Monsignor Viganò, Di Mattei & la “TFP”
Introduzione
Qualche giorno fa Roberto Di Mattei su Corrispondenza Romana ha attaccato Monsignor Viganò.
Quest’aggressione verbale (che non si sarebbe fermata lì, se non fosse stata rintuzzata ad personam1) ha stupito molte persone, le quali ritenevano che il Di Mattei fosse un tradizionalista, un antimodernista, un fiero avversario del Nuovo Ordine Mondiale e del Neo/modernismo.
Invece, le origini ideologiche del Di Mattei (Tradizione, Famiglia e Proprietà)2 spiegano che questo suo attacco non è un estemporaneo incidente di percorso, il quale potrebbe capitare a tutti i comuni mortali (“errare humanum est”); ma è, piuttosto, la conclusione logica della sua dottrina filosofico/politica, mutuata alle fonti di Plinio Correa de Oliveira, il fondatore dell’Associazione Tradizione, Famiglia e Proprietà.
La dottrina della TFP
L’Associazione brasiliana Tradizione, Famiglia e Proprietà (d’ora in poi TFP) è stata fondata, nel 1960, dal professor Plinio Correa de Oliveira (1908 – 1995), la cui opera dottrinale più importante è Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, San Paolo del Brasile, Catolicismo, 1959, (d’ora in poi RcR) che resta il caposaldo per capire la natura e il fine di detta Associazione .
Quest’opera fu tradotta da Giovanni Cantoni in italiano e pubblicata nel 1963 dalle Edizioni Dell’Albero di Torino e poi, nel 1972 e 1977, in II e III edizione, dall’Editrice Cristianità dell’Associazione Alleanza Cattolica di Piacenza, fondata dal medesimo Giovanni Cantoni, cui è succeduto, nel 2008, il sociologo Massimo Introvigne, sino al 2016.
Uno dei suoi leader, assieme al Cantoni e a Massimo Introvigne, fu proprio Roberto Di Mattei (che, successivamente, ne è uscito e ha fondato il Centro Culturale Lepanto di Roma nel 1981, separandosi da Giovanni Cantoni, ma rimanendo legato alla TFP e poi, nel 2005, la Lepanto Foundation con sede a Washington …).
Quindi – per capire il perché dell’attacco che, a prima vista, sembrerebbe senza spiegazioni, del Di Mattei contro Monsignor Viganò – occorre risalire alla TFP e al libro RcR di Plinio Correa de Oliveira.
Primo errore della TFP:
Massoneria latina sì, Giudaismo talmudico no
Il libro di Plinio Correa de Oliveira RcR (che pure ha alcuni pregi e riesce a sedurre molte anime di buona intenzione, le quali sono poi trattenute nel loro entusiasmo verso la TFP da certi eccessi o veri e propri autogol, come – ad esempio – l’attacco recente del Di Mattei a Monsignor Viganò), trattando la dottrina dei “motori estrinseci” della Rivoluzione parla solo di Massoneria, senza nominare neppure una sola volta il padre di essa: ossia, il Giudaismo talmudico3.
Potrebbe essere questo solo un eccesso di prudenza (anche se “quando la prudenza sta dappertutto, la fortezza non si trova più in nessun luogo” …) , ma non è così …
Innanzitutto, mi sembra che ciò significhi – come minimo – voler guarire una malattia, fermandosi ai sintomi senza cercare di risalire alle cause, come fa la medicina moderna; ora, ciò è meglio di nulla; tuttavia, vi è qualcosa di peggiore e di francamente erroneo nella TFP e in RcR.
Infatti, senza un padre non c’è il figlio e senza la Contro/chiesa madre (Giudaismo talmudico) la sola Contro/chiesa figlia (Massoneria) non sarebbe esistita e quindi non sarebbe neppure riuscita a produrre la Rivoluzione plurisecolare, che dal Nominalismo occamista (XIV secolo) ha rovinato la Cristianità e l’uomo.
La Rivoluzione è un blocco monolitico, che tuttavia ha varie ramificazioni, le quali possono essere in un certo disaccordo tra di loro, ma hanno il medesimo fine in comune: l’odio contro il vero e il bene.
I principali agenti di essa sono: a) innanzitutto, il Giudaismo talmudico o “Sinagoga di satana” (Apoc., II, 9), che α) ha rinnegato la missione conferita da Dio a Israele, nell’Antico Testamento, di preparare la via al Messia Gesù Cristo e di farlo conoscere a tutte le Nazioni.
Inoltre, β) esso ha rifiutato il Messia stesso e “l’ha confitto in Croce” (Pio XI, Enciclica Mit brennender Sorge, 14 marzo 1937) e γ) ha aizzato il potere temporale di Roma contro la Chiesa nascente, a partire da Nerone;
Infine, b) solo secondariamente, la Massoneria, che è una sorta di “terz’Ordine goy del Giudaismo”4, ossia la conventicola massima che raccoglie tutte le sette segrete per soli goyjm, le quali combattono la Chiesa e la giusta Autorità politica per poter diffondere la Sovversione in tutto il mondo ed abbattere ogni ordine naturale e soprannaturale, impedendo qualsiasi Restaurazione (Leone XIII, Enciclica Humanum genus, 20 aprile 1884).
Il professor Plinio scrive: “Si possono qualificare come agenti della Rivoluzione, tutte le sette di qualunque natura, da essa generate, dalla sua nascita sino a oggi. […]. Però, la setta madre, attorno alla quale si articolano tutte le altre come semplici forze ausiliarie è la Massoneria” (Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, cit., p. 90).
Quindi, non solo RcR non nomina il Giudaismo post-biblico quale “padre della Massoneria”, ma la Massoneria prende, addirittura, il suo posto e diventa la madre di tutte le sette o la “setta madre”.
Perciò più che di omissione si potrebbe parlare di vero e proprio errore o difformità del pensiero dalla realtà, poiché almeno implicitamente si nega il ruolo principale del Giudaismo talmudico, asserendo esplicitamente che la “setta madre” è la Massoneria. L’errore, insomma, non è affermato esplicitamente (non si scrive: “L’agente principale della Rivoluzione non è il Giudaismo”), ma viene lasciato sottintendere (infatti si legge: “La Massoneria è la setta madre” di tutte le altre sette rivoluzionarie, quindi, implicitamente, il Giudaismo non è l’Agente principale della Rivoluzione).
Secondo errore della TFP:
La Massoneria anglosassone è conciliabile col Cristianesimo
Negli anni Ottanta/Novanta in ambiente teo/conservatore anglo/americanista e specialmente nell’America latina – con la TFP – e nei suoi satelliti italiani (Alleanza Cattolica e il Centro Culturale Lepanto di Roma/1981, trasformato alchemicamente poi in Lepanto Foundation di Washington/2005) si è diffusa l’idea che a) se la Massoneria latina (francese, italiana e sud/americana) è, sì, inconciliabile col Cattolicesimo, poiché anticlericale, irreligiosa ed anche atea; b) quella anglo/americana, invece, essendo deista e non anticristiana, né tanto meno anticlericale, potrebbe essere conciliabile col Cattolicesimo. Per cui, l’appartenenza del Cattolico alla Massoneria anglo/americana sarebbe lecita.
