LOTTA ALL'ERESIA
Pio X stanò i modernisti con l'aiuto di Umberto Benigni
Umberto Benigni (1862-1934) è un personaggio chiave per comprendere il tempo di san Pio X. Fu un importante storico della Chiesa e la sua organizzazione, nota con il nome di con il nome di Sodalitium Pianum, incoraggiata dal Papa santo, lottò contro l'eresia modernista, con metodi da contro-spionaggio.
Non credo che molti oggi siano a conoscenza della figura del sacerdote Umberto Benigni (1862-1934), un personaggio chiave per comprendere il tempo di san Pio X di cui, dai suoi detrattori, veniva definito “l’anima nera”. In realtà mons. Benigni fu personaggio molto più complesso e in un certo qual senso molto più moderno di quello che i suoi avversari vorrebbero far credere (su Umberto Benigni non esiste moltissimo, una referenza importante è Intégrisme et catholicisme intégral [1969] di Émile Poulat, l’interessante voce su Benigni di Pietro Scoppola nell’Enciclopedia Treccani e il materiale storico reperibile sul numero 61 della rivista Sodalitium).
Umberto Benigni fu attivo nella Roma di Leone XIII e di san Pio X e fu un importante storico della Chiesa. Ebbe incarichi importanti nella curia romana, ma ciò per cui è probabilmente ricordato è il suo ruolo di guida del Sodalizio di san Pio V, un gruppo di persone che combatteva da dentro quella che veniva considerato come il pericolo più grande che la Chiesa cattolica stava affrontando, conosciuto con il nome omnicomprensivo di modernismo. L’organizzazione di Umberto Benigni, incoraggiata e sovvenzionata da san Pio X, è anche conosciuta con il nome di Sodalitium Pianum.
La lotta al modernismo fu al cuore dell’azione di papa Sarto e non può essere dimenticato che uno dei documenti più importanti di questo Pontefice fu proprio dedicata a questa eresia, la Pascendi del 1907. Pio X definisce il modernismo come “sintesi di tutte le eresie” perché “se taluno si fosse proposto di concentrare quasi il succo ed il sangue di quanti errori circa la fede furono sinora asseriti, non avrebbe mai potuto riuscire a far meglio di quel che han fatto i modernisti”. Il pericolo, avvertiva papa Sarto, non era di poca importanza, perché il veleno si annidava non solo nell’opera di nemici esterni, ma era inoculato nel seno stesso della Madre Chiesa: “i fautori dell'errore già non sono ormai da ricercarsi fra i nemici dichiarati; ma, ciò che dà somma pena e timore, si celano nel seno stesso della Chiesa, tanto più perniciosi quanto meno sono in vista. Alludiamo, o Venerabili Fratelli, a molti del laicato cattolico e, ciò ch'è più deplorevole, a non pochi dello stesso ceto sacerdotale, i quali, sotto finta di amore per la Chiesa, scevri d'ogni solido presidio di filosofico e teologico sapere, tutti anzi penetrati delle velenose dottrine dei nemici della Chiesa, si dànno, senza ritegno di sorta, per riformatori della Chiesa medesima; e, fatta audacemente schiera, si gittano su quanto vi ha di più santo nell'opera di Cristo, non risparmiando la persona stessa del Redentore divino, che, con ardimento sacrilego, rimpiccioliscono fino alla condizione di un puro e semplice uomo”.
Il modernismo tenta di accomodare la Rivelazione alla filosofia del tempo, sciogliendo le cose sacre in un pensiero che spesso è costruito su premesse che sono infatti contrarie a quelle del pensiero Cattolico. Certo bisogna leggere i segni dei tempi e trattenere ciò che è buono, ma questo va fatto alla luce della sapienza cristiana e non in opposizione ad essa. Ci è di guida in questo il cardinale Egidio da Viterbo (1469-1532) che saggiamente osserva: “homines per sacra immutari fas est, non sacra per homines”. E non si deve pensare che don Benigni (chiamato “maligni” dai suoi detrattori) fosse un rancoroso passatista impaurito dalla modernità, fu anzi molto attivo nel campo della comunicazione dirigendo giornali, tra cui l’agenzia di stampa da lui fondata con il nome di Corrispondenza Romana. Egli fece proprio il programma di san Pio X, che aveva visto come un pensiero perverso aveva preso importanza già dall’umanesimo, per attraversare la riforma protestante, la rivoluzione francese, lo scientismo e l’illuminismo ottocentesco manovrato da società segrete di stampo massonico che ebbero un ruolo importante anche nell’epopea risorgimentale per ripresentarsi con forza ancora più grande in quell’inizio del Ventesimo Secolo, come pericolo non solo esterno alla Chiesa, ma anche interno. Del resto furono tra i sacerdoti i modernisti più noti come Alfred Loisy (1857-1940) o da noi Ernesto Buonaiuti (1881-1946), che fu anche allievo del Benigni che poi sostituì come insegnante di storia all’Apollinare.
Il Sodalitium Pianum, che tra alterne fortune fu attivo una quindicina d’anni e che fu sciolto nel 1921, cercò di stanare i modernisti come un medico con la manovra chirurgica cerca di rimuovere una malattia. E visto che questi agivano nell’ombra, altrettanto dovette fare questa organizzazione, con metodi che gli causarono critiche e che lo fecero cadere in disgrazia sotto Benedetto XV che non era esattamente in linea con la battaglia del suo predecessore. C’è da dire che nella sfortuna di Umberto Benigni giocò un ruolo anche il cardinale Pietro Gasparri (1852-1934) che viene ben descritto in un articolo di Nina Valbousquet (non del tutto neutrale) dal nome Gasparri, Benigni et les catholiques intégraux in cui viene descritta l’opposizione che il potente Segretario di Stato (per altro anche autore di studi pregevoli in ambito cattolico) fece all’opera del sacerdote perugino.
A 100 anni dallo scioglimento di questa organizzazione, che senz’altro avrà avuto anche degli eccessi che ne hanno oscurato la fama, dobbiamo chiederci quale eredità ha lasciato. Era quello, un’attività di contro spionaggio interna alla Chiesa, il modo giusto per affrontare il problema? Intanto c’è da dire che non fu solo quello, ma ci fu un opera importante di espansione delle buone idee attraverso la stampa. Poi, come detto, essendo l’opera degli avversari svolta con il favore delle tenebre, era forse d’uopo che nelle tenebre andassero stanati. Il modernismo non fu sconfitto 100 anni fa, andò in somno per riemergere negli anni ‘50 con ancora più vigore ed avendo dall’interno della Chiesa e dalla rete estesa di protezioni ai livelli sempre più alti la sua forza più dirompente.
Aurelio Porfiri
https://lanuovabq.it/it/pio-x-stano-i-modernisti-con-laiuto-di-umberto-benigni
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