ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 9 giugno 2011

Ben detto!

L'ERESIA E IL CANONE DELLA MESSA

Si parla tanto di “liberalizzazione” della Messa Tridentina, si cerca l’assenso dei fedeli sulla validità e sulla legittimità del Novus Ordo Missae (art. 19 della Instrutio UNIVERSAE ECCLESIAE), anzi in definitiva li si obbliga a darlo, ma da ormai tre anni a questa parte, leggendo ovunque articoli, forum e quant’ altro, non ho potuto far a meno di constatare il lassismo che vige dopo il Concilio vaticano II.
Di fatto ho notato l’assenza di qualsiasi atto disciplinare o pena canonica anche per gli errori più gravi ed evidenti, salvo quelle famose scomuniche comminate, poi tolte, ai vescovi della Fraternità San Pio X.

Santo Concilio di Trento

Quanto meno non ne sono a conoscenza.
In effetti “quanto al tempo presente, la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore; pensa che si debba andare incontro alle necessità odierne, esponendo più chiaramente il valore del suo insegnamento piuttosto che condannando”. (DISCORSO DI APERTURA DEL CONCILIO VATICANO II Giovanni XXIII 11 ottobre 1962)
Eppure anche per uno che da poco è tornato realmente nell’unico ovile di Cristo saltano agli occhi i gravi abusi del Novus Ordo Missae e non si tratta di validità o di illegittimità ma di Fede.
Nell’approfondire il significato del Santo Sacrificio mi sono reso conto immediatamente della totale differenza dei due Ordo ma soprattutto mi ha colpito il Canone della Messa.
Il Concilio di Trento, come ben si saprà, nel canone 9 riporta quanto segue: Se qualcuno dirà che il rito della chiesa Romana, secondo il quale parte del canone e le parole della consacrazione si profferiscono a bassa voce, è da riprovarsi; o che la messa debba essere celebrata solo nella lingua del popolo; o che nell’offrire il calice non debba esser mischiata l’acqua col vino, perché ciò sarebbe contro l’istituzione di Cristo, sia anatema.
In realtà lo stesso cap. V della Sess. XXII così riporta: E perché la natura umana è tale, che non facilmente viene tratta alla meditazione delle cose divine senza piccoli accorgimenti esteriori, per questa ragione la chiesa, pia madre, ha stabilito alcuni riti, che cioè, qualche tratto nella messa, sia pronunziato a voce bassa, qualche altro a voce più alta.
La maggior parte di questi segni traggono la loro origine dai precetti o tradizioni apostoliche. . Tali segni fortificano ed incoraggiano i fedeli nella loro meditazione sugli elementi divini contenuti nel Sacrificio della Messa. Per salvaguardare questa dottrina, il canone 7 commina la scomunica a coloro che ritengono che questi segni conducano all'empietà e non alla pietà. Questo è un esempio per ciò che ho detto sopra: questo genere di dichiarazione, ed il canone che la sanziona, comportano un senso eminentemente teologico e non semplicemente disciplinare. (Cardinal Stickler -L'attrattiva teologica della Messa Tridentina Testo della Conferenza tenuta a New York (U.S.A.)
Maggio 1995)

