LA RIVOLUZIONE CONTRO DIO
In quella straordinaria opera teologica e spirituale che è La mistica città di Dio, suor Maria de Ágreda (1602-1665), la concezionista francescana spagnola della quale è in corso il processo di beatificazione, riferisce il contenuto delle sue visioni soprannaturali, nelle quali la Vergine Santissima l’ha accompagnata nel suo cammino di perfezionamento spirituale e le ha svelato delle verità che la ragione naturale, con le sue sole forze, non potrebbe mai raggiungere. L’aspetto più spettacolare, e per certi versi sconcertante, della personalità di questa religiosa contemplativa, che non lasciò mai la sua città natale, né uscì dalle mura del suo convento, e che tuttavia fu “vista” dagli indiani del Nuovo Mondo, i quali da lei ricevettero i primi rudimenti della religione cristiana e vennero predisposti alla conversione al battesimo, è quello legato ai famosi episodi di bilocazione, dei quali ci siamo già a suo tempo occupati (cfr. l’articolo Le bilocazioni miracolose di Maria de Ágreda, pubblicato sul sito dell’Accademia Nuova Italia il 06/12/18 e, precedentemente sulla rivista cartacea Il segno del soprannaturale di Udine). Qui vogliamo dare un assaggio della spiritualità di questa donna eccezionale, la quale, tramite le visioni e i messaggi ricevuti da Maria Santissima, vide la Passione, la Morte e la Resurrezione di Gesù Cristo e vi si associò con trepidante e sofferta partecipazione, come si fosse svolta sotto i suoi stessi occhi e l’avesse investita con tutta la sua forza terribile e commovente (e in ciò la sua esperienza è assimilabile a quella della mistica italiana Maria Valtorta). Ecco cosa le disse la Santa Vergine Maria a proposito della vera causa dello stato di decadenza morale dell’umanità che allora (e siamo ancora nel XVII secolo!, cosa direbbe oggi?) appariva già gravissimo alla Madre del Signore, e che tale era anche percepito, pur stando entro le mura del convento, dalla stessa Maria de Ágreda (cit. da Il settimanale di Padre Pio n. 15 del 18 aprile 2021, articolo di Fra’ Pietro Pio M. Pedalino, pp. 22-23):
Mia diletta […], ti stupisce a ragione l’aver avuto notizia del potere dei meriti di sua Maestà e dell’opera di salvezza, con quanto causò nei ministri di Satana, mentre osservi questi stessi signoreggiare tanto spavaldi con raccapricciante audacia. Benché tale sbigottimento ceda di fronte all’illuminazione che ti è stata concessa su quello che hai raccontato, voglio ugualmente aggiungere qualcos’altro, affinché cresca la tua sollecitudine contro esseri così pieni di malignità. Senza dubbio il principe delle tenebre [Satana] e i suoi, rendendosi conto dell’incarnazione e della redenzione, scoprendo che mio Figlio era nato tanto povero, umile e vilipeso e venendo ad avere cognizione della sua vita, dei suoi prodigi, della sua misteriosa morte e di quanto ancora aveva compiuto sulla terra per attrarre a sé gli uomini, restarono indeboliti e senza forze per circuire i discepoli, come solevamo fare con gli altri e come sempre bramavano.
Nella comunità primitiva durò per molti anni il terrore dei diavoli e la paura che questi avevano dei battezzati; in essi, infatti, la potenza dell’Altissimo risplendeva per mezzo dell’imitazione del Signore e dell’ardore con cui professavano la fede, seguivano la dottrina evangelica ed esercitavano le virtù con eroici ed infiammati atti di amore, di sottomissione, di pazienza e di disprezzo delle apparenze vacue e fallaci. Molti, anzi, spargevano il proprio sangue, dando la vita per Lui e facevano azioni stupende e mirabili ad esaltazione del suo nome. Questa inalterabile fortezza era data loro dalla memoria ancora fresca della sua Passione, dal tenere più presente il modello sublime della sua magnifica sopportazione e del suo abbassamento e dall’essere meno tentati dai dragoni che non poterono rialzarsi dal grave atterramento in cui li aveva abbandonati la vittoria del Dio crocifisso.
La viva immagine del Maestro che questi ultimi distinguevano nei primi credenti li spaventava a tal punto che non osavano avvicinarsi ad essi e subito fuggivano. Così succedeva con gli apostoli e con gli altri giusti che godettero degli insegnamenti divini e offrirono con la loro perfezione le primizie del riscatto e della grazia; lo stesso accadrebbe anche oggi, come si constata e si sperimenta nei santi, se tutti i cattolici la accettassero, si lasciassero guidare da essa e percorressero il cammino della croce, come lo stesso Lucifero paventò che avrebbero fatto.
