(di Francesca Ruggiero) “Abrogare il Concordato, denunciare il Trattato”. Con questo slogan, i radicali hanno manifestato il 16 febbraio davanti all’ambasciata italiana presso la Santa Sede, in concomitanza con le celebrazioni per l’anniversario della firma dei Patti Lateranensi. L’hanno chiamato “presidio anticoncordatario”.“Ci avevano chiamato bugiardi e detto che volevamo affamare le parrocchie, oggi il governo Monti ci dà ragione”, ha dichiarato il loro segretario, che ha aggiunto: “Il Concordato e il Trattato, garantendo un fiume di denaro e di potere al Vaticano, condizionano le libertà degli italiani e degli stessi cattolici, dobbiamo superarli a cominciare dall’otto per mille: un miliardo di euro delle tasse degli italiani senza rendiconti. E’ questo che oggi Monti deve chiedere alle gerarchie vaticane”.E’ la dimostrazione di quanto sia pervicace, capziosa e pericolosa la propaganda radicale. L’esenzione dall’Ici, infatti, è materia estranea agli accordi concordatari. Deriva dalla legislazione ordinaria, si applica alle sole attività religiose e di rilevanza sociale ed è del tutto uguale a quella di cui si giovano gli altri enti non commerciali, in particolare il terzo settore.
Ma ora, dopo la decisione di questo Governo – che si fa forte della debolezza della politica e della straripante opera demagogica dei radicali, assecondati nella loro azione, da parti consistenti della comunicazione – di modificare la materia dell’ICI in relazione ai beni di proprietà della Chiesa, si mira naturalmente più in alto: l’obiettivo è il Concordato. Era facilmente prevedibile, del resto.
E proprio per questa ragione, ancora oggi resta del tutto incomprensibile la posizione accondiscendente espressa nel dicembre scorso dal Presidente della CEI, il Cardinale Bagnasco, che si espresse così: “Se ci sono punti della legge da rivedere o discutere, non ci sono pregiudiziali da parte nostra”. Una posizione timida, difensiva, incongrua rispetto alla forza degli attacchi sferrati dai nemici della Chiesa.
Primi fra tutti i massoni, che attraverso Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, il 19 agosto scorso, diffusero una dichiarazione che conteneva un vero e proprio programma: “alla Chiesa Cattolica – disse Raffi – va tolta l’esenzione dall’Ici per i beni immobili non destinati al culto e va congelato l’8 per mille per tre anni fino al raggiungimento del pareggio di bilancio”.
Lo stesso giorno, i radicali di Marco Pannella e Emma Bonino, in perfetta sintonia con quanto espresso dal capo della massoneria italiana, annunciarono un emendamento alla manovra finanziaria per “escludere qualsiasi esenzione sull’Ici per gli immobili che svolgono attività commerciali, indipendentemente da eventuali finalità di culto”. Questa posizione, da parte radicale, è stata sovente giustificata dall’esistenza di un dossier che sulla questione aveva aperto nel 2007, l’Unione europea.
In quel periodo, al Governo c’era Romano Prodi e uno dei suoi Ministri era guarda caso Emma Bonino, che quando si diffuse la notizia dell’iniziativa europea, dichiarò: “il Governo esaminerà le ulteriori richieste quando arriveranno”. Era stato proprio uno dei deputati radicali, Maurizio Turco, a segnalare alla Commissione europea il particolare trattamento Ici riservato – a suo dire – agli immobili della Chiesa. Era tutto, quindi, consequenziale, preordinato e scritto.
La decisione del Governo Monti – definita rivoluzionaria, storica, da coloro che come gli opinionisti di “Repubblica”, costituiscono, con le loro campagne denigratorie e infamanti, la quintessenza dell’anti-cristianesimo in questo paese – ha solo ratificato un’atmosfera, che ha individuato un nemico e lo vuole abbattere. Ora, c’è chi festeggia e si prepara ancora a tramare e a sferrare altri attacchi.
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