Il fatto che i Papi da Clemente XII (Enciclica In eminenti, 20 aprile 1738) sino a Pio XII (L’Osservatore Romano, 19 marzo 1950, articolo “Nulla è cambiato nella legislazione della Chiesa rispetto alla massoneria”, firmato padre Mariano Cordovani) abbiano emesso circa 586 condanne della Massoneria in 300 anni consecutivi, secondo i neo/con e teo/con, non proverebbe nulla, dacché i Papi non conoscevano ancora (poveretti …, non era ancora nato Plinio, Cantoni, Introvigne e il Di Mattei per poterglielo spiegare…5) la distinzione delle due Massonerie, delle quali una malvagia, ma l’altra buona ed hanno rinchiuso nelle condanne della Massoneria sia quella latina (giustamente condannabile), sia quella anglo-americana (la quale, invece, oramai sarebbe – secondo Plinio, Cantoni, Introvigne e Di Mattei – compatibile col Cristianesimo e non cadrebbe più sotto condanna), come se esistesse una sola Massoneria, il che invece non è assolutamente vero, secondo costoro.
Nell’ultimo dopo/guerra, invece (secondo i teo/con), la Massoneria, specialmente quella di area anglo/americana, avrebbe svelato quasi totalmente i suoi veri connotati filosofici profani o pubblici, il cui significato è comprensibile anche al pubblico dei non iniziati ai segreti della Massoneria, e avrebbe mostrato, così, com’essa non ha nulla di contrario verso la Chiesa cattolica, la quale, perciò, dovrebbe aprirsi anche al dialogo inter/religioso con la Massoneria anglo/americana.
Inoltre, anche in vari Paesi latini vi sono delle Logge, che preferiscono non seguire la tradizione anticlericale della Massoneria ufficiale latina, ma si rifanno a quella deista della Massoneria anglo/statunitense6.
Dichiarazione della Conferenza Episcopale Tedesca contro la massoneria anglo/americana
Dal 1974 sino al 1980, si svolsero tra la Conferenza Episcopale Tedesca (d’ora in poi CET) e le Grandi Logge Unite della Massoneria germanica (d’ora innanzi GLU) dei dibattiti ufficiali al fine di appurare, se veramente nella Massoneria non anticlericale, di origine anglo/americana, si fosse prodotto un cambiamento sostanziale di vedute filosofiche tale da giustificare l’appartenenza dei Cattolici alla Massoneria non apertamente irreligiosa come quella latina.
La Chiesa ha potuto studiare ed esaminare la documentazione massonica messa a sua disposizione dalle GLU tedesche. La questione, se la Massoneria fosse cambiata essenzialmente, è stata sviscerata approfonditamente a partire dai Documenti ufficiali della Massoneria stessa, ed ha avuto una risposta chiara e definitiva nel 1980 da parte della CET.
Infatti, era necessario studiare la natura e la dottrina oggettiva della Massoneria stessa, per poter condurre un esame veramente oggettivo del problema dei rapporti catto/massonici; inoltre, occorreva studiare i Rituali ufficiali della Massoneria, a prescindere dal sentire soggettivo del singolo Massone; fu così che la Massoneria tedesca mise a disposizione dell’Episcopato germanico i suoi Rituali sino al 3° grado.
La Rivista ufficiale della CET, Dokumentation, (n. 10, 12 maggio 1980), ha riportato e pubblicato le conclusioni cui sono pervenuti i Vescovi tedeschi. Nel presente articolo riporto le più significative e le commento brevemente:
«Il relativismo appartiene alle convinzioni fondamentali della Massoneria» (Ibid., cap. IV, § 1).
«I Massoni negano la possibilità di una conoscenza oggettiva della verità. […]. La relatività di ogni verità rappresenta la base della Massoneria» (Ib., cap. IV, § 2).
Anche la religione è concepita dalla Massoneria in maniera soggettivistica e relativistica: «Tutte le religioni sono motivi concorrenti di esprimere la verità divina, che è irraggiungibile. Infatti, a questa verità divina è adeguato solo il simbolismo della Massoneria7, che racchiude molteplici significati e la cui interpretazione è lasciata alle capacità interpretative del singolo Massone» (Ib., cap. IV, § 3).
Perciò, anche se la Massoneria anglo/americana, rifacendosi alle Costituzioni di James Anderson del 17238 e agli Antichi Doveri del 1735 (una variante o aggiunta alle Costituzioni di Anderson) afferma che «il Massone è tenuto ad obbedire alla legge morale, […] non sarà mai uno sfrontato negatore di Dio, né un libertino sfrenato» (Ivi), essa è comunque inconciliabile con la retta filosofia e la Fede e la Morale cattolica, dato il relativismo soggettivistico filosofico, che permea il deismo e il moralismo massonico, i quali sono totalmente diversi dal Cattolicesimo9.
La Massoneria, inoltre, non è ufficialmente atea ma rimpiazza il Dio personale e trascendente con il Grande Architetto dell’Universo (GADU). Tuttavia, ciò non è sufficiente. Infatti, Dio è Creatore di tutto ciò che esiste a partire dal nulla; mentre il Grande Architetto organizza una materia pre/esistente e le dà una forma, come l’architetto umano presuppone del materiale edile (mattoni, cemento …) ed umano (operai, carpentieri …). Il GADU è una sorta di Demiurgo, Eone o “Semidio”, essenzialmente distinto dal Dio della religione cattolica e anche dalla Causa Prima incausata, la cui esistenza è dimostrata con la ragione naturale, a partire dalle creature e risalendo dall’effetto alla causa (cfr. Sap., XIII; Rom., I; S. Th, I, q. 2, a. 3; Conc. Vat. I, sess. III, can. 2).
La CET, riguardo alla dottrina massonica, asserisce: «Si tratta di una concezione di Dio di stampo deistico. In tale contesto non vi è nessuna conoscenza oggettiva di Dio nel senso del concetto personale di Dio del Teismo. Il Grande Architetto dell’Universo è un “Esso” neutrale, indeterminato, indefinito, aperto a ogni possibile comprensione. Ognuno può immettervi la propria concezione di Dio, il Cristiano come il Musulmano [e l’Ebreo], il Confuciano come l’Animista o l’appartenente a qualsiasi religione. L’Architetto dell’Universo non è, per la Massoneria, un Essere per Se Sussistente, nel senso di un Dio personale e trascendente; perciò, per riconoscere e credere nel Grande Architetto basta un arbitrario sentimento religioso» (Ib., cap. IV, § 4).