Cosa disse a Maria de Agreda, la Santa Vergine Maria a proposito della vera causa dello stato di decadenza morale dell’umanità?
Ben presto, però, la carità, il fervore e la devozione iniziarono a raffreddarsi. Molti si sono scordati del beneficio del loro rimedio, hanno assecondato le inclinazioni e i desideri della carne, hanno avuto a cuore la vanità e l’avidità di beni e si sono fatti ingannare ed affascinare dalle false favole del seduttore, oscurando così la gloria del Creatore e consegnandosi nelle mani dei loro acerrimi nemici. Per questa triste ingratitudine il mondo è pervenuto al suo attuale infelicissimo stato. I demoni hanno innalzato la loro protervia, presumendo di impadronirsi di tutti, per la dimenticanza e l’indifferenza dei cristiani. La loro audacia arriva a cercare di distruggere l’intera Chiesa, pervertendo tanti affinché la neghino e quelli che stanno in lei affinché la disdegnino o non approfittino dell’immolazione del loro Salvatore.
La calamità maggiore che parecchi non se ne accorgono e la ignorano, sebbene possano ritenere di essere giunti ai tempi minacciati dal mio Unigenito, quando disse alle figlie di Sion che sarebbero state fortunate le sterili e che molti avrebbero pregato i monti e i colli di coprirli abbattendosi sopra di essi, per non vedere l’incendio di colpe tanto brutte consumare i figli della perdizione, quali alberi secchi, senza frutto e senza alcuna qualità. Carissima, tu vivi in questo secolo così malvagio e, perché non ti sorprenda lo sterminio di tante anime, piangilo sinceramene con amarezza, e non far mai cadere nell’oblio l’Incarnazione, Passione e Morte di sua Maestà; rendi grazie per questo, al posto di tanti altri che non se ne curano. Ti assicuro che tale ricordo e meditazione incute grande timore all’inferno e tormenta gli spiriti del male, che scappano e si allontanano da coloro che tengono a mente con riconoscenza le opere e i misteri del Redentore.
Ecco "la vera causa" della rivoluzione contro Dio!
Sappiamo da sant’Agostino che esistono, sin dalla creazione del mondo, due città: la città di Dio e la città del diavolo. Non sono nate con l’uomo: la rivolta di Lucifero e degli angeli cattivi precede la creazione di Adamo ed Eva; l’Inferno è già strutturalmente inserito nella dimensione terrena (si pensi alla cosmologia dantesca, che ha un profondo significato simbolico e storico) e il Peccato originale, frutto di un abuso del dono più bello del Creatore alle sue creature, la libertà di scegliere fra il bene e il male, accentua l’inclinazione dell’uomo verso tale abuso, trascinandolo alla concupiscenza mediante il peso della carne. Le due città non sono nettamente separate e distinte, ma, al contrario, sono mescolate e confuse, e lo resteranno sino alla fine dei tempi, quando avrà luogo il Giudizio universale; per intanto, ciascun uomo è chiamato ad abitare nell’una o nell’altra. Non si deve credere però che esse esistano solo al di fuori di noi, come una realtà esterna; di fatto esistono entrambe anche in interiore homine, e noi ci poniamo nell’una o nell’altra a seconda che scegliamo la vera libertà dei figli di Dio o la falsa libertà degli angeli ribelli. L’appartenenza all’una o all’altra è dunque il frutto di una scelta quotidiana che scaturisce dai nostri pensieri e dalle nostre azioni; non si è definitivamente cittadini di una delle due se non fino al momento della morte, quando si opera la scelta definitiva e irrevocabile. Nessuno, nemmeno i Santi, abita in maniera certa e stabile la città di Dio, perché tutti, e quindi anche loro, sono soggetti incessantemente alle tentazioni. E nessuno è definitivamente cittadino della città del diavolo, perché chiunque, sia pure in punto di morte, può pentirsi dei propri peccati e invocare la misericordia divina, ciò che lo salva dalla dannazione eterna, anche se non lo sottrae a una lunga e dolorosa purificazione attraverso le pene del Purgatorio.
Il seme della ribellione fondamentale contro Dio è nella "debolezza della carne" e nella facilità con la quale gli uomini si lasciano tentare e sedurre dalle "arti del diavolo"!