Santo Concilio Vaticano I
Vorrei, poi, riportare ciò che l’allora Card. Ratzinger, sebbene con la sua ormai proverbiale ermeneutica della continuità, diceva a riguardo:«Non è affatto vero che la recitazione ad alta voce, ininterrotta, della Preghiera Eucaristica (SIC!) sia la condizione per la partecipazione di tutti a questo atto centrale della Celebrazione eucaristica.(ari SIC!) La mia proposta di allora era: da una parte l'educazione liturgica deve far sì che i fedeli conoscano il significato essenziale e l'indirizzo fondamentale del canone; dall'altra, le prime parole delle singole preghiere dovrebbero essere pronunciate a voce alta come un invito a tutta la comunità, così che, poi, la preghiera silenziosa di ciascuno faccia propria l'intonazione e possa portare la dimensione personale in quella comunitaria,(doppio SIC!) quella comunitaria nella dimensione personale.(Triplo SIC!) Chi ha personalmente vissuto l'unità della Chiesa nel silenzio della Preghiera Eucaristica ha sperimentato che cos'è il silenzio davvero pieno, che rappresenta insieme un forte e penetrante grido rivolto a Dio, una preghiera colma di spirito. Qui noi preghiamo davvero tutti insieme il Canone, sia pure nel legame con l'incarico particolare del servizio sacerdotale». J. Ratzinger, Introduzione allo spirito della liturgia, p. 211.
D’accordo, il Card. Ratzinger non era per la recita a voce alta (ininterrotta), ma è possibile che la sua difesa si basi sulla ”condizione per la partecipazione” (actuosa) e non sull’autorità del Concilio di Trento?
Il Concilio di Trento avrebbe imposto il canone a voce bassa per non far partecipare i fedeli al Sacrificio?
Questa sarebbe la spiegazione teologica del canone a voce bassa?
Abbiamo visto sopra come tutti questi gesti siano atti di pietà, tesi all’adorazione, al ringraziamento, alla propiziazione ed all’impetrazione della grazia.
E’ possibile che si possa scavalcare, come niente fosse un anatema, una così grave condanna?
Quali tenebre oscurano le menti dei fedeli e soprattutto dei pastori?
Non è possibile che non si riesca veramente ad usare il buon senso, quello comune ad ogni retta ragione, fondato sulla realtà delle cose.
Se recito il canone a voce alta è anatema!
Sed, contra factum non valet argumentum  e l’anatema rimane!
Oppure è uno scherzo?
Forse è uno dei tanti bau bau che il buon Padre ci ha insegnato per farci rigare dritti?
Ma la fede è una cosa seria o no?
La virtù di religione per questi ministri è una cosa seria oppure no?
La Chiesa è indefettibile o no?
A volte mi sembra di essere nel telefilm “il prigioniero”, una serie degli anni 70 dove egli era la sola persona (ex spia) che si rendeva conto di essere stato imprigionato in un mondo irreale solo perchè aveva ancora memoria di quello reale.
Siamo in un'altra chiesa o è ancora la Chiesa Cattolica?
Come può un sacerdote celebrare il Santo Sacrificio sapendo che pronunciando il canone ad alta voce incorre in un anatema?
Possiamo parlare di eresia?
Vediamo.
Per lunghi secoli il Canone fu recitato ad alta voce, poi in modo che fosse udito solo dai ministri dell’altare; ma almeno dal IX secolo si recita a voce sommessa. Le ragioni di questa evoluzione si trovano nella preoccupazione di non rendere note ai profani le parole del Canone perché non fossero ripetute. Difatti ancora nel XIX secolo era proibito dalla Santa Sede di tradurre il Canone anche ad uso dei fedeli. (don Mauro Tranquillo)
Inoltre, questo articolo dell’"Institutio" contiene in tutta evidenza un’importante contraddizione con la rubrica dell’"Ordo" tradizionale, secondo cui il canone non viene pronunciato "a voce alta e intelligibile". Questo fatto merita un’attenzione del tutto particolare, visto l’anàtema lanciato dal concilio di Trento: 
"Se qualcuno dice che il rito della Chiesa romana secondo cui una parte del canone e le parole della consacrazione sono pronunciate a bassa voce dev’essere condannato […], sia anàtema". 
Dichiarando che è la natura delle parti "presidenziali" (dunque della preghiera eucaristica e delle parole della consacrazione) ad esigere che esse siano pronunciate a voce alta e intelligibile, l’"Institutio" pone un principio valido per tutti i tempi, e afferma quindi implicitamente che il concilio di Trento su questo punto si è sbagliato
. NOVUS ORDO MISSÆ Studio critico di Arnaldo Vidigal Xavier da Silveira
Continuando con  il grande Dom Prosper Gueranger nella spiegazione della Santa Messa troviamo scritto:
Nel secolo XVII gli eretici giansenisti vollero introdurre la pratica di recitar il Canone della Messa a voce alta. Ingannato da essi, un successore di Bossuet, il cardinal de Bissy, aveva lasciato mettere la R. impressa in carattere rosso nel Messale che aveva fatto comporre per la sua Chiesa, secondo un diritto che i vescovi di Francia s'immaginavano allora d'avere. Questa R, in rosso significava naturalmente che il popolo doveva risponder ad alta voce con la parola Amen alle orazioni, e siccome non si può risponder a ciò che non si ode, bisognava di conseguenza che il sacerdote dicesse a voce alta tutto il Canone, che era precisamente ciò che desideravano i giansenisti. Questa pericolosa innovazione suscitò vive ed energiche proteste, ed il cardinal de Bissy stesso corresse questo suo errore.
Anche gli eretici giansenisti furono condannati da Papa Pio VI nella bolla “Auctorem Fidei” (Dell’Eucarestia §6).
In maniera incredibilmente contraria a quanto affermato nel Concilio di Trento l’Institutio Generalis riporta:”Congiunge le mani. Nelle formule seguenti le parole del Signore siano dette con voce chiara e distinta, come è richiesto dalla loro natura”.
Quale natura?
Non la stessa natura di quello del concilio di Trento!
Questo in definitiva è come dire: Il Concilio di Trento ha sbagliato!

