ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 7 agosto 2011

Mala tempora


La Chiesa della “superstizione ecumenista”: opera finale dell’Anticristo!
di Arai Daniele

La trama per irretire un immenso popolo di anime per il regno infernale, passa per l’inganno finale della «nuova coscienza» di una chiesa che più universale non si può. Per l’esecuzione di tale progetto il Nemico convoca da secoli i suoi anticristi usando tutte le insidie e seduzioni di cui è capace.
L’impresa per la sua rifinitura, mirava a ergere una superchiesa che fosse oltre il solito ammasso di opinionisti su Dio, uniti soltanto dagli gnosticismi di moda o dal coro guidato da liberi pastori e muratori; essa doveva poter esibire, il nome di cattolica e apostolica, dispondo d’ogni indumento e orpello antico a testimonianza del suo «nuovo ordine» per la nuova pace globale.
Gli ultimi anticristi, irretendo perfino branchi di tradizionalisti aggrappati al latinorum, compirono e continuano a compiere tale «compito superlativo».

È comunque un dato scientifico che tale super Spirito anticristico riesce bene con le padelle, ma s’impiccia coi coperchi: lasciando sempre la coda di fuori.
Ha potuto varcare le mura vaticane con i suoi anticristi per farli sedere sul trono più alto, ma non può annullare la promessa del Signore sul non preavalebunt loro sulla Sua Chiesa; Egli susciterà sempre testimoni che dai tetti, a tempo e a contrattempo, denunceranno le false dottrine e abominazioni della falsa chiesa ecumenista, che porta la puzza della sua coda ad Assisi!
La nuova chiesa – della superstizione ecumenista
Perché superstizione? Esaminiamo questo termine specialmente con l’aiuto dell’Enciclopedia Cattolica (sigla EC. V. XI,  pp.1574-76), ma anche di libri, dizionari e vocabolari di filosofia, tra cui “Vocabulaire de la Philosophie”  di E. Jolivet. SUPERSTIZIONE (s.). – Dal lat. superstitio “star fuori o al di sopra” designa nel­l’etnologia religiosa lo stato d’isolamento dal mondo circostante, in grazia di una emozione o stimolo spe­ciale; presso i Romani ha il significato di eccesso, esagerazione, osservanza superflua (cf. Lucrezio, V, 56-59; Isidoro, Etym., VIII, 3; Nonio Marcello, De come. dottrina, V, 36; da escludere l’etimologia po­polare di Cicerone, De nat. deorum, II, 28).
Il termine superstitio, nella Volgata traduce due dif­ferenti espressioni greche; negli Atti (17, 22; 25, i9) ri­sponde alla voce che vuol dire credenza religiosa verso divinità malamente conosciute; nella let­tera ai Colossesi (2, 23), traduce l’espressione che designa pratiche speciali più che un puro senti­mento religioso. Questi due termini scritturali continuano ad avere significati diversi presso i Padri greci (cf. Cle­mente d’Alessandria, Protrept.: PG 8, 224; SITOM, 1. VII, i e 4: PG 9, 408, 428; Origene, Contra Cels., 1, II, 2: PG i i, 800; Eusebio, Hist. eccl., VI, 12; Basi­lio, Const. monast., 25 : PG 31, 1412; Epifanio. Adv. haer.: PG 41, 172, 1040; Teodoreto, Epist., 161: PG 83, 1460). Per i Padri latini la s. è una contraffazione della vera religione, una religione simulata, che è quella dei culti pagani (cf. Lattanzio,Div. instit., IV, 28: PL 536; in particolare s. Agostino, in Ps. XCV, n. 5: PL 38, 377-78; De Civ. Dei, IV, 30: PL 41, 136-38).
Il medioevo si limita a coordinare, sotto l’aspetto teologico, tutte le nozioni precedenti, che, cioè, la s. è un vizio, una deformazione eccessiva, capricciosa, vana e pagana della virtù della religione (Sum. Theol., 211-2112, q. 92, a. 1). Della s., infine, il Suàrez (De relig., t. III, 1. II, cap. 1; ed. Vives, t. X, III, Parigi 1861, p. 469 sgg.), fornisce una minuta e sottile analisi psicologica.
Sotto il nome di s., che gli scolastici chiamano cultus vitiosus veri vel falsi numinis, va compreso il culto al vero Dio, ma in maniera errata (culto indebito), e il culto pre­stato ad una creatura (culto di un Dio falso; v. IDOLATRIA). Nel culto falso del vero Dio – vero nelle sue aspirazioni e falso nelle sue applicazioni – si distinguono due elementi: la stima, che si ha della persona che si vuole onorare, e il segno, usato per prestarvi il culto. Non manca un elemento di verità e di bontà: la stima del vero Dio. L’errore sta nella parte materiale del culto, nell’utilizzare, cioè, procedimenti o mezzi punto idonei ad onorare Dio (Sum. Theol., 211-2112, q. 93, a. 1). Perciò la s. si basa o sul significato falso di un segno o sullafalsa intenzione di chi compie l’atto di religione, p. es.: onorare Dio con le cerimonie del Vecchio Testamento, ecc… così, p. es., aggiungere, contro le rubriche, alle funzioni sacre par­ticolari cerimonie, preghiere, ecc., (figuriamoci Assisi!)
