Il Cattolicesimo europeo sopravvivrà al 21esimo secolo?
Si dice che le religioni non muoiano mai veramente, ma che, una volta passate a miglior vita, si trasformino in mito. Un mito affascinante, che continuerà a stuzzicare la fantasia degli Uomini nei secoli a venire, ma nulla di più. E l’umanità, di religioni vivificanti relegate all’ambito della mitologia, e divenute il pasto di bambini, scrittori e sceneggiatori, ne ha viste parecchie: dall’atonismo egiziano al mitraismo, e dal paganesimo celtico al politeismo greco-romano.
Le religioni, come ogni altro fenomeno umano, nascono, crescono, maturano e muoiono. Che siano rivelate e dogmatiche poco importa: sfioriscono con lo scorrere della sabbia nella clessidra – appassendo in un arco temporale che può durare dai decenni ai secoli –, accompagnando, di solito, la decadenza e/o la trasformazione radicale dei popoli, delle nazioni e delle civiltà che hanno dato loro i natali.
Nel caso dell’Occidente, che a partire dalla Rivoluzione francese è entrato in un lento ma inesorabile processo di scristianizzazione, il destino del Cristianesimo, ed in particolare del Cattolicesimo, sembra essere segnato. Perché numeri e fatti sembrano suggerire che il tempo della Chiesa cattolica, l’Ultimo impero sopravvissuto alla fine del sistema europeo degli stati, stia per esaurirsi; perlomeno tra Vecchio Continente, Oceania e Americhe.
Il tramonto della Chiesa in Occidente
L’involuzione del Cattolicesimo da religione vivificante (e viva) a mito avvincente (ma morto) sta avendo luogo nonostante la sua intrinseca straordinarietà. Perché questa fede, che dopo la morte di Cristo avrebbe dapprima modellato le civiltà dell’Europa e dipoi assunto la forma di una religio mundi dall’impatto unico e inarrivabile – soltanto l’Islam ha esercitato un’influenza simile, sebbene di gran lunga inferiore, sulla storia dei popoli della Terra –, sembra aver perduto quelle capacità autorigenerative che, per quasi due millenni, le hanno permesso di rinascere dopo ogni tribolazione.
Il messaggio evangelico prospera e si diffonde tra Africa e Asia, specie nelle terre al di sotto del Sahara e nella sinosfera, ma stagna in Oceania ed è in vistosa ritirata in Europa, quella realtà storico-geografica che più di ogni altra ha cullato, ossequiato e difeso il Verbo. E quando si scrive e si parla di ritirata del cattolicesimo dal Vecchio Continente il riferimento non è soltanto al calo dei fedeli, ma anche alla crisi della Chiesa come istituzione – crescentemente travolta da scandali, preda di un diminuendo di nuove reclute e afflitta dalla corruzione morale del proprio clero.
I numeri della decattolicizzazione dell’Europa
Lo stato di salute della Chiesa cattolica è precario da parte a parte del Vecchio Continente, che risulta diviso tra società avviate verso la scristianizzazione, come la Francia dei record cristofobici e la Gran Bretagna della riscrittura dei vocabolari, alcune saldamente incamminate verso un’età postcristiana, come l’Irlanda e il Portogallo, altre ai primordi di una turbolenta secolarizzazione, come la Polonia, e talune potenzialmente destinate all’islamizzazione, come Svezia e Germania.
Numeri e fatti, relativi ai sopraccennati Paesi e ad altri ancora, possono essere utili ai fini della comprensione dell’attualità e del possibile futuro del tramontante cattolicesimo europeo:
- La frequenza alla messa domenicale è al di sotto del 10% nella stragrande maggioranza del Vecchio Continente, con gli ipogei registrati in Francia (3–4%) e Paesi Bassi (6%).
- La partecipazione alla messa domenicale varia a seconda dell’età, con la fascia 16–29 anni che, ovunque, risulta più orientata all’ateismo, all’appartenenza per cultura e al credere senza praticare rispetto alle precedenti generazioni. Le percentuali più basse si riscontrano in Belgio (2%), Ungheria (3%), Austria (3%), Lituania (5%) e Germania (6%).
- Il 60% dei giovani appartenenti alla fascia 16–29 anni di Spagna, Paesi Bassi e Belgio non frequenta mai la messa domenicale.