Secondo la dottrina tradizionale cattolica si tollera de facto o praticamente e non per principio o dogmaticamente un male o un errore, che non si può eliminare o confutare senza correre il pericolo di aggravare la situazione.
Ad esempio, se ho un ascesso infetto al dente che è cariato e mi duole, lo vorrei estirpare, ma corro il rischio di spargere l’infezione dal dente alla bocca e al corpo intero. Allora debbo tollerare, praticamente e non per principio, per un po’ di tempo ancora il mal di denti e solo dopo aver preso un disinfettante ed aver scongiurato il pericolo dell’infezione generalizzata, posso estrarre il dente marcio, che per principio deve essere sradicato e solo in pratica può essere sopportato o tollerato. Sarebbe folle, masochistico e autolesionistico voler tollerare per principio la presenza del dente marcio senza cercare di estrarlo; il rispetto, l’accettazione, l’accoglienza del “dente guasto” in sé e per sé è un’aberrazione anche dal punto di vista puramente razionale.
La Chiesa, perciò, condanna la tolleranza dogmatica e ammette solo quella pratica, per evitare un male maggiore. Invece, secondo la filosofia della Massoneria – non solo latina ma anche anglo/americana – la tolleranza è e deve essere dogmatica, per principio e non solo pratica o per necessità.
La CET – riguardo alla Massoneria anche anglo/americana – scrive: «Regna la tolleranza nei confronti delle idee, per quanto queste possano essere opposte tra loro. […]. Un’idea di tolleranza di questo genere scuote l’atteggiamento di fedeltà del cattolico alla sua Fede e al riconoscimento del Magistero ecclesiastico» (Ib., cap. IV, § 6).
Certamente, vi è una Massoneria, nella quale vi sono varie correnti (o rami) distinte l’una dall’altra, come un solo albero dal quale si protendono diverse ramificazioni distinte tra loro. Ora, sarebbe sciocco sostenere che i rami sono diversi tra loro e dall’albero. No! Essi sono solo distinti, quello di destra non è quello di centro o di sinistra, ma hanno la stessa natura e non sono sostanzialmente diversi. Per esempio, i Sadducei erano accidentalmente distinti dai Farisei, ma si univano sostanzialmente per cogliere Gesù in fallo e farlo condannare a morte da Roma.
Qualche anno fa, Massimo Introvigne (che nella “quarta di copertina” dei suoi libri si vantava pubblicamente di essere un informatore del Ministero degli Affari Interni italiano, della Cia e del Mossad), che è stato Reggente Nazionale di Alleanza Cattolica dopo Giovanni Catoni dal 2008 al 2016, ha sostenuto che non esiste una Massoneria poiché vi sono distinte correnti massoniche. Egli voleva confondere, sofisticamente, “diverso”, ossia di differente natura (uomo e angelo, ferro e oro, Massoneria e Chiesa) con distinto, vale a dire un composto di enti o soggetti, distinti, ma della stessa natura.
Ad esempio, l’umanità è composta di distinti individui, Antonio, Marco e Giovanni, che hanno la stessa natura umana; così la Massoneria è composta di distinte correnti – anglo/americana e latina – che hanno la stessa natura o essenza massonica; come la Chiesa è una ed ha distinti Ordini religiosi; come l’albero è uno ed ha distinti rami; come nella SS. Trinità vi sono Tre Persone distinte, ma della stessa Sostanza divina e quindi non diverse o differenti: il Padre è Dio, lo Spirito Santo è Dio, il Figlio è Dio; eppure il Padre non è il Figlio e il Figlio non è lo Spirito Santo.
La CET conferma quest’osservazione di puro buon senso e contraddice il teo/conservatorismo, scrivendo: «All’interno della Massoneria [una] vi sono, oltre alla maggioranza delle Logge [distinte, ma non diverse] con tendenza fondamentalmente umanitaria, di “credenza in Dio”, anche posizioni estreme, come, da una parte, la fraternità ateistica […], e, dall’altra parte, il tedesco “Ordine cristiano dei Massoni”. Tuttavia, questa “Massoneria cristiana”10 non si colloca affatto al di fuori dell’ordinamento massonico fondamentale; con quest’espressione si intende soltanto una più ampia possibilità di conciliare Massoneria e soggettiva “credenza cristiana”. Tuttavia bisogna negare che ciò venga raggiunto in modo teologicamente soddisfacente» (Ib., cap. IV, §10).
Infatti, la Massoneria lascia la libertà al singolo Massone di credere a Dio e al Cristianesimo, purché lo faccia soggettivisticamente e kantianamente (il “non esclusivismo” massonico di cui parla Giuliano Di Bernardo in La filosofia della Massoneria, Padova/Venezia, Marsilio, 1987; Id., La ricostruzione del Tempio, Padova/Venezia, Marsilio, 1996), ossia per lui Dio esiste, ma non in sé e realmente o oggettivamente. Quindi, il singolo Massone non solo non deve pretendere che Dio esista realmente, ma deve anche ammettere la pluralità di opinioni sull’esistenza di Dio, sulle verità della religione cristiana, che non possono essere oggettive e reali, dato il soggettivismo kantianamente relativistico o il “non-esclusivismo” che è il fondamento della filosofia massonica.
«Per quanto sia importante la distinzione [si badi bene, non la diversità] tra Massoneria ben disposta o neutrale [anglo/americana, ndr] od ostile [latina, ndr] verso la Chiesa, in questo contesto [del soggettivismo relativista, ndr] essa è tuttavia ingannevole, poiché induce a pensare che per i Cattolici sia da escludere la partecipazione solo nel caso della Massoneria ostile alla Chiesa. Ma l’esame si è esteso proprio a quella Massoneria che è ben disposta nei riguardi della Chiesa cattolica; e anche qui si son dovute constatare le difficoltà insuperabili» (Ib., cap. IV, § 11).
Perciò, la CET prende atto che «la Massoneria […] è rimasta pienamente eguale a se stessa. Le opposizioni indicate [tra Massoneria e Chiesa cattolica] toccano i fondamenti dell’esistenza cristiana. Gli esami approfonditi dei Rituali e del mondo ideale massonico mettono in chiaro che l’appartenenza contemporanea alla Chiesa cattolica a alla massoneria è esclusa» (Ib., cap. V).
Dunque, chi afferma la conciliabilità tra retta ragione, Chiesa cattolica e Massoneria anglo/americana non può essere in buona fede poiché nega l’evidenza ed inoltre è sconfessato dal Magistero ecclesiastico anche recente (CET, 1980). Infatti, egli contraddice i princìpi evidenti e per sé noti della sana ragione umana e specialmente quello di non-contraddizione; il sano realismo della conoscenza; il Magistero ecclesiastico dal 1738 sino al 1950 e persino il pronunciamento (postconciliare) della Conferenza Episcopale Tedesca del 1980, che è stato recepito, per volontà dell’allora cardinal Joseph Ratzinger e di papa Woytila, nel Codice di Diritto Canonico del 1983.