Concilio Vaticano II

Ma se furono degli eretici a voler introdurre la pratica di recitar il Canone della Messa a voce alta e vi sono alcuni uomini di chiesa che vogliono che il canone sia recitato a voce alta, secondo un semplice ragionamento logico si conclude, dalle premesse, che questi ultimi uomini di chiesa sono come gli eretici!
In buona compagnia di tali uomini chiesa troviamo Lutero e Crammer che già avevano introdotto la recita del loro canone a voce alta.

L’angelico dottore, infatti, insegna, prendendo spunto da sant’Agostino (lettera 43,1), che non può dirsi eretico chi, seppur in materia di fede, difende la propria errata opinione con l’intenzione di cambiarla una volta provata la falsità della propria tesi: "Se uno difende senza animosità e senza ostinazione la propria opinione, sia pure falsa e perversa, e cerca con la dovuta sollecitudine la verità, pronto a seguirla quando la trova, non può essere annoverato fra gli eretici" , continua dicendo: poiché non ha la determinazione di contraddire l'insegnamento della Chiesa…….. su cose riguardanti la fede, ma che la Chiesa non aveva ancora determinato, come nel caso di quelli che recitavano il canone ad alta voce prima del IX secolo, come nella frase riportata di Don mauro Tranquillo.
Sarebbe invece eretico chi si opponesse ostinatamente a una simile definizione quando tali cose fossero state determinate dall'autorità della Chiesa universale (ST p. II-II Q 11 a.2 ad 3).
Sebbene nella ST san Tommaso citi l’autorità pontificia, nulla cambia, poiché in questo caso l’autorità è quella del Concilio di Trento (Magistero straordinario infallibile).
Rientra tra i dogmi definiti in maniera solenne quello riguardante il Sacrificio della Messa.
“Assenso dovuto a questi dogmi: assoluto alla luce della fede divina.
Chi lo nega: incorre nell'anatema e pronuncia un'eresia contro la fede divina, fa peccato mortale diretto contro la fede, deve subire una pena canonica”.
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Secondo voi, nella Chiesa di Cristo sono eretici coloro che abbracciano qualche idea corrotta o cattiva, e corretti resistono con ostinazione, rifiutandosi di emendare i loro insegnamenti pestiferi e mortiferi e insistendo invece a difenderli".? (Agostino, De civ Dei 18,51)
Inoltre questi stessi, difendono senza animosità e senza ostinazione la propria opinione, sia pure falsa e perversa?
Secondo voi, cercano con la dovuta sollecitudine la verità, pronto a seguirla quando la trovano? 
Tali uomini della Chiesa di Cristo possono essere annoverati fra gli eretici?
Che cosa possono rispondere a queste nostre contestazioni: se esibiscono documenti scritti, li esibiamo pure noi; se affermano che i nostri sono falsi, non si sdegnino se diciamo altrettanto dei loro. Nessuno cancella dal cielo il decreto di Dio, nessuno cancella dalla terra la Chiesa di Dio.(Agostino, Lettera 43 9,27)

Stefano Gavazzi


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