- Il numero dei preti in servizio è calato drasticamente in tutta Europa, complice la crisi delle vocazioni, con la prestazione peggiore – per dimensioni complessive – registrata in Francia. Qui, invero, i preti sono passati dai 49.100 del 1965 agli 11.350 del 2017.
- Ridimensionamento delle comunità di fedeli e carenza di clero stanno conducendo, ovunque, alla chiusura dei luoghi di culto, i quali, sulla base della rilevanza culturale rivestita e del patrimonio artistico contenuto, possono andare incontro a due destini: musealizzazione o adibizione ad uso profano.
- In Francia, uno dei Paesi più interessati dal fenomeno della riconversione dei luoghi di culto cattolici, ogni anno vengono riadattate ad uso commerciale e/o demolite tra le 40 e le 50 chiese.
- L’aumento dei crimini d’odio di stampo cristofobico fa da sfondo alla graduale scomparsa dei campanili dai paesaggi urbani dell’Europa. Sono stati 3mila in tutto il continente nel 2019, un terzo dei quali nella sola Francia (1.052).
Un fato inevitabile?
I numeri della scristianizzazione del Vecchio Continente descrivono una tendenza consolidata, che a partire dal Duemila è cresciuta di intensità e velocità, e contro la quale le chiese, fino ad oggi, non hanno trovato rimedio. Palliativi come la temporanea rinuncia ai cosiddetti “valori non negoziabili” nel nome del dialogo con le forze della modernità, come i partiti politici di ispirazione liberal-progressista, si sono rivelati controproducenti nel migliore dei casi e dannosi nel peggiore. Ugualmente disutili si sono dimostrate le campagne per la “nuova evangelizzazione”, rivolte ai giovani, lanciate nel dopo-guerra fredda sia dai cattolici sia dai protestanti.
Non tutto è perduto, comunque. Perché la storia, che è maestra di vita, (ci) insegna che l’imprevedibile e l’inaspettato, spesso e volentieri, accadono più del pronosticato, più del dato per certo. E se la storia (ci) insegna qualcosa di particolarmente importante a proposito della Chiesa è questo: data per morta mille volte, è resuscitata mille e una. E la senile Europa, forse, compresa la centralità dell’identità nelle guerre egemoniche di questo secolo, un giorno potrebbe scegliere di tornare alle origini, di tornare al Cristianesimo.
Emanuel Pietrobon
6 SETTEMBRE 2021
MERCIFUL CHASTISEMENT ?
Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X
4 settembre 2021
Pubblichiamo il commento di S. Ecc. Mons. Richard Willamson. Relativo ai castighi inflitti dalla Misericordia di Dio. Questi “Commenti” sono reperibili tramite il seguente accesso controllato: http://stmarcelinitiative.com/eleison-comments/iscrizione-eleison-comments/?lang=it |
Buon Dio, Ti prego, fammi sempre capire,
Che il Covid nonsenso arriva direttamente dalla tua mano.
(Non che tu causi il male, ma lo permetti,
E la maggior parte degli uomini malvagi lo scelgono, qui e adesso.)
Castigo misericordioso ?
Questi “Commenti” fanno spesso riferimento a un imminente castigo, persino ad una “pioggia di fuoco”, che un Dio adirato infliggerà a un’umanità peccatrice. Eppure i Cattolici hanno sempre imparato dalla Chiesa l’estrema misericordia di Dio Onnipotente, la suprema misericordia del Sacro Cuore di Gesù. Vedi ad esempio le meravigliose rivelazioni della Sua misericordia fatte a Suor Josefa Menendez in un convento francese negli anni ‘20 e descritte nel suo libro “La Via del Divino Amore”.
Di’ al mondo, disse Nostro Signore alla Suora, che desidero perdonare a chiunque, qualsiasi peccato che abbia commesso, se solo si rivolgerà a me con fiducia nella mia misericordia.
A un certo punto la Suora trovò la Sua misericordia così estrema che Egli ha dovuto dirle: “Sì, Sorella, scrivi quello che ti ho appena detto, scrivilo!”. Può allora sorgere la domanda, come può un Dio così misericordioso, pensare di infliggere all’umanità una “pioggia di fuoco” come la Madonna ci avvertì ad Akita in Giappone nel 1973?