I teo/conservatori italiani (Ferrara, Pera, Giovanni Cantoni/Massimo Introvigne di Alleanza Cattolica, Di Mattei del Centro Culturale Lepanto romano/1981 e Lepanto Foundation di Washington/2005) amano ripetere che la Massoneria anglosassone e specialmente quella americana non hanno (quasi) nulla che le distanzi dal Cattolicesimo e che la civiltà degli Usa rappresenta una sorta di “nuovo Sacro Romano Impero”, il quale andrebbe, per costoro, dall’Atlantico a Israele passando per l’Europa, e, farebbe da antemurale alla Chiesa contro il pericolo del Comunismo e dell’Islamismo11; non solo dimenticando volutamente il Giudaismo talmudico, ma addirittura cercando di conciliarlo col Cristianesimo, come facevano i giudaizzanti condannati dal Concilio di Gerusalemme (49 d. C.) sotto San Pietro papa12.
Anche la Massoneria anglo/americana è intrinsecamente malvagia
La Costituzione nord-americana stabilisce per principio la separazione assoluta tra Chiesa e Stato13. Principio, invece, che il Magistero ecclesiastico cattolico romano ha costantemente riprovato da papa Gelasio (496) sino a Pio XII (1958). Inoltre papa Leone XIII ha dedicato un’intera enciclica (Longinqua oceani, 6 gennaio 1895) alla critica esplicita dell’ordinamento del diritto pubblico americano sui rapporti tra Stato e Chiesa data la separazione assoluta tra i due poteri.
Anche se la Massoneria americana non è atea pubblicamente e anticlericale come quella latina, essa è pur sempre relativistica e soggettivistica. Gli Usa non hanno fatto null’altro che mettere in pratica i princìpi della Massoneria americana ed hanno così eretto uno Stato fondato sulla libertà assoluta di pensiero e religione, separato totalmente dalla Chiesa romana. Questo non è certamente il modello o l’ideale dello Stato come lo concepiscono la Rivelazione, la Tradizione apostolica e il Magistero costante della Chiesa.
Il programma del neo/conservatorismo americanista coincide con quello della Massoneria statunitense: a) una vaga credenza in una Divinità non meglio specificata; b) la libertà di religione; c) la religiosità civile o laica; d) la lotta contro i grandi nemici degli Usa: Comunismo stalinista e Islamismo, o meglio, Mondo arabo; e) difesa a oltranza delle tre componenti della civiltà statunitense: Massoneria, Fondamentalismo calvinista iper/liberista e Giudaismo.
L’America (coadiuvata dai suoi satelliti europei e italiani: Cantoni/Introvigne e Di Mattei) crede alla sua missione divina, che sarebbe quella di esportare la Rivoluzione “conservatrice” (rispetto a quella “progressista” francese) americana nel mondo intero globalizzato e retto da una “Repubblica” e da un “Tempio” “Universali”.
Terzo errore della TFP
solo due concupiscenze: Niente Avarizia, ma solo Orgoglio e Sensualità
Inoltre, α) come non è corretto ridurre alla sola Massoneria l’agente estrinseco principale della Sovversione, tralasciando il Giudaismo post/biblico, che ha perseguitato Gesù, gli Apostoli e i primi cristiani; così β) è del pari inesatto ridurre (come invece fa RcR) i motori della Sovversione personale a due soltanto: “Orgoglio e Sensualità”, mentre la S. Scrittura ci parla anche di un terzo motore ossia di tre Concupiscenze e non solo di due: l’Avarizia o la vana curiosità, che è l’attaccamento disordinato ai beni terreni e il frivolo desiderio di sapere ciò che avviene nel mondo (“Concupiscenza degli occhi”).
“L’a-Giudaismo” e “l’a-Avarizia” (alfa privativo) sono le due gravi deficienze del libro Rivoluzione e Contro-Rivoluzione di Plinio Correa d’Oliveira (San Paolo del Brasile, Catolicismo, 1959, tr. it., Piacenza, Cristianità, III ed., 1977).
Secondo la dottrina cattolica (definita infallibilmente di Fede divina dal Concilio di Trento; sessione 5, DB 788, 792 e 815 ss.) il Peccato originale di Adamo ha lasciato nell’uomo la privazione della Grazia santificante, l’offuscamento dello spirito e lo sconvolgimento dell’armonia del suo essere, facendogli sperimentare la ribellione dei sensi contro lo spirito e l’insubordinazione dello spirito a Dio (cfr. S. Th., II-II, qq. 164-165).
Nella Summa Theologiae (I-II, q. 77, a. 4), l’Aquinate spiega che il peccato consta di due elementi: l’aversio a Deo e la conversio ad creaturas. Ora, l’affetto disordinato alla creatura (per esempio le ricchezze) deriva dal fatto che l’uomo ama disordinatamente o esageratamente se stesso. Perciò in questo senso l’amore smodato o superbo di sé è principio di tutti i peccati, e, può portare sino al disprezzo di Dio (a. 4, in corpore; e ad 1um).
Nell’articolo 5 San Tommaso cita l’Epistola di San Giovanni (I Jo., II, 16): “Tutto ciò che è nel mondo è Concupiscenza della carne, Concupiscenza degli occhi e Superbia della vita”. Quindi ne conclude che tutte “le tre Concupiscenze indicate sono causa di tutti i peccati (ergo predicta tria sunt causae peccatorum)” (a. 5, sed contra).
Nel “corpo dell’articolo” il Dottore Comune spiega: “L’amor proprio o Superbia è principio di tutti i peccati. Ora, la Superbia include l’amore disordinato di un bene particolare e finito (per esempio le ricchezze). Quindi, l’appetito disordinato di un bene finito è causa di peccato. Ma, un bene creato è oggetto dell’appetito sensibile sia irascibile (che tende al bene sensibile arduo o difficile da conseguirsi) che concupiscibile (il quale tende al bene sensibile piacevole e facilmente conseguibile). Perciò, la Concupiscenza della carne o Sensualità è una tendenza dell’appetito concupiscibile verso il bene dilettevole e facilmente ottenibile. Invece l’Avarizia ha per oggetto beni piacevoli per la facoltà sensibile irascibile immaginativa o percettiva, i quali (per esempio le ricchezze), tuttavia, non hanno per oggetto immediato i piaceri carnali e sensibili. Infatti, con l’immaginazione o apprensione sensibile si pensa a ciò che le ricchezze (bene arduo, oggetto dell’appetito irascibile) potrebbero procurarci. Quindi, l’Avarizia è una Concupiscenza non direttamente carnale, ma spirituale (“animalis”, la chiama San Tommaso, da “anima”), ossia che raggiunge l’anima mediante il corpo o gli organi percettivi ed appetitivi sensibili, invece la Sensualità direttamente e per se stessa è carnale e si suddivide in Lussuria e Golosità, mentre l’appetito disordinato del bene arduo mediante l’irascibile si chiama Avarizia e Superbia della vita, la quale è l’appetito sregolato della propria eccellenza. Perciò, queste tre Concupiscenze sono causa di tutte le passioni, che spingono ai peccati.
