ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 20 aprile 2012

Un documento problematico:



Our first, most cherished liberty
(La nostra prima e più cara libertà)

Riportiamo un
articolo pubblicato dal Distretto americano della Fraternità San Pio X
sulla difesa della libertà religiosa operata dalla Conferenza Episcopale americana



Il Comitato per la Libertà Religiosa della USCCB (Conferenza Episcopale Cattolica degli Stati Uniti), ha appena pubblicato “Una dichiarazione sulla Libertà Religiosa” dal titolo “Our first, most cherished liberty” (La nostra prima e più cara libertà).
Questa esortazione è piena di affermazioni erronee e di tragici esempi tratti dalla storia del nostro paese e relativi a momenti in cui furono compromessi certi principi cattolici, che la USCCB considera invece fulgidi esempi di Cattolicesimo.

In primo luogo, la Fede insegna che la nostra più cara libertà è la nostra liberazione dal peccato originale e dalle conseguenze che ne derivano (la morte eterna), che il Nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo ci ha ottenuto con la sua Passione, Morte e Resurrezione.

Per quanto riguarda la libertà dell’uomo, questi è stato dotato di libero arbitrio, ma da usare solo per il bene – quello che corrisponde alla Verità (cioè: Cristo e la Sua Chiesa) – e non per fare il male. O come dice il Catechismo: “Perché Dio ci ha creati?” Così che l’errore non ha mai alcun diritto.
Ciò nonostante, il principio secolarista e anticattolico della libertà religiosa nega questa realtà e pone l’errore al pari della Verità.Certo, dobbiamo lottare per la libertà della Chiesa Cattolica – cioè perché essa abbia la possibilità di compiere la sua missione divina di salvare le anime, promuovere la fede (in particolare nella società) e attuare le opere di misericordia corporale. Ma questa è cosa ben diversa dalla difesa della libertà religiosa: falsa concezione che ha avuto origine con i protestanti e che è stata condannata come un errore sotto il titolo generale di “liberalismo” (1)

Sfortunatamente, qui la USCCB esorta i cattolici a difendere legittimamente la libertà della Chiesa per mezzo del falso principio della “libertà religiosa” – e lo fa presentando una serie di errori della storia ecclesiastica del nostro paese, i quali rappresentano a loro volta un altro errore: l’“americanismo”, condannato da Papa Leone XIII nella Testem benevolentiae nostrae.

Riguardo a questi storici esempi di americanismo, rimandiamo i nostri lettori agli eccellenti articoli del defunto Dr. Justin Walsh, pubblicati sulla rivista The Angelus dal febbraio1999 al settembre 2000 (2); il più importante dei quali è “Heresy Blossoms like a Rose”.

Gli articoli del Dr. Walsh trattano specificamente della storica infezione dell’americanismo in seno alla gerarchia degli Stati Uniti, e delle sue molte conseguenze pratiche. Da essi è facile vedere come l’errore americanista attraversi l’Atlantico e influenzi fortemente il documento del Concilio Vaticano II sulla libertà religiosa, Dignitatis Humanae, difeso e sostenuto con forza dalla gran parte della gerarchia americana.

È tragico che i vescovi degli Stati Uniti che parteciparono al Concilio (e quelli che sono venuti dopo) non diedero ascolto al loro confratello, Mons. Joseph Fenton (+1969), che combatté con vigore gli errori della libertà religiosa attraverso la direzione della American Ecclesiastical Review e i suoi libri. Invece la gerarchia pensò che ingraziandosi la dirigenza liberale avrebbe ottenuto la pace per la Chiesa americana. Ma, non essendo questa basata sulla verità, si trattava di una pace falsa, destinata a fallire come si vede oggi.

È per questo che stiamo assistendo alla concretizzazione della nota massima “la rivoluzione mangia se stessa”. Oggi ci troviamo al cospetto della conseguenza del sostegno che i vescovi americani hanno inteso dare alla libertà religiosa: il loro essere costretti a disfarsi degli insegnamenti morali della Chiesa.
Per di più, la lode senza riserve e il sostegno che la USCCB ha riservato alla dottrina della supposta libertà religiosa del nostro paese si rivelano paradossalmente ironiche, visto come questa sia stata sempre invisibile per i cattolici americani.

Fin dall’inizio – prima ancora che la colonia del Maryland di Lord Baltimore lasciasse la banchina inglese – il principio della libertà religiosa fu applicato unilateralmente ai protestanti. Quelli stessi che, mentre gioivano per la libertà religiosa, si assicuravano che le leggi della colonia nel nostro paese proibissero ai cattolici di praticare la loro religione in pubblico e di accedere alle cariche pubbliche.
Peggio ancora, essi soppiantarono l’originale anima ed eredità cattolica dell’America (acquistata col sangue del primo Spagnolo e poi con quello dei missionari francesi) col loro calvinismo eretico (3).

Nonostante tutto questo, per la difesa e il mantenimento della libertà religiosa americana, la USCCB ha chiesto che:
… i quattordici giorni che vanno dal 21 giugno – vigilia delle feste di San Giovanni Fisher e di San Tommaso Moro – al 4 luglio – Giorno dell’Indipendenza, siano dedicati alla “fortnight for freedom” (due settimane per la libertà) – un grande momento di preghiera per il nostro paese.
Il nostro calendario liturgico celebra una serie di grandi martiri che rimasero fedeli di fronte alla persecuzione del potere politico – San Giovanni Fisher e San Tommaso Moro, San Giovanni Battista, i Santi Pietro e Paolo e i primi Martiri della Chiesa di Roma.
Culminando col Giorno dell’Indipendenza, questo particolare periodo di preghiere, studio, catechesi e attività pubblica, finirà con l’enfatizzare sia la nostra eredità cristiana sia la libertà americana.

Un tale suggerimento è sorprendente, perché tutti questi Santi si opposero all’errore della libertà religiosa – infatti si può dire che sono morti a causa di tale errore, dal momento che furono martirizzati per Cristo, Che è la sola Via e Verità. Essi non erano disposti ad alcun compromesso – sia esso morale e soprattutto dottrinale - e non ammettevano che si potesse accettare una qualsiasi altra via (le “vie di salvezza” di cui parla il Vaticano II).

Dobbiamo pregare – in particolare i Santi suggeriti dalla USCCB – perché i vescovi americani parlino chiaramente con l’autorità propria della Chiesa, la quale ha conferito loro la difesa dell’unica vera Arca di Salvezza contro i suoi nemici, per mezzo dei principi suoi propri e non di quelli dei suoi avversari.


NOTE

1 – Si vedano le encicliche: Mirari Vos di Gregorio XVI e Quanta Cura e Syllabus di Pio IX.

2 - Si possono leggere gli articoli del Dr. Walsh sul sito www.angelusonline.org (“Heresy in the Making”, “Heresy Blossoms Like a Rose”, “The Americanist Vision Since 1932”, “The Knights of Columbus”, “Roman Catholicism and American Utopianism”, “In the Beginning There was Maryland”).

3 – Si veda la conferenza del Dr. David Allen White sul Moby Dick di Herman Melville (disponibile tra gli audio del Seminario San Tommaso d’Aquino), in cui egli mostra in che modo Melville abbia descritto l’anima calvinista dell’America



http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV269_Un_documento_problematico_della_Conf-Episco-americana.html

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