Marco Politi ci riprova:
In occasione della partenza di oggi di Benedetto XVI per il viaggio in Messico (e a Cuba, fino al 29 marzo), patria di Marcial Marciel Degollado e dei Legionari di Cristo, il solitoMarco Politi, il vati-laicista de “Il Fatto Quotidiano” ossessionato dal Pontefice, ha pubblicato ieri un ennesimo articolo sensazionalistico contro di lui, accusandolo incredibilmente ancora una volta di aver coperto, quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, gli abusi sessuali del fondatore della congregazione religiosa. Dopo che sono state completamente ritirate le accuse al Pontefice sul caso di padre Lawrence Murphy, nel silenzio di Marco Politi, il “caso Degollado” è l’unico rimasto per cercare di gettare fango in qualche modo su Benedetto XVI.
Ma la questione, per quanto riguarda il coinvolgimento del card. Ratzinger, è già chiusa da un pezzo. E’ stato infatti riconosciuto da chiunque e da tutto il mondo (ricordiamo gli editoriale di Piero Ostellino su “Il Corriere della Sera”, quello sul “Wall Street Journal”, quello di Gianluigi Nuzzi su “Libero” ecc.), che Ratzinger appena poté agire fu colui che avviò e chiuse la serie di indagini che portarono all’emergere della vicenda, all’immediato allontanamento e sospensione a divinis di Marciel. Sull’ottimo “Blog degli amici di Papa Ratzinger” si definisce il tentativo di Politi un «clamoroso autogol ed un falso storico» e si rimanda ad un articolo interno in cui sono stati raccolit decine di articoli utili a chiarire la vicenda.
Per l’occasione anche UCCR ha voluto creare un dossier sul “caso Marciel”, in cui è stata realizzata unaprecisa cronologia degli eventi e sono stati approfonditi i ruoli nella vicenda di Giovanni Paolo II, del card. Angelo Sodano, ex segretario di Stato, di Stanisław Dziwisz ex segretario personale di Wojtyla e dell’allora card. Ratzinger.
Le conclusioni che sono state tratte, seguendo il susseguirsi di articoli sulla questione in tutto il mondo, è che il terribile “caso Marciel” serva a far permanere la Chiesa in un profondo stato di umiltà e penitenza, ma sia anche un elogio per l’operato di Benedetto XVI. Diverse ombre vengono contemporaneamente calate sul pontificato di Giovanni Paolo II: è stato comunque riconosciuto che le informazioni a lui indirizzate vennero sempre fortemente filtrate e, quando la questione emerse in modo evidente, egli divenne troppo debole e malato per potersene occupare in prima persona. Le vere responsabilità devono essere attribuite ad altri in Vaticano, a coloro che hanno tradito il Vangelo e la stessa Dottrina della Chiesa. Le colpe ricadono sopratutto ai responsabili dei Legionari di allora che -forse immersi in un contesto profondamente anticattolico- preferirono ignorare o sottovalutare le voci contro il fondatore. Una mente folle, criminale e lucida, quest’ultimo, che seppe farsi proteggere adeguatamente e crearsi tre vite parallele, epurando ogni possibile testimone.
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