L’Avarizia è più gravemente peccaminosa della sensualità
Secondo la sana teologia, alla prima Concupiscenza, che è la Sensualità, appartengono le passioni del concupiscibile: la Lussuria e la Golosità.
Invece, all’Avarizia e alla Superbia, si riconducono tutte le passioni dell’irascibile”.
Nella soluzione della prima difficoltà” del medesimo articolo l’Aquinate spiega che “l’Avarizia, in quanto include l’appetito di ogni bene, abbraccia anche la Superbia” (a. 5, ad 1um). Ossia, ancora una volta, Avarizia e Superbia non si possono scindere l’una dall’altra, come invece fa, almeno implicitamente, RcR.
Invece, nella Somma Teologica (I-II, q. 84, a. 1) San Tommaso scrive che «l’Avarizia è “radice di ogni peccato (I Tim., VI, 10)”» e spiega il perché: “L’amore smodato delle ricchezze aiuta a far crescere ogni altro cattivo desiderio [compreso l’Orgoglio]” (S. Th., I-II, q. 84, a. 1). Mentre «l’Orgoglio è “inizio o principio di ogni peccato, come dice l’Ecclesiastico, X, 45”» (a. 2); in quanto, l’Orgoglio è un amore disordinato della propria eccellenza, che si ottiene soprattutto cercando il maggiore acquisto delle ricchezze temporali e così viene a coincidere con l’Avarizia, che è la radice di tutti i peccati. Come si vede, anche qui Avarizia e Orgoglio, secondo S. Tommaso, “vengono a coincidere”. Ora, nel corpo dell’articolo 1 e nel corpo dell’articolo 2, della stessa questione 84 della I-II della Somma Teologica, l’Angelico spiega la differenza e la somiglianza (o analogia) tra “principio” e “radice”. Infatti, «l’Avarizia come brama disordinata delle ricchezze è “radice di tutti i peccati” a somiglianza della “radice di un albero”, la quale alimenta tutta la pianta. Infatti, con le ricchezze l’uomo acquista la capacità di commettere qualsiasi peccato».
Nella soluzione della 3a difficoltà, l’Angelico, spiega che “se qualche volta un altro male [per esempio, l’Orgoglio] può stare al principio o inizio dell’Avarizia, tuttavia nella maggior parte dei casi gli altri peccati nascono da essa” (ad 3um). Dopo aver dimostrato che l’Avarizia è radice di tutti i mali (a. 1), San Tommaso passa a dimostrare che “la Superbia è inizio o principio di tutti i peccati” (a. 2). Egli cita l’Ecclesiastico: (X, 15) “inizio di tutti i peccati è la Superbia”.
Ora come conciliare i due articoli della Somma Teologica (I-II, q. 84, a. 1 e 2) e i due versetti di San Paolo (I Epistola a Tim., VI, 10) e dell’Ecclesiastico (X, 45)?
La risposta dell’Angelico è la seguente: «Nell’ordine dell’intenzione (ciò che si vuole) il principio coincide con il termine (per esempio, desidero eccellere su tutti e inizio ad arricchirmi per poter conseguire ciò che desidero). Invece, nell’ordine dell’esecuzione (o dell’azione) il termine coincide con il principio. “Primus in ordine intentionis est ultimus in ordine executionis et primus in ordine executionis est ultimus in ordine intentionis” (per esempio, desidero il Cielo e inizio a ricevere i Sacramenti; mentre ciò che comincio a eseguire ricevo i Sacramenti non ha il primato nel desiderio – desidero soprattutto Dio e il Paradiso, non i Sacramenti – ossia i Sacramenti sono un mezzo e non il Fine). […]. Ora, la Superbia ricerca nell’ordine dell’intenzione la propria eccellenza, e inizia con l’acquistare le ricchezze (Avarizia) per eccellere (Superbia). Ecco perché, nell’ordine dell’intenzione, la Superbia è “principio” di tutti i peccati. Invece, nell’ordine dell’azione (esecuzione) la “radice” è la ricchezza, che offre la possibilità di compiere ogni male»14.
In breve, l’Avarizia ha il primato (“radix”) nell’ordine dell’azione, poiché il denaro dà la possibilità di soddisfare tutti i desideri malvagi ed anche quello della propria superiorità (Superbia), che è il termine nell’ordine dell’esecuzione, mentre l’Orgoglio ha il primato (“principium”) nell’ordine dell’intenzione, in quanto si inizia con il desiderio di eccellere e poi si prendono i mezzi – nell’ordine dell’esecuzione – per arrivare alla supremazia su tutti gli altri, mediante le ricchezze (Avarizia).
Nella S. Th., I-II, q. 84, a. 3, l’Angelico spiega più profondamente il significato e le differenze accidentali tra “inizio” e “radice”. La radice della pianta è paragonabile alla bocca dell’animale. Infatti, con esse il vegetale e l’animale mangiano, si mantengono in vita e crescono. L’Avarizia è la “radice” o la “bocca” di tutti i mali, poiché l’Avarizia nutre e mantiene in essere l’appetito disordinato. Invece il “principio” è ciò che dirige, comanda, guida e trascina, come il “princeps” o comandante di un esercito. In questo senso, l’Orgoglio ordina e dirige tutti i desideri dell’uomo al male o alla propria eccellenza. Nella 1a soluzione delle difficoltà dell’ articolo 3 (S. Th., I-II, q. 84) San Tommaso conclude: “Le Concupiscenze primordiali sono l’Avarizia e la Superbia, come radice e principio di tutti gli altri peccati” (ad 1um).
Non solo, perciò, l’Orgoglio e la Sensualità, ma soprattutto l’Orgoglio e l’Avarizia, come le due Concupiscenze principali, seguite dalla Sensualità, come Concupiscenza carnale e secondaria.
La Sensualità è una “Concupiscenza carnale”, in quanto mira a soddisfare i piaceri della gola (Golosità) e venerei (Lussuria). L’Avarizia è una “Concupiscenza animale” da “anima”, in quanto è situata nell’appetito sensibile (irascibile), come pure la Superbia è una “Concupiscenza spirituale” poiché desidera l’eccellenza del proprio “Io”.
