Vaccino per obbligo e per fede: quei vescovi allo sbando
In Sardegna, il vescovo di Tempio obbliga tutti - sacerdoti e catechisti - a vaccinarsi. Una violazione di legge con la bugia che "il vaccino è l’unico rimedio per debellare il virus". Ma ormai il vaccino ha sostituito la fede. E anche il Credo, come dimostra il caso del vescovo di Nocera-Sarno che si è scagliato contro chi non si vaccina perché non crede nella scienza. A che serve un vescovo se brucia incenso all'ideologia di una idolatrica professione di fede?
Si aprono le danze. Dai seminaristi di Milano (vedi qui) ai preti della diocesi di Tempio-Ampurias. Con una lettera dello scorso 18 agosto, Mons. Sebastiano Sanguinetti è ufficialmente il primo vescovo in Italia ad obbligare i suoi sacerdoti a vaccinarsi. Anzi, non solo i sacerdoti, ma anche «diaconi, catechisti, formatori, animatori di gruppi, ministeri vari»; con la differenza che un catechista che non vuole vaccinarsi può salutare tutti e guadagnare più tempo per la preghiera; ma un sacerdote che non si vaccina? La lettera non precisa se ci saranno e quali saranno le conseguenze; dice semplicemente che «tutti coloro che nella Chiesa svolgono servizi alla comunità hanno l’obbligo di vaccinarsi». Grassetto nell’originale, perché Sanguinetti mica scherza. Non è chiaro se, in alternativa al vaccino, venga accettato anche il tampone entro le 48 ore, dal momento che poco oltre si afferma perentoriamente che «per poter svolgere qualunque dei suddetti servizi è fatto obbligo di munirsi dell’apposito green-pass».
Dalle grinfie del vescovo si salvano per ora solo i semplici fedeli, quelli “non impegnati”, ma chissà fino a quando. Perché se la logica (termine da considerare in senso lato) è che tutti quelli che sono a contatto con gli altri devono vaccinarsi, il prossimo passo sarà quello di impedire ai fedeli privi del lasciapassare verde l’accesso alle celebrazioni liturgiche.
La lettera specifica inoltre che spetta ai Parroci «osservare e far osservare tale prescrizione, anche nei confronti di eventuali sacerdoti o ministri ospiti e di passaggio. La mancanza di tale requisito impedisce lo svolgimento di qualunque servizio comunitario». Insomma, il green-pass al posto del celebret (documento in possesso dei sacerdoti validamente ordinati e non impediti per poter celebrare Messa nella Chiesa cattolica ndr.).
Quello del vaccino è ormai il corollario insindacabile del comandamento dell’amore del prossimo. «La tutela della salute nostra e dei nostri fratelli – spiega infatti il Vescovo – è dovere di carità». Ed «essendo la vaccinazione l’unico rimedio per debellare il virus è dovere di tutti vaccinarsi». Ormai è un dogma de fide credenda et tenenda: il vaccino è efficace, è sicuro e non c’è altra via d’uscita. E non viene nemmeno contemplata la possibilità di sollevare qualche dubbio sulla forza sanificatrice di questo intruglio. Extra “vaccinum” nulla salus.
Che di “fede” si tratti lo conferma ancora più esplicitamente il Vescovo di Nocera-Sarno, Mons. Giuseppe Giudice, che in una recente omelia se l’è presa con chi non si vaccina, con espressioni che la dicono lunga sull’ormai inarrestabile impazzimento della gerarchia: «Non siamo ancora fuori dalla pandemia, invitiamo chi non l’ha ancora fatto a vaccinarsi. Siamo in un momento di turbamento in cui non solo è stata messa da parte la fede in Dio, ma anche la fede nella scienza. Non vogliono credere più neanche nella medicina». Per la serie: passi che non credono in Dio, ma non credere nella scienza e nella medicina! Ironia della sorte, nella prima pagina del quotidiano di Salerno La Città, che riporta l’anatema di Mons. Giudice, una civetta riporta: «Mancano vocazioni. Venduto il convento».
E’ questo lo squallido esito di decenni di una trascurata “sindrome di Galilei”. Abbiamo cominciato col dare in pasto le Scritture al primo esegeta storico-critico che passava per strada, sorridendo quasi imbarazzati dei commentari dei Padri. Poi, proni, sempre più proni a qualsiasi ipotesi venisse definita scientifica, per non apparire retrogradi e oscurantisti; titubanti e incapaci di dettare con forza alla ricerca scientifica dei limiti etici; preoccupati di non dare nemmeno l’apparenza di contraddire quello che dicono i sondaggi e le ricerche, più o meno serie. E mentre un numero sempre maggiore di persone ha iniziato ad accorgersi, spesso sulla propria pelle e nella propria psiche, del grande inganno dell’idolo del progresso, molti dei nostri vescovi – sistematicamente in ritardo all’appuntamento con la storia per aver accettato il meretricio della fede – sono ancora lì a bruciare il proprio incenso e fare la loro idolatrica professione di fede.
Ormai non si contano più i morti a causa delle vaccinazioni, i giovani con improvvise miocarditi e pericarditi, le persone con trombosi o con questa veramente diabolica sensazione di bruciare (vedi qui e qui), etc. E i nostri vescovi a sponsorizzare la vaccinazione come un grande atto d’amore, un dovere verso il prossimo. Ad ognuno la sua fede. A noi, anche se indegni, il Simbolo apostolico; a loro la sua nuova versione, che qualche persona acuta e ironica sta facendo girare sul web:
Credo in Big Pharma
Madre onnipotente,
Creatrice del viagra e dei vaccini
E di tutte le pandemie visibili e invisibili...
...Il seguito potete immaginarlo.
di Luisella Scrosati
https://lanuovabq.it/it/vaccino-per-obbligo-e-per-fede-quei-vescovi-allo-sbando
Pastori idoli. Risponderete a Dio della vostra pusillanimità. Stanno scannando le pecore e voi le invitate e le accompagnate dal becchino! Vergognatevi.
RispondiElimina