Per i liberali Cattolici che hanno perso il senso delle grandi verità della Fede, il problema è insolubile. Per loro, se Dio esiste, è un tenero vecchio papà-zuccheroso (scusami, o divino Signore!) che non potrebbe mai punire nessuno per niente, così che se esiste l’inferno allora è praticamente vuoto, tranne forse per Caino e Giuda Iscariota (e Adolf Hitler).
D’altra parte, per i Cattolici che fanno ancora tesoro del loro catechismo da un centesimo, con le sue antiche verità, la soluzione è ovvia: lasciatemi vivere in accordo con quelle antiche verità, e vedrò perché è del tutto normale che un Dio misericordioso punisca i peccatori, anche gravemente.
Per esempio, Dio esiste e da Lui tutti noi esseri umani veniamo, mediante la Sua creazione individuale delle nostre anime spirituali che danno vita ai nostri corpi materiali. E a Lui in punto di morte siamo tutti destinati ad andare, al Suo Cielo glorioso per aver creduto in Lui, per averLo amato, servito e ubbidito per tutta la durata della nostra breve vita terrena. Né ciò è irragionevole o ingiusto da parte Sua, data la varietà di doni che Egli riversa su di noi durante la nostra breve vita. Ma subito dopo comincia la vita eterna, che dura per sempre in Paradiso o all’Inferno, a seconda dell’uso che abbiamo fatto dei Suoi doni.
Quindi, se abbiamo amato Dio quaggiù, godremo della beatitudine eterna con Lui nel Suo Cielo. Se abbiamo sfidato Dio quaggiù, patiremo il supplizio eterno senza di Lui, nell’Inferno che Egli ha creato per i peccatori ostinati e per gli angeli caduti (Mt. XXV, 41).
Ad ogni modo, in Paradiso o all’Inferno, la prossima vita dopo la morte per ogni singolo uomo che ha vissuto, dura per sempre. Quindi la vita dell’uomo sulla terra, anche se dura 80 o 100 anni, è breve come un soffio di vento, mentre la sua vita dopo la morte è eterna, in un certo senso, come Dio stesso. Allora in quale vita è più importante essere felici? Chiaramente, nella prossima vita. Non era Agostino che pregava: “Signore, puníscimi quanto vuoi in questa vita, purché Tu non debba punirmi nella prossima”?
Il problema è che per colpa di Adamo ed Eva fin dall’inizio della razza umana, le tentazioni di sfidare Dio in questa vita, in particolare quelle dell’orgoglio e della sensualità, possono essere così allettanti che gli uomini scelgono più facilmente la via per l’Inferno che la via per il Cielo (Mt. VII, 13–14).
Allora, ciononostante, cosa deve fare Dio per aiutare gli uomini a scegliere il Cielo, come il Suo amore vuole che tutti facciano senza eccezione (I Tim. II, 4)? Lui ha il potere di costringerli tutti a scegliere la Sua via, ma ciò distruggerebbe l’intero scopo della loro creazione, perché così, in effetti, il Suo Paradiso sarebbe riempito di robot.
Allora ciò che Dio preferisce fare è far conoscere alla coscienza naturale di tutti gli uomini i Suoi Dieci Comandamenti, e se gli uomini toccano ancora il frutto proibito, punirli in un modo o nell’altro affinché scelgano ancora il Cielo.
Ma le punizioni più pesanti di questa vita possono essere paragonate alle torture dell’Inferno eterno? Neppure minimamente! E allora quanto crudeli sono le punizioni più crudeli in questa vita, se mi aiutano a mantenermi sulla retta via per godere della vita eterna? Se solo scelgo di sopportarli nel modo giusto, comprendendo che provengono dall’amore di Dio, allora non sono affatto crudeli.
Kyrie eleison.
http://www.unavox.it/Documenti/Doc1413_Williamson_4.09.2021.html
IL ROGO A MILANO
Quel crocifisso superstite e il "problema" della fede
Ha commosso il racconto del chirurgo che ha perso tutto nel rogo alla torre del Moro di Milano tranne un piccolo crocifisso. L'episodio riporta al centro il tema della croce e della sofferenza. L’unica risposta è avere fede (fiducia) in quel che Cristo ha fatto e detto perché «il giusto vivrà della fede».