Per terminare l’Aquinate tratta in maniera specifica la Superbia (S. Th., II-II, q. 162). E spiega che essa è un “desiderio disordinato di essere stimato al di sopra di ciò che si è” (a. 1) o della “propria eccellenza” e autonomia15 o autocrazia16 (a. 2).
Nell’articolo 3, l’Aquinate, approfondisce la questione dell’appartenenza della Superbia all’appetito irascibile. Infatti, l’Angelico distingue: «In senso largo, l’oggetto della Superbia è un bene spirituale, significando “eccellere”. In questo senso, la Superbia è strumento della volontà spirituale o razionale, e, quindi si estende a essa. Il bene arduo, ossia eccellere personalmente non è solamente qualcosa di sensibile. Perciò, la Superbia è situata nell’appetito irascibile, ma non avendo per oggetto e fine esclusivamente le cose materiali e sensibili, tale appetito abbraccia sia cose materiali sia spirituali»17.
Tuttavia l’uomo è composto di corpo e anima, quindi l’amore esagerato del proprio “Io” è anche o terminativamente “spirituale” o “anima/le”. La Superbia “in quanto in rivolta contro Dio o in non accettazione della dipendenza da Lui è il peccato più grave nel suo genere” (a. 6).
“Siccome, conseguentemente al disprezzo della subordinazione a Dio, segue la violazione dei 10 Comandamenti. Perciò, tutti gli altri peccati hanno inizio dalla Superbia” (a. 7). Essa giustamente può essere chiamata “Regina degli altri peccati, in ragione del suo influsso su di essi” (a. 8).
Nel peccato, come abbiamo già visto, vi sono due elementi: l’aversio a Deo (abbandonare o volgere le spalle a Dio), che è l’elemento formale, principale ed essenziale del peccato, e, la conversio ad creaturas (convergere, attaccarsi o preferire le creature), che è l’elemento materiale, secondario e accidentale del peccato (S. Th., II-II, q. 162, a. 6). Ora, la Superbia è il più grave dei peccati quanto all’aversio a Deo, poiché negli altri peccati l’aversio a Deo o l’abbandono di Dio è commesso per fragilità, per ignoranza o per amore di altri beni creati, non per disprezzo diretto verso Dio. Invece, nella Superbia l’abbandono di Dio avviene esattamente contro Dio o per disprezzo verso Lui, in quanto ci si rifiuta di sottomettersi a Lui e alla sua Legge o Volontà, che coincidono con la Sua Essenza, essendo Dio assolutamente Semplice. Giustamente San Cassiano – citato dall’Angelico – scrive: “Solo la Superbia si oppone direttamente a Dio, invece gli altri peccati fuggono da Lui” (12 De coenobitorum institutiis, c. 7). Dunque, quanto all’abbandono di Dio, anche l’Avarizia è meno grave della Superbia, poiché fugge Dio per le ricchezze materiali e caduche, anche dall’amore delle ricchezze (conversio ad creaturas) l’avaro giunge al desiderio di eccellere ossia alla Superbia, che materialmente e terminativamente viene a coincidere con l’Avarizia. Dalla Superbia tornando all’Avarizia, il Dottore Comune, chiude spiegando: «La diminuzione dell’Avarizia è nutrimento della Carità, mentre l’attaccamento alle ricchezze è un legame che impedisce di volare verso Dio. […]. Perciò, è difficile conservare la Carità in mezzo alle ricchezze (“difficile est Caritatem conservare inter divitias”) […], anzi, se qualcuno si attacca sregolatamente (“qui affectum suum ponit in divitiis”) alle ricchezze, è addirittura impossibile che si salvi» (S. Th., II-II, q. 186, a. 3).
Come si vede la “cattiva Tendenza” o “Concupiscenza” chiamata Avarizia non è cosa da poco conto, essa fa un tutt’uno con la Superbia e precede la Sensualità. Perciò parlare solo di “Orgoglio e Sensualità”, come fa RcR, è – perlomeno – riduttivo.
Il Fomite del peccato o l’inclinazione disordinata al male non è invincibile e peccaminosa in sé; lo diviene solo se la libera volontà umana la fa passare dalla potenza all’atto del peccato. In breve, la concupiscenza non è peccato, ma inclina a esso (cfr. Concilio di Trento, DB 792; S. Th., I-II, q. 82, a. 2).
La “Concupiscenza degli occhi” tende a fare delle ricchezze e delle vanità di questa vita il Fine ultimo. La triplice (non la “duplice”) Concupiscenza è la fonte del male e della sovversione personale; da essa hanno origine i sette Vizi capitali, ossia le cattive tendenze che ci spingono al peccato attuale e sono “capo” o fonte di innumerevoli disordini.
Se, dalla Concupiscenza della Superbia nascono tre Vizi capitali (Orgoglio, Invidia e Collera) e dalla Concupiscenza della Sensualità nascono altri tre Vizi capitali (Lussuria, Golosità e Pigrizia); non bisogna dimenticare che dalla Concupiscenza degli Occhi (Avarizia e vana Curiosità) nasce l’attaccamento disordinato a questa vita come se fosse quella eterna (S. Th., I-II, q. 84, aa. 3-4; De Malo, q. 8, a. 1): essa tende a farci scambiare il mezzo per il fine (S. Th., II-II, q. 118; De Malo, q. 113), è una specie d’idolatria, è “il culto del vitello d’oro; non si vive più che per il denaro. Non si dà nulla o quasi nulla ai poveri e alle opere buone: capitalizzare, ecco lo scopo supremo a cui incessantemente si mira. […]. La civiltà moderna ha sviluppato una forma parossistica dell’amore insaziabile delle ricchezze, la plutocrazia, per acquistare quell’autorità dominatrice che viene dalle ricchezze, onde comanda ai Sovrani, ai Governi e ai popoli. Questa signoria dell’oro degenera spesso in intollerabile tirannia” (A. TANQUEREY, Compendio di Teologia Ascetica e Mistica, Roma-Parigi, Desclée, 1924, pp. 556-557; rist., Proceno di Viterbo, Effedieffe, 2018).
L’errore, che mutila la fonte della Sovversione personale, lo si ritrova – come ho anticipato sopra – in Plinio Correa de Oliveira (Rivoluzione e Controrivoluzione, San Paolo del Brasile, Catolicismo, 1959, tr. it. Piacenza, Cristianità, III ed., 1977) assieme alla mutilazione del motore della Sovversione sociale in quanto esclude il Giudaismo talmudico per parlare solo en passant di Massoneria e volutamente solo di Massoneria latina, rivalutando – come facevano Edmund Burke e Joseph de Maistre – quella anglo/americana.
