “ragion di Stato” al punto da deridere ogni rivendicazione di libertà e ogni richiamo ai fondamenti costituzionali in nome dell’esigenza primaria di unirsi nella “trincea” e nella “guerra” in corso, secondo le metafore belliciste a loro tradizionalmente care, e che quei governi - oltre alle più alte cariche istituzionali e alle autorità scientifiche ufficiali - hanno usato e usano a piene mani.

C’è però anche un settore delle culture politiche italiane che, dal “lockdownismo” dell’esecutivo Conte al dogmatismo vaccinista e “greenpassista” di quello Draghi, ha fatto registrare, in misura per alcuni imprevedibile, una  crescente, muscolare adesione alla linea emergenzialista: è quello di molti tra coloro che si definiscono liberali (non liberal, cioè non progressisti), intransigenti sostenitori del mercato e della concorrenza in economia, filo-atlantisti o europeisti non dogmatici in politica estera. Da costoro ci si sarebbe attesa una particolare attenzione non soltanto per il rispetto delle basilari libertà individuali occidentali (libertà personale, di circolazione, di impresa, di culto, di riunione, di espressione) largamente violate in un anno e mezzo di emergenzialismo sanitocratico, ma anche più specificamente per la libertà anche in campo sanitario, quindi contro ogni obbligo vaccinale esplicito o mascherato sotto il ricatto delle discriminazioni, e in difesa della libera scelta di trattamenti e terapie. E, parallelamente, ci si sarebbe attesa quantomeno una valutazione problematica, dati alla mano, dei dogmi diffusi dall’asse Governi-Cts, secondo cui il Covid sarebbe un flagello apocalittico e l’unica via d’uscita da esso sarebbe rappresentata dai vaccini esistenti.

Sorprendentemente, invece, proprio da questi liberali - che rispetto ai lockdown avevano quantomeno espresso critiche e rivendicato l’esigenza di un ritorno alla normalità sul piano economico - sono venute nelle ultime settimane le più stentoree perorazioni in favore della vaccinazione di massa indiscriminata e della discriminazione civile introdotta attraverso i “green pass”. Perorazioni spesso accompagnate da una delegittimazione e demonizzazione di chiunque si opponesse a tali politiche attraverso la sigla infamante di “no vax”, e dalla derisione dei critici attraverso l’accusa, ad essi rivolta, di essere trogloditi “terrapiattisti”, pericolosi diffusori di idee sovversive, o tout court nemici della civiltà.

Come spiegare non solo posizioni del genere, ma anche la rabbia, il livore, la violenza che le caratterizzano? Credo sia piuttosto facile, a patto che non ci si lasci ingannare dall’etichetta “liberale” che questi soggetti si auto-applicano arbitrariamente. Con la storia del liberalismo e con le sue radici culturali essi non hanno, infatti, molto a che fare. Si tratta prevalentemente di esemplari delle élites accademiche, giornalistiche, politiche - cresciuti nelle confortevoli, autoreferenziali stanze di dipartimenti, redazioni, think tank, sottoboschi istituzionali - che si percepiscono come un’aristocrazia di gente che “piace alla gente che piace”, un’accolita di eletti conoscitori della modernità, smart, titolati in via esclusiva a parlare delle sfide del mondo contemporaneo, a differenza della deplorable gente comune. A loro è in realtà completamente estranea una visione complessiva, prospettica della storia occidentale, e dunque essi ignorano del tutto il fatto che la radice prima del liberalismo è il costituzionalismo, cioè la cultura dei limiti insuperabili di ogni potere attraverso il diritto, sedimentata nelle consuetudini e nel costume, e che solo su quella base può crescere la “società aperta” individualista.

Per loro il liberalismo si riduce ad una sorta di rozza versione aggiornata del platonismo e della tecnocrazia positivista: il culto del governo dei “competenti” (incarnato naturalmente oggi innanzitutto dal loro “eroe” Mario Draghi, ma anche dagli “esperti” sanitari affiliati), di quelli “saputi”, a cui le masse ignoranti dovrebbero soltanto obbedire con gratitudine e devozione, senza disturbare il manovratore. Questi “primi della classe” si rimirano nello specchio del proprio narcisismo, ringraziando Dio, come il fariseo della parabola evangelica, di non essere come “quel pubblicano”. Il regime sanitocratico è per loro la palestra del “nuovo mondo” luminoso che i competenti costruiranno, della “dittatura dei fighetti” nella quale essi sognano di primeggiare.