Il culto falso del vero Dio, il cui disordine è grave ex genere suo (cf. s. Agostino, Contra mendacium, cap. 3), è ingiurioso a Dio, che non si può adorare con la falsità e la menzogna, ed è di danno alla religione, perché la si rende sospetta di errore. Nel culto superfluo del vero Dio, i moralisti trovano generalmente materia di peccato ve­niale, inquanto non vi si scorge grave irriverenza o cattiva volontà, ma piuttosto leggerezza, superficialità. Si ag­giunge, però, che propter contemptum vel praeceptum si può ravvisare il peccato grave. Non bisogna, pertanto, considerare questi eccessi come cose insignificanti, col pretesto che non sono di ostacolo, ma di aiuto al vero culto di Dio, perché «ogni disordine nel­le cose religiose è grave». La colpevolezza di queste s. cultuali varia se­condo, sia sull’importanza che vi si da, sia sull’ori­gine dell’autorità che vi si attribuisce, sia l’efficacia che vi si ascrive e la diffusione che vi si vuol dare. Il CIC (can. 1251) riconosce agli Or­dinari locali il dovere di vigilare, affinché il Culto divino, in tutte le sue varie mani­festazioni, si conservi puro da qualsiasi superstizione».
Dove sono, però, i vescovi cattolici che vigilano affinché la grande superstizione di Assisi non si diffonda infettando il vero Culto divino della Chiesa; che seguono almeno le istruzioni della «Mortalium animos» di Pio XI?
La «Mortalium animos» contro le superstizioni ecumenistiche
L’importante Enciclica «Mortalium animos» del 1928 fu scritta proprio in vista di queste deviazioni ecumenistiche, allora il «pancristianesimo» di dom Beauduin, l’uomo di fiducia del cardinale Mercier, che in seguito si è visto costretto a dare le dimissioni da priore del monastero di Amay. Mentre Pio XI accusava gli errori del metodo Beauduin, Roncalli lo applicava. Mentre Pio XI accusava «la falsa religione pancristiana» che avrebbe eretto una nuova Chiesa, i profeti ecumenisti avanzavano nelle loro carriere.
Quanto ai separati resta valido il giu­dizio espresso da Pio XI nella Morta­lium animos sul movimento ecumenista da loro avviato e nel quale i neomo­dernisti hanno, a partire dal Vaticano 2, impegnato anche il mondo cattolico: ‘se è facile trovare molti acattolici che predicano con belle parole la fraterna comunione in Gesù Cristo, non se ne rinviene pur uno a cui cada in mente di sottomettersi al governo del Vicario di Gesù Cristo» e, se trattano con la Chiesa cattolica, è «con l’idea e la speranza che “la Chiesa del Dio vivo, la colonna e il sostegno della verità” (1 Tm. 2, 4) faccia getto dell’integrità della fede e tolleri i loro errori», non già «per sottomettersi al magistero e al governo di Lei». Di qui il severo monito, disprezzato dai modernisti di ieri e di oggi, ma la cui verità è sotto gli occhi di tutti: «in nessun modo i cat­tolicipossono aderire o prestare aiuto a siffatti tentativi: se ciò facessero, dareb­bero autorità ad una falsa religione cristiana, assai diversa dall’unica Chiesa di Cristo»
L’Unità della Chiesa negli insegnamenti Pontifici
Tutto il Magistero papale illustra l’Unità della Chiesa come comunione nella stessa Fede, negli stessi Sacramenti, negli stessi vincoli di carità reciproca, nella sottomissione al Capo della Chiesa, N. S. Gesù Cristo, Verbo di Dio incarnato, per la cui missione di compiere la Volontà del Padre la Chiesa esiste. La chiave dell’Unità nella Chiesa è la Verità rivelata da Dio. Questa è la Fede, una e unica, che i fedeli chiedono alla Chiesa. Così come non c’è una fede parziale, non vi è unione incompleta nella fede, che tenderebbe ancora alla pienezza nella Chiesa. L’unità umana in materia religiosa non è determinante ma determinata; non ha senso se priva del principio e fine della religione rivelata: l’unica Fede divina. 
Bonifacio VIII nella Bolla Unam Sanctam (18/11/1302), solennemente dichiara: “Per mandato di fede siamo tutti tenuti a credere e professare che vi è una sola Santa Chiesa Cattolica e Apostolica, invocata dallo Sposo nei Cantici (Cant. 6, 8): Una è la colomba mia, la mia perfetta, l’unica della madre sua, l’eletta per la sua genitrice. Fuori di essa non vi è salvezza né perdono dei peccati…, dichiariamo, affermiamo, definiamo e pronunciamo, che sottomettersi al Romano Pontefice è di necessità per la salvezza di ogni creatura umana” (Dz 469).