Non a caso i teo/conservatori italo/angloamericani si rifanno a quest’opera del pensatore brasiliano succitato per spostare la Restaurazione dell’ordine personale, familiare e sociale dal piano filosofico, spirituale e politico a quello crematistico o affaristico e latifondistico, per cui “Tradizione, Famiglia e Proprietà” potrebbe significare “Proprietà latifondista, della propria Famiglia o cosca Tradizionale”.
Non è un caso che Di Mattei abbia prefato il libro del cugino di Plinio, l’ingegner Adolpho Lindeberg di San Paolo del Brasile, Il libero mercato in una società cristiana, Udine, Il Segno, 2000, che cerca di conciliare il Vangelo con il super/liberismo della Scuola di Vienna di von Hayek, von Mises e dei Chicago boy alla Milton Friedman.
La Sovversione è il disordine che l’uomo sperimenta in sé dopo il peccato originale, dietro la spinta delle tre Concupiscenze (Orgoglio, Avarizia e Lussuria); la Restaurazione è il cercare di ritornare all’ordine turbato dalle tre Concupiscenze nell’individuo, nella famiglia e nella Società civile.
Conclusione
Le ragioni per cui la TFP e con essa il Di Mattei non sembrano essere in sintonia con la dottrina cattolica sono essenzialmente tre: 1°) non solo la Massoneria opera la Rivoluzione (come ammette Plinio), ma anche il Giudaismo, che ha crocefisso Gesù e continua a perseguitare la sua Chiesa. Ora, RcR parla solo di Massoneria e, quindi, in questo tema come minimo pecca di omissione; 2°) inoltre, anche la Massoneria anglo/americana (non solo quella latina), è intrinsecamente perversa, come ha dimostrato nel 1980 persino la Conferenza Episcopale Tedesca, ripresa dal CIC del 1983. Perciò la teoria sostenuta dalla TFP e dai suoi satelliti italiani Alleanza Cattolica e Lepanto Foundation della distinzione tra Massoneria cattiva (latina) e buona (anglo-americana) è da rigettarsi; 3°) infine, non voler citare l’Avarizia come fonte interna di Rivoluzione (assieme alla Superbia e alla Sensualità) è in sé teologicamente inesatto e mi sembra una conseguenza logica della dottrina iper/liberista del teo/conservatorismo fatto proprio dalla TFP e dai suoi suppositi.
Le due Fonti della divina Rivelazione (S. Scrittura e Tradizione divino/apostolica), interpretate dal Magistero della Chiesa (Concilio di Trento) e spiegate dagli Scolastici, dai Santi canonizzati e dai Dottori della Chiesa, insegnano senza il minimo dubbio che le due Concupiscenze (o Tendenze al male) principali sono la Superbia e l’Avarizia e che la Sensualità è secondaria a esse. Ora, il pensiero di RcR sulle tre Concupiscenze è – almeno per omissione o implicitamente – non conforme all’Insegnamento infallibile sulla Fede e la Morale, che è stato su esposto per quanto riguarda l’Avarizia. Quindi, occorre fare molta attenzione nel far propria la dottrina contenuta in tale libretto e propagandata dall’Associazione TFP sulle “Tendenze o Inclinazioni” al male, ossia alla Rivoluzione.
Lo spirito liberista e teo/conservatore – che si è venuto esplicitando nella TFP, man mano sempre di più, specialmente a partire dal 1959 (data della prima edizione brasiliana di RcR) – è diventato ancora più esplicito negli anni Ottanta/Novanta per essere evidentemente chiaro dopo il 2001 e lampante con l’aggressione del Di Mattei a Monsignor Viganò (2020/21).
Tuttavia, esso era già contenuto implicitamente o per omissione in RcR, specialmente per quanto riguarda l’omissione della trattazione dell’Avarizia come Tendenza al male (ossia alla Rivoluzione)18.
Inoltre, il tacere o addirittura il “riduzionismo” se non il “giustificazionismo” sul Giudaismo talmudico, come motore o Agente della Rivoluzione, già nel 1959, in America Latina è significativo di una mentalità liberale liberista, filo/atlantica, occidentalista, americanista e filo/sionista.
Lo schierarsi a fianco di Margaret Thatcher per le Falkland nell’aprile/giugno 1982 e degli Usa nel 1990-2003 nell’aggressione al Medio Oriente e soprattutto nella costruzione del Nuovo Ordine Mondiale, presentandoli quasi un “nuovo Sacro Romano Impero / Americano”, è – oltre che contraddittorio – anche più che significativo.
A partire da queste premesse Di Mattei non poteva non schierarsi con Bush, Clinton, Obama, Biden, la Big/Farma e la “vaccino/latria”. Ecco spiegato l’attacco proditorio a Monsignor Viganò.
“Parvus error in principio fit magnus in fine!” (S. Tommaso d’Aquino).
don Curzio Nitoglia
1 Certe persone d’onore capiscono solo certi argomenti ad personam seu ad hominem … che non possono rifiutare …
2 Il Magistrato Carlo Palermo (Avellino, 28 settembre 1947), sostituto procuratore a Trento dal 1975 al 1984, poi trasferito a Trapani sono al 1989, che oggi esercita l’avvocatura – nel 1975 – aprì un’indagine su un traffico molto vasto di armi e droga, in séguito al sequestro di 110 kg di morfina a Trento e a Bolzano, in cui erano coinvolti anche dei trafficanti Turchi, che li rivendevano alla Mafia siciliana. In tale traffico di stupefacenti risultarono coinvolti pure alcuni ufficiali italiani dei servizi segreti, che erano affiliati alla Loggia massonica P2. Quest’indagine portò il Giudice a indagare sull’attentato contro Giovanni Paolo II, in cui avevano operato i Musulmani Ottomani della setta dei “Giovani Turchi”, quella parte della Massoneria vicina alla P2 e alla Casa reale di Braganza/Orléans del Brasile assieme ad alcuni elementi più o meno vicini alla TFP.
Questi fatti, sono stati ampiamente documentati, dal dottor Carlo Palermo, con atti giudiziali di tribunale riportati nei suoi libri: Il quarto livello: integralismo islamico, massoneria e mafia, Roma, Editori Riuniti, 1996 e Il Papa nel mirino. Gli attentati al Pontefice nel nome di Fatima, Roma, Editori Riuniti, 1998; Il quarto livello: 11 settembre 2001 ultimo atto? Roma, Editori Riuniti, 2002; La bestia. Dai misteri d’Italia ai poteri massonici che dirigono il Nuovo Ordine Mondiale, Milano, Sperling & Krupfer, 2018; X Day – I figli dell’Aurora – VID 21, Trento, Il Sacro Monte Editore, 2020; Il Patto. La piramide rovesciata della Loggia P2, Trento, Il Sacro Monte Editore, 2021.