Eugenio Capozzi

https://lanuovabq.it/it/fenomenologia-dei-liberali-del-green-pass

3 commenti:

  1. Quel prete (?) Di Casale Monferrato fa il paio con don Biancalani di Pistoia, che affisse sulla porta della chiesa il cartello " chi non accetta gli immigrati non è gradito un questa chiesa", alla larga da certa gente, almeno fino a che non verrà il Trionfo del Cuore Immacolato di Maria SS.ma e certi falsi preti andranno laggiù, a ricevere il premio da Satana. Fini ad allora, ignoriamoli, a meno che non vengano a romperci i gabasisi, nel qual caso...

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  2. La Comunità Religiosa dei Frati di San Francesco, Cristiani Cattolici, la cui sede è a Vicenza, dichiara essere la Diocesi di Casale Monferrato vacante ed essere il signor Gianni Sacchi un apostata impostore sacerdote non di Cristo ma dell'anticristo. Dichiara poi, questa Religiosa Comunità, essere lo pseudo-parroco della Chiesa di San Paolo Apostolo nella Città Cattedrale ed Episcopale di Casale Monferrato un falso sacerdote di Cristo e della Sua Santa Chiesa Cattolica, Unica Vera e Unica Salvifica, e in quanto battezzato un apostata, eretico ed impostore alla pari del suo datore di lavoro sig. Sacchi. Si dichiara altresì essere abominio e apostasia l'assunzione di vaccini, i quali storicamente - e contro la mendace storiografia scientista e positivista dominante - in nulla, eccetto casi rarissimi e ben circoscritti come il vaccino anti-polio, hanno determinato direttamente o indirettamente la eliminazione, che in realtà non ha avuto luogo, di molte gravi patologie, la cui scomparsa sia pure parziale è invece dovuta al miglioramento delle condizioni di vita del popolo sia dal punto di vista della nutrizione che di quello della igiene. Non vi è dunque motivo razionale ovvero ragionevole per vaccinare tanto gli Infanti, quanto i Fanciulli, quanto i Giovinetti, quanto i Giovani, quando gli Adulti. Il Cattolico Veramente Fedele a Dio e al Diritto Divino non può che respingere e rigettare come satanici i vaccini. E ciò tanto più vale per quelli che in questa trista Ora Presente, in questo rinnovellato Venerdì Santo, son denominati "vaccini" essendo invece pericolosissimi mutanti genetici. L'accettarli, il non respingerli e rifiutarli senza mezze misure è atto di Vera Apostasia, Manco di Fede in Colui che è venuto a guarire "ogni sorta di malattia e di infermità", disobbedienza al severo divino monito per cui "Maledetto è l'uomo che confida nell'uomo", e culto satanico penetrato sin nella Casa del Signore grazie all'impostura dei falsi preti, culto di cui la mascherina/museruola è segno ed emblema, essendo tale rivestimento del volto proprio dei riti satanici e delle messe nere dove la mascheratura anche solo parziale del volto è sempre utilizzata. Tutti i "preti" che accettano o persino, "suadente Diabolo", promuovono, incoraggiano la empia e sacrilega e blasfemissima "vaccinazione", e persino la impongono per l'accesso alle SS. Divine Funzioni o alla Casa di Dio di cui non sono i proprietari ma come tali - orrenda blasfemia - si comportano, sono falsi "sacerdoti" di Cristo Gesù e della Santissima Sua Chiesa Cattolica, apostati, impostori, invalidamente ordinati e se "vescovi" anche invalidamente consacrati, essendo manifesta la loro Infernale Apostasia, le loro Eresie, il loro Modernismo e la loro fornicazione con il mondo che tutto giace in balìa del Maligno e dei suoi emissari ed agenti in carne ed ossa.

    A nome della Comunità Religiosa dei Frati di San Francesco, Cristiani Cattolici, di Vicenza, Frate Claudio Bortolan di San Francesco

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  3. Carissimo Unkwnon di Chapeau !!! Complimenti vivissimi; mi associo al 100 per 100 al suo commento, veramente magistrale. Lotta dura, senza paura, contro il clero asservito al maligno, Deus vullt!

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