Ha fatto impressione l’intervista a «Repubblica» del professor Lorenzo Spaggiari, direttore della chirurgia toracica dell’Istituto Europeo dei Tumori e docente all’università di Milano. Abitava con la famiglia nel famigerato grattacielo Torre dei Moro, quello che si è squagliato in diretta per un incendio che l’ha completamente distrutto. Come si sa, partito da uno degli ultimi piani, una ventina, il fuoco è sceso fino a terra grazie al rivestimento esterno tutt’altro che ignifugo e attualmente sotto i riflettori dei magistrati. Nessuno dei tantissimi appartamenti si è salvato, tutti gli inquilini sono finiti in strada, ogni abitazione è completamente bruciata. Strano a dirsi, nessun danno alle persone.
Più strano ancora è quel che è accaduto alla famiglia Spaggiari, abitante al diciannovesimo piano e proprietaria di tutto il piano, mansarda compresa. «Il soffitto è crollato e abbiamo perso tutto. Bruciata e sciolta dal calore anche la cassaforte inserita nel muro». La cassaforte. Pure inserita nel muro. Epperò liquefatta dal calore. Gli esperti diranno quanti gradi centigradi ci vogliono per far diventare pappa una cassaforte presumibilmente di metallo atto a custodire preziosi.
Ma il bello deve ancora venire. Dentro alla cassaforte, tra le altre cose, c’era un piccolo crocifisso d’oro avvolto in una bustina di plastica. E’ l’unica cosa rimasta intatta, bustina compresa. E se l’oro fonde prima dell’acciaio, figurarsi la plastica. «La mia famiglia è scossa». Infatti, la moglie del primario quella croce se l’è messa al collo e non intende toglierla più. Giustamente l’intervistatore chiede se il fatto non possa essere frutto del caso. In effetti, le coincidenze, anche spettacolari, esistono.
Il professore, tuttavia, risponde: «Se lo è, è un caso che turba. Anche perché non si è verificato da solo». Infatti, quella maledetta domenica la moglie voleva restare a casa. Chissà come mai, il marito aveva insistito perché andassero coi figli al mare. Non l’aveva mai fatto prima. Poiché le fiamme si sono sprigionate dagli appartamenti più in basso, fossero rimasti sarebbero finiti in trappola. Il professore, stando a quel che dice nell’intervista, è rimasto scosso, sì, ma se qualcuno si aspettava una conversione clamorosa alla religiosità resterebbe deluso. «Un chirurgo può guardare la vita da una prospettiva complessa», dice. In effetti, non si fatica a immaginare lo stato d’animo di un uomo che opera tumori terminali e vede la morte continuamente. Tuttavia, ammette che adesso il suo rapporto coi pazienti e i loro parenti è più empatico. Avrà, certo, tempo per riflettere su quel che gli è accaduto.
Ho personalmente conosciuto altri medici che fanno lo stesso lavoro e sono, come tutti oggi, divisi in credenti e agnostici. C’è chi, vedendo morire la gente, anche bambini, avanza dubbi sulla presunta bontà di Dio. E c’è chi guarda il bicchiere mezzo pieno. In fondo, a ben pensarci, l’umanità è stata sempre così divisa, perché è il problema della «croce» a tenere molti lontani da Cristo. E a poco serve sentirsi dire dal prete che c’è morto prima Lui, perché quando la sofferenza morde davvero emerge quel che in cuor suo ciascuno ha sempre pensato. Come profetizzò il vecchio Simeone a Maria al Tempio.
E la domanda (delle domande) si complica proprio di fronte a episodi come quello del professor Spaggiari e il suo crocifisso rimasto intatto: perché a lui e alla sua famiglia sì e ad altri no? Perché c’è gente che supplica Dio per un miracolo e non lo ottiene, e gente come Spaggiari cui viene elargito senza che l’abbia nemmeno chiesto? Bella domanda. L’unica è avere fede (fiducia) in quel che Cristo ha fatto e detto. Infatti, dice la Bibbia che «il giusto vivrà della fede». E gli conviene, anche per non impazzire.
Rino Cammilleri
https://lanuovabq.it/it/quel-crocifisso-superstite-e-il-problema-della-fede
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