L’allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi gli tolse l’inchiesta. Il Magistrato Carlo Palermo fu trasferito, così, a Trapani nel 1985. Appena un mese e mezzo dopo il suo arrivo a Trapani, il dottor Palermo subì un attentato, a Pizzolungo, con una carica di esplosivo fatta brillare al suo passaggio, che lo risparmiò solo perché l’auto blindata del Magistrato stava sorpassando una vettura che fu investita dall’esplosione, la quale purtroppo provocò la morte dei suoi occupanti. Dopodiché il Giudice lasciò la Magistratura e si dedicò all’avvocatura, non senza continuare le sue inchieste su Mafia, Massoneria, TFP, e Islamismo turco, le quali perdurano tuttora e portano a scoperte veramente interessanti e illuminanti su questo mondo più o meno “tradizionale”, che sto affrontando in quest’articoletto.
Mi onoro di conoscere personalmente il dottor Palermo, che mi ha insegnato – e continua a insegnarmi – non poche cose su questo tema dei rapporti tra TFP, Massoneria e Islamismo ottomano deviato, molto vicino al Sionismo …
3 Tale tesi è sostenuta tra gli altri anche da autori Ebrei sia convertiti al Cristianesimo sia rimasti tali, come Bernard Lazare, il quale nel 1894, scriveva: «È certo […] che vi furono degli Ebrei alla culla della Massoneria, degli Ebrei cabalisti» (L’Antisemitismo sua storia e sue cause, tr. it., Verrua Savoia, CLS, 1999, p. 165). Lo stesso affermava, l’ex rabbino convertito, Joseph Lémann: «È incontestabile che nel Giudaismo vi sia una predisposizione alla Massoneria» (L’entrée des Israelites dans la Societé française, Parigi, Avalon, 1886, p. 234).
4 Cfr. ELIA BENAMOZEGH, Israele e l’umanità, Torino, Marietti, 1990, pp. 198-213.
5 Come i “Profeti del XX secolo” sanno, i poveri Preti, Vescovi e Papi (come i Carabinieri) sono quasi tutti deficienti …e hanno bisogno di essere imboccati dalla “Sublime Arma” dei Cavalieri della Terza era dello Spirito.
6 Cfr. P. Naudon, Histoire et rituels des Hauts Grades maçonnique, Parigi, Dervy, 1966.
7 Cfr. U. G. Porciatti, Simbologia massonica. Massoneria Azzurra, Roma, Atanòr, 1968; Id., Simbologia massonica. Gradi Scozzesi, Roma, Atanòr, 1968.
8 In italiano cfr. J. Anderson, Le Costituzioni dei Liberi Muratori, Livorno, Bastogi, 1978.
9 Cfr. Alec Mellor, La Charte inconnue de la Franc-Maçonnerie chrétienne, Parigi, Mamme, 1965.
10 Cfr. Paul Naudon, La Franc-Maçonnerie chrétienne, Parigi, Dervy, 1970.
11 Cfr. M. Respinti, Laicità dello Stato made in Usa, in “Il foglio”, 17 dicembre 2004, p. 3; M. Introvigne, L’ultimo viaggio di Tocqueville in www.cesnur.org
12 Vedi il simposio sul Giudeo/cristianesimo, tenuto nel 2008 (da Roberto Di Mattei, Giorgio Israel ed Emanuele Ottolenghi) presso l’Università Regina Apostolorum dei Legionari di Cristo del padre Gabriel Maciada.
Si noti che Giorgio Israel oltre ad essere Comunista iscritto alla Federazione Italiana Gioventù Comunista sin dal 1950, come si legge sul suo blog era (essendo “passato al Grand’Oriente” il 25 settembre del 2015) anche molto vicino alla Massoneria del GOI, facendo parte della Redazione della Rivista “Hiram” del GOI e non ne faceva mistero.
Invece Emanuele Ottolenghi (nato nel 1969) e laureatosi a Bologna è insegnante di Storia all’Università Ebraica di Gerusalemme, all’Oxford Centre for Hebrew and Jewish Studies, inoltre dal 2006 dirige il think tank Transatlantic Institute, collabora con Commentary, con Liberal e con Il Foglio. Infine ha pubblicato numerosi libri con l’Editore Lindau di Torino (Autodafé. L’Europa, gli Ebrei e l’Antisemitismo, 2007; Bomba iraniana; 2008).
Inoltre, gli unici che fanno finta di non sapere (chi sia realmente Di Mattei) sono certi “tradizionalisti” che scalpitano per avere “un posto al sole” e uscire dal “ghetto”. Ora, “quale accordo può esservi tra Cristo e Belial?” (II Cor., VI, 15) Tra Cristianesimo e Giudaismo postbiblico? Tra la dottrina sociale della Chiesa e il teo/conservatorismo liberale e iperliberista? Ecco spiegata l’aggressione verbale del Di Mattei a Monsignor Viganò, “dimmi con chi vai, ti dirò chi sei” … ciò che stupisce è che non lo abbia fatto prima. Infatti, Di Mattei non poteva schierarsi con Monsignor Viganò, il suo accampamento sta con il Giudaismo soprattutto di destra (Emanuele Ottolenghi), ma anche (trasversalmente) di sinistra (Giorgio Israel) e, dunque, contro Monsignor Carlo Maria Viganò.
13 Cfr. J. Nicholson, Usa e Santa Sede. La lunga strada, supplemento a 30 Giorni febbraio 2004.
14 Cfr. TOMMASO DA VIO (detto CAJETANUS), Commento alla Somma Teologica, in hunc articulum et in Iam partem, q. 63, a. 2; vedi pure DOMINICUS BAÑEZ, Commentarios inéditos a la Prima Secundae de Sancto Tomàs, Salamanca, ed. De Heredia, 1944, tomo 2, pp. 325 ss.
15 “Autonomia”, dal greco “autòs = se stesso” e “nòmos = legge”, significa governarsi da sé o essere legge a se stesso, essere assolutamente indipendente e libero da ogni legge estrinseca all’uomo.
16 “Autocrazia” dal greco “autòs = sé” e “kràtos = forza, direzione, governo”, significa: essere bastante a se stesso, capace di vivere e governarsi con le proprie forze; insomma, è un sinonimo di autonomia o Superbia.
17 Nella S. Th. I, q. 63, a. 2, San Tommaso tratta della Superbia demoniaca, che è puramente spirituale, essendo il diavolo un Angelo decaduto, ossia un puro spirito, senza corpo. Inoltre, alla soluzione della 2a obiezione, l’Angelico spiega che “la Superbia non si trova situata nell’intelligenza e nella volontà razionale dell’uomo, ma in esse vi sono le di lei cause” (ad 2um).
18 Avarizia massonicamente “trasversale”. Ossia, sia di destra sia di sinistra; sia liberale: “La Spilorceria dei proprietari”, sia comunista: “La Taccagneria dei proletari”.
https://doncurzionitoglia.wordpress.com/2021/07/14/vigano-di-mattei-tfp/
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.