“La Chiesa cattolica è UNA: Essa non è rotta o divisa”. Leone XII, PA, 149: “La Chiesa è un tutto indivisibile, perché Cristo, con la sua Chiesa, è indiviso e indivisibile”. “Per essere cristiano si deve essere romano”, Disc. You have, 1502, (8/10/1957) di Pio XII. “Non può avere Dio per padre, chi non ha per madre la Chiesa” (S. Cipriano, De catholicae Ecclesiae unitate, citato da Pio XII).
La dottrina tradizionale sull’ecumenismo è stabilita nell’Instructio de motione oecumenica emanata dal Santo Officio (20/12/1949, in AAS del 31/1/1950), che riprende la Mortalium animos di Pio XI:
1) la Chiesa cattolica possiede la pienezza del Cristo e non deve perfezionarla ad opera delle altre confessioni;
2) non si deve perseguire l’unione per via di una progressiva assimilazione delle varie confessioni di fede né mediante un’accomodazione del dogma cattolico a un altro;
3) l’unica vera unione delle Chiese può farsi soltanto col ritorno dei fratelli separati alla vera Chiesa di Dio;
4) i separati che si ricongiungono alla Chiesa cattolica nulla perdono di sostanziale di quanto appartiene alla loro particolare professione, ma anzi lo ritrovano identico in una misura completa e perfetta.
Ora, il neoecumenismo dichiarato fine principale del Vaticano 2 diviene principio di una nuova Chiesa svelatasi contraria alla Dottrina cattolica, ma anche al semplice senso comune che riconosce il principio d’identità e di non contraddizione.
L’idea che l’unità della Chiesa va ristabilita è contraria alla Fede.
Le società religiose non cattoliche, prima d’essere separate dalla Chiesa e dal Pontefice Romano, sono separate dalla Volontà divina che stabilì la via della Chiesa di Gesù Cristo, e non altre vie, per condurre alla salvezza.
Si può dire che già questo progetto di unione religiosa al di sopra della Fede sia una superstizione a servizio di scopi terreni affini piuttosto all’ONU.
Ora, nessuna religiosità ammette di essere superstiziosa. Tale condizione si evince dai fatti oggettivi inquadrati nelle descrizioni sopra, qui riferite affinché si capisca il marchio della «super chiesa ecumenista conciliare». Essa sarebbe allora una super-struttura chesta fuori” perché “al di sopra” nel­l’etnologia religiosa del mondo circostante, in grazia di uno stimolo spe­ciale: l’ideale dell’unione religiosa globale anche di credenze religiose verso divinità sconosciute (come è nell’«Unitatis redintegratio» e nella «Nostra aetate»); miscela di senti­menti religiosi che designano pratiche di religiosità strane riferite a un falso ascetismo, come è nella let­tera ai Colossesi (2, 23).
Quindi, si tratta di contraffazione della vera religione; una religione simulata che, per i Padri latini sarebbe reviviscenza dei culti pagani. In fondo, un culto delle idee umane mascherate sotto l’aspetto teologico, che nel medioevo era visto come un vizio, una deformazione mentale, vana e pagana della psicologia della religione, chiamata dagli scolasticicultus vitiosus veri vel falsi numinis. Ciò va compreso oggi come sincretismo dei molti culti falsi: nella pretesa diampliare il vero; nell’aspirazione d’essere più universale. Ecco la deforme ambizione ecumenistica che ignora e scarta l’unica verità rivelata, per ricevere ogni «rivelazione» come se Dio si contraddicesse e a ogni credenza offrisse dottrine di fedi cangianti! È la bestemmia ecumenista!
Conclusione: L’idea di una «chiesa» che racchiuda tutti i culti continua a imperversare; oggi anche negli ambienti tradizionalisti. Ora, quando il Papa Pio XI insegna che l’operazione pancristiana dell’ecumenismo fasullo conduce a una “falsa religione cristiana, assai diversa dall’unica Chiesa di Cristo”, fa comprendere – se ancora ci fosse bisogno – che a una religione, a una dottrina rivelata, corrisponde una e unica Chiesa immutabile. Se qualcuno la vuole diversa nella Dottrina e lo insegna da alti pulpiti, si autoesclude dall’unica vera Chiesa. L’idea di accomunare nella vera Chiesa due dottrine opposte, due autorità contrarie – di Gesù Cristo e degli anticristi –, è fase avanzata verso lo stesso delirio che contrassegna la superstizione ecumenista qui descritta.
Che Dio abbia pietà della Sua Santa Chiesa esposta a queste confusioni dai suoi stessi consacrati.


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