La Vergine Santissima, in questa comunicazione con suor Maria de Ágreda, individua nella debolezza della carne e nella facilità irrisoria con la quale gli uomini si lasciano tentare e sedurre dalle arti del diavolo l’origine dei mali del secolo, il seme della ribellione fondamentale contro Dio. È logico perciò che se una tale analisi era valida quattro secoli fa, lo è oggi a molta maggior ragione, poiché tutto il senso della modernità consiste nel dare libero sfogo agl’istinti, compresa la superbia intellettuale che fa sentire l’uomo emancipato da Dio, e lo conduce fatalmente a reiterare il primo, fatale peccato nella storia dell’umanità: quello di Adamo ed Eva i quali vollero farsi simili a Dio e vivere in eterno, mangiando il frutto proibito dell’albero della conoscenza del bene e del male; in altre parole, a farsi arbitro e giudice egli stesso di ciò che è bene e di ciò che è male, disprezzando le leggi divine e negando, come un ladro, il debito di riconoscenza e di amore filiale che deve sempre legare la creatura al suo Creatore. Inoltre la Vergine Santissima dice una cosa molto interessante e che lascia profondamente pensosi: nei primi tempi della Chiesa erano i diavoli ad aver paura degli uomini, perché i primi cristiani erano così pieni di fede, carità e speranza cristiana, che erano per lui pressoché inattaccabili, e i loro vani sforzi per tentarli e sedurli si risolvevano in amari fallimenti. Ma poi, mano a mano che la luce viva del divino Maestro cominciava ad offuscarsi, e nel succedersi delle generazioni all’ardore della fede subentrava la tiepidezza dell’abitudine, i diavoli si resero conto che il momento per loro difficile era passato e ripresero ardire, moltiplicando la loro aggressività e verificando infinite volte che non solo gli uomini in generale, ma proprio i seguaci del Salvatore, erano ormai un esercito allo sbando, senza più energia né costanza, e che sarebbe stato facilissimo gettarsi su di esso come i lupi in un gregge di pecore smarrite e incustodite, e menarne strage.
A questo punto non si può non fare una riflessione particolarmente severa sulla responsabilità immensa che i pastori del gregge, fuggendo vilmente o passando addirittura al nemico, si sono assunti nei confronti delle pecorelle che avrebbero dovuto custodire e pascere con amore. Per questo e non per altro esistono i pastori: non certo per sfoggiare i loro abiti sontuosi e per pavoneggiarsi in mezzo ai potenti del mondo, ma per difendere le pecorelle e aver cura che non se ne perda neppure una, se possibile; e dunque per stare sempre vigili e all’erta ed essere moralmente preparati ad affrontare qualsiasi prova, anche il martirio, onde non venir meno al loro dovere. Gesù infatti, quando ha affidato a san Pietro il piccolo gregge dei primissimi credenti, gli ha raccomandato per ben tre volte di assumersi con ogni cura e zelo la responsabilità di essere sempre un pastore sollecito e amorevole, fino alla testimonianza suprema del martirio, che gli ha preannunciato con parole velate, ma chiare (Gv 21,15-19):
15 Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». 16 Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». 17 Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi ami?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi ami?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. 18 In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». 19 Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi».
Gesù Cristo consegna le chiavi della Sua Chiesa a San Pietro
Un’ultima riflessione. Maria Santissima descrive il secolo in cui viveva Maria de Ágreda come un tempo malvagio, dominato dal peccato, a causa dell’oblio dell’Incarnazione e dei meriti che Gesù, con il suo Sacrificio, ha acquistato per gli uomini al cospetto del Padre. Ciò può sembrare un po’ strano, o comunque eccessivo, secondo la nostra mentalità: se siamo disposti ad ammettere che, sì, il nostro secolo è dominato dal male, tuttavia ci sembra che quattrocento anni fa le cose dovessero andare assai meglio e che la fede, la pietà e il timor di Dio regnassero nel mondo ben più di quel che non avvenga ai nostri dì. Si tratta, però, di un errore di prospettiva: a noi, vicini al punto più basso della caduta, pare che quattro secoli or sono l’umanità non fosse così lontana da Dio, come lo è oggi; ma bisogna considerare che la modernità segna il distacco ideologico e programmatico degli uomini da Dio, ed essa esordisce ben prima dei tempi di Maria de Ágreda. Si delinea verso la fine del Medioevo, nel XIV secolo: annunciata dalla filosofia di Guglielmo di Ockham, era già intravista da Dante, che scrive la Commedia proprio per lanciare un grido d’allarme all’umanità che si allontana irreparabilmente dal suo Creatore. Il rimedio? È uno solo, chiarissimo, evidente: rivolgere i passi verso Colui al quale abbiamo voltato le spalle; gettarci in ginocchio e supplicarlo così: Signore, non siamo più degni che Tu ci chiami figli; ma di’ soltanto una Parola, e noi saremo salvi.
Ecco la vera causa della rivoluzione contro Dio
di Francesco Lamendola
Vedi anche:
Le bilocazioni miracolose di Maria de Ágreda - BILOCAZIONI DI MARIA DE AGREDA
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